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Autore: Nykyo    07/11/2006    5 recensioni
Quale rapporto lega Albus Silente e Severus Piton? Qual è la vera natura di Silente: è solo un abile stratega, un condottiero che muove le sue pedine sulla scacchiera della guerra, o è anche un uomo, capace di paterno affetto? La vicenda dei diciassette anni trascorsi da Piton e Silente, fianco a fianco, raccontata dal punto di vista di chi, come il Preside, ha fiducia in Severus Piton.
Questo racconto ha vinto il primo premio al concorso "Piton e la Giustizia" del Sotterraneo di Piton
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccoci alle risposte e ai ringraziamenti, prima di un nuovo capitolo.

 

Francesca: Quella frase di Silente sta a significare che lui è sempre stato votato più al bene comune che al singolo affetto. Io Silente lo immagino così, come un uomo che ha sempre lottato per il bene del mondo intero e per questo almeno in gioventù non ha mai avuto tempo, energie e spazio per dedicarsi ad un amore, o a sentimenti per una sola persona. Ma poi la vita gli ha posto davanti persone – Hagrid, Harry, lo stesso Piton – cui ha finito col legarsi più che ad altre (io ci includerei anche Minerva, ma senza doppi sensi). Spero che ora ti sia più chiaro. Ammetto che era un tema non facile da sviscerare così, senza aver modo di svilupparlo meglio perché non essenziale ai fini della trama, ma non ho resistito all’idea di introdurre, sia pur marginalmente, anche questa sfumatura del Silente che ho in mente.

Quanto alla tua seconda domanda, dopo un lungo salto temporale di anni (non potevo descrivere tutta la vita di Severus, anche se mi sarebbe piaciuto ;D) ed un altro più breve il racconto arriverà fino agli avvenimenti del 6° libro.

Ho scelto solo alcuni momenti, avvenimenti salienti, che potessero rappresentare la “fiducia” che lega Silente e Piton, come da titolo.

Sperò che il resto del racconto non ti deluderà.

 

Kagome: Non è tanto che Piton odi Harry (almeno in questo capitolo), è che non sa come trattarlo, perché si sente in colpa. A volte il senso di colpa ci spinge a comportarci in modo aggressivo, anzi che conciliante, perché ci fa soffrire e ci spiazza.

Per il resto ti ringrazio e spero ti piacerà il nuovo capitolo.

 

Buona lettura.

 

Nykyo

 

 

 

 

PARTE TERZA: Silente.

 

 

1. “Lui sta tornando”.

 

 

Severus Piton varcò la porta dello studio del Preside con il solito passo rapido e sicuro.

Silente alzò la testa da una pergamena fitta d’annotazioni sull’orario scolastico, vergata nella precisa calligrafia di Minerva McGranitt, e salutò cordiale – “Buon giorno, Severus. Più mattiniero che mai oggi. Pensavo che ti avrei trovato di sotto al tavolo della colazione, fra una mezz’ora”.

Il mago bruno rispose al saluto solo con un cenno del capo e si avvicinò, fin quasi a sfiorare il bordo della scrivania con la veste. Poi, in tono assolutamente controllato, affermò convinto – “Non è una buona giornata. Lui sta tornando. Ne sono sicuro”.

Il solito guizzo nei chiari occhi dell’alto mago canuto gli fece comprendere che aveva tutta la sua attenzione. L’attenzione del combattente.

Severus si sbottonò i polsini di casacca e camicia, senza mostrare la minima esitazione, né ansia, e sollevò la stoffa fino a scoprire l’avambraccio sinistro.

Il Marchio Nero, prestando fede al suo nome, spiccava scuro sulla pelle pallida del Professore di Pozioni.

“Si è fatto più nitido” – constatò Silente, anche lui con la massima calma, ma con sguardo sempre più attento.

Piton tese in avanti il braccio perché il vecchio potesse osservare meglio, mentre quello si risistemava gli occhialini sul naso.

Infine, disse asciutto – “Non è mai stato così nitido prima d’ora, dal giorno in cui Lui scomparve. Se continua così si farà ancora più netto, fino a tornare com’era quando fu impresso”.

