Buonasera ragazze!
Ormai ci siamo:
questo qui è l’ultimo capitolo della storia… l’ultimo prima dell’epilogo,
quindi mi risparmio i saluti ed i ringraziamenti finali per il prossimo
aggiornamento e vi lascio alla lettura!
Ci sentiamo di
sotto :P
Capitolo ventunesimo
Bella
La sera della festa
in maschera era finalmente arrivata, forse un po’ troppo velocemente per i miei
gusti.
Erano passati
quattro giorni dal mio arrivo al castello e tre dal giorno in cui erano stati
consegnati gli inviti per l’evento, ma a me sembrarono essere trascorse solo
poche ore.
Quei giorni erano
trascorsi così velocemente che quasi faticai ad accorgermene, nonostante avessi
avuto in quell’arco di tempo un sacco di cose da fare.
Avevo avuto Edward
sempre al mio fianco, quasi a ogni ora del giorno e della notte, ed è stato lui
ad assumersi il compito di mostrarmi ogni singola stanza del castello… il
castello che era diventato, ormai, la mia nuova casa.
Ero rimasta
sorpresa, ed anche molto imbarazzata, quando mi mostrò, la mattina dopo il
nostro arrivo, quella che dopo il nostro matrimonio sarebbe diventata la nostra
camera da letto: ero arrossita immediatamente, scatenando le risate del mio
fidanzato.
Non capii, poi, il
motivo di tanto imbarazzo; non poteva essere causato dal fatto che dopo le
nozze avremmo dormito nello stesso letto, dato che in quei giorni, ed anche in
quelli precedenti al nostro arrivo al castello, lo facevamo già.
Lì al castello, ed
anche quando eravamo stati ospiti da sua cugina Alice, infatti, Edward aveva
sviluppato la dolce e rischiosa abitudine di intrufolarsi nella mia stanza
durante la notte.
In quei momenti si
limitava a stringermi a sé ed a posare il capo accanto al mio sul cuscino prima
di addormentarsi, o al massimo trascorreva quelle ore ad osservarmi dormire;
era dolce, non potevo negarlo, ma mi dispiaceva vederlo stanco tutto il giorno
sapendo che aveva perso le ore di riposo solo per osservarmi addormentata
accanto a lui.
Edward, in quei
giorni, mi aveva anche presentato le persone che costituivano la servitù del
castello e mi aveva coinvolto in una serie di lunghe passeggiate lungo i
giardini; più di una volta, poi, aveva provato a convincermi ad andare con lui
al lago, quel posto che era diventato così importante e significativo per noi… ma
avevo sempre desistito.
Per recarci al lago
saremmo dovuti passare davanti al palazzo Swan e non volevo che, nel farlo,
qualcuno ci avesse visti ed avesse così scoperto il mio ritorno.
Volevo che ciò accadesse,
con tutta me stessa, ma… ma non in quel modo. Per questo avevo parlato molto
con Esme e Carlisle e avevo spiegato loro quello che mi sarebbe piaciuto fare:
organizzare una festa in maschera dove, verso la fine della serata, si sarebbe
rivelato il nome della fanciulla che sarebbe andata in sposa ad Edward.
Ludmilla e Jessica,
non sapendo che io ero tornata, avrebbero pensato senza alcun dubbio che tutto
stava andando secondo i loro piani, ma non avrebbero mai immaginato che,
invece, tutto si stava ritorcendo loro contro.
Esme aveva
ascoltato le mie parole attentamente, accettando la mia idea della festa in
maschera ma non comprendendo appieno il mio aspettare, fino alla sera della
festa, di rivelare il mio ritorno.
Alla fine, vedendo
che ci tenevo molto a quella possibilità, mi aveva accontentato e mi aveva
offerto il suo aiuto per organizzare al meglio la serata, mentre Carlisle
procedeva nel prendere provvedimenti per il comportamento di Ludmilla.
Tutto ciò contribuì
a far trascorrere il tempo in fretta, tanto che in un batter d’occhio mi
ritrovai circondata da cinque donne, messe a mia personale disposizione, che mi
vestirono, acconciarono e sistemarono in vista della festa prevista per quella
sera.
A lavoro ultimato
mi guardai allo specchio e, beh… restai colpita dalla fanciulla che mi
restituiva lo sguardo attraverso l’oggetto. Vestita con un abito fine e
prezioso, lungo fino ai piedi e di color oro e rosso, quasi non sembravo io; i
miei capelli erano stati tirati sulla testa ed impreziositi da alcuni piccoli
fermagli dorati, ed erano poi stati lasciati ricadere in morbidi boccoli
acconciati sulle spalle che mi circondavano il viso. Sul viso mi era stato
steso un leggero velo di cipria e del fard mi colorava le guance, regalandomi
quel rossore che assumevo spesso quando mi imbarazzavo od emozionavo per
qualcosa.
Venni lasciata da
sola nella mia camera quando fui finalmente pronta e ben presto cominciai ad
innervosirmi, conscia che quella sera tutti mi avrebbero vista ed avrebbero
saputo del mio fidanzamento con Edward.
Provai ad allentare
un po’ la tensione avvicinandomi alla finestra, lasciata socchiusa per far
entrare l’aria fresca della sera, ma la trovai subito una pessima idea quando
notai che alcuni invitati erano già arrivati. Vedevo delle carrozze ferme, e
sicuramente già vuote, mentre un'altra appena arrivata era stata fermata davanti
al portone e da essa stavano uscendo fuori alcune persone.
Deglutii a vuoto,
mordendomi poi il labbro inferiore; appoggiai la fronte al vetro freddo della
finestra e continuai a guardare fuori. Non era una scelta positiva per il mio
nervosismo, dato che rischiavo di farlo aumentare ancora di più, ma in quel
momento non sapevo davvero che altro fare per distrarmi.
Continuai ad
osservare fuori dalla finestra per diversi altri minuti, fino a quando non
sentii bussare alla porta, che era stata chiusa in precedenza. Mi voltai verso
di essa rapidamente, aggrottando le sopracciglia: forse qualcuno era venuto ad
avvertirmi che era arrivato il momento di scendere nel salone delle feste…
-Avanti- dissi,
nervosamente.
Mi scostai dalla
finestra e mi strinsi le mani contro la pancia, timorosa ed improvvisamente
sempre più tesa, ma mi tranquillizzai subito non appena vidi la testa di Edward
spuntare dalla porta semi aperta. Mi sorrise, entrando poi con tutto il corpo
nella stanza mentre io ricambiavo il suo sorriso.
Mi si avvicinò
subito, ma soltanto dopo che ebbe posato sul letto un cofanetto in legno
chiaro. Continuò a sorridermi anche dopo che mi ebbe raggiunta, prese le mie
mani tra le sue per stringerle e poi le portò entrambe alle labbra, baciandole
delicatamente.
-Bella, non so cosa
dirti… sei davvero incantevole, amore…- sussurrò, abbassando gli occhi per
osservare meglio la mia figura avvolta in quel vestito meraviglioso degno di
una principessa.
Era quello che
sarei presto diventata stando al fianco di Edward, ma per me era ancora
difficile credere ad una simile novità: non ero davvero abituata a vedermi in
quelle vesti.
Arrossii, e molto
probabilmente Edward non lo notò: avevo già le guance rosate per via del trucco
e da una parte fui grata per quell’accorgimento. Forse quella sera non mi sarei
dovuta preoccupare di arrossire o meno, visto che comunque quasi nessuno se ne
sarebbe accorto.
-Anche tu lo sei,
Edward. Sei bellissimo…- strinsi ancora di più la presa sulle sue mani ed
osservai meglio i suoi vestiti.
Non era la prima
volta che vedevo Edward in abiti regali; ricordavo ancora bene la sorpresa che
provai quando lo vidi con quelle vesti per la prima volta, nella casetta
abbandonata, ma vederlo così elegante e ben curato mi lasciava sempre sorpresa
e colpita. Non ci avrei mai fatto l’abitudine.
Lui rise, chiudendo
gli occhi e riaprendoli subito dopo; i suoi occhi celesti sembravano più scuri,
ma forse era la poca luce della sera che li faceva sembrare di una tonalità di
blu scuro… ma erano sempre bellissimi.
