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Autore: Memento    08/11/2006    7 recensioni
Lasciata Water Seven senza Usop, Rufy confessa i suoi rimorsi all'ultima persona che avrebbe potuto consolarlo. Ed in quella strana notte, un gioco di controllo iniziato quasi per caso gli cambierà la vita. Realizzando, infine, che reagire d'istinto non ha nulla di sbagliato. O forse sì?
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Part Four

Past, Present and Future Night




Era passato più di un mese, forse, ma non si fidava abbastanza di sé stesso per esserne certo, da quel fatto tanto eletrizzante e spaventoso- ma il tempo trascorso non importava... le immagini sembravano impresse a fuoco sulla sua pelle e più tentava di liberarsene quelle più bruciavano, quasi fossero un dolente monito che ordinava: "Non dimenticarmi."

***

Dopo uno scontro al limite della sopportazione era riuscito a sconfiggere Crocodile, ma era stato colto da uno sfinimento tale da dormire il sonno dei giusti per tre giorni, contento per la vittoria, nel lussuoso palazzo reale della principessa che aveva salvato.

Fu la che successe.

Alla sera del banchetto, precisamente. Quando, dopo essersi svegliato, avevano festeggiato felici e tutti assieme, per poi concedersi un bagno alle terme reali. Ricordava di essersi divertito molto, di aver spinto Usop facendolo cadere sul pavimento di marmo e di essere caduto a sua volta. E tra urli, imprecazioni e risate lui si sentiva appagato.

Fu quando a Sanji venne un'idea che le cose presero una piega differente.

"Ehi, signor Re..." aveva iniziato quello.

Nefertari stava parlando con Zoro riguardo a ...qualche cosa, davvero una sciocchezza. Poi lui si voltò e disse, "Che vuoi?" ed il cuoco gli propose sornione: "Sai dov'è il bagno delle signorine?"

Da quella frase le cose peggiorarono.

Ah, il sovrano un guardone. Se l'avesse saputo quando necessitava non si sarebbe preso l'impegno di salvare il suo regno. Ma ciò di cui si pentiva (più di questo) era stata la sua scarsa prontezza di spirito.

Perchè alla risposta complice, "Ma che domande sono? E' oltre quel muro!" lui non se ne stette a sguazzare contento nell'acqua, con le mani in mano.

"Solo un occhiatina." aggiunse Usop e lui era già convinto.

Scavalcato quel grande divisore di marmo, che tuttavia non si congiungeva al soffitto (vista l'inusuale altezza di quello), appostarsi in silenzio e sbirciare oltre era un impresa facile. Così fecero gli altri, così fece lui.

E se doveva essere totalmente sincero, all'inizio non vide nulla o quasi di interessante.

Il vapore si alzava dalle grandi vasche, e l'acqua scrosciava rumorosamente dalle fontane finemente intarsiate. Tutto era di un candore quasi accecante e vago. Se socchiudeva gli occhi, riusciva a malapena scorgere la schiena di Bibi coperta da un asciugamano. Sporgendosi un po' di più vide che la ragazza teneva in mano un panno e lo aveva mosso attraverso il vapore... si domandò se Nami fosse proprio lì, immersa in quel bianco. Seppe di aver indovinato quando intravide un bagliore rosso inconfondibile. Ma al momento, si stava annoiando.

Poi Bibi strillò.

"Ah, si è accorta di noi. Che peccato..!" confidò Usop al suo fianco. Lui scrollò le spalle e continuò a studiarla, domandandosi se tutti quegli schiamazzi giustificassero davvero la loro piccola improvvisata. Dopotutto, cosa sarebbe mai potuto succedere?

Da quel giorno pagò l'agrodolce conseguenza della sua ingenuità, non appena Nami apparse dal vapore.

"Ohhh... Nami-san!" sospirò Sanji, scarlatto in volto.

"Mh." partecipò Rufy, per poi tornare ad osservare la scena.

Notò che Bibi non si era ancora stancata di urlare ( "Ah! Brutti pervertiti!", "Oh che schifosi!" ) accaldata quasi come Sanji, e la scena era piuttosto buffa. Nami invece era completamente avvolta un un asciugamano (Deve essere quello che le ha passato Bibi prima, ponderò) ed avanzava verso loro sorridendo. Rufy pensò che trovasse quella situazione divertente anche lei. In seguito comprese di aver avuto clamorosamente... ragione.

"Siete incorreggibili," disse, modulando la voce in un tono quasi annoiato, ma con una cadenza morbida; giocosa. Rufy aveva sempre pensato che se mai fosse stata un animale (in una vita passata, o simbolicamente parlando) avrebbe dovuto per forza essere una gatta.

