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Autore: Querthe    07/11/2006    1 recensioni
Esseri che non dovrebbero esistere se non negli incubi, misteri e un po' di sano spargimento di sangue durante una caccia in cui i ruoli non sono mai definiti e di cui non sembra essere visibile una fine... Una quest per la salvezza di due razze, dell'umanità ignara e di un'anima marchiata da un'eredità non richiesta.
Ringrazio Alyssa85 per avermi prestato alcuni tratti del suo personaggio (Alyssa Morville) che usa in un gioco di ruolo e mi scuso per averne stravolto la psicologia, il passato e il futuro.
Alcuni riferimenti ai clan dei vampiri sono prese dalla mia poca esperienza con il gioco di ruolo "Vampiri the masquarade".
Il mondo in cui è ambientata la storia è praticamente il nostro, se non per pochi particolari che mi servivano per la trama o per l'ambientazione.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
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Non sapeva quanto era rimasta priva di sensi. Si ricordava come in un incubo sfocato di essere stata sollevata e messa nel calderone pieno del sangue di Markus. Si ricordava l’euforia del suo corpo mentre assorbiva il liquido denso ancora vagamente caldo nonostante il tempo passato da quando aveva abbandonato il licantropo. E sentiva che col sangue qualcosa in lei era cambiato. Aprì gli occhi. Era ancora nel bacile ormai vuoto. Accanto a lei, seduta e addormentata, la forma umana di Misha riposava con un’espressione serena che provocò un moto di tenerezza in Alyssa.
- Cosa diavolo vado a pensare? - mormorò, scivolando fuori dal contenitore metallico. - Deve essere ancora notte. Mi sento spossata. Forse poco prima dell’alba…
Sentì dei rumori provenire dalla porta aperta che dava ad un buio corridoio. Alexandra si rigirò assumendo una posizione fetale. La vampira si mosse, nascondendosi dietro la porta, i muscoli in tensione. Sapeva di essere troppo stanca per ricorrere alla magia. I passi di quattro persone superarono la porta per fermarsi immediatamente.
- Alyssa! - gridò Rose. - Alyssa dove sei?
- Qui rose. - rispose muovendosi di fronte all’amica. Con lei c’erano due uomini sulla trentina, vestiti con ampi pantaloni jeans e magliette dai motivi hip-hop, e la ricettatrice di Rose, Martina. Quest’ultima mostrava evidenti segni della pesante aggressione da parte dei Servitori di Igor. L’occhio nero e semichiuso, tumefatto, alcuni lividi sul volto e sul braccio sinistro assieme alle escoriazioni e al grosso gesso che le bloccava il polso e il gomito destro non l’avevano fermata dall’indossare una camicia senza maniche viola e una lunga gonna nera entrambe in vinile che la facevano somigliare a una bambolina per adulti lucida ed ammiccante, anche se un po’ malridotta. Notò che la stava osservando come sguardo critico, sorridendo debolmente.
- Capisco la tua scelta, Rose… - ridacchiò.
Alyssa si rese conto che non solo Misha era nuda, e si coprì istintivamente il cavallo e i seni, provocando un’altra sincera risata dalla donna.
- Loro chi sono?
- Le potrei definire le mie guardie del corpo. - rispose Martina. - L’amica di rose, quella che sta beatamente dormendo là in fondo, me li ha mandati per proteggermi. Aveva ragione,. All’uscita del San Raffaele, stanotte, ho rischiato un altro brutto incontro, ma Luca e Paolo mi hanno salvato.
- I Servitori di Igor. Quel bastardo non è contento se non esagera. Ma appena tramonterà il sole avrà una bella sorpresa.
Rose tossì come se le fosse andato qualcosa di traverso.
- Credo che ti dovrò dire una cosa.
- Più di una. Dove siamo?
- In un’area abbandonata del castello di Trezzo sull’Adda, ad una trentina di chilometri e oltre da Milano. - rispose Luca.
