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Autore: Lo_1506    12/04/2012    1 recensioni
Chelsea è una ragazza di 18 anni che vive a Firenze: come la maggior parte delle teenagers, non riesce ad accettare la monotona quotidianità della sua vita. Il suo desiderio di voltare pagina e ricominciare da zero si realizzerà quando andrà a vivere con i nonni a Londra; fra amori, amicizie, litigi, disillusioni e tradimenti capirà che, in fondo, i sogni non sono poi così lontani dalla realtà.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cosa avevo combinato? Era possibile che fossi riuscita a rovinare tutto? Ero sempre stata una calamita per guai, danni o casini vari ed era una mia dote nascosta quella di distruggere sogni, aspettative, storie prima ancora che queste venissero a crearsi.
Lasciai nuovamente cadere il libro e, paralizzata dalla paura non riuscii a dire una parola se non
"Harry.. m-mi dispiace". le mie mani sudavano e tremavano contemporaneamente, i miei occhi sbarrati stavano cominciando ad inumidirsi e, nel petto, si stava formando una voragine vertiginosa. Harry Styles era lì, immobile, davanti a me che mi fissava con uno sguardo terrificante, spaesato, tradito. Percepivo la sua lotta interiore, il rincorrersi e lo sgretolarsi dei suoi sentimenti. In due minuti ero riuscita ad infrangere tutta la fiducia che una persona aveva posto in me. Non riuscivo a vederlo così, stava morendo dentro ed io non potevo permettermi di perderlo.
"Harry, davvero.. sono mortificata!" ripetei. La sua espressione di ghiaccio, ferma e cupa su di me diventava man mano letale, e piu' lui stava zitto e piu' il suo silenzio mi logorava l'anima, bruciando dalle radici tutta la mia essenza.
In quella situazione indefinita non c'eravamo piu' ne io nè lui. La mia persona era sovrastata da un sentimento di colpa immenso e da un rimorso tale da farmi rimpiangere di essere andata da lui quella sera; e, al posto di Harry Styles vi era un'ombra grigia e tenebrosa, tradita nell'orgoglio e ferita laddove non era permesso a nessuno di entrare. Ed ecco che, mentre ero assorta nel mio dolore, lasciai cadere involontaria ed inesorabile la prima lacrima.
Feci un passo in avanti ed allungai la mano destra affinchè lui capisse che volevo rimediare al danno provocato. Lui strinse i pugni.
"Vattene subito da casa mia" mi rimproverò, severo. Era la prima volta che lo vedevo così ed era la prima volta che lo temevo seriamente. Io non mi mossi; le lacrime avevano ormai inondato il mio viso e il trucco scorreva lento sulle mie guance, ma non mi interessava.
Lo Styles fece un passo in avanti impetuosamente e mi afferrò per i polsi con una ferocia tale da provocarmi un dolore immane. Con la mano restante raccolse il libro.
"Volevi leggere questo? EH? Volevi sapere quali erano i miei segreti, come tutti gli altri?" Mi rivolse un sacco di accuse infondate e, mentre mi vomitava contro un fiume nero di parole, scoppiò a piangere.
"Io mi stavo quasi per fidare di te. L'unica persona della quale mi stavo fidando cosa fa? Mi tradisce ancor prima di conoscermi! Volevi spiattellare a tutta la scuola le mie debolezze? Beh chi se ne frega, VAH e fallo. Ormai sei niente per me".
Quelle parole peggio di una lama mi trafiggevano il cuore da parte a parte e ferme percorrevano i contorni della mia anima, cercando di separarla definitivamente dal mio corpo.
"Harry.. non volevo.. te lo giuro!" cercai disperatamente un appiglio in quella tempesta crudele. Mi lasciò i polsi doloranti ed iniziò a strappare le ultime pagine del libro:
"Volevi sapere di chi mi ero invaghito completamente? Volevi dirlo al mondo intero, farmi passare da inutile pezzo di merda per rovinarmi la vita? E' questo che volevi? COMPLIMENTI, italiana, ci stai riuscendo" continuò lui, in preda alla rabbia. Io non riuscivo a muovermi, non capivo come una situazione bellissima potesse essersi mutata con tanta facilita in un mare di lacrime perfide e taglienti. Ripetevo "Basta, ti prego" fra un singhiozzo e l'altro mentre lui mi rivoltava contro accuse ed insulti da me meritati per averlo abbandonato. Era fermamente convinto che io avessi sbirciato nel suo libro per poter usare quei segreti contro di lui: beh inizialmente lo avrei fatto, ma in quel momento volevo solo comprendere cosa affliggesse la sua anima. Avrei voltuo spiegargli tutto ciò, mentre lui tremava dalla collera, ma il mio orgoglio, le lacrime, la paura mi avevano reso muta ed inerme.