"Non imparerete mai?" aveva chiesto di colpo interessata, volubile come il vento.

"Nooo!" articolò Sanji accoratamente.

"G-guarda che non è come credi...!" farfugliò Usop improvvisamente imbarazzato.

Rufy si accorse solo in quel momento che Zoro era rimasto nella vasca adibita ai maschi, in un calmo silenzio. Mentre lui era sempre più indeciso se seguire il suo esempio, o restare appeso ad un muro. Ma Nami prevenne ogni sua decisione.

"Lo volete un colpo... di gioia? Vi avverto che questa la pagherete." E fece appena in tempo a distogliere gli occhi da Zoro, che udì svariati boccheggi provenienti dai suoi compagni per poi, finalmente, mettere a fuoco l'asciugamano e Nami.

Che li osservava maliziosa, sorridendo in modo assolutamente invitante e nuda.

Rufy non vide e non udì più nulla (tranne l'ennesimo grido "MA NAMI!!!" di Bibi) per una buona mezz'ora, e quando si svegliò, dolorante per la caduta e a contatto con il freddo pavimento, rivide davanti a sé centinaia e centinaia di volte l'immagine malvagia che da quel giorno cominciò a tormentarlo, strappandolo prepotentemente dal suo torpore interno.

Perchè quella persona bagnata, nuda, sensuale e compiacente (o agli occhi di un bambino, spaventosa) che tuttavia non sembrava essere toccata dalla libidine esplosa al suo gesto, ma invece si lasciava ammirare- gloriosa come una figura sacra, superbamente consapevole di essere un delizioso peccato, irrisoria come se già sapesse che il suo tormento non sarebbe servito ad averla... perchè conosceva che in realtà era eternamente irraggiungibile...

... Era quanto di più erotico avesse mai osato guardare in vita sua.

***

Accadde tutto nel giro di pochi secondi.

Alla bellissima e perfettamente nitida reminescenza di lei se ne frappose un'altra, che non aveva chiamato alla memoria volontariamente. Rufy, nonostante non potesse distinguerla chiaramente, sapeva che era quella di Shank. Vide lui, la sua ciurma, il sindaco del villaggio e Makino tutti insieme, senza un preciso nesso logico.

Poi le diverse immagini cominciarono a vorticare sempre più furiosamente, scontrandosi; sovrapponendo le loro linee; confondendosi l'una nell'altra e Rufy, alla vista, provò quasi un senso di disgusto, poi di colpa. Non volle più osservarle nel loro continuo moto né tentare di ripristinare qualche barriera, arginando il suo animo da quella parte che aveva sempre tentato di ignorare. Però era troppo tardi. Era cosciente fin dall'inizio... che se le avesse concesso di impadronirsi delle sue inquietudini, non ci sarebbe stata più via di scampo. Era dunque lui stesso il suo carnefice? E se fosse soltanto succube di quel gioco di controllo che avevano iniziato quasi per caso? Una vittima... Lui? Si considerava davvero innocente? Oppure sperava in quella maniera di espiare quell'opprimente rimorso verso Usop- così vivo, così forte, così familiare che lo riportava in dietro di molto nella memoria...

E in questo modo, come era gia accaduto in passato, allentò ancora i freni della coscienza e la sua mente, forse interamente a causa di Nami o forse per esserne stata l'ultima goccia di un vaso colmo già da troppo, esplose.

Zoro camminò sino al suo fianco.

Rufy, adocchiandolo di sfuggita, notò che aveva la fronte leggermente corrugata, segno che era frustrato per qualcosa che al momento non riusciva a delineare. Rabbrividì per la leggera brezza che soffiava dal mare e lo spadaccino disse con voce carica di risentimento: "Siamo solo degli stupidi."

Strinse i denti.

"Maledetta ladra... ci ha giocato."

"Non dovevamo prenderla con noi..." mormorò Usop, ansioso per la sua barca che navigava verso l'orizzonte.

Rufy alzò il capo di scatto; aveva inteso a cosa si riferivano. Si affacciò al ponteggio del Baratie, scrutando le onde in affanno. Tornò verso i suoi amici.

"Shank," apostrofò il pirata che stava per prendere il largo da Fusha, "Io diventerò il Re dei pirati!"

"Davvero?" chiese quello, parendo divertito. "Allora è una promessa."

"Rufy..." Nami si voltò in lacrime, abbandonata a terra e con la spalla grondante di sangue.

"Questo è il mio tesoro più prezioso, te lo presto volentieri."

