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Autore: sistolina    12/04/2012    3 recensioni
“Il termine tecnico è Schizofrenia Ebefrenica di Tipo Disorganizzato, ma per comodità la chiameremo SED” per comodità un paio di palle, è uno sfigato con l'accento da college prestigioso che non vuol far sentire come diventa plebea la sua erre mentre dice “ebefrenica”. E forse anche perché ci godeva alla grande che io fossi una sigla, così non avrebbe dovuto ricordare come mi chiamo, perché odio Via Col Vento anche se lo riguardo almeno una volta alla settimana, perché scarto i cavoletti di Bruxelles anche se mi piacciono, perché non scrivo mai il mio nome con la penna rossa, o non riesco a guardare l'orologio senza sentire il bisogno di uscire dalla stanza. Ci sono scritte quelle cose, DOC, sul fascicolo spesso come la Costituzione Americana che avrai letto sul cesso 'stamattina. Ci sono scritte un sacco di porcherie su di me che nemmeno io so, eppure ha deciso che basta chiamarmi SED perché l'intero Universo conosciuto possa arrogarsi il diritto di parlare di me
Genere: Drammatico, Satirico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clark Gable non beve J&B

 

La gente pensa che noi siamo diversi,
ma in realtà usiamo il bagno come tutti,
e per infilarci i pantaloni dobbiamo mettere
una gamba alla volta come tutti quanti
(Clark Gable)

 

Ma che razza di domanda è Dottore? Andiamo, non siamo mica al David Letterman Show? Ma Cristo Santo! Ha una laurea in psichiatria pagata fior di quattrini a Princeton e non le riesce di inventare un questionario meno banale di quello che scriverebbe mia madre, con i ritardi mentali del caso?

Il personaggio storico che ha influenzato maggiormente la tua vita, dice? Ma per chi mi ha preso cazzo?

Comunque Clark Gable. Lo so, non serve che vi mettiate a borbottare che non è un personaggio storico gne gne gne, ma tecnicamente è nato un secolo prima di me, e ha compiuto un'impresa. Per dirne una, nessuno è sicuro che Maria Maddalena sia esistita davvero, e dobbiamo fare un balzo immaginativo non indifferente per credere all'esistenza di Giuseppe, quindi Mr.Gable è obiettivamente più credibile della metà dei personaggi storici che diamo per scontati.

Vi avevo accennato al mio odio-amore per Via col Vento? Ovvio che sì, me lo ricordo bene, non provate a fare i vaghi.

Beh, parte del mio amore per quel film infinito è Clark Gable, non perché sia tutto questo figo inesprimibile, beninteso, Humphrey Bogart in Casablanca è altrettanto fico, e George Pepper in Colazione da Tiffany non ha nulla da invidiare agli altri due, ma Clark Gable spacca i culi.

La verità è che ho sempre adorato il modo in cui dice “Francamente me ne infischio” alla fine del film. Tre maledettissime ore e quaranta minuti in cui non fa altro che rischiare le chiappe per salvare quella stracciamaroni di Rossella O'Hara (lei, a proposito, è il motivo per cui lo odio invece, mi ricorda un po' troppo certe frange estremiste della mia famiglia...) e riesce a mandare tutto affanculo in un un ultimo, assolutamente invidiabile, gesto di sfida. Quale altro uomo sarebbe riuscito a rendere credibile tutto ciò? Chi altro? Solo lui.

Lo amo perché io non me ne infischio mai. Davvero, mi prendo a cuore qualsiasi cosa.

L'anno scorso, prima che a quella psicopatica di mia zia Bessie venisse in mente di consigliare questo posto ai miei vecchi, stavamo nel mezzo di una delle nostre serate in famiglia del cazzo in cui nessuno rivolge la parola all'altro ma stiamo nella stessa stanza a guardare la tv (rigorosamente in silenzio, nel caso a MiMa sfuggisse la battuta cruciale della scena di sesso da telenovela spagnola che si spara in vena esattamente alle otto e mezza ogni cristo di sera), e mio padre decide che è stufo di farsi panciate di pisello duro sfogliando riviste di fitness femminile (se ve lo state chiedendo le compra apposta, mia madre non ha mai sollevato niente di più pesante di una busta della spesa), quindi cambia canale e finge di essere acculturato, sparaflashandosi con un documentario sulle rane e il loro ecosistema in pericolo che le costringe a mangiarsi i loro stessi girini. E mi sconvolgo, lo giuro, mi viene un nodo nel centro dello sterno e mi sento male. In che razza di mondo viviamo se anche le rane, Cristo, non i coccodrilli della favola, le cazzo di innocue rane di merda, si mangiano i propri figli?

