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Autore: KrisJay    11/04/2012    6 recensioni
La favola di Cenerentola, vista da me..
"-No. N-non mi hai spaventato- balbettai.
Lo vidi rilassarsi e sorridermi leggermente. Di nuovo fece capolino quel suo strano sorriso storto, così particolare e al tempo stesso così dolce.
-Sono felice di saperlo- disse ancora. Allungò una mano verso di me e rivolse il palmo in alto, in attesa che io ci poggiassi sopra la mia. -E.. se non è chiedere troppo.. posso sapere il tuo nome?- domandò dolcemente.
Allungai la mia mano e la posai sulla sua, grande e forte. Sentii subito le sue dita stringere leggermente la presa.
-Isabella. Il mio nome è Isabella..-
Il sorriso sul suo volto si allargò a dismisura, felice per quello che gli avevo detto. Lentamente e sempre mantenendo il sorriso sulle labbra, si chinò sulla mia mano e lasciò un bacio delicato sul dorso.
-È un piacere fare la vostra conoscenza, Isabella. Io mi chiamo Edward..-"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Come in una favola - Capitolo21

Buonasera ragazze!
Ormai ci siamo: questo qui è l’ultimo capitolo della storia… l’ultimo prima dell’epilogo, quindi mi risparmio i saluti ed i ringraziamenti finali per il prossimo aggiornamento e vi lascio alla lettura!
Ci sentiamo di sotto :P
 
 
 
 
 
 

Come in una favola

 
 
 

Capitolo ventunesimo
 
 
 

Bella
 
 