Ne sono certo, perché negli ultimi quattordici anni non ho fatto che guardarlo, tante di quelle volte da aver perso il conto, pronto a registrare il minimo cambiamento.

Era quasi scomparso, adesso sembra quasi che io sia stato marchiato di recente – una lieve smorfia di disgusto, subito scacciata.

Silente annuì, muovendo le labbra in dentro e poi in fuori, come se stesse rimuginando.

Sta tornando, maledizione! Sta tornando davvero. – ma nulla nel contegno di Piton dimostrava quanto questo pensiero era una sofferenza.

“Se tu nei sei sicuro, Severus, io non ho dubbi che sia così” – rispose, apparentemente tranquillo, il vecchio - “Dunque, alla fine, il momento è venuto. In fondo, ce l'aspettavamo. Sappiamo cosa fare, non siamo del tutto impreparati, ragazzo mio, anche se non conosciamo ancora il metodo che sta usando ed il momento esatto in cui accadrà”.

Le labbra sottili di Severus s’incresparono appena, mentre le fiamme nei suoi occhi si ravvivavano, prima che replicasse con voce roca – “No, non siamo del tutto impreparati. Sappiamo cosa fare, quando si presenterà l’occasione”.

Io so cosa devo fare. Tornare nell’incubo, ecco cosa. Tornare nell’oscurità, per combatterla dall’interno. Lo so da quindici anni, ormai.

Non c’è nulla che desideri meno, ma lo farò.

Appena un sospiro, mentre rifletteva quanto il suo animo fosse scisso tra due ansie opposte, entrambe estremamente pressanti.

Non c’è nulla che desideri di più che compiere questo dovere.

Silente lo osservò di sottecchi come suo solito.

Quanto sei cambiato, ragazzo mio. Sei davvero un uomo, ormai.

Hai fatto dei lati più spigolosi del tuo carattere di ragazzino una scorza, una corazza contro il mondo e hai chiuso fuori dal tuo petto tante di quelle speranze ed emozioni.

Eppure, ti conosco, in realtà non sei mutato del tutto, anche se dopo la notte in cui morirono i Potter qualcosa si è infranto dentro di te. Eri più vivo allora, ma sei sempre tu.

Hai imparato a controllarti a meraviglia, Severus. Tu non sei soltanto uno dei migliori occlumanti del mondo magico, ormai di molto superiore anche a me; tu sei l’unica persona che conosco che è riuscita a fare anche del proprio corpo, dei propri gesti, del tono della voce un perfetto schermo su cui proiettare solo ciò che vuoi mostrare agli altri. Sei più che mai la spia perfetta.

Ma sei sempre te stesso. Io lo so, e tu, nonostante tutto, comprendi che ne sono consapevole.

Lo vedo ancora il giovane ragazzo terrorizzato all’idea di tornare da Voldemort. Non lo scorgo con gli occhi della memoria, ce l’ho proprio davanti.

Lo so che fa ancora paura come allora, che fa ancora male come allora, e forse, perfino di più, dopo tutti questi anni lontano dall’orrore.

Però farai il tuo dovere, come sempre.

Perché, in fondo, Severus, anche quel ventenne spaventato e tremante era già l’uomo che sei diventato.

Anche lui, per quanto sconvolto e incapace di nasconderlo, aveva il coraggio di affrontare i suoi incubi e la volontà di combatterli.

No, non siamo del tutto impreparati, mia spia perfetta, mio fidatissimo amico, ragazzo mio.

Piton spezzò il silenzio, atono – “Volevo che lei lo sapesse subito, ma non credo che per oggi dobbiamo preoccuparcene oltre. Dunque, ci vedremo a colazione, ora ho da sistemare alcune cose per la prima ora di lezione. A dopo”.

E con lo stesso passo sicuro con cui era entrato lasciò la stanza, mentre il Preside, dopo un’ultima occhiata alle sue spalle spigolose, rassicurato, tornava a consultare la pergamena che la McGranitt attendeva controfirmata.

 

 

“Sta tornando... anche quello di Karkaroff... più forte e nitido che mai... [1]“ – anche questa volta, il mago bruno aveva parlato con sicurezza, la voce solo un po’ più roca e bassa del solito, mentre mostrava nuovamente il Marchio Nero al Preside.