-Non sarò mai più
bello di te, ma petit… ricordatelo- Edward mi si avvicinò con il viso fino a
sfiorare con le labbra la mia fronte.
Sciolsi la presa
delle nostre mani e portai le mie sul suo petto, cominciando poi ad accarezzare
il morbido tessuto blu della camicia che aveva indosso; alzai il viso verso il
suo e mi scontrai presto con i suoi occhi e con il suo sorriso divertito,
mentre una sua mano si andava a posare sulla mia guancia che venne subito
sfiorata impercettibilmente con il suo pollice.
-Prima di scendere…
posso chiederti un bacio?- mormorò, sorridendo ancora di più.
La sua domanda mi
fece ridere di gusto, facendomi dimenticare anche il fatto che di lì a qualche
minuto ci saremmo recati alla nostra festa di fidanzamento.
-Non devi chiedere,
amore mio, non devi affatto chiedere…-
Mi sollevai sulle
punte dei piedi quanto bastava per far avvicinare i nostri visi mentre, per
sorreggermi meglio, portai le braccia a circondargli il collo. Edward posò le
labbra sulle mie dolcemente, schiudendole appena ed incitandomi così a fare la
stessa cosa; mi strinsi ancora di più a lui e strinsi i suoi capelli tra le
dita mano a mano che il nostro bacio diventava più intenso.
Fui la prima a
mettere fine al bacio, ritrovandomi senza aria nei polmoni tanto che fui
costretta a prendere due profondi respiri; Edward scoppiò a ridere, vedendomi
boccheggiante, e mi si avvicinò ancora per baciarmi la guancia e per sfiorarla
poi con la punta del naso.
-Te l’ho già detto
che ti amo?- chiese, poi, quando rialzò il viso per fissare i suoi occhi nei
miei.
Annuii con la
testa, sorridendo divertita. -Sì, tantissime volte.-
-Sappi che non smetterò
mai di ripetertelo, Bella. Ti amo, e ti amerò per sempre…-
Mi abbracciò non
appena finì di parlare e sommerse il volto tra i miei capelli; ricambiai la
stretta, anche se non sarei mai riuscita ad usare la sua stessa forza, e gli
baciai appena appena il collo sfiorandolo poi con la punta delle dita.
Lo sentii
cominciare a ridere prima di sciogliere l’abbraccio. -Bella, dai non fare così!
Mi fai il solletico!-
Scoppiai a ridere
anche io. -Scusami…-
Edward mi guardò
per qualche istante con il suo solito sorriso storto sulle labbra, prima di
prendermi la mano e stringerla forte. -Devo farti vedere una cosa… vieni.-
Incuriosita dalle
sue parole mi lasciai guidare da lui e ci avvicinammo al letto, fermandoci
proprio accanto alla scatola che lui aveva lasciato lì poco prima; lasciò la
mia mano e le portò poi entrambe al gancio che teneva chiusa la scatola.
Osservai le sue dita che toglievano il gancio ed alzavano il coperchio della
scatola, rivelandone così il suo contenuto.
Osservai il primo
dei due oggetti, quello che era più visibile e che saltava subito all’occhio:
si trattava di una collana d’oro, elegante e dalla catenina spessa, a cui erano
state applicate delle pietre preziose. Continuai ad osservarla anche quando
Edward la prese tra le mani per mostrarmela più da vicino.
-Diamanti e rubini,
l’ho fatta fare apposta per te- disse, sorridendomi.
Distolsi lo sguardo
dalla collana e lo portai verso il suo viso, sconvolta, mentre sentivo il
respiro che mi si bloccava nuovamente. Non poteva davvero aver fatto ciò…
-Edward, non… non
dovevi…- balbettai, abbassando gli occhi. -Non ho bisogno di gioielli ed altre
cose preziose…-
Lo sentii
sospirare, tanto che ritornai ad osservarlo. Sorrideva mestamente,
osservandomi, ed ogni tanto inarcava il sopracciglio destro: non sembrava
essersi risentito da quello che gli avevo appena detto, anzi, sembrava quasi
che si fosse aspettato una risposta del genere.
-Ero certo che mi
avresti detto qualcosa del genere- disse, infatti, dopo qualche secondo di
silenzio. -E so anche che non hai bisogno di tutto questo per essere felice… ma
vedi, volevo farti un regalo, ci tenevo davvero tanto a farlo… e questa collana
non sarà di certo bella come lo sei tu, ma come inizio può andare bene.-
Mi morsi le labbra,
cercando di trattenere tutte le emozioni che riuscirono a scatenare le parole
di Edward. Continuavo a ripetermi mentalmente sempre più spesso che non mi sarei
mai abituata alla dolcezza e ai gesti che lui mi riservava quasi ogni giorno, e
sembrava essere davvero così.
Ogni nuovo gesto,
ogni nuovo abbraccio e ogni nuova parola che lui mi regalava sembrava sempre
come se fosse stata la prima volta.
Alla fine gli
sorrisi, emozionata, ed avvicinai le mani alle sue per poter sfiorare il
gioiello che ancora stringeva tra le dita. Seguii con il dito le varie file di
diamanti che circondavano i rubini, osservando la loro brillantezza e bellezza.
Sorrisi ancora,
riportando gli occhi sul viso di Edward. -È… è bellissima- balbettai,
sporgendomi per lasciargli un bacio sulla guancia. -Grazie. E scusami tanto per
prima… è solo che, non sono abituata a tutto questo…-
Anche Edward
sorrise, rassicurandomi, passando poi a sfiorarmi una guancia con la punta del
dito. -Ti ci abituerai, piano piano… ho intenzione di farti regali sempre più
spesso.-
Ridacchiai, seguita
subito dopo da lui; in quel momento mi sarei dovuta preoccupare per quello che
mi aveva appena rivelato, e forse avrei anche dovuto insistere affinché non mi
regalasse nulla… ma sapevo che parlare di quelle cose in quel preciso istante
non era giusto.
Ci sarebbe stato
del tempo, più avanti, per cercare di far cambiare idea a Edward.
Smisi di ridere,
rivolgendomi di nuovo a lui. -Mi aiuti ad indossarla?-
Edward non se lo
fece ripetere due volte; si posizionò subito alle mie spalle e poggiò la collana
sulla mia pelle scoperta, facendomi rabbrividire per il contatto con il metallo
freddo. Scostai i capelli da un lato, reggendoli con la mano, in modo così da
poterlo aiutare a allacciarmi la collana.
Chiuse il gancetto
con un gesto rapido e poi sentii le sue mani carezzarmi il collo e le spalle.
Sentii subito dopo il suo respiro caldo sulla nuca e rabbrividii ancora una
volta; fui costretta a mordermi le labbra per evitare di fargli sentire un mio
sospiro, uscito dalle labbra un po’ troppo alto.
Edward mi baciò la
nuca, accanto all’attaccatura dei capelli, poi si rialzò con la testa e tornò a
posizionarsi di fronte a me. Mi sorrise, abbassando poi gli occhi sulla collana
che faceva bella mostra di sé sulla mia figura.
-Ti sta benissimo,
devo ringraziare ancora una volta l’orafo che l’ha creata- disse tra sé,
ritornando ad osservarmi.
Portai una mano
sulla collana, carezzandola, e gli sorrisi mentre sentii le guance scaldarsi
per l’imbarazzo; abbassai il viso, evitando il suo, e nel farlo intravidi la scatola
che era ancora appoggiata sul letto, ancora aperta e dove sembrava esserci
ancora qualcosa al suo interno.
-Cos’altro c’è lì
dentro?- chiesi, tornando a guardare Edward.
Lui sorrise,
ritornando a prendere in mano la scatola e frugandoci dentro. -Un altro piccolo
oggetto che ti sarà utile in questa serata- mi spiegò, mentre riposava la
scatola sul letto e mi mostrava ciò che aveva appena prelevato da essa.
Era una maschera,
una maschera semplice e di un dorato scuro, decorata all’interno con alcuni ghirigori
argentati ed in più aveva una striscia di tessuto sempre argenteo lungo i
bordi. Non sembrava essere neanche troppo grande per il mio viso, ma comunque
mi piaceva.