La sera della festa in maschera era finalmente arrivata, forse un po’ troppo velocemente per i miei gusti.
Erano passati quattro giorni dal mio arrivo al castello e tre dal giorno in cui erano stati consegnati gli inviti per l’evento, ma a me sembrarono essere trascorse solo poche ore.
Quei giorni erano trascorsi così velocemente che quasi faticai ad accorgermene, nonostante avessi avuto in quell’arco di tempo un sacco di cose da fare.
Avevo avuto Edward sempre al mio fianco, quasi a ogni ora del giorno e della notte, ed è stato lui ad assumersi il compito di mostrarmi ogni singola stanza del castello… il castello che era diventato, ormai, la mia nuova casa.
Ero rimasta sorpresa, ed anche molto imbarazzata, quando mi mostrò, la mattina dopo il nostro arrivo, quella che dopo il nostro matrimonio sarebbe diventata la nostra camera da letto: ero arrossita immediatamente, scatenando le risate del mio fidanzato.
Non capii, poi, il motivo di tanto imbarazzo; non poteva essere causato dal fatto che dopo le nozze avremmo dormito nello stesso letto, dato che in quei giorni, ed anche in quelli precedenti al nostro arrivo al castello, lo facevamo già.
Lì al castello, ed anche quando eravamo stati ospiti da sua cugina Alice, infatti, Edward aveva sviluppato la dolce e rischiosa abitudine di intrufolarsi nella mia stanza durante la notte.
In quei momenti si limitava a stringermi a sé ed a posare il capo accanto al mio sul cuscino prima di addormentarsi, o al massimo trascorreva quelle ore ad osservarmi dormire; era dolce, non potevo negarlo, ma mi dispiaceva vederlo stanco tutto il giorno sapendo che aveva perso le ore di riposo solo per osservarmi addormentata accanto a lui.
Edward, in quei giorni, mi aveva anche presentato le persone che costituivano la servitù del castello e mi aveva coinvolto in una serie di lunghe passeggiate lungo i giardini; più di una volta, poi, aveva provato a convincermi ad andare con lui al lago, quel posto che era diventato così importante e significativo per noi… ma avevo sempre desistito.
Per recarci al lago saremmo dovuti passare davanti al palazzo Swan e non volevo che, nel farlo, qualcuno ci avesse visti ed avesse così scoperto il mio ritorno.
Volevo che ciò accadesse, con tutta me stessa, ma… ma non in quel modo. Per questo avevo parlato molto con Esme e Carlisle e avevo spiegato loro quello che mi sarebbe piaciuto fare: organizzare una festa in maschera dove, verso la fine della serata, si sarebbe rivelato il nome della fanciulla che sarebbe andata in sposa ad Edward.
Ludmilla e Jessica, non sapendo che io ero tornata, avrebbero pensato senza alcun dubbio che tutto stava andando secondo i loro piani, ma non avrebbero mai immaginato che, invece, tutto si stava ritorcendo loro contro.
Esme aveva ascoltato le mie parole attentamente, accettando la mia idea della festa in maschera ma non comprendendo appieno il mio aspettare, fino alla sera della festa, di rivelare il mio ritorno.
Alla fine, vedendo che ci tenevo molto a quella possibilità, mi aveva accontentato e mi aveva offerto il suo aiuto per organizzare al meglio la serata, mentre Carlisle procedeva nel prendere provvedimenti per il comportamento di Ludmilla.
Tutto ciò contribuì a far trascorrere il tempo in fretta, tanto che in un batter d’occhio mi ritrovai circondata da cinque donne, messe a mia personale disposizione, che mi vestirono, acconciarono e sistemarono in vista della festa prevista per quella sera.
A lavoro ultimato mi guardai allo specchio e, beh… restai colpita dalla fanciulla che mi restituiva lo sguardo attraverso l’oggetto. Vestita con un abito fine e prezioso, lungo fino ai piedi e di color oro e rosso, quasi non sembravo io; i miei capelli erano stati tirati sulla testa ed impreziositi da alcuni piccoli fermagli dorati, ed erano poi stati lasciati ricadere in morbidi boccoli acconciati sulle spalle che mi circondavano il viso. Sul viso mi era stato steso un leggero velo di cipria e del fard mi colorava le guance, regalandomi quel rossore che assumevo spesso quando mi imbarazzavo od emozionavo per qualcosa.
Venni lasciata da sola nella mia camera quando fui finalmente pronta e ben presto cominciai ad innervosirmi, conscia che quella sera tutti mi avrebbero vista ed avrebbero saputo del mio fidanzamento con Edward.
Provai ad allentare un po’ la tensione avvicinandomi alla finestra, lasciata socchiusa per far entrare l’aria fresca della sera, ma la trovai subito una pessima idea quando notai che alcuni invitati erano già arrivati. Vedevo delle carrozze ferme, e sicuramente già vuote, mentre un'altra appena arrivata era stata fermata davanti al portone e da essa stavano uscendo fuori alcune persone.
Deglutii a vuoto, mordendomi poi il labbro inferiore; appoggiai la fronte al vetro freddo della finestra e continuai a guardare fuori. Non era una scelta positiva per il mio nervosismo, dato che rischiavo di farlo aumentare ancora di più, ma in quel momento non sapevo davvero che altro fare per distrarmi.
Continuai ad osservare fuori dalla finestra per diversi altri minuti, fino a quando non sentii bussare alla porta, che era stata chiusa in precedenza. Mi voltai verso di essa rapidamente, aggrottando le sopracciglia: forse qualcuno era venuto ad avvertirmi che era arrivato il momento di scendere nel salone delle feste…
-Avanti- dissi, nervosamente.
Mi scostai dalla finestra e mi strinsi le mani contro la pancia, timorosa ed improvvisamente sempre più tesa, ma mi tranquillizzai subito non appena vidi la testa di Edward spuntare dalla porta semi aperta. Mi sorrise, entrando poi con tutto il corpo nella stanza mentre io ricambiavo il suo sorriso.
Mi si avvicinò subito, ma soltanto dopo che ebbe posato sul letto un cofanetto in legno chiaro. Continuò a sorridermi anche dopo che mi ebbe raggiunta, prese le mie mani tra le sue per stringerle e poi le portò entrambe alle labbra, baciandole delicatamente.
-Bella, non so cosa dirti… sei davvero incantevole, amore…- sussurrò, abbassando gli occhi per osservare meglio la mia figura avvolta in quel vestito meraviglioso degno di una principessa.
Era quello che sarei presto diventata stando al fianco di Edward, ma per me era ancora difficile credere ad una simile novità: non ero davvero abituata a vedermi in quelle vesti.
Arrossii, e molto probabilmente Edward non lo notò: avevo già le guance rosate per via del trucco e da una parte fui grata per quell’accorgimento. Forse quella sera non mi sarei dovuta preoccupare di arrossire o meno, visto che comunque quasi nessuno se ne sarebbe accorto.
-Anche tu lo sei, Edward. Sei bellissimo…- strinsi ancora di più la presa sulle sue mani ed osservai meglio i suoi vestiti.
Non era la prima volta che vedevo Edward in abiti regali; ricordavo ancora bene la sorpresa che provai quando lo vidi con quelle vesti per la prima volta, nella casetta abbandonata, ma vederlo così elegante e ben curato mi lasciava sempre sorpresa e colpita. Non ci avrei mai fatto l’abitudine.
Lui rise, chiudendo gli occhi e riaprendoli subito dopo; i suoi occhi celesti sembravano più scuri, ma forse era la poca luce della sera che li faceva sembrare di una tonalità di blu scuro… ma erano sempre bellissimi.
-Non sarò mai più bello di te, ma petit… ricordatelo- Edward mi si avvicinò con il viso fino a sfiorare con le labbra la mia fronte.
Sciolsi la presa delle nostre mani e portai le mie sul suo petto, cominciando poi ad accarezzare il morbido tessuto blu della camicia che aveva indosso; alzai il viso verso il suo e mi scontrai presto con i suoi occhi e con il suo sorriso divertito, mentre una sua mano si andava a posare sulla mia guancia che venne subito sfiorata impercettibilmente con il suo pollice.
-Prima di scendere… posso chiederti un bacio?- mormorò, sorridendo ancora di più.
La sua domanda mi fece ridere di gusto, facendomi dimenticare anche il fatto che di lì a qualche minuto ci saremmo recati alla nostra festa di fidanzamento.
-Non devi chiedere, amore mio, non devi affatto chiedere…-
Mi sollevai sulle punte dei piedi quanto bastava per far avvicinare i nostri visi mentre, per sorreggermi meglio, portai le braccia a circondargli il collo. Edward posò le labbra sulle mie dolcemente, schiudendole appena ed incitandomi così a fare la stessa cosa; mi strinsi ancora di più a lui e strinsi i suoi capelli tra le dita mano a mano che il nostro bacio diventava più intenso.
Fui la prima a mettere fine al bacio, ritrovandomi senza aria nei polmoni tanto che fui costretta a prendere due profondi respiri; Edward scoppiò a ridere, vedendomi boccheggiante, e mi si avvicinò ancora per baciarmi la guancia e per sfiorarla poi con la punta del naso.
-Te l’ho già detto che ti amo?- chiese, poi, quando rialzò il viso per fissare i suoi occhi nei miei.
Annuii con la testa, sorridendo divertita. -Sì, tantissime volte.-
-Sappi che non smetterò mai di ripetertelo, Bella. Ti amo, e ti amerò per sempre…-
Mi abbracciò non appena finì di parlare e sommerse il volto tra i miei capelli; ricambiai la stretta, anche se non sarei mai riuscita ad usare la sua stessa forza, e gli baciai appena appena il collo sfiorandolo poi con la punta delle dita.
Lo sentii cominciare a ridere prima di sciogliere l’abbraccio. -Bella, dai non fare così! Mi fai il solletico!-
Scoppiai a ridere anche io. -Scusami…-
Edward mi guardò per qualche istante con il suo solito sorriso storto sulle labbra, prima di prendermi la mano e stringerla forte. -Devo farti vedere una cosa… vieni.-
Incuriosita dalle sue parole mi lasciai guidare da lui e ci avvicinammo al letto, fermandoci proprio accanto alla scatola che lui aveva lasciato lì poco prima; lasciò la mia mano e le portò poi entrambe al gancio che teneva chiusa la scatola. Osservai le sue dita che toglievano il gancio ed alzavano il coperchio della scatola, rivelandone così il suo contenuto.
Osservai il primo dei due oggetti, quello che era più visibile e che saltava subito all’occhio: si trattava di una collana d’oro, elegante e dalla catenina spessa, a cui erano state applicate delle pietre preziose. Continuai ad osservarla anche quando Edward la prese tra le mani per mostrarmela più da vicino.
-Diamanti e rubini, l’ho fatta fare apposta per te- disse, sorridendomi.
Distolsi lo sguardo dalla collana e lo portai verso il suo viso, sconvolta, mentre sentivo il respiro che mi si bloccava nuovamente. Non poteva davvero aver fatto ciò…
-Edward, non… non dovevi…- balbettai, abbassando gli occhi. -Non ho bisogno di gioielli ed altre cose preziose…-
Lo sentii sospirare, tanto che ritornai ad osservarlo. Sorrideva mestamente, osservandomi, ed ogni tanto inarcava il sopracciglio destro: non sembrava essersi risentito da quello che gli avevo appena detto, anzi, sembrava quasi che si fosse aspettato una risposta del genere.
-Ero certo che mi avresti detto qualcosa del genere- disse, infatti, dopo qualche secondo di silenzio. -E so anche che non hai bisogno di tutto questo per essere felice… ma vedi, volevo farti un regalo, ci tenevo davvero tanto a farlo… e questa collana non sarà di certo bella come lo sei tu, ma come inizio può andare bene.-
Mi morsi le labbra, cercando di trattenere tutte le emozioni che riuscirono a scatenare le parole di Edward. Continuavo a ripetermi mentalmente sempre più spesso che non mi sarei mai abituata alla dolcezza e ai gesti che lui mi riservava quasi ogni giorno, e sembrava essere davvero così.
Ogni nuovo gesto, ogni nuovo abbraccio e ogni nuova parola che lui mi regalava sembrava sempre come se fosse stata la prima volta.
Alla fine gli sorrisi, emozionata, ed avvicinai le mani alle sue per poter sfiorare il gioiello che ancora stringeva tra le dita. Seguii con il dito le varie file di diamanti che circondavano i rubini, osservando la loro brillantezza e bellezza.
Sorrisi ancora, riportando gli occhi sul viso di Edward. -È… è bellissima- balbettai, sporgendomi per lasciargli un bacio sulla guancia. -Grazie. E scusami tanto per prima… è solo che, non sono abituata a tutto questo…-
Anche Edward sorrise, rassicurandomi, passando poi a sfiorarmi una guancia con la punta del dito. -Ti ci abituerai, piano piano… ho intenzione di farti regali sempre più spesso.-
Ridacchiai, seguita subito dopo da lui; in quel momento mi sarei dovuta preoccupare per quello che mi aveva appena rivelato, e forse avrei anche dovuto insistere affinché non mi regalasse nulla… ma sapevo che parlare di quelle cose in quel preciso istante non era giusto.
Ci sarebbe stato del tempo, più avanti, per cercare di far cambiare idea a Edward.
Smisi di ridere, rivolgendomi di nuovo a lui. -Mi aiuti ad indossarla?-
Edward non se lo fece ripetere due volte; si posizionò subito alle mie spalle e poggiò la collana sulla mia pelle scoperta, facendomi rabbrividire per il contatto con il metallo freddo. Scostai i capelli da un lato, reggendoli con la mano, in modo così da poterlo aiutare a allacciarmi la collana.
Chiuse il gancetto con un gesto rapido e poi sentii le sue mani carezzarmi il collo e le spalle. Sentii subito dopo il suo respiro caldo sulla nuca e rabbrividii ancora una volta; fui costretta a mordermi le labbra per evitare di fargli sentire un mio sospiro, uscito dalle labbra un po’ troppo alto.
Edward mi baciò la nuca, accanto all’attaccatura dei capelli, poi si rialzò con la testa e tornò a posizionarsi di fronte a me. Mi sorrise, abbassando poi gli occhi sulla collana che faceva bella mostra di sé sulla mia figura.
-Ti sta benissimo, devo ringraziare ancora una volta l’orafo che l’ha creata- disse tra sé, ritornando ad osservarmi.
Portai una mano sulla collana, carezzandola, e gli sorrisi mentre sentii le guance scaldarsi per l’imbarazzo; abbassai il viso, evitando il suo, e nel farlo intravidi la scatola che era ancora appoggiata sul letto, ancora aperta e dove sembrava esserci ancora qualcosa al suo interno.
-Cos’altro c’è lì dentro?- chiesi, tornando a guardare Edward.
Lui sorrise, ritornando a prendere in mano la scatola e frugandoci dentro. -Un altro piccolo oggetto che ti sarà utile in questa serata- mi spiegò, mentre riposava la scatola sul letto e mi mostrava ciò che aveva appena prelevato da essa.
Era una maschera, una maschera semplice e di un dorato scuro, decorata all’interno con alcuni ghirigori argentati ed in più aveva una striscia di tessuto sempre argenteo lungo i bordi. Non sembrava essere neanche troppo grande per il mio viso, ma comunque mi piaceva.
-È un regalo anche questo?- chiesi, prendendo la maschera dalle sue mani ed osservandola più da vicino. La maschera, al tatto, era rigida ma non troppo… perfettamente adattabile al viso di qualsiasi persona.
-Sì, puoi definirlo così… ma certo, non è prezioso come quelli che avrei voluto farti- disse prontamente lui, e dal suo tono di voce capii che stava diventando ansioso.
Mi affrettai a farlo smettere subito di parlare, non volevo che si preoccupasse per qualcosa che ancora non aveva avuto tempo e modo di svolgere. -Ehi, amore, tranquillo. Va bene anche così… mi piace. Mi piace davvero tanto- dissi, regalandogli un sorriso enorme.
Dopo aver visto che Edward si era tranquillizzato riportai la mia attenzione sulla maschera e, per scherzare un po’, la misi sul mio viso, reggendola per i lati: la sentii perfetta addosso, tanto che scoppiai a ridere per la felicità ed un po’ anche perché mi divertiva indossare qualcosa del genere.
Sembravo una bambina che sperimentava per la prima volta un nuovo gioco, e sotto alcuni aspetti mi sentivo davvero una bambina. Era la prima volta che prendevo parte a una festa in maschera, ed era sempre la prima volta che ne indossavo una.
-Come sto?- chiesi, ridendo ancora una volta.
Edward rise insieme a me. -Ti sta benissimo, Bella… aspetta, la fisso così non ti cade.-
Ritornò alle mie spalle ed afferrati i due nastrini dorati fissati ai lati della maschera cominciò a stringerli dietro la mia testa; quando ebbe finito tolse le mani e così feci anche io, notando che la maschera restava fissa al mio viso senza alcun bisogno di reggerla con le dita.
Mi voltai in giro per la stanza, cercando lo specchio, e quando lo avvistai mi precipitai davanti ad esso per osservare il mio riflesso. La maschera, notai, lasciava scoperta la maggior parte del mio viso mentre mi copriva da metà fronte fino a metà guance, lasciandomi scoperta anche la punta del naso.
Passai le dita ancora una volta sulla maschera, mordendomi di nuovo le labbra: tutto questo sarebbe bastato per far sì che Ludmilla, quella sera, non mi riconoscesse? E se invece, guardandomi soltanto una volta, avesse capito chi fossi?
Le mie paure, che per qualche momento mi avevano abbandonata, erano tornate di nuovo e, se possibile, erano più forti di prima.
Edward, giunto nel frattempo alle mie spalle, mi abbracciò da dietro e appoggiò il mento sulla mia spalla, osservandomi tramite il riflesso dello specchio. Strofinò più volte la sua guancia sulla mia, ed a quel movimento avvertii la cortissima barba che gli ricopriva il viso e che mi pungeva la pelle. Gli sorrisi, anche se non riuscii benissimo nell’intento, e poggiai le mani sulle sue, ferme sulla mia pancia.
-Vedrai, andrà tutto bene- sussurrò, baciandomi subito dopo la guancia.
Gli sorrisi di nuovo, annuendo, e sospirai subito dopo.
Edward sciolse l’abbraccio in cui mi aveva intrappolata e mi fece voltare verso di lui; prese le mie mani tra le sue e dopo averle baciate entrambe dolcemente cominciò ad avviarsi verso la porta, facendo in modo che lo seguissi anch’io.
-Credo che sia arrivato il momento di scendere… sei pronta, mia Principessa?-
Non ero pronta, non lo ero del tutto: mi sentivo nervosa perché sarei dovuta stare diverse ore insieme ad altre persone che non conoscevo, ed in più avevo sempre la paura che Ludmilla potesse riconoscermi anche se indossavo una maschera… ma se avevo Edward accanto stavo bene, e sapevo di poter affrontare tutto ciò.
Gli strinsi la mano, sospirando, e poi gli sorrisi mentre lasciavamo la mia stanza da letto. -Sono pronta.-