Prendetemi per il culo ma io l'avevo letto come un segno, un chiaro messaggio del mio vecchio.

Come sapete non mi sbagliavo nel pensare che la mia natura, o il mio stato mentale alterato, come piaceva loro chiamarlo, si sarebbe rivoltata contro di me in tempo zero. Armi e bagagli e “Ciao ciao Pat, al forno il nostro stesso fottutissimo figlio ha un gusto migliore”!

Non è che è colpa loro, voglio dire, sono genitori, hanno messo al mondo dei figli in questa cazzo di società, in questo momento, nel mezzo di milioni di pazzi pedofili che adescano bambini su internet, guerre batteriologiche, terrorismo psicologico e crisi economica, non abbiamo bisogno di altre prove a favore della tesi del sadismo inconscio, però insomma, magari non mi hanno mangiato, ma certamente mi hanno dato in pasto a qualcosa che nemmeno un balzo sillogistico straordinario permetterebbe loro di capire.

Ma ci tengo a raccontarvi di quando mia zia Bessie è venuta a stare da noi dopo che suo marito (non mio zio, mio zio ci è rimasto secco una decina d'anni fa sotto la carcassa compressa di una macchina dallo sfasciacarrozze) l'ha sbattuta fuori di casa a Natale. Forse è importante che vi dica che mia zia Elizabeth è la sorella minore di mia madre, ha un culo che fa provincia, e adora la lycra (sì, se ve lo state chiedendo, l'immagine mentale orribile che ho suscitato in voi è fedele alla realtà, totalmente). All'opposto del suo amore per i materiali che non fanno respirare la pelle c'è il sentimento che prova per il suo nipotino adorato (e quando dico adorato intendo dire tutt'altro. Ironia, non trovate sia eccitante?) ovvero io. Altra puntualizzazione: probabilmente la mia ossessione verso mio fratello Tim, che ho nominato qualcosa come due volte (e mai per raccontare qualcosa di bello), vi avrà indotti erroneamente a pensare che io abbia un solo fratello. Ebbene, è una cazzata, di fratelli ne ho altri due, e una sorella, Siobhan, che mi odia con la stessa prepotente intensità del resto degli O'Hara. Questo, comunque, credo abbia a che fare con la sega che mi sono fatto davanti alla sua migliore amica Jane al secondo anno, prepotente concausa (oltre al fatto che la suddetta si è fatta amabilmente sbattere da tutti i maschi della mia famiglia in grado di farlo, me escluso) della loro rottura feroce alla festa del diploma di Tim (forse dovrei parlare di questa cosa con lei DOC, la mia ossessione distruttiva verso Timothy intendo. Dite che sarebbe illuminante scoprire perché il mio primo aguzzino, alias il mio fratello maggiore di due anni, ricorre costantemente nelle mie peggiori memorie?).

Sapete che c'è? Dovreste dirmelo quando perdo la Trebisonda, perché diventerà parecchio stressante per voi legger questo continuo riannodarsi di gente che appare, scompare, viene citata una volta e mai più, eccetera eccetera. E' un vostro sacrosanto diritto lamentarvi e riportarmi sui binari (o almeno su quelli che mi permettono di visitare, possibilmente tronchi, e che non s'intreccino mai con quelli su cui viaggia la gente normale, sia mai!) e che cazzo!

Quando mia zia Bessie è arrivata da noi aveva già tracannato mezza bottiglia di J&B (alla faccia della Recessione) e i suoi pantaloni di lycra contenevano a stento sia il suo culo mastodontico che l'anguria matura che era diventata la sua pancia. Per dirne una, pensavo fosse incinta, fate voi.