Si tolse il cappello di paglia che brillava al sole e lo calcò sulla testa di lei, ancora a terra. Rufy pianse di disperazione e gratitudine.

Ancora tendendo d'occhio la Going Merry, disse a Zoro e Usop: "Io... non voglio navigare senza di lei. Posso ancora raggiungerla!"

"Puoi? Ma se non hai mai nemmeno tentato." bofonchiò Nami mentre faceva colazione.

Sorrise a Shank, come per congedarlo, stringendosi la paglietta al petto: "Vedrai che resterai a bocca aperta! Te lo dimostrerò!"

Lui ghignò scettico, prese un altro sorso di Rum e Nami disse: "Un pirata? Sai almeno cosa vuol dire esserlo?"

"Io diventerò il migliore!" insistette vicino al bancone di legno, sentendosi all'improvviso piccolissimo. Sette, otto anni o giù di lì.

"Non ti rendi conto che ti ho solo usato?" sibilò lei standogli di fronte a braccia incrociate.

Mollò di colpo la presa al collo di Yousako, poi la fissò incredulo: "Ma che stai dicendo...? io sono il tuo compagno!"

"No-ooo! Il mare è troppo pericoloso per un mocciosetto come te!" cantilenò Shank ostinatamente.

L'espressione di lei si fece tagliente: "Compagni? Noi non lo siamo mai stati."

"Tu sei la MIA compagna!!!" urlò con tutte le sue forze dalle macerie di Arlong Park.

Lei, a qualche metro di distanza, si portò una mano al volto per asciugarsi una lacrima di commozione e rispose suadente: "Ma non farmi ridere. Siete solo un gruppo di illusi sprovveduti. Come hai potuto pensare che non stessi fingendo?"

"Donna diabolica, non ci si può mani fidare...!" commentò Usop distrattamente, ritornando a lavorare ai suoi progetti.

"Voglio soltanto aiutarti!" Rufy batté un piede sul pavimento.

"Sei ancora qui?! Pensi che intestardendoti io ceda?" domandò Shank.

"Non ho bisogno di aiuto." rispose Nami.

"Non prendertela a male se si comporta così, Rufy." Ben si accese una sigaretta, "Lo dice per proteggerti."

"Ad essere sinceri quella rossa non mi è mai piaciuta. Sembra così pronta ad andarsene da un momento all'altro." constatò Zoro grattandosi il capo.

"Potrebbe anche rifarlo, lei..." aggiunse lasciando Coco Village sulla Going Merry.

"Perchè dovrebbe?" si indignò, mettendo il broncio.

"Perchè... tiene a te." sospirò Ben stranamente comprensivo.

"Va' VIA!" Nami afferrò la sua maglia, infuriata. "Quante volte te lo devo ripetere?! TU NON SEI NIENTE! NON VOGLIO ESSERE AIUTATA!"

"Io non ti capisco..." Rufy scosse mogio il capo, "Se mi vuole bene, che bisogno ha di rifiutarmi?"

"COSI' MORIRETE TUTTI!" soffiò Nami prima di correre al suo villaggio.

"Tanto non me ne vado..." mormorò soffice lui prima di addormentarsi direttamente sul terreno.

"E perchè dovresti andartene?!" scosse violentemente la manica della camicia dell'uomo, fuori dalla locanda. "Perchè non puoi restare qui con me?! Non sono abbastanza forte?" accusò trattenendo a stento le lacrime. "Non sono abbastanza grande?!" singhiozzò, quando quello lo guardò con la decisione negli occhi.

"Perchè non potrei bastarti?" interrogò ancora Nami che gli accarezzava il petto ed il ventre sul suo letto.

"Sarò degno, Shank! Lo diventerò!" gridò più veemente, mostrando alla ciurma il pugnale che aveva appena rubato.

"Non ci riuscirai." sorrise Nami senza guardarlo.

"Diventerò il più forte lo stesso!" la scostò bruscamente, "Fammi solo riprendere fiato."

"Ma quando lo sarai diventato... dovrai restituirmelo." lo salutò Shank.

"Amicizia?!" sbuffò disgustata, iniziando a camminare senza aspettarlo, ma tenendo il suo cappello sicuro tra le mani come se le fosse sempre appartenuto. "E' tutto ciò che hai da offrirmi?" occhieggiò quello per un attimo, ora calpestato sotto il suo tacco. "Che stupidaggine... non sai come gira il mondo? O sopravvivi o muori, non puoi permetterti di umiliarti. Non esistono persone generose."

Nami prese manciate di terra e polvere e gliele gettò addosso.