 
 

Ludmilla
 
 

-Ragazze… ragazze, siete pronte? Non possiamo arrivare in ritardo proprio questa sera!- esclamai, irritata, battendo un piede ripetutamente sul pavimento dell’ingresso.
In previsione di quella serata, così importante non solo per la mia figliola ma anche per me, avevo deciso di gestire l’intera giornata in modo così da avere il tempo necessario per la preparazione.
Avevo fatto sì che anche Jessica ed Angela lo facessero, e sperai che almeno per una volta saremmo uscite di casa ad un orario decente e senza causare ritardi… ma qualcosa sembrava essere andato storto.
Ero l’unica, infatti, ad aver finito di prepararmi e ad essere scesa al piano inferiore del palazzo; le mie due figlie, invece, dovevano trovarsi ancora nelle loro stanze e se non si fossero sbrigate saremmo arrivate alla festa in ritardo, quasi come ogni volta.
-Jessica! Angela?!- le chiamai di nuovo, sperando che almeno quella volta mi avessero sentito. -Sbrigatevi! Si sta facendo tardi…-
Qualche secondo dopo che ebbi terminato di parlare, vidi spuntare Angela da in cima alle scale, fasciata in un abito verde smeraldo che le stava un incanto; i capelli scuri , sciolti, le ricadevano lungo le spalle in morbide onde lunghe fino al seno. Vidi che in mano stringeva la sua maschera, anch’essa verde, che avevo ordinato qualche giorno prima in previsione della festa.
-Sei bellissima, cara… ma come mai non indossi la maschera?- le chiesi, quando fu giunta di fronte a me.
-La indosserò più tardi, forse- mi rispose, lisciandosi il corpetto del vestito senza che ce ne fosse alcun bisogno, -non mi piacciono molto queste cose, Madre, sai come la penso.-
Le sorrisi, carezzandole una ciocca morbida di capelli. -Lo so, tesoro, ma potresti fare un’eccezione almeno per questa sera? Sono sicura che a Jessica farebbe piacere.-
Angela sbuffò, alla mia richiesta, ma annuì nonostante non amasse molto partecipare a feste che avevano certe particolarità.
Restammo in silenzio per alcuni minuti, attendendo l’arrivo di Jessica, ed alzai lo sguardo quando sentii il rumore delle sue scarpe avvicinarsi alla scalinata; mi portai le mani sulle labbra, felice, non appena la vidi.
L’abito che avevo fatto confezionare in pochi giorni apposta per lei, color rosa pallido, le stava benissimo ed in qualche modo le donava; aveva le spalle e le braccia scoperte, anche se le piccole maniche ed i guanti coordinati lunghi fino al gomito le coprivano in gran parte, ed il corpetto era ricoperto di perle sfumate che andavano dal bianco al rosa.
Julianne e Margaret, che avevano aiutato Jessica a prepararsi, avevano acconciato i capelli di mia figlia nel modo che avevo espressamente richiesto, ossia in una stretta crocchia dietro alla testa con alcuni fermagli bianchi a decorarla.
Aveva già indossato la maschera, di colore bianco, e le stava benissimo anche quest’ultima; se non stessimo andando ad una semplice festa, molto probabilmente avrei pensato che Jessica fosse una sposa bellissima.
-Oh, Jessica, fatti vedere!- mi avvicinai a lei, prendendole le mani tra le mie, e la osservai meglio da vicino. Le sorrisi, dopo aver appurato che quella sera era veramente un piccolo gioiello prezioso. -Sei stupenda, mia cara, davvero stupenda!-
Notai le guance di Jessica, già rosate dal fard, accendersi ancora di più, accompagnate dal sorriso timido che raramente compariva sul suo volto. -Grazie, Madre…-
Carezzai i suoi capelli sulla testa, sentendoli morbidi nonostante fossero molto tirati, e le sorrisi nuovamente prima di voltarmi verso il portone. -Sarà meglio andare, adesso, altrimenti arriveremo in ritardo e non possiamo proprio permettercelo, stasera!-
Margaret, che era scesa insieme alla nipote, si avvicinò insieme al portone e lo aprì, chinando la testa per qualche secondo prima di rialzarla. -Passate una buona serata, Signora- disse.
-Grazie, Margaret.-
Uscii nella fresca aria della sera, abbastanza fresca da costringermi a stringere meglio attorno alle mie spalle la stola abbinata all’abito per evitare di sentire altri brividi. Scesi i pochi gradini dell’entrata e successivamente mi avvicinai alla carrozza, fermata lì davanti, mentre Paul mi faceva un cenno di saluto ed apriva lo sportello per farmi accomodare all’interno del mezzo.
Jessica entrò nella carrozza subito dopo di me, prendendo posto al mio fianco, ed insieme aspettammo che Angela ci raggiungesse… ma dopo un paio di minuti ciò ancora non era accaduto.
-Angela!- la chiamai, sperando che il mio richiamo la smuovesse un po’.
Fortunatamente fu così, e dopo pochi secondi di attesa anche lei era salita sulla carrozza e si era seduta di fronte a me ed a sua sorella; aveva il respiro leggermente più rapido, per via della corsa, e si scusò con noi del suo ritardo dopo aver sospirato piano.
Dopo qualche altro istante sentimmo tutte e tre la carrozza cominciare a muoversi lungo il viale, pronta ad accompagnarci al castello.
 