Comincia a ciarlare sul bastardo che l'ha cacciata, la troia che se lo scopa, gli stronzi che le hanno chiuso la porta in faccia (ovviamente si riferiva ai cosiddetti amici in comune che erano ovviamente amici solo di lui) e tutto il parentado di ingrati che “quando ha bisogno sa da chi andare a elemosinare, ma se hai bisogno tu, una cazzo di volta...” un sorso di J&B e una mezza frignatina “se ne sbattono, i bastardi”. La culona, questo almeno glielo devo concedere, è una che sa come usare le metafore. Dopo aver tirato in ballo mucche, cammelli, conigli e lemuri (come cosa sono? I cosi orribili che assomigliano un po' alle manguste ma anche ai procioni. Cazzo andate su Google Immagini e non mi tediate!) si è accasciata sulla poltrona sfondata davanti alla televisione, il sacro trono di mio padre, tanto per dire, e mi lancia un'occhiata schifata

Sei ancora qui tu?” l'avrei odiata anche se non avesse avuto un fiato al whisky e la parlata strascicata da peggior luogo comune di barbone ubriaco, ma quando si è voltata verso mia madre e ha biascicato “Fosse stato mio figlio l'avrei spedito a farsi fottere a calci in culo” si è guadagnata il podio di Ciotola in cui pisciare alla prossima cena di famiglia.

Più o meno la fine che ti ha fatto fare il povero stronzo che ti ha sposata” ho ribattuto senza nemmeno alzare gli occhi dallo Speciale a colori di Halloween di Dylan Dog che avevo comprato a Natale perché quando è uscito costava troppo “Quello che non ha preferito farsi spiaccicare come un uovo sbattuto da una macchina pressata” non mi ricordo se prima ha tirato la bottiglia e poi ha tentato di uccidermi, o se mi è saltata al collo e dopo ha cercato di spaccarmi la bottiglia in testa. Fatto sta che ho una cicatrice molto poco fica sul cranio e non posso portare i capelli corti, a meno che non voglia sembrare un tamarro delle peggio periferie che ha sbagliato a radersi; e non voglio sembrarlo, davvero.

Di tutta questa storia cosa mi porto ancora dentro, volete saperlo? Non ho mai finito di leggere il cazzo di fumetto, perché quella stronza di MiMA me l'ha strappato tentando di allontanare le unghie laccate di fucsia della cinghialotta infoiata dalla mia gola e l'ha lanciato dalla finestra in un accesso d'ira da Menopausa Acuta.

Io dico, vi rendete conto che sono io quello da rinchiudere?

 

Sei davvero uno psicopatico, cazzo” Milo ha sventolato il mio ultimo flusso di coscienza come se fosse stato un pannolino sporco di merda. Il buio dell'Archivio non mi avrebbe permesso di controllare che non stesse sghignazzando, ma chiamatemi paranoico, di questo ero piuttosto sicuro.

Non prendetemi per scemo, quando ho accettato di scendere in quell'antro di morte che puzzava di carta ammuffita lo sapevo che sarebbe finita così, ma non avrei mai e poi mai potuto rifiutare l'occasione di sapere qualcosa di più su di lui.

Fino a quel momento sapevo il suo nome e la sua diagnosi, il che me lo rendeva familiare come la metà della gente che ciondolava al St.Leonard, e a me non bastava. Lo so, patetico, patetico, patetico, ma inseguivo ancora il sogno di una zattera sul Mississippi, chiamatemi illuso.

L'Archivio, che è scritto con la lettera maiuscola giusto per sottolineare l'importanza del luogo e del momento, topici per la mia educazione in quel postaccio ve lo assicuro, era una delle stanze off limits per uno chiunque di noi, e avremmo passato veramente un'ora con le chiappe sulla griglia del barbecue se ci avessero trovati lì.

Ma Milo era venuto da me, aveva voluto me, lì, a rischiare il collo insieme a lui, e scusate se non ho fatto il prezioso alla Joey Potter sbattendo convulsamente le ciglia e mi ci sono fiondato. Scusate, davvero, a fare la figa di legno io non mi ci sono mai trovato.