"... Aiutami." bisbigliò con la voce strozzata dal pianto.

"Anch'io tengo a te." avrebbe voluto rassicurarla così, ma la voce stranamente non gli usciva.

"Che sarà mai, per preoccuparti tanto?" lo apostrofò curiosa, baciata dal sole, seduta sul balcone del palazzo, quando l'aveva incontrata.

"Hai detto che è il tuo tesoro, vero? Con i soldi puoi avere qualsiasi cosa..."

"Anche la libertà?" domandò lui senza espressione, osservando la sua penna macchiata di sangue. Arlong si lasciò andare ad una risata.

"... anche me." immaginò di sentirla rispondere qualche volta, ma era troppo impaurito per tenerne l'esatto conto.

"Oh, piantala." sentenziò mentre la difendeva da God Ener, "Un compagno del futuro Re dei pirati non può avere atteggiamenti così vergognosi."

"Cosa dovrei fare, allora?" Rufy si morse il labbro inferiore.

"Smettila di piangere! Sei un ometto ...sorridi!" Shank sbuffò, "Non arrabbiarti se ti sbeffeggiano o ti insultano; dopotutto è solo una bottiglia di Rum." prese il panno che Makino gli offriva per asciugarsi, allungando la mano sinistra. Rufy la guardò trucemente. "Sii forte, non ti abbattere." disse ancora con più dolcezza, "Dopotutto è solo un braccio."

"Ce la farò, lo giuro, ce la faro! Fidati, fidati, fidati!" urlò dalla polena dell'East Wind, subito prima di cacciarsi il pugnale nella guancia.

"Basta con questo casino!" sbraitò Zoro, "C'è gente che vuole dormire!"

"E se io non volessi?" Nami inarcò il collo accentuando la curva dei seni, "Mi costringerai?"

"Ti fidi di me?" una domanda che avrebbe voluto porle fin dall'inizio del loro viaggio assieme, ma che inspiegabilmente ne annientava tutto il coraggio.

"Si..." acconsentì lei mentre sospirava di sollievo e di felicità: Arlong Park era distrutto.

"Però a me q-questa cosa non va bene..." farfugliò Rufy senza convinzione. "Ti è, uh... chiaro?"

"Non cedere per paura." ordinò Zoro, poche ore prima, dall'alto della Going Merry. "Non esitare ora su quello che hai fatto: non puoi... rimangiarti la tua decisione."

"Hai capito ora?" Nami tornò ad abbracciarlo, nuda nella notte. "Questo è ciò che comporta essere un capitano."

"Altrimenti noi cosa dovremmo fare?" continuò quello, Usop nello spiazzo di Water Seven stringeva i pugni in una morsa congestionata. "Siamo la tua ciurma. Sei tu che devi avere il controllo della situazione."

"Allora perchè invece di sostenerlo..." mormorò contro di lui, "Non mi fermi?"

Nami gli accarezzò l'inguine con la mano.

"Oppure non mi vuoi fermare?"

"E se provassi a parlarci?!" ragionò con più impeto. Rufy, steso sull'amaca nella camera dei ragazzi, evitò il suo sguardo.

"Mi auguro almeno che ti pentirai, dopo questo scontro insensato." disse cupo, fronteggiando Usop.

"Pentirti?" ripeté Nami mentre le baciava le spalle perfette. Lei nascose un sogghigno nell'incavo del suo collo.

"Bugiardo." sussurrò vellutata.

Rufy negò col capo singhiozzando, non appena le parole di Zoro si spensero nell'aria: "Ormai non posso più..." ripeté circondandole i fianchi, "Tornare in dietro."

Nami prese la sua mano abbronzata e la spostò tra le cosce, "Allora non farlo."

Lui ancora singhiozzava in terra, stringendosi il polso, dopo aver colpito Usop. Che cosa voleva dimostrare?

"Nonostante ciò sei tu che l'hai voluto." disse qualcuno, forse Nami mentre la prendeva, forse Rufy stesso.

"Non piangere!" esclamò allora a lui, a Shank che lo ascoltava in silenzio mentre inghiottiva amaro, a nessuno e a tutti: "Ti salverò io, solo... non piangere..." sfiorò piano la bocca di lei in un sogno subito dimenticato. "Guardami, per favore guardami! Diverrò un pirata! Sarò il migliore solamente per te, perciò..."

...Se divento così forte...