-
 

-Non sopporto tutto questo!- si lamentò Angela quando sua madre e sua sorella uscirono fuori, rivolgendosi a Julianne. -E questo vestito è troppo stretto!-
Julianne rise, sentendo la sua amica protestare. -Sarà anche stretto, Angela, ma è meraviglioso…-
Angela lanciò un occhiataccia a Julianne, prima di cominciare a ridere. -Quando lo toglierò allora te lo regalo, sono certa che tanto non lo indosserò più!-
Anche Julianne rise insieme a lei, ma si zittì quasi subito per via di un pensiero che le tornò in mente in quel preciso momento e che le aveva fatto visita per gran parte della giornata.
-Credi che ci sarà anche Bella, questa sera, al ballo?- chiese in un sussurro.
Ludmilla non si trovava accanto a loro, avrebbe anche potuto parlare ad alta voce,ma… ma forse la paura che potesse ugualmente sentirla costrinse la ragazza ad usare un tono di voce basso.
Angela, colpita dalla domanda che la ragazza le aveva appena posto, batté un paio di volte le lunghe ciglia prima di risponderle. -Ma certo che ci sarà. Sono sicura di questo… ho come la sensazione che questa sera tutti sapranno che Bella si trova qui, in Francia, e non in viaggio per l’Europa come ha sempre raccontato a tutti la mamma.-
Julianne annuì, rincuorata un po’ dalle parole della sua amica, e sospirò. -Lo spero davvero tanto...-
Non riuscì a dire altro perché, dall’esterno, giunse alta la voce di Ludmilla che chiamava sua figlia: stavano facendo tardi per partire, e da una parte Julianne non voleva farle perdere altro tempo. Voleva, con tutta se stessa, che Angela scoprisse che Bella fosse davvero presente al ballo.
Il biglietto che era stato recapitato qualche giorno prima, scritto dal Principe, diceva che la ragazza era tornata a casa con lui e che si trovava al castello… ma voleva comunque essere sicura che fosse così.
-Vai adesso, non far passare altro tempo!- esclamò, spingendo piano il corpo di Angela verso la porta. -E saluta tanto Bella da parte mia, quando la vedrai.-
Angela annuì, sorridendole. -Sarà la prima cosa che farò, non preoccuparti.-
Salutò Margaret, la zia di Julianne, con un gesto rapido della mano ed uscì fuori, raggiungendo la carrozza rapidamente e salendoci sopra. Non passò molto prima che questa partisse.
 