Potresti anche farti i cazzi tuoi comunque, sai? Non è che per uscire di qui dovrai scrivere un trattato sulla mia vita” l'ho detto imbronciato, perché non mi piace essere preso per il culo (vita di merda, lo so, la mia famiglia potrebbe farne uno sport Olimpico), ma comunque non troppo perché, sapete, ci tenevo davvero a farmelo amico, sul serio, davvero tanto. Col senno di poi non mi riesce di capire il perché, visto che non sorrideva mai, parlava poco e fissava tutti con quello sguardo da psicopatico. Probabilmente direte che sono masochista, che mi piacciono le cause perse, e ho la Sindrome della Crocerossina alla Jodie Foster nel Silenzio degli Innocenti. Probabilmente avete ragione, ma quella volta ha risposto. Enigmatico, senza guardarmi in faccia, va da sé, fissando un punto fuori dalla finestra a doppio vetro rinforzato in acciaio, ma non disperato, o malinconico, o quelle merdate romantiche che la gente ama leggere dei ragazzi cattivi-in-realtà-col-cuore-spezzato che aspettano solo una buona occasione per redimersi. Ha posizionato gli occhi fuori dalla finestra, ma avrebbe potuto fissare il pavimento, un quadro o la parete, per quel che ne so, per quel che sarebbe cambiato, perché posso scommetterci le chiappe che non ha visto assolutamente niente lì fuori. Le sue pupille si sono mosse, anche e palpebre, una o due volte, ma il suo sguardo era vuoto. E con vuoto intendo completamente, come il conto in banca del lavoratore medio nella crisi economica. Vuoto tipo il cestello delle offerte della mia parrocchia dopo che Vincent O'Grady andava a confessarsi la domenica dopo la messa. Vuoto come lo eravamo noi, in fondo, scanditi dal tempo che misurava la distanza fra una pillola blu, una bianca, l'Ora Ricreativa e il Circolo della Fiducia.

Chi volevo prendere in giro insomma? Nessuno di noi poteva vantare una maggiore vuotezza (si dice vuotezza? Siate clementi, mica sono andato a Princeton io!) o pienezza, o chissà che altro, lì dentro. Eravamo tutti amorfi e desoggettivizzati no? (non sarò andato a Princeton ma qualche libro l'ho letto cazzo! Tutti lì ad idolatrare l'istruzione superiore come fosse manna dal cielo...e svegliatevi, andiamo!)

Quindi non avrei dovuto preoccuparmi come mi preoccupavo per quella sua testa che non si muoveva, per quei suoi occhi fissi nel vuoto e quella mandibola serrata. Eppure ero in uno scantinato puzzolente, che i coraggiosi chiamavano archivio, con uno che, non dimentichiamolo, aveva un Disturbo Antisociale della Personalità a brillare come l'insegna di un Casinò di Las Vegas sulla testa. E io sono fuori di coppe peggio di un gufo, ma non sono del tutto stupido. Un po', non del tutto!

Io non ci esco di qui, se non per finire dentro” ha fatto schioccare la lingua in quel modo che dice tipo “quindi bello vedi di non menarla tanto” e ha infilato due dita in tasca. Non come la gente normale, che ravana nelle tasche tipo cane pulcioso alla ricerca delle sigarette. Semplicemente ne ha estratta una, una di numero, e l'ha infilata direttamente in bocca. Non mi sarei stupito, giuro, se si fosse accesa da sola sotto una pioggia di lustrini colorati e We are the champions come colonna sonora.

Ehm” io non ce la faccio a stare zitto, mai, nemmeno se ne va della mia vita. Sono come gli ostaggi delle banche negli action movie, quelli che vedono l'eroe di turno (tipo Steven Seaga, Jean Claude Van Damme e compagnia cantante) nascosti dietro la scrivania del direttore e cominciano a mugolare. Dico ma sei scemo? Passo metà del mio tempo a chiedermi perché, cazzo, quella gente non sta zitta e basta! Immaginate il mio dolore inesprimibile quando ho scoperto di essere tipo, esattamente come loro... “rilevatore di fumo e ore dodici”

Già” ha risposto accendendosi la sigaretta con un fiammifero. Che c'è? So riconoscerlo un fiammifero!

Già? Cristo Santo Milo, io ho praticamente lavato tutte le mie mutande sporche nella tua vasca da bagno, nemmeno so come cazzo ti chiami di cognome, e tu rispondi, cazzo, sai rispondere solo...già???” pensate che mi abbia degnato per lo meno di una risposta?