“E non è solo questo, non è solo tornato a farsi più scuro e marcato” – proseguì, sempre sullo stesso tono, il mago bruno – “E’ il dolore, come le avevo già detto. A volte solo piccole fitte. Quelle non sono mai mancate; sono uno dei motivi per cui, anche prima della vicenda di Raptor, mi ero convinto che Lui sarebbe tornato. Ma ultimamente, brucia quasi nello stesso modo in cui ardeva quando l’Oscuro Signore ci convocava a sé. Non è esattamente la stessa cosa, ma è molto simile. Troppo. E a volte dura per ore. Non era mai accaduto prima. Sono certo che Lui non è mai stato tanto potente quanto ora, da che svanì”.

Silente si lisciò la lunga barba bianca, alzando gli occhi a cercare quelli di Piton.

Non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere niente altro, anche se, invece, parlarono a lungo, per fare il punto della situazione e di ciò che poteva e doveva essere fatto nell’immediatezza, tenuto conto che bisognava pensare anche al Torneo Tre Maghi e agli ospiti arrivati dalle altre due scuole.

Discussero riguardo ad Igor Karkaroff e alle protezioni della scuola, che era più saggio aumentare, pur senza allarmare gli studenti.

Parlarono anche di Harry Potter. “Credo che a Potter dovrebbe dirlo” – affermò Piton alla fine – “E’ meglio che sia preparato”.

Il Preside scosse energicamente il capo – “No. Non penso che sia una buona idea, Severus. Non ritengo che sia giusto farlo preoccupare prima del tempo. Non gli dirò nulla, a meno che non sia lui stesso a parlarmene. Non mi stupirei troppo se la sua cicatrice lo avvisasse che qualcosa non va… “.

No, ragazzo mio. Per ora lasceremo in pace Harry.

E’ ancora così giovane, è doloroso pensare che debba sempre sopportare simili pesi alla sua età.

Credi che mi piaccia ogni volta dover caricare gravosi fardelli sulle spalle degli altri? No.

L’ho sempre fatto con te, Severus, e spesso avrei voluto davvero evitarlo. Ma tu hai spalle molto larghe. Anche Harry le ha, però è ancora fragile e tanto giovane rispetto a te.

Per ora possiamo prendere su di noi la preoccupazione dell’attesa.

Non credo che Harry sia ancora pronto per sentirsi dire che Voldemort sta tornando realmente.

Forse nemmeno tu sei pronto quanto mostri di essere, o magari, chissà, sei perfino più preparato di me, nonostante tutto…

Le labbra del Professore di Pozioni curvarono in una smorfia che in parte era di disapprovazione, ma poi sollevò le spalle e annuì.

“Forse è davvero meglio non dirgli niente” – concesse a Silente, non senza una punta d’amaro nella voce – “Potter sarebbe capace di cacciarsi volontariamente in guai ancora più grossi se sapesse “.

Meglio lasciare che sia Voldemort a venire a cercarlo, qui dove possiamo difenderlo – si disse per convincersi, ignorando il sorriso che era comparso sul viso del Preside.

Tornarono ancora su un paio di punti in sospeso e poi Piton fece per congedarsi, ma il vecchio lo fermò.

“Severus… “ – per la prima volta in tanti anni c’era un briciolo d’esitazione nella sua voce, anche se riusciva a celarla quasi totalmente – “Quando Voldemort sarà davvero tornato… tu sai… “.

Piton notò quel piccolo tentennamento, anche se non lo diede a vedere.

Sono quasi quindici anni che aspetto. Andrei ovunque tu volessi mandarmi Albus, ma in questo caso, non hai bisogno di chiedere.

So cosa fare, e lo farei comunque, di mia volontà.

Non ho più vent’anni, non mi tremano più le ginocchia, anche se il pensiero di tornare a piegarle dinnanzi all’Oscuro Signore è quasi insopportabile. E’ ancora intollerabile come allora.

Ma ora so cosa voglio da me stesso.