-
 

Il salone dei ricevimenti era già gremito di persone, quando arrivammo; eravamo giunte in ritardo, nonostante avessi cercato di evitarlo per quell’unica volta, ma non eravamo state le uniche ad esserlo. Dopo di noi, infatti, vidi arrivare un paio di altre persone.
L’ampia sala, illuminata da centinaia di candele, era animata grazie al vociare allegro delle varie persone presenti ed una leggera musica suonava tutto intorno. L’ora dei balli non era ancora arrivata, ed almeno per quello potevamo dire di essere arrivate in tempo.
-Oh, Madre, guarda! Non è meraviglioso?- Jessica, che si trovava al mio fianco, non la smetteva un secondo di guardarsi intorno emozionata e di sorridere. Si voltò verso di me, infine, e si appoggiò al mio braccio. -È la prima volta che prendo parte ad una festa simile… oh, fatico ancora a crederci!-
-Oh, ma Jessica! Dovrai abituarti a tutto questo, cara! Non sarà l’unico a cui parteciperai, e presto ce ne saranno altri, ne sono certa…- la rassicurai un po’, a bassa voce per evitare che qualcuno potesse sentire le mie parole, carezzando poi la sua mano guantata che si trovava ancora sul mio braccio.
Angela, che si trovava al mio fianco, si voltò verso di me smettendo così di guardarsi intorno; il suo volto, coperto in gran parte dalla maschera verde, mi era precluso ma riuscii a vedere ugualmente i suoi occhi stringersi ed osservarmi in maniera quasi intimidatoria… sembrava quasi che non gli fossero piaciute le mie parole.
-C’è qualcosa che non va, Angela?- le chiesi, cercando di capire il motivo della sua occhiata.
Lei scosse la testa, osservandomi per qualche altro istante prima di distogliere lo sguardo dal mio. Tornò a guardarsi intorno, ed incuriosita cominciai anche io a farlo, osservando di tanto in tanto i vari ospiti ed i vari abiti che indossavano le donne… ma venni interrotta quasi subito.
-Ludmilla!-
Mi girai, sentendo che qualcuno mi stava chiamando, ed incontrai ben presto il viso sorridente ed allegro della Duchessa Denali, Irina; come me, non indossava alcuna maschera ma comunque indossava un abito color bronzo che risaltava sulla sua pelle chiara e che sembrava essere nuovo di zecca.
Mi si avvicinò in fretta, agitando in aria il ventaglio che teneva tra le mani. -Oh, cara Ludmilla! Quanto tempo è passato!-
Ricambiai il suo saluto, baciandole le guance. -Troppo tempo, Irina, ne è passato veramente troppo… come stanno le vostre care figlie?-
Irina rise, aprendo il ventaglio e agitandolo un poco; prima di rispondermi si carezzò un ricciolo biondo che le scendeva lungo la tempia sinistra. Era una donna molto bella, ed anche molto vanitosa; in ogni occasione non perdeva tempo nel mostrare la sua bellezza.
-Stanno benissimo, mia cara! Tanya è felicemente sposata con il Marchese Nomadi, James, hai presente? Sono un paio di mesi ormai… e non sono potuti venire stasera per via di alcuni affari che mio genero doveva sbrigare all’estero! Un vero peccato, devo dire, ma l’altra mia figliola, Kate, è qui che gira per la sala con suo padre…-
Mi si avvicinò di più, abbassando la voce, -Gira voce, Ludmilla, che stasera avverrà il fidanzamento del Principe Edward. Per questo motivo le nostre fanciulle hanno indosso delle maschere: il Principe sceglierà quella che più gli aggrada, soltanto parlando con loro ed ignorando la loro identità… oh, spero tanto che scelga la mia bambina!-
L’ultima informazione che Irina mi diede, inconsapevolmente, mi fece capire che quello che avevo solo supposto fino a quel momento fosse vero: il Principe quella sera avrebbe annunciato il suo fidanzamento. Ma la donna che avevo di fronte non poteva immaginare che lui, in qualche modo, avesse già scelto la sua futura sposa.
E non si trattava di sua figlia Kate.
Sorrisi, ridacchiando sommessamente. -Sarei molto felice se Kate fosse scelta, Irina, ma lo sarei molto di più se fosse scelta mia figlia Jessica… sai, stasera in qualche modo siamo in rivalità!-
Scoppiai a ridere, seguita da Irina. Le mie due ragazze, che non erano interessate ai nostri discorsi, se ne stavano un po’ in disparte e non parlavano tra di loro, nonostante fossero vicine. Sembravano ancora arrabbiate per il litigio che avevano avuto la settimana precedente…
-Oh, Ludmilla, purtroppo hai ragione! Beh, cosa posso dire, sono entrambe due belle ragazze… ma, ahimè!, non lo sono quanto la giovane fanciulla che è presente stasera…- l’entusiasmo di Irina scemò alla fine della frase, e con un sospiro tornò a farsi aria con il suo ventaglio.
Inarcai le sopracciglia, confusa. -Quale giovane fanciulla?-
-Una graziosa fanciulla, mia cara, che a quanto mi è sembrato capire è ospite del Re e della Regina da pochi giorni! Ho avuto il piacere di conoscerla poco dopo essere arrivata qui, stasera, e davvero mi ha colpito particolarmente.- Irina si guardò un attimo intorno, poi avvicinò il viso al mio per riprendere a parlare con voce sussurrata. -Per un istante mi è sembrato di rivedere in lei la cara Reneè. So che ha indosso una maschera e che non mi era possibile capirlo appieno, ma ha i suoi stessi lineamenti del viso… se non fosse stato per il colore dei capelli e degli occhi, l’avrei scambiata proprio per lei! Ma forse mi sono soltanto sbagliata.-
Raggelai sul posto, sentendo tutto ciò. Irina, inconsapevolmente, aveva descritto quella ragazza di cui non sapevo ancora il nome come se fosse la piccola Isabella. Isabella, che da quasi un mese si trovava dai Baroni Whitlock proprio come io avevo deciso e controllato che avvenisse.
Non poteva davvero trovarsi lì, Isabella.
-Mia cara, forse ti sei davvero sbagliata.- cercai di sviare un po’ il discorso in quel modo, e posai distrattamente la mano sulla sua spalla.
-Sarà, ma a me è sembrata davvero lei… oh!- chiuse il ventaglio di scatto, allungandolo di fronte a sé e guardando un punto che si trovava alle mie spalle. -Guarda tu stessa… è lì, al braccio del Principe Emmett!-
Feci come aveva detto, e mi voltai pronta a guardare con i miei stessi occhi la fanciulla che assomigliava così tanto a Reneè. Un po’ di ragione dovetti dargliela, perché aveva qualcosa che la ricordava vagamente.
La giovane che mi aveva indicato stava sorridendo, forse per qualcosa che le aveva appena detto il Principe che le porgeva il braccio, ed ogni tanto abbassava il viso come se si stesse imbarazzando. Era una bella ragazza, davvero una bella ragazza… ma a causa della distanza che c’era tra di noi non riuscii a capire bene se fosse veramente identica a Reneè, contando anche la maschera dorata che le nascondeva gran parte del viso.
-Irina, ha qualcosa di suo ma… non so, non riesco a capirlo da questa distanza.-
-Forse più tardi potresti andare a conoscerla… è una così cara ragazza, Ludmilla, dico sul serio! Non sai quanto mi è dispiaciuto quando ho saputo che ha perso i genitori poco tempo fa.- Sospirò, portandosi una mano al petto. -Povera piccina…-
-Oh! Mi dispiace molto…- mormorai, tornando ad osservare la ragazza.
Irina si congedò da me qualche minuto dopo, dicendomi che andava a controllare dove fossero il marito e la figlia e promettendomi che presto sarebbe tornata da me per parlare ancora. La salutai, e restai per un bel po’ a guardare da lontano quella ragazza che sembrava attrarre il mio sguardo in un modo quasi ossessivo.
Volevo scoprire quale fosse il suo nome, giusto per togliermi quel pensiero dalla testa, ma non volevo essere proprio io quella che andava da lei e dal Principe a chiedere ciò. In un modo inspiegabile per me, avevo timore di andare da loro e parlare con la sconosciuta.
Sentii qualcuno battermi sul braccio improvvisamente, facendomi sobbalzare, ma mi tranquillizzai quando notai che si trattava semplicemente di Angela; aveva tolto la maschera, che teneva tra le mani. Non mi arrabbiai per quel gesto, era stata già abbastanza brava da portarla fino a quel momento sapendo quanto detestasse quegli inutili accessori.
-Mi allontano per qualche minuto, Madre… mi piacerebbe salutare il Principe Emmett- mi spiegò, tormentando con le dita la povera maschera che stringeva.
Avevo anche risolto il mio problema; Angela, andando dal Principe, avrebbe sicuramente parlato alla ragazza che aveva al fianco ed avrebbe sicuramente saputo il suo nome. Meglio di così non poteva andare.
-D’accordo cara, vai pure… e saluta anche la giovane che è con lui, mi raccomando.- Le sorrisi, cercando di non mostrarmi troppo entusiasta per conoscere il nome della ragazza.
Angela annuì, e subito si allontanò da me per dirigersi verso il Principe e la sua graziosa accompagnatrice; fino a quando non avrei saputo il suo nome, avrei potuto definirla soltanto in quel modo.
-Madre, ma dov’è il Principe Edward? Non sono ancora riuscita a vederlo…- Jessica si rivolse a me, preoccupata.
-Sono sicura che è qui intorno, mia cara, stai tranquilla- le dissi, cercando di farla tornare serena.
 