-È un regalo anche
questo?- chiesi, prendendo la maschera dalle sue mani ed osservandola più da
vicino. La maschera, al tatto, era rigida ma non troppo… perfettamente
adattabile al viso di qualsiasi persona.
-Sì, puoi definirlo
così… ma certo, non è prezioso come quelli che avrei voluto farti- disse
prontamente lui, e dal suo tono di voce capii che stava diventando ansioso.
Mi affrettai a farlo
smettere subito di parlare, non volevo che si preoccupasse per qualcosa che
ancora non aveva avuto tempo e modo di svolgere. -Ehi, amore, tranquillo. Va
bene anche così… mi piace. Mi piace davvero tanto- dissi, regalandogli un
sorriso enorme.
Dopo aver visto che
Edward si era tranquillizzato riportai la mia attenzione sulla maschera e, per
scherzare un po’, la misi sul mio viso, reggendola per i lati: la sentii
perfetta addosso, tanto che scoppiai a ridere per la felicità ed un po’ anche
perché mi divertiva indossare qualcosa del genere.
Sembravo una
bambina che sperimentava per la prima volta un nuovo gioco, e sotto alcuni
aspetti mi sentivo davvero una bambina. Era la prima volta che prendevo parte a
una festa in maschera, ed era sempre la prima volta che ne indossavo una.
-Come sto?- chiesi,
ridendo ancora una volta.
Edward rise insieme
a me. -Ti sta benissimo, Bella… aspetta, la fisso così non ti cade.-
Ritornò alle mie
spalle ed afferrati i due nastrini dorati fissati ai lati della maschera
cominciò a stringerli dietro la mia testa; quando ebbe finito tolse le mani e
così feci anche io, notando che la maschera restava fissa al mio viso senza
alcun bisogno di reggerla con le dita.
Mi voltai in giro
per la stanza, cercando lo specchio, e quando lo avvistai mi precipitai davanti
ad esso per osservare il mio riflesso. La maschera, notai, lasciava scoperta la
maggior parte del mio viso mentre mi copriva da metà fronte fino a metà guance,
lasciandomi scoperta anche la punta del naso.
Passai le dita
ancora una volta sulla maschera, mordendomi di nuovo le labbra: tutto questo
sarebbe bastato per far sì che Ludmilla, quella sera, non mi riconoscesse? E se
invece, guardandomi soltanto una volta, avesse capito chi fossi?
Le mie paure, che
per qualche momento mi avevano abbandonata, erano tornate di nuovo e, se
possibile, erano più forti di prima.
Edward, giunto nel
frattempo alle mie spalle, mi abbracciò da dietro e appoggiò il mento sulla mia
spalla, osservandomi tramite il riflesso dello specchio. Strofinò più volte la
sua guancia sulla mia, ed a quel movimento avvertii la cortissima barba che gli
ricopriva il viso e che mi pungeva la pelle. Gli sorrisi, anche se non riuscii
benissimo nell’intento, e poggiai le mani sulle sue, ferme sulla mia pancia.
-Vedrai, andrà
tutto bene- sussurrò, baciandomi subito dopo la guancia.
Gli sorrisi di
nuovo, annuendo, e sospirai subito dopo.
Edward sciolse
l’abbraccio in cui mi aveva intrappolata e mi fece voltare verso di lui; prese
le mie mani tra le sue e dopo averle baciate entrambe dolcemente cominciò ad
avviarsi verso la porta, facendo in modo che lo seguissi anch’io.
-Credo che sia
arrivato il momento di scendere… sei pronta, mia Principessa?-
Non ero pronta, non
lo ero del tutto: mi sentivo nervosa perché sarei dovuta stare diverse ore
insieme ad altre persone che non conoscevo, ed in più avevo sempre la paura che
Ludmilla potesse riconoscermi anche se indossavo una maschera… ma se avevo
Edward accanto stavo bene, e sapevo di poter affrontare tutto ciò.
Gli strinsi la
mano, sospirando, e poi gli sorrisi mentre lasciavamo la mia stanza da letto.
-Sono pronta.-
Ludmilla
-Ragazze… ragazze,
siete pronte? Non possiamo arrivare in ritardo proprio questa sera!- esclamai,
irritata, battendo un piede ripetutamente sul pavimento dell’ingresso.
In previsione di
quella serata, così importante non solo per la mia figliola ma anche per me, avevo
deciso di gestire l’intera giornata in modo così da avere il tempo necessario
per la preparazione.
Avevo fatto sì che
anche Jessica ed Angela lo facessero, e sperai che almeno per una volta saremmo
uscite di casa ad un orario decente e senza causare ritardi… ma qualcosa
sembrava essere andato storto.
Ero l’unica,
infatti, ad aver finito di prepararmi e ad essere scesa al piano inferiore del
palazzo; le mie due figlie, invece, dovevano trovarsi ancora nelle loro stanze
e se non si fossero sbrigate saremmo arrivate alla festa in ritardo, quasi come
ogni volta.
-Jessica! Angela?!-
le chiamai di nuovo, sperando che almeno quella volta mi avessero sentito.
-Sbrigatevi! Si sta facendo tardi…-
Qualche secondo
dopo che ebbi terminato di parlare, vidi spuntare Angela da in cima alle scale,
fasciata in un abito verde smeraldo che le stava un incanto; i capelli scuri ,
sciolti, le ricadevano lungo le spalle in morbide onde lunghe fino al seno.
Vidi che in mano stringeva la sua maschera, anch’essa verde, che avevo ordinato
qualche giorno prima in previsione della festa.
-Sei bellissima,
cara… ma come mai non indossi la maschera?- le chiesi, quando fu giunta di
fronte a me.
-La indosserò più
tardi, forse- mi rispose, lisciandosi il corpetto del vestito senza che ce ne
fosse alcun bisogno, -non mi piacciono molto queste cose, Madre, sai come la
penso.-
Le sorrisi,
carezzandole una ciocca morbida di capelli. -Lo so, tesoro, ma potresti fare
un’eccezione almeno per questa sera? Sono sicura che a Jessica farebbe piacere.-
Angela sbuffò, alla
mia richiesta, ma annuì nonostante non amasse molto partecipare a feste che
avevano certe particolarità.
Restammo in
silenzio per alcuni minuti, attendendo l’arrivo di Jessica, ed alzai lo sguardo
quando sentii il rumore delle sue scarpe avvicinarsi alla scalinata; mi portai
le mani sulle labbra, felice, non appena la vidi.
L’abito che avevo
fatto confezionare in pochi giorni apposta per lei, color rosa pallido, le
stava benissimo ed in qualche modo le donava; aveva le spalle e le braccia
scoperte, anche se le piccole maniche ed i guanti coordinati lunghi fino al
gomito le coprivano in gran parte, ed il corpetto era ricoperto di perle sfumate
che andavano dal bianco al rosa.
Julianne e
Margaret, che avevano aiutato Jessica a prepararsi, avevano acconciato i
capelli di mia figlia nel modo che avevo espressamente richiesto, ossia in una
stretta crocchia dietro alla testa con alcuni fermagli bianchi a decorarla.
Aveva già indossato
la maschera, di colore bianco, e le stava benissimo anche quest’ultima; se non
stessimo andando ad una semplice festa, molto probabilmente avrei pensato che
Jessica fosse una sposa bellissima.
-Oh, Jessica, fatti
vedere!- mi avvicinai a lei, prendendole le mani tra le mie, e la osservai
meglio da vicino. Le sorrisi, dopo aver appurato che quella sera era veramente
un piccolo gioiello prezioso. -Sei stupenda, mia cara, davvero stupenda!-
Notai le guance di
Jessica, già rosate dal fard, accendersi ancora di più, accompagnate dal
sorriso timido che raramente compariva sul suo volto. -Grazie, Madre…-
Carezzai i suoi
capelli sulla testa, sentendoli morbidi nonostante fossero molto tirati, e le
sorrisi nuovamente prima di voltarmi verso il portone. -Sarà meglio andare,
adesso, altrimenti arriveremo in ritardo e non possiamo proprio permettercelo,
stasera!-
Margaret, che era
scesa insieme alla nipote, si avvicinò insieme al portone e lo aprì, chinando
la testa per qualche secondo prima di rialzarla. -Passate una buona serata, Signora-
disse.