L’altro si era avvicinato ad Alexandra e si era tolto lo zaino dalle spalle, iniziando ad estrarre dei vestiti puliti.
- Che ore sono?
- Le undici e un quarto circa.
- Martina, giusto?
Lei annuì.
- Martina, credo che tu ti stia sbagliando, non possono essere le undici di sera.
- Mai detto che lo fossero. Manca meno di un’ora a mezzogiorno.
- Ecco, Alyssa, questa è una delle cose che volevo dirti. Credo che stanotte sia successo qualcosa al tuo… al tuo corpo.
La vampira analizzò velocemente quanto si ricordava, frammenti al rallentatore dell’evocazione, la boccetta caduta, lei che si risvegliava nel bacile vuoto. Comprese in parte e sgranò gli occhi.
- Cosa hai fatto, Rose? - chiese stupita.
Il licantropo accanto a lei le passò dei vestiti neri e lasciò degli stivali al polpaccio in similpelle vicino.
- Vestiti. Questo posto puzza di morte, Succhiasangue. Prima usciamo, meglio è. Dobbiamo mischiarci ai turisti.
Alyssa fece come le era stato detto, e velocemente sia lei che Alexandra, che era stata svegliata dal Cane di Attila, si incamminarono verso l’uscita.. Misha indossava come Rose una comoda tuta con delle scarpe da ginnastica in tinta, blu per la bionda e lilla per la ladra, una maglietta bianca con il gagliardetto di un’università americana in vista sotto la giacca aperta. Alyssa aveva un completo nero composto da minigonna e maglia aderente a maniche lunghe senza spalle. Martina le consegnò un paio di occhiali da sole rettangolari molto piccoli, simili a degli occhiali da lettura per presbiti.
- Nel caso ti dia fastidio. Rose mi ha detto che il sole non ti piace.
- Né io a lui. In genere mi ammazza.
- Non me ne parlare. Anche io mi scotto ma non mi abbronzo. - sorrise la ragazza, prendendola vistosamente in giro.
I due licantropi diedero il via libera, e il gruppetto senza difficoltà si accodò ad una visita guidata di turisti eterogenei. Quando fu il momento di uscire dalla torre, la vampira ebbe un’esitazione, il passo le si bloccò nel vedere la forte luce diurna.
- Rose, io morirò. Questa cosa dentro di me mi ha cambiato, ma il sole? Non posso…
- Alyssa, ho accettato nulle cose per te. Ora ti chiedo di fare lo stesso. Non ti succederà nulla, ne sono sicura. Prova con una mano. Mi hai detto che male che vada la puoi rigenerare.
- Sì ma…
- Muovetevi! - sibilò uno dei licantropi. - Attireremo l’attenzione se non ci sbrighiamo.
La vampira allungò la mano, sicura del dolore e delle dita ridotte a fumanti ossa annerite, ma quanto provò fu oltre ogni sua immaginazione.
- E’ caldo! - rise ritirando la mano, indenne.
- Ora muoviamoci. Ci sono due macchine qui fuori. Misha verrà con voi, io mi tengo le guardie del corpo. Ah, rose, il nascondiglio è saltato, ve lo hanno distrutto. Prendi queste, sono le chiavi dell’appartamento che ho dalle parti del Politecnico. E’ intestato ad una società di comodo. Lo uso per gente… calda…che deve stare nascosta un po’. L’indirizzo è sul portachiavi.
- Igor e gli altri del Consiglio ormai sanno che sei implicata con me. Non potrai nasconderti.
- Alyssa, ti ringrazio, ma so badare a me stessa. La mia attività è tutto per me, e se ho contro una sorta di mafia cadaverica, beh, anche io ho una famiglia a proteggermi, ora. - sorrise Martina, mentre i suoi occhi cambiarono in bulbi versi dalla pupilla verticale gialla.
Rose si stupì, ma represse l’urlo per evitare di attirare l’attenzione. Solo fuori dalla costruzione, nel parcheggio, si avvicinò all’amica.