-
 

Angela si stava avvicinando ai due ragazzi che, pochi minuti prima, aveva intravisto e che aveva tenuto d’occhio fino a quando non aveva trovato il coraggio di raggiungerli.
Aveva riconosciuto subito Emmett, alto e grosso com’era era pressoché difficile sbagliarsi con lui… ed era rimasta molto stupita, invece, quando aveva visto la ragazza aggrappata al suo braccio. Aveva immaginato che fosse una sua amica od una sua parente… ma poi la ragazza si era voltata ed aveva notato che Angela la stava osservando, regalandole un piccolo sorriso ed un saluto con la mano. Era stato impossibile, per Angela, non riconoscere quel sorriso.
Quello stesso sorriso che aveva visto così spesso sul volto di Bella e che la caratterizzava così tanto.
Era stato difficile per Angela contenere la gioia che provava, dato che si trovava ancora accanto a sua madre, e grazie alla piccola e semplice scusa che aveva usato poteva andare a salutare come avrebbe tanto voluto fare la sua amica, ovviamente senza dare troppo nell’occhio e senza far venire dei dubbi.
Si era preoccupata un po’ quando sua madre le aveva raccomandato di salutare anche la ragazza che si trovava insieme a Emmett, ed aveva avuto paura, per un piccolo istante, che avesse capito chi fosse in realtà… ma si era tranquillizzata, quando aveva notato che il volto di Ludmilla era tranquillo e per nulla preoccupato o nervoso.
Raggiunse i due ragazzi con un enorme sorriso sul volto, riflesso della gioia e dell’entusiasmo che provava dentro di sé; anche gli altri due ricambiarono il suo sorriso, anche se Bella avrebbe voluto tanto stringere a sé Angela e non lasciarla più andar via… ma doveva contenersi, non voleva far capire a Ludmilla, che aveva notato qualche minuto prima, che anche lei si trovava nella sua stessa stanza.
-Bella! Mio Dio, sei bellissima...- sussurrò Angela, torturando ancora di più tra le mani la sua povera maschera nel tentativo di contenersi. Avrebbe voluto stringere le mani di Bella, ma non voleva compiere un gesto così azzardato.
Ci pensò Bella a toglierle quel peso, prendendole le mani e stringendole forte mentre le sorrideva ancora più apertamente di prima. Anche lei era felice di rivedere Angela, ed in quel momento si sentì enormemente in debito con lei, oltre che con gli altri che non erano presenti… dopotutto, se si trovava di nuovo lì, a casa, lo doveva a lei ed a tutti gli altri.
-Lo sei anche tu, Angie, anche tu…- le sussurrò, ridacchiando nervosamente.
Anche Angela si unì a lei, e solo quando sentì la risata divertita di Emmett si ricordò che anche lui si trovava insieme a loro; si voltò verso di lui, abbandonando subito le mani di Bella. -Oh Emmett, non ti ho neanche salutato! Mi dispiace!-
Lui gesticolò con una mano, facendole capire che non era successo nulla di male. -Non preoccuparti Angela, non è la prima volta che accade questa sera.-
Le ragazze scoppiarono a ridere entrambe alle parole di Emmett; Angela fu la prima a smettere, tornando poi ad osservare Bella in volto. Non le sembrava ancora vero che fosse lì, proprio di fronte a lei.
-È vero quello che dicono tutti? Stasera ci sarà il fidanzamento… il tuo fidanzamento?- le chiese, non riuscendo a trattenersi per la curiosità.
Aveva sentito prima qualche piccolo stralcio dei discorsi che sua madre aveva intrattenuto con la Duchessa Denali, che le era sembrata molto sicura della notizia, ma lei non aveva voluto crederci, a meno che non avesse avuto una fonte sicura a cui chiedere. E chi, se non Bella, poteva dargli quella risposta che tanto le premeva di sapere?
La ragazza sorrise, imbarazzata, ed annuì con la testa mentre abbassava lo sguardo.
-Oh, che meraviglia! Finalmente tutto sta andando come dovrebbe andare!- Angela contenne a stento la gioia mentre le parlava, carezzandole gentilmente il braccio.
Bella rialzò il viso, sorridendole, e fu allora che le ritornò in mente quello che solo poco prima avrebbe voluto dirle. -Angie, io volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto. Se non fosse stato per te, in questo momento forse io ed Edward ancora non ci saremmo ritrovati…-
-No no Bella, non mi devi ringraziare, non ho affatto bisogno dei ringraziamenti! L’ho fatto con piacere e lo rifarei altre mille volte!- disse, concitata, bloccando la sua amica. -So che tu, al mio posto, avresti fatto la stessa cosa… e se anche non fosse così, io lo farei ugualmente perché ti voglio bene.-
-Oh, ti voglio tanto bene anch’io!- Bella, commossa per quelle parole, strinse di nuovo le mani di Angela e si morse le labbra, cercando di trattenere le lacrime. Non voleva piangere proprio in quel momento.
-Ehi, Angela… vostra madre guarda di continuo da questa parte, dobbiamo preoccuparci?- Emmett, accortosi delle continue occhiate di Ludmilla, trovò giusto mettere al corrente anche le due ragazze.
-No, non penso, forse si starà semplicemente chiedendo come mai ci sto mettendo tutto questo tempo a salutarvi- scrollò le spalle, dopo aver lanciato una veloce occhiata verso la madre. -Non ha riconosciuto Bella, quindi è impossibile che si stia preoccupando per questo motivo…-
Bella sospirò, a quelle parole. Si era preoccupata enormemente, quella sera, pensando che la maschera che indossava non avrebbe aiutato nel celare la sua identità… ma sembrava che invece avesse funzionato.
-Sarà meglio che vada, così non si insospettirà.- Angela sospirò, del tutto restia nell’allontanarsi. -Ci rivedremo presto, noi due, vero?- chiese poi a Bella.
-Ma certo! Anche tutti i giorni!- rispose prontamente lei, felice all’idea di rivedere presto la sua amica.
Angela salutò sia lei che Emmett e rapidamente tornò da sua madre e da sua sorella; il suo umore dall’inizio della serata si era risollevato enormemente, grazie a Bella ed anche alla notizia che aveva ricevuto da lei.
 