Io ho potuto solo stare a guardare mentre una voluta di fumo si arrampicava nell'aria fino alla spia rossa lampeggiante. Poi la spia ha smesso di lampeggiare, è cominciato il fischio spaccatimpani, e poi il getto d'acqua a inzuppare tutto, i fascicoli, le carte, perfino le cartoline di viaggio appese qui e là sugli scaffali. Tutto un pantano di merda accartocciato su se stesso nella puzza di muffa mischiata a fumo di sigaretta...francese senza filtro. Non ci potevo credere ma, sapete com'è, in una situazione del genere solo gli eroi dei romanzi si mettono a riflettere sulle possibili implicazioni emotive dell'avere a che fare con un tizio che fumava sigarette francesi senza filtro. Noi poveri coglioncelli presi a caso, beh, in queste situazioni ce la battiamo.

Se possiamo, perché se siete me, beh, finite incastrati in un archivio con una sola uscita che si blocca automaticamente quando parte l'allarme antincendio. Cazzo!

Dunque Patrick O'Hara, mi sa tanto che devi sporcarti le bianche manine irlandesi” e fumava, il bastardo, come se quel segnale acustico non mi stesse facendo scoppiare la testa, e quella luce lampeggiante? E quel fumo del cazzo?

E mentre stavo semplicemente andando fuori di testa, quello si alza con un salto, come se niente fosse, e si appoggia alla parete, osservando me, che avevo tutte e dieci le dita in bocca dal panico

Cosa facciamo? Se ci beccano qui ci aprono il culo...cosa cazzo hai da sogghignare Cristo Santo!” ve lo giuro, stavo letteralmente sclerando e lui se ne stava lì senza far niente.

Poi la voce di DOC dalla cima delle scale, e l'infermiera Jones, e Marvin, il custode, quello con il rastrello, il primo che ho incontrato arrivando qui. Stavano arrivando, tutti, pronti a prendermi con le mani nel sacco, e tutta la mia famiglia che avrebbe scosso la testa, al meglio, imprecato, ridacchiato perché, ehi, ero o no la pecora nera del clan degli O'Hara? E mia madre, Dio, quanto avrebbe rotto le palle mia...

E poi la porta si è sbloccata, semplicemente, e tutto il fumo ha cominciato a rincorrersi fuori come impazzito, e Milo se ne è rimasto fermo, le mani in tasca, la sigaretta in bocca, e quell'espressione strafottente del cazzo.

Ha allungato la mano con un gesto accennato

Dopo di te” ricordo di aver sbuffato così tanto che il mio ciuffo di capelli follemente rossi e incasinati è scivolato via dalla fronte.

Camminavo a passo di carica, tipo Full Metal Jacket, mi fumavano le orecchie cazzo, avevo in testa pensieri omicidi, come gliel'avrei fatto pagare questo dannatissimo spavento, magari con la mano nell'acqua calda di notte, o la schiuma da barba o qualcos'altro di peggio, di spaventoso e di esaltante e...

Poi l'ho sentita, quella semplice parola, al di sopra dell'allarme antincendio, al di sopra delle urla e dei richiami, al di sopra del buonsenso

“Aesera”

Non ha urlato. L'ha solo detto, e io l'ho semplicemente sentito. Il suo fottutissimo cognome.

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Angolo della delirante autrice: buon pomeriggio! Vi chiederete come mai io sia già qui ad aggiornare, e me lo chiedo anche io sinceramente...ma sono un po', come dire, piena di tempo libero in questi giorni e la scrittura è naturalmente il mio modo per impiegarlo ahahaha
Sapendo poi che voi siete così mirabili lettrici e donne, beh, non mi preoccupo più di tanto delle tempistiche perchè so che leggerete quando avrete tempo e voglia, tanto questa follia resta sempre quiXD
Ovviamente vi invito a buttare un occhio sul gruppo FB In some draming state a fare due chiacchiere folli e a parlare di ff e di mille altre cose che avrete voglia di condividere^^
Che altro dire? Ah già...ho fatto il casting definitivo degli altri personaggi principali, spero siano di vostro gradimento^^ Fatemi sapere**
Dr.McFarland (DOC) --> Callum Blue
Amber Morris (l'Anoressica) --> Mia Wasikowska
Topher Bills (Il Nazi) --> Ben Foster
Joseph Moskowitz (SA) --> Anton Yelchin
Alla prossima!

   
 
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