- Non mi avevi detto che anche tu…
- Non sono una di loro. Ma quando ho visto Luca e Paolo uccidere con tanta facilità quelle stesse persone che mi avevano conciato così, ho chiesto loro un paio di cose. E sai come posso essere convincente se mi ci metto.
- Immagino… - mormorò lei. - Ma allora?
- Morso vincolante. Sono una sorta di Servitrice. La prossima volta che ci proveranno si troveranno contro l’intera comunità dei Cani. Ricordati. - Le sorrise. - Se sarai in difficoltà vieni a trovarmi.
- Grazie. - la abbracciò rose, sorridendo. Spero solo di poterci rivedere in occasioni migliori. Grazie di tutto.
La ladra salì in macchina. Misha era rimasta taciturna come Alyssa, e nemmeno lungo la strada le tre aprirono bocca, ognuna persa nei propri pensieri. Arrivate allo stabile aprirono il portone ed entrarono guardandosi in giro per controllare eventuali inseguitori, salirono le scale fino al terzo piano e si chiusero dentro. La licantropa si gettò a terra in posizione fetale e chiuse gli occhi. Rose accese la luce in cucina, senza sollevare la tapparella, controllò il frigorifero vuoto e si versò sconsolata un bicchiere di acqua del rubinetto e si sedette ad osservarlo. Alyssa la raggiunse e si sedette accanto a lei. Non parlarono per alcuni minuti, solo il costante, lento e irritante rumore delle gocce che cadevano nel lavello dal rubinetto chiuso male. La vampira si alzò e lo chiuse, sobbalzando nel sentire le calde braccia di Rose sui fianchi e il suo petto sulla schiena. Riusciva ad assaporare il suo odore nell’aria immobile della stanza.
- Come stai? - le chiese con un sospiro.
- Non lo so. - rispose lei, lasciando la maniglia del miscelatore. - E’ come se qualcosa non andasse, e allo stesso tempo tutto fosse meglio di prima. Vedo le cose in maniera diversa. Anche te.
- In che senso?
- Non lo so. A volte mi pare di vedere un alone rossastro attorno alle cose, a volte nero, e la testa mi gira per un istante.
La ladra la lasciò voltare, osservandola. Aveva gli occhi bassi, semichiusi. Le lenti fumé le davano un aspetto da intellettuale retrò che la fecero sorridere involontariamente.
- Forse un effetto passeggero del sangue che hai… assorbito.
- Probabile. Eppure anche il resto… Ma ci penserò dopo. Ora ho una cosa più importante da risolvere. Igor.
- Quello che non capisco è perché? Intendo dire, se voleva eliminarti perché allearsi con quel… come lo hai chiamato?
- Sono conosciuti come Magoi. Nell’antichità erano stregoni, vati, poi maghi, alchimisti, evocatori. Ora non lo so. Quello che abbiamo incontrato era un evocatore. Anche abbastanza bravo, direi.
- E l’altro tizio?
- Il Dorian. Credo che effettivamente sia chiamato “Servo vincolato a scambio di effetti.”
- Ovvero?
- Ti ricordi il libro “Il ritratto di Dorian Gray?”
- Quello in cui l’uomo rimaneva bello e il ritratto era orribile? Sì.
- Ecco, l’incantesimo permette di creare un doppione asservito al mago e dotato di buona parte dei poteri dell’evocatore. Tutti i danni che fai al doppione ricadono sul cadavere, nascosto da qualche parte nell’Arcano di Incatenamento. Hai due possibilità di far fuori il Dorian. Distruggi il suo cadavere o lo colpisci così tanto che i danni sono troppo elevati e l’incantesimo si sovraccarica.
- Dio, è una cosa orribile.
- E’ magia nera. Io la conosco, era la specialità del mio Padre, ma non amo usarla. Parte del potere lo trae dai piani infernali, e usarla vuol dire attirare l’attenzione.