-Grazie, Margaret.-
Uscii nella fresca
aria della sera, abbastanza fresca da costringermi a stringere meglio attorno
alle mie spalle la stola abbinata all’abito per evitare di sentire altri
brividi. Scesi i pochi gradini dell’entrata e successivamente mi avvicinai alla
carrozza, fermata lì davanti, mentre Paul mi faceva un cenno di saluto ed
apriva lo sportello per farmi accomodare all’interno del mezzo.
Jessica entrò nella
carrozza subito dopo di me, prendendo posto al mio fianco, ed insieme
aspettammo che Angela ci raggiungesse… ma dopo un paio di minuti ciò ancora non
era accaduto.
-Angela!- la
chiamai, sperando che il mio richiamo la smuovesse un po’.
Fortunatamente fu
così, e dopo pochi secondi di attesa anche lei era salita sulla carrozza e si
era seduta di fronte a me ed a sua sorella; aveva il respiro leggermente più
rapido, per via della corsa, e si scusò con noi del suo ritardo dopo aver
sospirato piano.
Dopo qualche altro
istante sentimmo tutte e tre la carrozza cominciare a muoversi lungo il viale, pronta
ad accompagnarci al castello.
-
-Non sopporto tutto questo!- si lamentò Angela quando
sua madre e sua sorella uscirono fuori, rivolgendosi a Julianne. -E questo
vestito è troppo stretto!-
Julianne rise, sentendo la sua amica protestare. -Sarà
anche stretto, Angela, ma è meraviglioso…-
Angela lanciò un occhiataccia a Julianne, prima di
cominciare a ridere. -Quando lo toglierò allora te lo regalo, sono certa che
tanto non lo indosserò più!-
Anche Julianne rise insieme a lei, ma si zittì quasi
subito per via di un pensiero che le tornò in mente in quel preciso momento e
che le aveva fatto visita per gran parte della giornata.
-Credi che ci sarà anche Bella, questa sera, al ballo?-
chiese in un sussurro.
Ludmilla non si trovava accanto a loro, avrebbe anche
potuto parlare ad alta voce,ma… ma forse la paura che potesse ugualmente
sentirla costrinse la ragazza ad usare un tono di voce basso.
Angela, colpita dalla domanda che la ragazza le aveva
appena posto, batté un paio di volte le lunghe ciglia prima di risponderle. -Ma
certo che ci sarà. Sono sicura di questo… ho come la sensazione che questa sera
tutti sapranno che Bella si trova qui, in Francia, e non in viaggio per
l’Europa come ha sempre raccontato a tutti la mamma.-
Julianne annuì, rincuorata un po’ dalle parole della
sua amica, e sospirò. -Lo spero davvero tanto...-
Non riuscì a dire altro perché, dall’esterno, giunse
alta la voce di Ludmilla che chiamava sua figlia: stavano facendo tardi per
partire, e da una parte Julianne non voleva farle perdere altro tempo. Voleva,
con tutta se stessa, che Angela scoprisse che Bella fosse davvero presente al
ballo.
Il biglietto che era stato recapitato qualche giorno
prima, scritto dal Principe, diceva che la ragazza era tornata a casa con lui e
che si trovava al castello… ma voleva comunque essere sicura che fosse così.
-Vai adesso, non far passare altro tempo!- esclamò,
spingendo piano il corpo di Angela verso la porta. -E saluta tanto Bella da
parte mia, quando la vedrai.-
Angela annuì, sorridendole. -Sarà la prima cosa che
farò, non preoccuparti.-
Salutò Margaret, la zia di Julianne, con un gesto
rapido della mano ed uscì fuori, raggiungendo la carrozza rapidamente e
salendoci sopra. Non passò molto prima che questa partisse.
-
Il salone dei
ricevimenti era già gremito di persone, quando arrivammo; eravamo giunte in
ritardo, nonostante avessi cercato di evitarlo per quell’unica volta, ma non
eravamo state le uniche ad esserlo. Dopo di noi, infatti, vidi arrivare un paio
di altre persone.
L’ampia sala,
illuminata da centinaia di candele, era animata grazie al vociare allegro delle
varie persone presenti ed una leggera musica suonava tutto intorno. L’ora dei
balli non era ancora arrivata, ed almeno per quello potevamo dire di essere
arrivate in tempo.
-Oh, Madre, guarda!
Non è meraviglioso?- Jessica, che si trovava al mio fianco, non la smetteva un
secondo di guardarsi intorno emozionata e di sorridere. Si voltò verso di me,
infine, e si appoggiò al mio braccio. -È la prima volta che prendo parte ad una
festa simile… oh, fatico ancora a crederci!-
-Oh, ma Jessica!
Dovrai abituarti a tutto questo, cara! Non sarà l’unico a cui parteciperai, e
presto ce ne saranno altri, ne sono certa…- la rassicurai un po’, a bassa voce
per evitare che qualcuno potesse sentire le mie parole, carezzando poi la sua
mano guantata che si trovava ancora sul mio braccio.
Angela, che si
trovava al mio fianco, si voltò verso di me smettendo così di guardarsi
intorno; il suo volto, coperto in gran parte dalla maschera verde, mi era
precluso ma riuscii a vedere ugualmente i suoi occhi stringersi ed osservarmi
in maniera quasi intimidatoria… sembrava quasi che non gli fossero piaciute le mie
parole.
-C’è qualcosa che
non va, Angela?- le chiesi, cercando di capire il motivo della sua occhiata.
Lei scosse la
testa, osservandomi per qualche altro istante prima di distogliere lo sguardo
dal mio. Tornò a guardarsi intorno, ed incuriosita cominciai anche io a farlo,
osservando di tanto in tanto i vari ospiti ed i vari abiti che indossavano le
donne… ma venni interrotta quasi subito.
-Ludmilla!-
Mi girai, sentendo
che qualcuno mi stava chiamando, ed incontrai ben presto il viso sorridente ed
allegro della Duchessa Denali, Irina; come me, non indossava alcuna maschera ma
comunque indossava un abito color bronzo che risaltava sulla sua pelle chiara e
che sembrava essere nuovo di zecca.
Mi si avvicinò in
fretta, agitando in aria il ventaglio che teneva tra le mani. -Oh, cara
Ludmilla! Quanto tempo è passato!-
Ricambiai il suo
saluto, baciandole le guance. -Troppo tempo, Irina, ne è passato veramente troppo…
come stanno le vostre care figlie?-
Irina rise, aprendo
il ventaglio e agitandolo un poco; prima di rispondermi si carezzò un ricciolo
biondo che le scendeva lungo la tempia sinistra. Era una donna molto bella, ed
anche molto vanitosa; in ogni occasione non perdeva tempo nel mostrare la sua
bellezza.
-Stanno benissimo,
mia cara! Tanya è felicemente sposata con il Marchese Nomadi, James, hai
presente? Sono un paio di mesi ormai… e non sono potuti venire stasera per via
di alcuni affari che mio genero doveva sbrigare all’estero! Un vero peccato,
devo dire, ma l’altra mia figliola, Kate, è qui che gira per la sala con suo
padre…-
Mi si avvicinò di
più, abbassando la voce, -Gira voce, Ludmilla, che stasera avverrà il
fidanzamento del Principe Edward. Per questo motivo le nostre fanciulle hanno
indosso delle maschere: il Principe sceglierà quella che più gli aggrada,
soltanto parlando con loro ed ignorando la loro identità… oh, spero tanto che
scelga la mia bambina!-
L’ultima
informazione che Irina mi diede, inconsapevolmente, mi fece capire che quello
che avevo solo supposto fino a quel momento fosse vero: il Principe quella sera
avrebbe annunciato il suo fidanzamento. Ma la donna che avevo di fronte non
poteva immaginare che lui, in qualche modo, avesse già scelto la sua futura
sposa.
E non si trattava
di sua figlia Kate.