-
 

-Perché ci hai messo tutto questo tempo?- chiesi, non appena Angela fu tornata da me.
Non pensavo che per salutare il Principe gli ci fossero voluti tutti quei minuti. Certo, dovevo contare anche il fatto che gli avevo chiesto di salutare la giovane ragazza che era insieme ad Emmett, ma non immaginavo che poi avessero intrattenuto una conversazione.
Angela, sentendo la mia domanda, mi osservò per qualche lungo istante prima di mordersi un unghia, vizio che sembrava essere tornato da poco. -Stavamo solo parlando…- disse alla fine, sorridendo leggermente.
Sospirai, chiudendo gli occhi per un secondo; li riaprii, osservandola ancora una volta. -Spero che tu ti sia comportata bene, Angela.-
-Su questo non devi assolutamente preoccuparti, Madre. Nessuno avrà da ridire sul mio comportamento, stasera…- sembrava essere rimasta offesa dalle mie parole, e chinò il capo subito dopo che mi ebbe parlato.
Non badai molto al suo comportamento, dopotutto non le avevo detto nulla di male. -Allora, mia cara, hai conosciuto quella graziosa fanciulla?-
-Ti riferisci a Laurine? Oh, certo che l’ho conosciuta!- esclamò, aprendosi in un sorriso. -È una così cara ragazza, Madre. Mi ha chiesto se qualche giorno possiamo incontrarci qui. Sai, resterà ospite per qualche settimana al castello… piacerebbe ad entrambe trascorrere del tempo insieme, per conoscerci meglio.-
Quindi, Laurine era il nome della ragazza… completamente diverso da quello della mia cara Isabella. Ero stata una sciocca a credere che potesse trattarsi di lei, ed a credere alle parole di Irina. Non c’era nulla di cui preoccuparsi veramente.
-Una bellissima idea, Angela, davvero una bellissima idea. Sono certa che anche Jessica vorrebbe unirsi a voi, uno di questi giorni…-
-Cos’è che devo fare?- domandò quest’ultima, sentendosi interpellata.
-Per adesso nulla, Jessica, ti spiegherò tutto più avanti.- Sviai il discorso, rimandando ad un altro momento il tempo delle spiegazioni, ma non mi sfuggì l’occhiata sconcertata che fece Angela quando le proposi di coinvolgere anche sua sorella.
La serata, mano a mano che proseguiva, si animò sempre di più. La Duchessa Denali tornò come aveva promesso a parlare con me, trascinandosi dietro il marito Garrett e la figlia Kate, ma ben presto restammo da sole.
Garrett, infatti, trovò più interessante intraprendere una conversazione con altri signori che stare in nostra compagnia, mentre le nostre figlie decisero di andare a fare un giro lungo l’intera sala del ricevimento.
-Hai conosciuto la ragazza, Ludmilla?- mi chiese Irina, tra un discorso ed un altro.
-Non ancora, ma mia figlia Angela ha parlato con lei quando è andata a salutare il Principe… ha espresso il tuo stesso parere, mia cara.- la informai, mentre mi sistemavo meglio sulle spalle la stola che mi stava scendendo lungo le spalle.
-Laurine? È questo il suo nome?-
-Angela ha detto che si chiama così. Perché? Non lo sapevi?- chiesi, confusa da quella sua domanda.
Irina scosse la testa, riprendendo a muovere il ventaglio. -No, a me non lo ha detto… oh, ma che caldo assurdo fa in questo posto! E siamo soltanto a metà Maggio! Quest’estate sarà infernale, me lo sento!-
Lasciai Irina alle sue frivole lamentele e lasciai vagare per l’ennesima volta lo sguardo lungo la sala, ed i miei occhi si soffermarono come se avessero avuto vita propria sulle figure di Emmett e di Laurine, impegnate a parlare con una persona che, quella sera, non avevo ancora avuto il piacere di incontrare.
Stavano parlando con il Principe Edward, elegante ed impeccabile come sempre come si dovrebbe, d’altronde, per una persona del suo alto rango; lui sembrava stesse parlando tranquillamente con il fratello, il sorriso presente sulle sue labbra, mentre stringeva lievemente la mano della giovane Laurine.
Osservandoli attentamente, forse con più accuratezza di quanto non avevo fatto prima, mi saltò all’occhio un particolare: la ragazza indossava anch’essa una maschera, proprio come tutte le altre che erano presenti nella sala… ed oltre a quel piccolo dettaglio, mi tornarono in mente le parole che Irina mi aveva rivolto all’inizio, non appena aveva accennato a Laurine.
Anche lei, come le nostre figlie e le altre fanciulle presenti in quella sala, poteva essere scelta per diventare la futura compagna del Principe.
In quel momento realizzai che il mio piano non avrebbe raggiunto la conclusione tranquillamente come avevo pensato; avevo pensato che tutto sarebbe andato liscio come l’olio, dopo aver scacciato la minaccia che rappresentava Isabella… ma adesso, con Laurine, Kate e tutte le altre ragazze presenti, sembrava che stesse fallendo pian piano.
Sperai, però, che il Principe sapesse quale ragazza dovesse scegliere e che avesse riconosciuto mia figlia nonostante la maschera che indossava sul volto. Sperai, anche, che non decidesse di prendere in sposa una ragazza solo perché era più bella di un'altra.
Mi congedai da Irina qualche secondo dopo, decisa ad uscire per un po’ di tempo dalla sala, giusto per prendere qualche boccata di aria fresca. Dentro a quella sala, dovevo dar ragione ad Irina, faceva davvero molto caldo.
Mi strinsi meglio la stola attorno alle spalle e stavo per attraversare la porta quando incontrai il Re e la Regina, sorridenti, che rientravano proprio in quel momento nella sala.
-Ludmilla, cara!- Esme mi salutò, non appena mi vide, baciandomi le guance. -Che piacere vederti anche in questa serata! Spero che stia andando tutto bene…-
-Va tutto bene, Esme, veramente tutto bene. E questa festa è davvero magnifica, non c’è nulla che non vada!-
Lei, rilassandosi alle mie parole, si voltò verso il marito che, in silenzio, era rimasto al suo fianco. -Carlisle, caro, intanto torna dai nostri ospiti… è quasi arrivato il momento, è meglio che uno di noi sia presente quando avverrà.-
Non sapevo di quale momento stessero parlando, e l’unico che mi venne in mente fu l’annuncio del fidanzamento. A quella constatazione provai ansia e preoccupazione, sensazioni del tutto diverse rispetto alla gioia ed all’impazienza che avevo provato per giorni e giorni, fino a quella sera.
-Va bene, cara… Ludmilla cara, le auguro un buon proseguimento di serata- mi salutò il Re, chinando il capo.
Feci la stessa cosa, ricambiando il saluto, ed il Re tornò all’interno della sala, lasciando me e la Regina da sole. Lei mi sorrise ancora, mentre si stringeva le mani e le poggiava sul suo ventre. Sembrava leggermente in ansia, ma pensai che fosse normale dato quello che sarebbe accaduto di lì a poco…
Lo sarei stata anche io, se fossi stata sicura del fidanzamento di mia figlia.
-Accidenti, non riesco a stare del tutto tranquilla stasera! Sarà meglio che torni dentro, insieme agli altri… ma, mia cara, dov’è che stavi andando?- chiese, dopo qualche secondo di silenzio, sciogliendo di nuovo le mani.
-Stavo… stavo solo uscendo un poco… dentro fa molto caro, Esme.- le spiegai, agitando la mano davanti al viso per farmi un po’ di aria.
-Ma proprio adesso? Ludmilla, potete anche uscire più tardi… dobbiamo tornare dentro, adesso, non potete perdervi proprio questo momento così atteso da tutti!-
-Ma…-
Non riuscii ad oppormi, troppo sorpresa dall’intraprendenza di Esme. Con un gesto rapido intrecciò le nostre braccia e cominciò ad incamminarsi verso l’interno della sala, costringendo così anche me a seguirla. In un batter di ciglia raggiungemmo il centro del salone, e solo quando fummo lì la Regina lasciò andare il mio braccio.
Mi guardai intorno, sorpresa di come avessimo camminato così in fretta, e sussultai quando notai che ci trovavamo vicino al Principe Emmett e a Laurine.
Esme li salutò entrambi con un cenno elegante della mano, che fu subito ricambiato da loro; per non sembrare scortese, visto che li stavo osservando, li salutai anche io con la mano e loro prontamente ricambiarono il mio saluto. Fui sorpresa di notare come Laurine si rivolse a me, sorridendomi gentilmente ed educatamente, come se mi conoscesse già…
All’improvviso al mio fianco spuntarono Jessica ed Angela, trafelate come se avessero corso per arrivare fino a lì; entrambe, potei notare, avevano il viso arrossato. Riuscii a vederlo persino sul volto di Jessica, che indossava ancora la maschera rispetto alla sorella.
-Oh, Madre, sta accadendo! Sta accadendo proprio adesso… come avevamo sempre sperato!- cominciò ad esclamare Jessica, emozionata e quasi senza fiato.
-Jessica, stai calma per favore! Non urlare in questo modo!- la ammonii, cercando di non farle dire altro; forse lei ancora non si era resa conto del fatto che Esme, la nostra cara ed amata Regina, era proprio accanto a noi.
-Ma…-
Jessica non disse altro, non perché le impedii di proseguire ma perché fu qualcun altro ad averla interrotta; o meglio, la interruppero due persone che, in quel momento, stavano cercando di attirare su di loro tutta l’attenzione degli ospiti presenti in sala.
Il Principe Edward e suo padre, Carlisle, si trovavano poco distanti da noi, giusto qualche metro, e sorridevano entrambi mentre attendevano che il brusio delle voci cessasse, in modo da poter prendere tranquillamente loro la parola.
-Amici cari, io e la mia famiglia vi ringraziamo con tutto il cuore per essere accorsi qui, a festeggiare insieme a noi questo momento di grande gioia- cominciò a dire il Re, con un sorriso enorme sulle labbra. Un leggero applauso risuonò nella sala, mentre lui poggiava una mano sulla spalla del figlio.
-Stasera voi siete qui per festeggiare con noi il fidanzamento di mio figlio Edward. La giovane, che diventerà presto sua moglie e che un giorno siederà accanto a lui sul trono, si trova in questa stanza… ed è stato proprio Edward a sceglierla come sua compagna. Quello a cui assisteremo a breve non sarà un semplice matrimonio combinato.-
Un brivido corse lungo la mia schiena, sentendo il Re rivolgersi in quel modo a tutta la sala. La notizia del fidanzamento era vera, come avevo sperato da vari giorni a quella parte e come mi aveva anche accennato Irina.. ma non potevo certo sperare che il Principe scegliesse mia figlia come sua sposa, se era stato lui stesso a scegliere la sua compagna.
Carlisle, sempre sorridendo, disse qualcosa a bassa voce a suo figlio e poi lo sospinse in avanti, come se lo stesse incitando a fare qualcosa. Edward, sorridendo anche lui, stette per qualche secondo ad osservare le varie persone che erano presenti nella stanza e poi si mosse… avanzando proprio verso il punto in cui ci trovavamo noi.
Restai sorpresa, ed un briciolo di speranza tornò dentro di me, ma venne subito scacciata dall’amarezza quando lo vidi dirigersi sì verso di noi, ma un po’ più in disparte, raggiungendo suo fratello e Laurine.
Edward si inchinò alla ragazza, standole di fronte, e dopo averle sorriso le porse la mano, in modo da poterci far appoggiare sopra quella di Laurine. Lei, sorridendo in modo un po’ timido, la prese e lasciò che il Principe gliela baciasse.
Si guardarono profondamente negli occhi per qualche lungo istante, prima di incamminarsi per raggiungere Carlisle che, come tutti gli altri, li guardava anche lui con un sorriso sincero sulle labbra.
In quel preciso istante, osservando quella giovane coppia che si era appena formata e che riceveva la benedizione del Re, capii che il mio sogno si era appena infranto. Io, che avevo voluto vedere con tutte le mie forze Jessica sposata con un reale, vedevo i miei desideri spezzarsi in un piccolo ed insignificante secondo.
-Oh, non sono bellissimi?- mi girai verso Esme che, commossa, continuava a vedere suo figlio e sua nuora parlare tranquillamente con suo marito. -All’inizio ero così scettica, credevo che Bella non fosse la ragazza giusta per lui, ma mi sono dovuta ricredere. Guardali come sono felici insieme!-
Boccheggiai, ritrovandomi improvvisamente a corto d’aria. Quella ragazza, Laurine… in realtà si chiamava Bella? Bella, come il nomignolo con cui la mia figliastra Isabella si faceva chiamare da tutti?
-B-Bella?-
Mi voltai in fretta, riportando gli occhi di nuovo sulle due figure che parlavano tranquillamente, e sobbalzai quando vidi che la ragazza si stava togliendo la maschera. La porse ad Edward, e poi si voltò con calma per farsi vedere a tutti in viso; aveva le gote arrossate ed un sorriso timido faceva capolino sulle labbra, due dei particolari che più spiccavano sul volto di Isabella.
Avevo avuto dieci anni della mia vita quella ragazza dentro casa, e per dieci anni l’avevo vista ogni giorno; non riuscivo a credere che non l’avessi riconosciuta subito. Era così palese che fosse lei, anche a distanza.
-Non mi avevi mai detto, Ludmilla, che Bella somigliasse così tanto alla cara Reneè…-
Tornai a guardare Esme, che aveva assunto tutto d’un tratto un espressione severa e delusa allo stesso tempo. -Non… non ne ho mai avuto l’occasione. Sai, Esme, non vedevo la cara Isabella da tanto tempo…-
Lei ridacchiò, senza distogliere lo sguardo dal mio viso. -Buffo. Da quel che ne so, mia cara, hai avuto il piacere di vedere Bella tutti i giorni, in questi dieci anni… tranne, forse, per queste ultime settimane, dato che l’hai cacciata via dalla sua stessa casa e condotta da mia nipote Alice, la Baronessa Whitlock.-
Sapeva tutto. Esme sapeva tutto, e sicuramente sapeva tutto anche suo marito. Erano a conoscenza di quello che avevo fatto ad Isabella, di come avevo cercato di rendere me stessa l’unica erede dei beni di Charles Swan e, forse, sapevano anche di come avevo provato a far sposare mia figlia con Edward.
Restai in silenzio, incapace di dire anche la minima cosa che potesse discolparmi… ma dopotutto, cosa potevo dire? Assolutamente nulla.
-Domattina, Ludmilla, dovrai venire qui. C’è qualcosa di cui dobbiamo parlare urgentemente. Adesso scusami, ma devo andare dai miei cari…-
Esme se ne andò dopo avermi detto ciò, lasciandomi scossa e con tantissimi pensieri in testa… ma, almeno, non sembravo essere l’unica. Anche Jessica, al mio fianco, sembrava scossa: aveva tolto la maschera dal viso e adesso quest’ultimo era solcato da lacrime amare.
-Io… io non capisco- balbettò, tirando su col naso e parlando istericamente. -Perché lei si trova qui? Non l’avevi mandata via? Perché è tornata a rovinare tutto? Perché deve rovinare sempre tutto?-
-Smettila, insomma!- sbottai, alla fine. -Smettila solo per un secondo di pensare a te stessa!-
All’improvviso sentii il bisogno urgente di prendere dell’aria, dell’aria fresca e che non fosse così piena di gioia come quella che si respirava in quella sala. Mi voltai, raggiungendo in fretta la porta d’uscita, senza neanche preoccuparmi di aver lasciato le mie figlie indietro.