“Lo so!” – rispose secco il mago più giovane – “L’ho sempre saputo. Non c’è necessità di discuterne”.

Il suo mantello frustò l’aria, mentre lasciava lo studio del Preside.

 

 

Anche questa volta Silente fissò per un istante la sua schiena diritta e l’incedere sicuro con cui si allontanava, ma, a differenza che nella precedente occasione, non ne fu per nulla rasserenato.

No, non c’è bisogno di discuterne. Non questa volta.

Non ci saranno suppliche, questa volta; non dovrò essere io a mostrarti che hai coraggio a sufficienza per andare da lui.

Sperò solo di avere la forza bastante per non fermare i tuoi passi, quando ti vedrò tornare nel buio senza esitare.

Sospirò e decise che non sarebbe riuscito a dormire a sufficienza se avesse continuato a rimuginare su quel che, con le parole e con lo sguardo, si erano appena detti.

Aveva bisogno di riposare, con tutto ciò a cui doveva tener dietro in quei giorni frenetici, non poteva permettersi di perdere lucidità a causa della stanchezza.

Posò la punta della bacchetta sulla tempia e ne estrasse il ricordo di quanto era appena accaduto, come un lungo nastro d’argento. Lo fece cadere lentamente nel Pensatoio. Guardando dentro la ciotola di pietra gli parve di rivedere per un attimo, nel vorticare della sostanza che lo riempiva, il giovane Mangiamorte atterrito che svelava ogni sua colpa.

Voltò le spalle e andò a coricarsi: ora che la sua mente era stata privata dell’immagine di quella schiena fiera che dimostrava tanto sprezzo per la morte, gli fu più facile prendere sonno.

 

 

Troppo in fretta… è accaduto tutto troppo in fretta…

Ha già un corpo, ha già ucciso la sua prima nuova vittima. Ha quasi ucciso anche Potter.

Potevamo fallire; siamo stati ad un passo dal fallimento totale!

Nonostante tutti i piani, nonostante l’attesa, Lui ce l’aveva quasi fatta, dannazione.

Un’altra volta, come quella notte a Godric’s Hollow; stava per vincere Lui, malgrado ogni nostro sforzo e sacrificio.

Maledizione! No, no, no, non posso permettergli di vincere questa dannatissima guerra!

Odio, dolore, timore, sollievo, senso d’impotenza, determinazione si mischiavano nella mente e nel cuore di Severus Piton e si rispecchiavano perfettamente nello sguardo chiaro di Albus Silente, anche se entrambi tentavano, con successo, di non mostrarli, almeno agli occhi degli altri.

Piton soprattutto continuò a mostrare solo disprezzo per Black, finchè quello non si fu ritrasformato in un enorme cane nero per poi correr via. Mai avrebbe svelato la minima incrinatura nella sua collaudata maschera in presenza di Harry Potter e del suo padrino.

Non poteva mostrarsi apertamente a Harry, né ci riusciva a causa del passato, e Sirius era pur sempre Sirius.

Black poteva non essere stato il Custode Segreto che aveva tradito i Potter, ma restavano i vecchi rancori a dividerli. Piton aveva già piegato a sufficienza la sua indole stringendogli la mano, solo ed esclusivamente perché era stato il vecchio a domandarglielo. Poteva collaborare lealmente con Black, ma questo non avrebbe mai cancellato la feroce antipatia e la mancanza di stima reciproca.

 

 

Uno studente innocente è morto ed è come se fosse accaduto sotto i nostri occhi. Come se ci fossimo lasciati sfuggire la sua vita tra le dita.

E’ quasi un miracolo che Harry sia ancora vivo e che non sia accaduto di peggio.

Lo stai pensando anche tu, Severus. So che è così.

Mi dispiace, ragazzo, ancora una volta ho dato prova di essere fallibile. No, non sono stato in grado di mantenere fino in fondo le mie promesse. Poteva essere un disastro.

Poteva essere la fine…

Ma siamo ancora in gioco, Severus. La partita vera inizia adesso.

Da ora in poi, non potrò più deluderti così profondamente, perché adesso tocca a te. Sarai tu a fare la differenza.

Sono certo che riuscirai, ho piena fiducia in te e nelle tue capacità, ragazzo mio.