Sorrisi,
ridacchiando sommessamente. -Sarei molto felice se Kate fosse scelta, Irina, ma
lo sarei molto di più se fosse scelta mia figlia Jessica… sai, stasera in
qualche modo siamo in rivalità!-
Scoppiai a ridere,
seguita da Irina. Le mie due ragazze, che non erano interessate ai nostri
discorsi, se ne stavano un po’ in disparte e non parlavano tra di loro,
nonostante fossero vicine. Sembravano ancora arrabbiate per il litigio che
avevano avuto la settimana precedente…
-Oh, Ludmilla,
purtroppo hai ragione! Beh, cosa posso dire, sono entrambe due belle ragazze…
ma, ahimè!, non lo sono quanto la giovane fanciulla che è presente stasera…-
l’entusiasmo di Irina scemò alla fine della frase, e con un sospiro tornò a
farsi aria con il suo ventaglio.
Inarcai le
sopracciglia, confusa. -Quale giovane fanciulla?-
-Una graziosa
fanciulla, mia cara, che a quanto mi è sembrato capire è ospite del Re e della
Regina da pochi giorni! Ho avuto il piacere di conoscerla poco dopo essere
arrivata qui, stasera, e davvero mi ha colpito particolarmente.- Irina si
guardò un attimo intorno, poi avvicinò il viso al mio per riprendere a parlare
con voce sussurrata. -Per un istante mi è sembrato di rivedere in lei la cara
Reneè. So che ha indosso una maschera e che non mi era possibile capirlo
appieno, ma ha i suoi stessi lineamenti del viso… se non fosse stato per il
colore dei capelli e degli occhi, l’avrei scambiata proprio per lei! Ma forse
mi sono soltanto sbagliata.-
Raggelai sul posto,
sentendo tutto ciò. Irina, inconsapevolmente, aveva descritto quella ragazza di
cui non sapevo ancora il nome come se fosse la piccola Isabella. Isabella, che
da quasi un mese si trovava dai Baroni Whitlock proprio come io avevo deciso e
controllato che avvenisse.
Non poteva davvero
trovarsi lì, Isabella.
-Mia cara, forse ti
sei davvero sbagliata.- cercai di sviare un po’ il discorso in quel modo, e
posai distrattamente la mano sulla sua spalla.
-Sarà, ma a me è
sembrata davvero lei… oh!- chiuse il ventaglio di scatto, allungandolo di
fronte a sé e guardando un punto che si trovava alle mie spalle. -Guarda tu
stessa… è lì, al braccio del Principe Emmett!-
Feci come aveva
detto, e mi voltai pronta a guardare con i miei stessi occhi la fanciulla che
assomigliava così tanto a Reneè. Un po’ di ragione dovetti dargliela, perché
aveva qualcosa che la ricordava vagamente.
La giovane che mi
aveva indicato stava sorridendo, forse per qualcosa che le aveva appena detto
il Principe che le porgeva il braccio, ed ogni tanto abbassava il viso come se
si stesse imbarazzando. Era una bella ragazza, davvero una bella ragazza… ma a
causa della distanza che c’era tra di noi non riuscii a capire bene se fosse
veramente identica a Reneè, contando anche la maschera dorata che le nascondeva
gran parte del viso.
-Irina, ha qualcosa
di suo ma… non so, non riesco a capirlo da questa distanza.-
-Forse più tardi
potresti andare a conoscerla… è una così cara ragazza, Ludmilla, dico sul
serio! Non sai quanto mi è dispiaciuto quando ho saputo che ha perso i genitori
poco tempo fa.- Sospirò, portandosi una mano al petto. -Povera piccina…-
-Oh! Mi dispiace
molto…- mormorai, tornando ad osservare la ragazza.
Irina si congedò da
me qualche minuto dopo, dicendomi che andava a controllare dove fossero il
marito e la figlia e promettendomi che presto sarebbe tornata da me per parlare
ancora. La salutai, e restai per un bel po’ a guardare da lontano quella
ragazza che sembrava attrarre il mio sguardo in un modo quasi ossessivo.
Volevo scoprire
quale fosse il suo nome, giusto per togliermi quel pensiero dalla testa, ma non
volevo essere proprio io quella che andava da lei e dal Principe a chiedere
ciò. In un modo inspiegabile per me, avevo timore di andare da loro e parlare
con la sconosciuta.
Sentii qualcuno
battermi sul braccio improvvisamente, facendomi sobbalzare, ma mi
tranquillizzai quando notai che si trattava semplicemente di Angela; aveva
tolto la maschera, che teneva tra le mani. Non mi arrabbiai per quel gesto, era
stata già abbastanza brava da portarla fino a quel momento sapendo quanto
detestasse quegli inutili accessori.
-Mi allontano per
qualche minuto, Madre… mi piacerebbe salutare il Principe Emmett- mi spiegò,
tormentando con le dita la povera maschera che stringeva.
Avevo anche risolto
il mio problema; Angela, andando dal Principe, avrebbe sicuramente parlato alla
ragazza che aveva al fianco ed avrebbe sicuramente saputo il suo nome. Meglio
di così non poteva andare.
-D’accordo cara,
vai pure… e saluta anche la giovane che è con lui, mi raccomando.- Le sorrisi,
cercando di non mostrarmi troppo entusiasta per conoscere il nome della
ragazza.
Angela annuì, e
subito si allontanò da me per dirigersi verso il Principe e la sua graziosa
accompagnatrice; fino a quando non avrei saputo il suo nome, avrei potuto
definirla soltanto in quel modo.
-Madre, ma dov’è il
Principe Edward? Non sono ancora riuscita a vederlo…- Jessica si rivolse a me,
preoccupata.
-Sono sicura che è
qui intorno, mia cara, stai tranquilla- le dissi, cercando di farla tornare
serena.
-
Angela si stava avvicinando ai due ragazzi che, pochi
minuti prima, aveva intravisto e che aveva tenuto d’occhio fino a quando non
aveva trovato il coraggio di raggiungerli.
Aveva riconosciuto subito Emmett, alto e grosso com’era
era pressoché difficile sbagliarsi con lui… ed era rimasta molto stupita,
invece, quando aveva visto la ragazza aggrappata al suo braccio. Aveva
immaginato che fosse una sua amica od una sua parente… ma poi la ragazza si era
voltata ed aveva notato che Angela la stava osservando, regalandole un piccolo
sorriso ed un saluto con la mano. Era stato impossibile, per Angela, non
riconoscere quel sorriso.
Quello stesso sorriso che aveva visto così spesso sul
volto di Bella e che la caratterizzava così tanto.
Era stato difficile per Angela contenere la gioia che
provava, dato che si trovava ancora accanto a sua madre, e grazie alla piccola
e semplice scusa che aveva usato poteva andare a salutare come avrebbe tanto voluto
fare la sua amica, ovviamente senza dare troppo nell’occhio e senza far venire
dei dubbi.
Si era preoccupata un po’ quando sua madre le aveva
raccomandato di salutare anche la ragazza che si trovava insieme a Emmett, ed
aveva avuto paura, per un piccolo istante, che avesse capito chi fosse in
realtà… ma si era tranquillizzata, quando aveva notato che il volto di Ludmilla
era tranquillo e per nulla preoccupato o nervoso.
Raggiunse i due ragazzi con un enorme sorriso sul
volto, riflesso della gioia e dell’entusiasmo che provava dentro di sé; anche
gli altri due ricambiarono il suo sorriso, anche se Bella avrebbe voluto tanto
stringere a sé Angela e non lasciarla più andar via… ma doveva contenersi, non
voleva far capire a Ludmilla, che aveva notato qualche minuto prima, che anche
lei si trovava nella sua stessa stanza.
-Bella! Mio Dio, sei bellissima...- sussurrò Angela,
torturando ancora di più tra le mani la sua povera maschera nel tentativo di
contenersi. Avrebbe voluto stringere le mani di Bella, ma non voleva compiere
un gesto così azzardato.
Ci pensò Bella a toglierle quel peso, prendendole le
mani e stringendole forte mentre le sorrideva ancora più apertamente di prima.
Anche lei era felice di rivedere Angela, ed in quel momento si sentì
enormemente in debito con lei, oltre che con gli altri che non erano presenti…
dopotutto, se si trovava di nuovo lì, a casa, lo doveva a lei ed a tutti gli
altri.
-Lo sei anche tu, Angie, anche tu…- le sussurrò,
ridacchiando nervosamente.