- Quindi Igor si era alleato con un mago che ha evocato un demone che ora possiede il suo corpo. Ma così ha tradito la vostra razza.
Alyssa si spostò in salotto, gettandosi su una poltrona.
- Potere, Rose. Igor, come tutti i Fighetti brama il potere come, se non di più, del sangue stesso. Lui più degli altri. Non ha una linea di discendenza pura, cosa fondamentale per il suo gruppo, e per avere più potere di quanto ne ha doveva per forza giocare sporco.
- Ma gli altri vampiri come la prenderanno, quando lo verranno a sapere?
- Come minimo si incazzerranno da morire. Ma chi glielo può dire? Non posso certo andare davanti al Consiglio.
Rose la guardò sorridendo.
- No?
- Cosa hai in mente? Anche ammettendo di arrivare davanti al vecchio Asmodeo, cosa gli direi? Hanno firmato la mia condanna a morte diurna ieri notte.
- Digli la verità. Che poi decidano loro. Dovranno pur fare qualche cosa, no?
- Tu sei matta.
- Stando con te è il minimo che mi potesse succedere. Sai dove si trova Asmodeo?
- Dorme al cimitero, ma anche se è giorno, ci saranno i suoi servi.
- Non si stufano a curarlo tutto il giorno?
- Sono morti riportati in vita. Vivono per e grazie a lui. Non sarà facile evitarli. Ma si può fare. - Sorrise. - La tua pazzia è contagiosa.
- Lei cosa fa? Rimane qui? - chiese la ladra indicando Alexandra.
- Lasciamole un biglietto. E’ più al sicuro qui che con noi, quello è certo. Se andiamo non si torna indietro. E Potremmo non tornare del tutto, Rose.
- Io dico di no.
Le due donne montarono in macchina e parcheggiarono poco lontano dal Cimitero maggiore. A passo sicuro si diressero al mausoleo che fungeva da entrata al mondo sotterraneo e umido del Consiglio. Come previsto nessuno era presente nel locale coperto, il sarcofago di pietra a nascondere la scala normalmente utilizzata dai vampiri per accedere alla sala riunioni.
- E ora?
- Spero di avere ragione. - mormorò Alyssa scorrendo le dita lungo i fregi ricercando la piccola imprecisione che segnalava il meccanismo di apertura. La trovò, ma esitò a premerla. - Rose, forse non succederà nulla, ma forse, come credo, i ghouls correranno a vedere ciò che ha aperto la tomba. Te la senti di spostarci nell’ombra oltre di loro? Saranno una decina di metri. Al resto ci penso io.
La ragazza si legò un elastico ricoperto di spugna rosa ai capelli creando una coda di cavallo e sfiorò la parete buia accanto a lei, l’ombra creata dalla porta semiaperta.
- Quando vuoi. - le sorrise a labbra chiuse.
Alyssa premette il fregio, facendo ruotare la tomba. Immediatamente si sentì il rumore di passi pesanti avvicinarsi. La vampira strinse la mano della ladra e si immerse nell’ombra. Sentì di scendere, quindi un alito di aria umida la costrinse a riaprire gli occhi. Era nel corridoio.
- Sono appena passati. - le disse l’umana, il respiro mozzato come dopo una corsa.
- Via allora. Ce la fai?
Lei annuì mentre entrambe corsero fino ad arrivare alla porta che dava alla sala riunioni. Alyssa sfiorò con le dita i battenti, tracciando una sorta di chiave dalla forma antica. La serratura risplendette di un verde malsano per un secondo, per poi scattare. Entrarono.
- Non ci seguiranno?
- No, Rose. Hanno l’ordine mentale di non entrare. Siamo al sicuro. Devo solo evitare le trappole mistiche, ma Amedeo non è uno Scrivano, è un burocrate. Avrà semplicemente un blocco sulla sua bara…
- E’ pericoloso?
- Solo se vuoi aprirla. Noi aspetteremo e basta.
   
 
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