 
 

Bella
 
 

Uscii nell’aria fresca della sera, felice di essere lì e di poter scacciare per qualche istante il caldo insopportabile che era presente in quella sala. Risi, sentendomi improvvisamente leggera, e raggiunsi la piccola balconata in marmo che si trovava lì vicino.
Portai il viso verso l’alto, osservando come se fosse la prima volta il cielo scuro e pieno di stelle, libero dalle nuvole ed assurdamente meraviglioso. Un paio di braccia, calde, forti e familiari, mi circondarono le spalle in quello stesso istante e mi strinsero contro un petto, anch’esso familiare e caldo.
Portai le mani sulle braccia di Edward, aggrappandomi con le dita alle maniche della sua camicia di velluto, e lo sentii quasi subito rafforzare la stretta, come se avesse avuto paura che avessi deciso di interrompere quel contatto.
Le sue labbra, morbide e leggere, si posarono tra i miei capelli e ci lasciarono una serie infinita di baci. Rabbrividii, a quel leggero contatto, e desiderai di poterlo sentire ancora. Non mi sarei mai stancata dei suoi baci, o dei suoi abbracci… od anche soltanto delle sue carezze.
Non mi sarei mai stancata di lui.
-Hai visto che è andato tutto bene? Te l’avevo detto, io- mormorò contro i miei capelli.
Risi, e velocemente mi rigirai tra le sue braccia fino ad arrivare di fronte a lui; puntai i miei occhi nei suoi, diventati scurissimi a causa della poca luce che c’era al di fuori del castello.
Portai le mani sul suo viso, carezzando ogni piccolo particolare dei suoi tratti che tanto amavo; con i pollici cominciai a lasciare delle piccole carezze sui suoi zigomi, passando poi per le guance e poi alle sue labbra dischiuse. Sentivo il suo respiro caldo infrangersi sulle mie dita.
-Da adesso in poi nessuno ci separerà più, lo sai?- sussurrò ancora, senza far allontanare le mie dita dalle sue labbra. -Tutti sanno che sei mia, che mi appartieni. Tutti sanno che sei la mia dolce e bella fidanzata, la mia promessa sposa…-
Arrossii, alle sue parole, specialmente quando sentii Edward baciarmi la punta dei pollici e mordicchiarli leggermente subito dopo. Mi circondò poi il viso con le sue mani, facendolo avvicinare al suo, e fece sfiorare le punte dei nostri nasi.
-Sei sempre così dolce, Edward, sempre così dolce…-
Lui rise, scostandosi un poco. -Sto soltanto dicendo la verità, Bella. E ti amo così tanto che non riuscirei a dire altro…-
Azzerai la distanza tra le nostre bocche, facendole combaciare, e mi persi come facevo ogni volta che baciavo Edward. Mi aggrappai ai suoi capelli, mentre lui appoggiava una mano sulla mia schiena e mi stringeva più forte contro di lui; l’altra mano si appoggiò con calma sulla mia guancia, lasciandola immobile contro la mia pelle.
Misi fine al bacio dopo qualche secondo, ritrovandomi a corto d’aria, e feci scontrare le nostre fronti. -Ti amo tanto anch’io, Edward… tanto…-
Erano le uniche parole che riuscirono a venire fuori dalle mie labbra, e non poterono essere le più giuste. Edward sorrise, baciandomi la punta del naso prima di tornare con le labbra sulle mie.
Saremmo dovuti tornare dentro, la festa per il nostro fidanzamento stava continuando senza di noi, e noi, essendo i festeggiati, avremmo dovuto aprire le danze… ma Edward sembrava non avere la minima voglia di tornare tra tutte quelle persone, e sinceramente neanche io ne avevo poi così tanta.
L’unica cosa che volevo fare era restare lì, sotto quel magnifico cielo stellato, stretta tra le braccia di Edward e con le sue labbra premute dolcemente sulle mie.
Non desideravo altro… per tutto il resto ci sarebbe stato tempo.
 
 
 
 

_____________________
Eccomi!
Ok, siamo alla fine… quasi alla fine; c’è ancora l’epilogo, che pubblicherò la prossima settimana se non ci sono intoppi, e allora potrò mettere veramente la parola ‘fine’ a questa storia.
Come ho già detto sopra, risparmio i ringraziamenti finali per il prossimo aggiornamento e per il momento vi dico che vi voglio tanto bene *-* Mi scuso per non aver risposto alle recensioni dello scorso capitolo, ma adesso sono in una situazione un po’ incasinata! Ho un matrimonio sabato e siamo tutti in movimento XD
Prima di lasciarvi voglio lasciarvi alcuni link: uno è per il mio contatto Facebook, se volete aggiungermi potete trovarmi
qui, mentre l’altro invece è per la nuova storia che ho pubblicato la settimana scorsa.
Siamo ancora al primo capitolo, ma se volete darci un occhiata la storia è questa:
The Camp Of Love
Adesso vado via, un bacione a tutte :*
KrisC

   
 
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