Anche Angela si unì a lei, e solo quando sentì la
risata divertita di Emmett si ricordò che anche lui si trovava insieme a loro;
si voltò verso di lui, abbandonando subito le mani di Bella. -Oh Emmett, non ti
ho neanche salutato! Mi dispiace!-
Lui gesticolò con una mano, facendole capire che non
era successo nulla di male. -Non preoccuparti Angela, non è la prima volta che
accade questa sera.-
Le ragazze scoppiarono a ridere entrambe alle parole di
Emmett; Angela fu la prima a smettere, tornando poi ad osservare Bella in
volto. Non le sembrava ancora vero che fosse lì, proprio di fronte a lei.
-È vero quello che dicono tutti? Stasera ci sarà il
fidanzamento… il tuo fidanzamento?- le chiese, non riuscendo a trattenersi per
la curiosità.
Aveva sentito prima qualche piccolo stralcio dei
discorsi che sua madre aveva intrattenuto con la Duchessa Denali, che le era
sembrata molto sicura della notizia, ma lei non aveva voluto crederci, a meno
che non avesse avuto una fonte sicura a cui chiedere. E chi, se non Bella,
poteva dargli quella risposta che tanto le premeva di sapere?
La ragazza sorrise, imbarazzata, ed annuì con la testa
mentre abbassava lo sguardo.
-Oh, che meraviglia! Finalmente tutto sta andando come
dovrebbe andare!- Angela contenne a stento la gioia mentre le parlava,
carezzandole gentilmente il braccio.
Bella rialzò il viso, sorridendole, e fu allora che le
ritornò in mente quello che solo poco prima avrebbe voluto dirle. -Angie, io
volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto. Se non fosse stato per te,
in questo momento forse io ed Edward ancora non ci saremmo ritrovati…-
-No no Bella, non mi devi ringraziare, non ho affatto bisogno
dei ringraziamenti! L’ho fatto con piacere e lo rifarei altre mille volte!- disse,
concitata, bloccando la sua amica. -So che tu, al mio posto, avresti fatto la
stessa cosa… e se anche non fosse così, io lo farei ugualmente perché ti voglio
bene.-
-Oh, ti voglio tanto bene anch’io!- Bella, commossa per
quelle parole, strinse di nuovo le mani di Angela e si morse le labbra, cercando
di trattenere le lacrime. Non voleva piangere proprio in quel momento.
-Ehi, Angela… vostra madre guarda di continuo da questa
parte, dobbiamo preoccuparci?- Emmett, accortosi delle continue occhiate di
Ludmilla, trovò giusto mettere al corrente anche le due ragazze.
-No, non penso, forse si starà semplicemente chiedendo
come mai ci sto mettendo tutto questo tempo a salutarvi- scrollò le spalle,
dopo aver lanciato una veloce occhiata verso la madre. -Non ha riconosciuto
Bella, quindi è impossibile che si stia preoccupando per questo motivo…-
Bella sospirò, a quelle parole. Si era preoccupata
enormemente, quella sera, pensando che la maschera che indossava non avrebbe
aiutato nel celare la sua identità… ma sembrava che invece avesse funzionato.
-Sarà meglio che vada, così non si insospettirà.-
Angela sospirò, del tutto restia nell’allontanarsi. -Ci rivedremo presto, noi
due, vero?- chiese poi a Bella.
-Ma certo! Anche tutti i giorni!- rispose prontamente
lei, felice all’idea di rivedere presto la sua amica.
Angela salutò sia lei che Emmett e rapidamente tornò da
sua madre e da sua sorella; il suo umore dall’inizio della serata si era
risollevato enormemente, grazie a Bella ed anche alla notizia che aveva
ricevuto da lei.
-
-Perché ci hai
messo tutto questo tempo?- chiesi, non appena Angela fu tornata da me.
Non pensavo che per
salutare il Principe gli ci fossero voluti tutti quei minuti. Certo, dovevo
contare anche il fatto che gli avevo chiesto di salutare la giovane ragazza che
era insieme ad Emmett, ma non immaginavo che poi avessero intrattenuto una
conversazione.
Angela, sentendo la
mia domanda, mi osservò per qualche lungo istante prima di mordersi un unghia,
vizio che sembrava essere tornato da poco. -Stavamo solo parlando…- disse alla
fine, sorridendo leggermente.
Sospirai, chiudendo
gli occhi per un secondo; li riaprii, osservandola ancora una volta. -Spero che
tu ti sia comportata bene, Angela.-
-Su questo non devi
assolutamente preoccuparti, Madre. Nessuno avrà da ridire sul mio
comportamento, stasera…- sembrava essere rimasta offesa dalle mie parole, e
chinò il capo subito dopo che mi ebbe parlato.
Non badai molto al
suo comportamento, dopotutto non le avevo detto nulla di male. -Allora, mia
cara, hai conosciuto quella graziosa fanciulla?-
-Ti riferisci a
Laurine? Oh, certo che l’ho conosciuta!- esclamò, aprendosi in un sorriso. -È
una così cara ragazza, Madre. Mi ha chiesto se qualche giorno possiamo
incontrarci qui. Sai, resterà ospite per qualche settimana al castello…
piacerebbe ad entrambe trascorrere del tempo insieme, per conoscerci meglio.-
Quindi, Laurine era
il nome della ragazza… completamente diverso da quello della mia cara Isabella.
Ero stata una sciocca a credere che potesse trattarsi di lei, ed a credere alle
parole di Irina. Non c’era nulla di cui preoccuparsi veramente.
-Una bellissima
idea, Angela, davvero una bellissima idea. Sono certa che anche Jessica vorrebbe
unirsi a voi, uno di questi giorni…-
-Cos’è che devo
fare?- domandò quest’ultima, sentendosi interpellata.
-Per adesso nulla,
Jessica, ti spiegherò tutto più avanti.- Sviai il discorso, rimandando ad un
altro momento il tempo delle spiegazioni, ma non mi sfuggì l’occhiata
sconcertata che fece Angela quando le proposi di coinvolgere anche sua sorella.
La serata, mano a
mano che proseguiva, si animò sempre di più. La Duchessa Denali tornò come
aveva promesso a parlare con me, trascinandosi dietro il marito Garrett e la
figlia Kate, ma ben presto restammo da sole.
Garrett, infatti,
trovò più interessante intraprendere una conversazione con altri signori che
stare in nostra compagnia, mentre le nostre figlie decisero di andare a fare un
giro lungo l’intera sala del ricevimento.
-Hai conosciuto la
ragazza, Ludmilla?- mi chiese Irina, tra un discorso ed un altro.
-Non ancora, ma mia
figlia Angela ha parlato con lei quando è andata a salutare il Principe… ha
espresso il tuo stesso parere, mia cara.- la informai, mentre mi sistemavo
meglio sulle spalle la stola che mi stava scendendo lungo le spalle.
-Laurine? È questo
il suo nome?-
-Angela ha detto
che si chiama così. Perché? Non lo sapevi?- chiesi, confusa da quella sua
domanda.
Irina scosse la
testa, riprendendo a muovere il ventaglio. -No, a me non lo ha detto… oh, ma
che caldo assurdo fa in questo posto! E siamo soltanto a metà Maggio!
Quest’estate sarà infernale, me lo sento!-
Lasciai Irina alle
sue frivole lamentele e lasciai vagare per l’ennesima volta lo sguardo lungo la
sala, ed i miei occhi si soffermarono come se avessero avuto vita propria sulle
figure di Emmett e di Laurine, impegnate a parlare con una persona che, quella
sera, non avevo ancora avuto il piacere di incontrare.
Stavano parlando
con il Principe Edward, elegante ed impeccabile come sempre come si dovrebbe,
d’altronde, per una persona del suo alto rango; lui sembrava stesse parlando
tranquillamente con il fratello, il sorriso presente sulle sue labbra, mentre
stringeva lievemente la mano della giovane Laurine.
Osservandoli
attentamente, forse con più accuratezza di quanto non avevo fatto prima, mi
saltò all’occhio un particolare: la ragazza indossava anch’essa una maschera,
proprio come tutte le altre che erano presenti nella sala… ed oltre a quel piccolo
dettaglio, mi tornarono in mente le parole che Irina mi aveva rivolto
all’inizio, non appena aveva accennato a Laurine.
Anche lei, come le
nostre figlie e le altre fanciulle presenti in quella sala, poteva essere
scelta per diventare la futura compagna del Principe.