Mi alzai improvvisamente ed iniziai a correre. Scesi al piano di sotto salutando velocemente e corsi in strada. Il pianto mi bruciava gola e occhi, avrei voluto non essere mai venuta a Londra e desideravo ardentemente scomparire per sempre.
Entrai in casa piangendo e mi diressi senza dire una parola in camera mia. Mi tuffai sul letto, cercando di soffocare tutti quegli innumerevoli pensieri nel cuscino il quale riusciva solo ad inumidirsi. Lo afferrai e lo scaraventai contro l'armadio: nel tragitto urtò delle cornici, che caddero a terra infrangendosi, come il mio cuore, in mille pezzi. La mia stanza era buia, illuminata solo dalla luna, il quale bagliore, indicava le foto che avevo appena buttato in terra. Mi avvicinai a ciò che ne restava: presi una di quelle foto, tagliandomi le mani con i vetri rotti che la ricoprivano, ma non mi interessava. La luce della luna illuminava i lividi che mi circondavano i polsi, segno indelebile del mio tradimento nei confronti del mio nemico-amico; nel frattempo, il sangue iniziava a fuoriuscire dalle ferite che mi stavo provocando frugando fra l'ammasso di vetri. Nelle foto c'ero io da piccola: io con mia madre, io con mio padre, con i miei nonni. C'ero sempre io con intorno tutte le persone che mi volevano veramente bene. Avrei per caso tradito anche loro? Sarei stata così meschina da infrangere tutte le promesse che ci eravamo fatti? Iniziai a strappare tutte le foto che avevo. Non avrei voluto rivedere piu' la mia faccia felice in quanto non me lo sarei meritata. Alzai gli occhi verso la casa dello Styles, esattamente di fronte a casa mia; le finestre erano chiuse e ovviamente lui non era lì.
L'avevo fatta grossa solo a causa del mio odiosissimo egoismo. E chissà quante altre anime avrei spezzato a causa del mio orgoglio. La mia essenza si stava scindendo in due: percepivo la parte buona di me che stava pagando tutta la negatività della parte crudele la quale, meschina, rideva compiaciuta. Non potevo permettere a me stessa di tradire altre persone che si fidavano ciecamente di me.
Afferrai un pezzo di vetro e lo strinsi con tutta la violenza che avevo in corpo, come se volessi purificarmi anche il sangue. Mi alzai e mi diressi verso lo specchio. La ferita nella mia mano destra era profonda e nera, come il vuoto che incombeva dentro di me.
La mia immagine riflessa era terribile: il mio volto era un intruglio misto fra rimmel e lacrime, i miei vestiti erano strappati ed insanguinati. I capelli si erano tramutati in una chioma di paglia che mi copriva il volto e le mie mani livide e impregnate di sangue erano immobili. Mi spostai i capelli dal viso, riempendo anch'essi di quel liquido rosso, per vedere meglio la faccia della vigliacca, della traditrice.
Ed ecco i miei occhi grandi e gonfi, ricoperti di matita sbavata..e la mia bocca semi aperta aveva il rossetto sbiadito, come la mia coscienza. Come se fossi presa da un attimo di pazzia, iniziai a ridere di gusto: ridevo di me, delle due parti che formavano la mia anima. Ridevo per la collera, per l'ansia per la paura. Ma soprattutto mi beffeggiavo della mia debolezza.
Alzai la mano destra e la osservai. Ripercorsi mentalmente i lividi che la circondavano e lasciai cadere il pezzo di vetro in terra. Con l'altra mano accarezzai tremando la ferita che vi si era formata all'interno. Il dolore lancinante ormai era diventato pressochè inesistente e mi stavano mancando le forze.
Alzai nuovamente lo sguardo allo specchio: iniziai a piangere e a urlare dalla rabbia e, con tutta la potenza restante, scagliai un pugno contro di esso, il quale si frantumò e cadde a terra, insieme a me, per lo sforzo.
Da quel momento la visione si appannò improvvisamente. Le pareti iniziarono a muoversi e a sdoppiarsi e l'unica cosa che riuscivo a sentire, mentre ero sdraiata in quel lago di sangue, lacrime e vetri, era la voce terrorizzata di mia nonna che gridava aiuto al telefono.
Non c'era piu' la collera o la paura: l'atmosfera era diventata calma e pacata. Non capivo dove mi trovassi; riuscivo solo a percepire uno strano senso di pace.
Ed il rimorso che tanto incombeva dentro di me, si era tramutato in un profondo e silenzioso vuoto.
  
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