“Severus” - disse Silente rivolto a Piton – “sai che cosa devo chiederti di fare. Se sei pronto... se sei in grado... “.

“Lo sono” - disse Piton.

Era un po' più pallido del solito e i suoi freddi occhi neri erano animati da uno strano scintillio.

“Allora, buona fortuna” - disse Silente, e con una traccia di preoccupazione sul viso guardò Piton scomparire silenziosamente[2].

E così, Severus, ti sto davvero rimandando nei tuoi incubi. Non vorresti, eppure sento che, questa volta, anche se non te l’avessi chiesto, avresti comunque deciso di andare.

L’ho visto nel nero dei tuoi occhi; ormai li conosco bene. So quanto ti costa, ma anche quanto tu desideri affrontare Voldemort, il tuo passato, le tue colpe e tutti gli errori che hanno rischiato di vanificare ogni nostro sforzo.

Davvero buona fortuna, ragazzo mio.

Fa ciò che devi e poi torna da me.

Devi tornare, per la causa e per questo cuore che comincia ad essere troppo vecchio e tenero.

Ho sopportato già abbastanza spavento, delusione e lutto, almeno per oggi.

Sono certo che ti rivedrò presto – ma era una sicurezza assai vacillante.

Scacciò dalla mente i mille pensieri che avevano cominciato ad affollarla, nessuno dei quali era minimamente consono al leader riconosciuto dell’Ordine della Fenice.

Tutti si aspettavano da lui conforto, partecipazione, ma anche freddezza, prontezza di spirito e rassicurazione. Perciò, non poteva proprio permettersi di ascoltare quella voce insistente che lo rimproverava dicendo – Potresti aver sbagliato ancora. L’ultimo errore della giornata; una colpa terribile se lui non tornasse.

L’hai mandato incontro a una morte certa, non tornerà mai più. Tu l’hai rimandato da Voldemort ed è tardi, troppo tardi. Voldemort non tollererà un simile ritardo. Sarebbe dovuto andare subito, appena il Marchio l’ha richiamato a lui.

Non importa quanto sia bravo a chiudere la sua mente e a fingere e mentire, né quanto sia coraggioso e determinato; l’hai mandato a morire, perché Voldemort non gli darà nemmeno il tempo di aprir bocca.

O, magari, lo ucciderà proprio mentre si umilia ancora una volta dinnanzi a lui, e tu l’avrai sulla coscienza, anche per la sua dignità calpestata.

E’ inutile che ti ripeti che sei con lui perché pensi a lui; è da solo la fuori e sei stato tu a sospingerlo nuovamente sull’orlo del baratro.

No, non poteva restare ad ascoltare quella voce interiore. Non era permesso ad un condottiero di tenere ad uno dei suoi uomini più che ad un altro.

Aveva già lasciato che il sentimentalismo lo sviasse fino a far correre pericoli eccessivi a Harry, e uno degli studenti era morto anche a causa di questi suoi tentennamenti. Con Severus non poteva concedersi di lasciare spazio al cuore; non in una simile gravissima emergenza.

Se l’avesse fatto, Piton per primo gliel’avrebbe un domani rimproverato.

Severus ha scelto consapevolmente, come sempre.

Non potevo non domandarglielo, troppe vite sono in gioco, troppi valori vanno preservati.

E’ una guerra, siamo combattenti che compiono il loro dovere, sia lui che io. Siamo come due scommettitori che conoscono perfettamente quanto sia alta la posta in palio.

Chiuse momentaneamente fuori dal proprio petto ogni preoccupazione non inerente al suo duplice ruolo di Preside e capo dell’Ordine e salutò Harry.

I Diggory lo aspettavano e, anche se sarebbe stato impossibile consolarli della terribile perdita subita, lui doveva loro tutta la propria attenzione e sollecitudine.

Severus tornerà…



[1] La frase viene effettivamente pronunciata da Piton in HP4, cap. 30; pag. 509.

[2] Ancora una volta le parole (a cominciare da “Severus”, per finire con “silenziosamente”) sono di J.K.Rowling, da HP4, pag. 606.

   
 
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