In quel momento
realizzai che il mio piano non avrebbe raggiunto la conclusione tranquillamente
come avevo pensato; avevo pensato che tutto sarebbe andato liscio come l’olio,
dopo aver scacciato la minaccia che rappresentava Isabella… ma adesso, con
Laurine, Kate e tutte le altre ragazze presenti, sembrava che stesse fallendo
pian piano.
Sperai, però, che
il Principe sapesse quale ragazza dovesse scegliere e che avesse riconosciuto
mia figlia nonostante la maschera che indossava sul volto. Sperai, anche, che
non decidesse di prendere in sposa una ragazza solo perché era più bella di
un'altra.
Mi congedai da
Irina qualche secondo dopo, decisa ad uscire per un po’ di tempo dalla sala,
giusto per prendere qualche boccata di aria fresca. Dentro a quella sala,
dovevo dar ragione ad Irina, faceva davvero molto caldo.
Mi strinsi meglio
la stola attorno alle spalle e stavo per attraversare la porta quando incontrai
il Re e la Regina, sorridenti, che rientravano proprio in quel momento nella
sala.
-Ludmilla, cara!-
Esme mi salutò, non appena mi vide, baciandomi le guance. -Che piacere vederti
anche in questa serata! Spero che stia andando tutto bene…-
-Va tutto bene,
Esme, veramente tutto bene. E questa festa è davvero magnifica, non c’è nulla
che non vada!-
Lei, rilassandosi
alle mie parole, si voltò verso il marito che, in silenzio, era rimasto al suo
fianco. -Carlisle, caro, intanto torna dai nostri ospiti… è quasi arrivato il
momento, è meglio che uno di noi sia presente quando avverrà.-
Non sapevo di quale
momento stessero parlando, e l’unico che mi venne in mente fu l’annuncio del
fidanzamento. A quella constatazione provai ansia e preoccupazione, sensazioni
del tutto diverse rispetto alla gioia ed all’impazienza che avevo provato per
giorni e giorni, fino a quella sera.
-Va bene, cara…
Ludmilla cara, le auguro un buon proseguimento di serata- mi salutò il Re,
chinando il capo.
Feci la stessa
cosa, ricambiando il saluto, ed il Re tornò all’interno della sala, lasciando
me e la Regina da sole. Lei mi sorrise ancora, mentre si stringeva le mani e le
poggiava sul suo ventre. Sembrava leggermente in ansia, ma pensai che fosse
normale dato quello che sarebbe accaduto di lì a poco…
Lo sarei stata
anche io, se fossi stata sicura del fidanzamento di mia figlia.
-Accidenti, non
riesco a stare del tutto tranquilla stasera! Sarà meglio che torni dentro,
insieme agli altri… ma, mia cara, dov’è che stavi andando?- chiese, dopo
qualche secondo di silenzio, sciogliendo di nuovo le mani.
-Stavo… stavo solo
uscendo un poco… dentro fa molto caro, Esme.- le spiegai, agitando la mano
davanti al viso per farmi un po’ di aria.
-Ma proprio adesso?
Ludmilla, potete anche uscire più tardi… dobbiamo tornare dentro, adesso, non
potete perdervi proprio questo momento così atteso da tutti!-
-Ma…-
Non riuscii ad
oppormi, troppo sorpresa dall’intraprendenza di Esme. Con un gesto rapido
intrecciò le nostre braccia e cominciò ad incamminarsi verso l’interno della
sala, costringendo così anche me a seguirla. In un batter di ciglia
raggiungemmo il centro del salone, e solo quando fummo lì la Regina lasciò
andare il mio braccio.
Mi guardai intorno,
sorpresa di come avessimo camminato così in fretta, e sussultai quando notai
che ci trovavamo vicino al Principe Emmett e a Laurine.
Esme li salutò
entrambi con un cenno elegante della mano, che fu subito ricambiato da loro; per non
sembrare scortese, visto che li stavo osservando, li salutai anche io con la
mano e loro prontamente ricambiarono il mio saluto. Fui sorpresa di notare come
Laurine si rivolse a me, sorridendomi gentilmente ed educatamente, come se mi
conoscesse già…
All’improvviso al
mio fianco spuntarono Jessica ed Angela, trafelate come se avessero corso per
arrivare fino a lì; entrambe, potei notare, avevano il viso arrossato. Riuscii
a vederlo persino sul volto di Jessica, che indossava ancora la maschera
rispetto alla sorella.
-Oh, Madre, sta
accadendo! Sta accadendo proprio adesso… come avevamo sempre sperato!- cominciò
ad esclamare Jessica, emozionata e quasi senza fiato.
-Jessica, stai
calma per favore! Non urlare in questo modo!- la ammonii, cercando di non farle
dire altro; forse lei ancora non si era resa conto del fatto che Esme, la
nostra cara ed amata Regina, era proprio accanto a noi.
-Ma…-
Jessica non disse
altro, non perché le impedii di proseguire ma perché fu qualcun altro ad averla
interrotta; o meglio, la interruppero due persone che, in quel momento, stavano
cercando di attirare su di loro tutta l’attenzione degli ospiti presenti in
sala.
Il Principe Edward
e suo padre, Carlisle, si trovavano poco distanti da noi, giusto qualche metro,
e sorridevano entrambi mentre attendevano che il brusio delle voci cessasse, in
modo da poter prendere tranquillamente loro la parola.
-Amici cari, io e
la mia famiglia vi ringraziamo con tutto il cuore per essere accorsi qui, a
festeggiare insieme a noi questo momento di grande gioia- cominciò a dire il
Re, con un sorriso enorme sulle labbra. Un leggero applauso risuonò nella sala,
mentre lui poggiava una mano sulla spalla del figlio.
-Stasera voi siete
qui per festeggiare con noi il fidanzamento di mio figlio Edward. La giovane,
che diventerà presto sua moglie e che un giorno siederà accanto a lui sul
trono, si trova in questa stanza… ed è stato proprio Edward a sceglierla come
sua compagna. Quello a cui assisteremo a breve non sarà un semplice matrimonio
combinato.-
Un brivido corse
lungo la mia schiena, sentendo il Re rivolgersi in quel modo a tutta la sala. La
notizia del fidanzamento era vera, come avevo sperato da vari giorni a quella
parte e come mi aveva anche accennato Irina.. ma non potevo certo sperare che
il Principe scegliesse mia figlia come sua sposa, se era stato lui stesso a
scegliere la sua compagna.
Carlisle, sempre
sorridendo, disse qualcosa a bassa voce a suo figlio e poi lo sospinse in
avanti, come se lo stesse incitando a fare qualcosa. Edward, sorridendo anche
lui, stette per qualche secondo ad osservare le varie persone che erano
presenti nella stanza e poi si mosse… avanzando proprio verso il punto in cui
ci trovavamo noi.
Restai sorpresa, ed
un briciolo di speranza tornò dentro di me, ma venne subito scacciata
dall’amarezza quando lo vidi dirigersi sì verso di noi, ma un po’ più in
disparte, raggiungendo suo fratello e Laurine.
Edward si inchinò
alla ragazza, standole di fronte, e dopo averle sorriso le porse la mano, in
modo da poterci far appoggiare sopra quella di Laurine. Lei, sorridendo in modo
un po’ timido, la prese e lasciò che il Principe gliela baciasse.
Si guardarono
profondamente negli occhi per qualche lungo istante, prima di incamminarsi per
raggiungere Carlisle che, come tutti gli altri, li guardava anche lui con un
sorriso sincero sulle labbra.
In quel preciso
istante, osservando quella giovane coppia che si era appena formata e che
riceveva la benedizione del Re, capii che il mio sogno si era appena infranto.
Io, che avevo voluto vedere con tutte le mie forze Jessica sposata con un reale,
vedevo i miei desideri spezzarsi in un piccolo ed insignificante secondo.
-Oh, non sono
bellissimi?- mi girai verso Esme che, commossa, continuava a vedere suo figlio
e sua nuora parlare tranquillamente con suo marito. -All’inizio ero così
scettica, credevo che Bella non fosse la ragazza giusta per lui, ma mi sono
dovuta ricredere. Guardali come sono felici insieme!-
Boccheggiai,
ritrovandomi improvvisamente a corto d’aria. Quella ragazza, Laurine… in realtà
si chiamava Bella? Bella, come il nomignolo con cui la mia figliastra Isabella
si faceva chiamare da tutti?
-B-Bella?-
Mi voltai in
fretta, riportando gli occhi di nuovo sulle due figure che parlavano
tranquillamente, e sobbalzai quando vidi che la ragazza si stava togliendo la
maschera. La porse ad Edward, e poi si voltò con calma per farsi vedere a tutti
in viso; aveva le gote arrossate ed un sorriso timido faceva capolino sulle
labbra, due dei particolari che più spiccavano sul volto di Isabella.
Avevo avuto dieci
anni della mia vita quella ragazza dentro casa, e per dieci anni l’avevo vista
ogni giorno; non riuscivo a credere che non l’avessi riconosciuta subito. Era
così palese che fosse lei, anche a distanza.
-Non mi avevi mai
detto, Ludmilla, che Bella somigliasse così tanto alla cara Reneè…-
Tornai a guardare
Esme, che aveva assunto tutto d’un tratto un espressione severa e delusa allo
stesso tempo. -Non… non ne ho mai avuto l’occasione. Sai, Esme, non vedevo la
cara Isabella da tanto tempo…-
Lei ridacchiò,
senza distogliere lo sguardo dal mio viso. -Buffo. Da quel che ne so, mia cara,
hai avuto il piacere di vedere Bella tutti i giorni, in questi dieci anni…
tranne, forse, per queste ultime settimane, dato che l’hai cacciata via dalla
sua stessa casa e condotta da mia nipote Alice, la Baronessa Whitlock.-
Sapeva tutto. Esme
sapeva tutto, e sicuramente sapeva tutto anche suo marito. Erano a conoscenza
di quello che avevo fatto ad Isabella, di come avevo cercato di rendere me
stessa l’unica erede dei beni di Charles Swan e, forse, sapevano anche di come
avevo provato a far sposare mia figlia con Edward.
Restai in silenzio,
incapace di dire anche la minima cosa che potesse discolparmi… ma dopotutto,
cosa potevo dire? Assolutamente nulla.
-Domattina,
Ludmilla, dovrai venire qui. C’è qualcosa di cui dobbiamo parlare urgentemente.
Adesso scusami, ma devo andare dai miei cari…-
Esme se ne andò
dopo avermi detto ciò, lasciandomi scossa e con tantissimi pensieri in testa…
ma, almeno, non sembravo essere l’unica. Anche Jessica, al mio fianco, sembrava
scossa: aveva tolto la maschera dal viso e adesso quest’ultimo era solcato da
lacrime amare.
-Io… io non
capisco- balbettò, tirando su col naso e parlando istericamente. -Perché lei si trova qui? Non l’avevi mandata
via? Perché è tornata a rovinare tutto? Perché deve rovinare sempre tutto?-
-Smettila,
insomma!- sbottai, alla fine. -Smettila solo per un secondo di pensare a te
stessa!-
All’improvviso
sentii il bisogno urgente di prendere dell’aria, dell’aria fresca e che non
fosse così piena di gioia come quella che si respirava in quella sala. Mi
voltai, raggiungendo in fretta la porta d’uscita, senza neanche preoccuparmi di
aver lasciato le mie figlie indietro.
Bella
Uscii nell’aria
fresca della sera, felice di essere lì e di poter scacciare per qualche istante
il caldo insopportabile che era presente in quella sala. Risi, sentendomi
improvvisamente leggera, e raggiunsi la piccola balconata in marmo che si
trovava lì vicino.
Portai il viso
verso l’alto, osservando come se fosse la prima volta il cielo scuro e pieno di
stelle, libero dalle nuvole ed assurdamente meraviglioso. Un paio di braccia,
calde, forti e familiari, mi circondarono le spalle in quello stesso istante e
mi strinsero contro un petto, anch’esso familiare e caldo.
Portai le mani
sulle braccia di Edward, aggrappandomi con le dita alle maniche della sua
camicia di velluto, e lo sentii quasi subito rafforzare la stretta, come se
avesse avuto paura che avessi deciso di interrompere quel contatto.
Le sue labbra,
morbide e leggere, si posarono tra i miei capelli e ci lasciarono una serie
infinita di baci. Rabbrividii, a quel leggero contatto, e desiderai di poterlo
sentire ancora. Non mi sarei mai stancata dei suoi baci, o dei suoi abbracci…
od anche soltanto delle sue carezze.
Non mi sarei mai
stancata di lui.
-Hai visto che è
andato tutto bene? Te l’avevo detto, io- mormorò contro i miei capelli.
Risi, e velocemente
mi rigirai tra le sue braccia fino ad arrivare di fronte a lui; puntai i miei
occhi nei suoi, diventati scurissimi a causa della poca luce che c’era al di
fuori del castello.
Portai le mani sul
suo viso, carezzando ogni piccolo particolare dei suoi tratti che tanto amavo;
con i pollici cominciai a lasciare delle piccole carezze sui suoi zigomi,
passando poi per le guance e poi alle sue labbra dischiuse. Sentivo il suo
respiro caldo infrangersi sulle mie dita.
-Da adesso in poi
nessuno ci separerà più, lo sai?- sussurrò ancora, senza far allontanare le mie
dita dalle sue labbra. -Tutti sanno che sei mia, che mi appartieni. Tutti sanno
che sei la mia dolce e bella fidanzata, la mia promessa sposa…-
Arrossii, alle sue
parole, specialmente quando sentii Edward baciarmi la punta dei pollici e
mordicchiarli leggermente subito dopo. Mi circondò poi il viso con le sue mani,
facendolo avvicinare al suo, e fece sfiorare le punte dei nostri nasi.
-Sei sempre così
dolce, Edward, sempre così dolce…-
Lui rise,
scostandosi un poco. -Sto soltanto dicendo la verità, Bella. E ti amo così
tanto che non riuscirei a dire altro…-
Azzerai la distanza
tra le nostre bocche, facendole combaciare, e mi persi come facevo ogni volta
che baciavo Edward. Mi aggrappai ai suoi capelli, mentre lui appoggiava una
mano sulla mia schiena e mi stringeva più forte contro di lui; l’altra mano si
appoggiò con calma sulla mia guancia, lasciandola immobile contro la mia pelle.
Misi fine al bacio
dopo qualche secondo, ritrovandomi a corto d’aria, e feci scontrare le nostre
fronti. -Ti amo tanto anch’io, Edward… tanto…-
Erano le uniche
parole che riuscirono a venire fuori dalle mie labbra, e non poterono essere le
più giuste. Edward sorrise, baciandomi la punta del naso prima di tornare con
le labbra sulle mie.
Saremmo dovuti
tornare dentro, la festa per il nostro fidanzamento stava continuando senza di
noi, e noi, essendo i festeggiati, avremmo dovuto aprire le danze… ma Edward
sembrava non avere la minima voglia di tornare tra tutte quelle persone, e
sinceramente neanche io ne avevo poi così tanta.
L’unica cosa che
volevo fare era restare lì, sotto quel magnifico cielo stellato, stretta tra le
braccia di Edward e con le sue labbra premute dolcemente sulle mie.
Non desideravo
altro… per tutto il resto ci sarebbe stato tempo.
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Eccomi!
Ok, siamo alla
fine… quasi alla fine; c’è ancora l’epilogo, che pubblicherò la prossima
settimana se non ci sono intoppi, e allora potrò mettere veramente la parola
‘fine’ a questa storia.
Come ho già detto
sopra, risparmio i ringraziamenti finali per il prossimo aggiornamento e per il
momento vi dico che vi voglio tanto bene *-* Mi scuso per non aver risposto
alle recensioni dello scorso capitolo, ma adesso sono in una situazione un po’
incasinata! Ho un matrimonio sabato e siamo tutti in movimento XD
Prima di lasciarvi
voglio lasciarvi alcuni link: uno è per il mio contatto Facebook, se volete
aggiungermi potete trovarmi qui,
mentre l’altro invece è per la nuova storia che ho pubblicato la settimana
scorsa.
Siamo ancora al
primo capitolo, ma se volete darci un occhiata la storia è questa: The Camp Of Love
Adesso vado via, un
bacione a tutte :*
KrisC