"NON ABBANDONARMI!" gridò cadendo in ginocchio, sfinito, sulle scale di quel suo piccolo porto, le lacrime che gli bagnavano il viso, il cappello di paglia a terra mosso dalla brezza marina, Usop e Zoro ancora incerti su come agire; poi la preghiera sfociò in un singulto e poi in un altro, quando l'orizzonte nascose la Going Merry. Già lontana.

***

Cosa era successo? Cos'era stato? Era accaduto tutto talmente di fretta, non era sicuro neppure di dove si trovasse ora. Oh, ma certo... una sensazione piacevole, calda, febbrile lo stava riportando lentamente alla realtà. Di colpo gli ritornarono in mente tutti i particolari di quella serata, e lui riuscì in fine a ricomporli tutti come frammenti di un vaso rotto. Fu così che si rese conto di una cosa.

Forse non avrebbe dovuto farlo.

Nami gli era addosso, osservandolo con occhi curiosi ed un po' perplessi, seduta a cavalcioni sul suo stomaco. La camicia rossa aveva raggiunto la maglietta a terra. Il suo seno nudo, il suo alito caldo allettante come una brezza fresca nel deserto incandescente. La sua mano bianca, le sue dita affusolate, il suo collo palpitante e... così vicina...

Decisamente non avrebbe dovuto tornare in dietro.

Calma, calma. Poteva farcela. Sentiva di essere arrivato al limite, l'ultimo appiglio alla terra prima di una voragine. E non doveva assolutamente fare quel passo. Ormai era lucido, tutto talmente limpido. Talmente vivido. Talmente surreale. Talmente falso. Si... in questa maniera era molto più facile da affrontare: era una trappola, e lui non doveva esserne catturato. Annuì inconsciamente nel pensarlo. Perchè sarebbe stato... assolutamente sbagliato farsi sopraffare dopo tutti gli sforzi e le ambizioni da portare a termine. Questo sarebbe stato il vero male, e lui ne era spaventato. Essere accettato e dopo, soltanto dopo che avrebbe ammesso quanto la desiderava, venirne dilaniato e abbandonato ancora. Morire nell'oblio di una falsa promessa. Se c'era una cosa di cui era poteva essere certo era la sua assoluta natura menzognera. Si, è questo, senza dubbio... è questa la cosa cattiva. Non ciò che stiamo facendo, ma abbandonare tutto il resto per egoismo. Per noi stessi. Ma se ciò e giusto...

Allora noi per chi viviamo?


"Davvero..." bisbigliò quindi, l'incrinatura nella voce smentiva la risoluzione che si era imposto: "Non..." disse e Nami lo baciò.

All'inizio non si era nemmeno capacitato di cosa stava succedendo. Poteva quasi far finta che non fosse vero. Poi avvertì le labbra di lei premere un poco più sulle sue, accarezzandogliele sensualmente e senza arrestarsi, senza ripensamenti, senza pudore.

"Mh..!" tentò di sgusciar via da quella morsa serpentina, ma era intrappolato tra il muro e la sua bocca. Artigliò con le mani il lembi del lenzuolo. Il suo tocco si era fatto più pronunciato, e Rufy pensò scioccamente che volesse oltrepassarlo. La bocca di lei era così morbida, davvero morbida, era dolce e calda come il suo seno... non accennava a fermarsi sulla sua ed il messaggio che gli trasmetteva era molto chiaro.

Voleva che lui reagisse.

Rufy si sentì ad un tratto sprofondare nel vuoto. E durante la caduta in quell'abisso buio ed incerto, nella sua coscienza assopita, nel suo autocontrollo perso, si domandò, per la prima volta sincero, cosa desiderasse veramente.

Era davvero sicuro anche solo di volerlo sapere? Di scoprirsi per la prima volta libero dal quelle influenze e decisioni che avevano modellato la sua vita fino ad ora?



Che cosa voglio io?



Tuttavia quella domanda persisteva, il suo eco rimbombava sempre con maggior forza sulle le pareti del suo animo.

Sarebbe stato disposto a sopportarne le conseguenze?

Ma quella sera... Se avesse sorriso in preda al rapimento che quel corpo magnifico poteva donargli, per una volta gentile. Se lei lo accarezzasse, sorridendo serenamente. Se l'avesse accolto, per poi restare con lui e magari non tradirlo mai... se solo quella sera abbandonasse tutti e tutti, solo per una notte, anche se stesso, per ritrovarsi con lei, in lei?

Avrebbe sofferto, avrebbe forse persino pianto, il giorno dopo, all'accorgersi che una separazione da un bel sogno era tremenda davvero come immaginava; ed una volta che aveva osato essere felice poi non se lo sarebbe scordato, oh, di questo ne era convinto. Quanto era certo che il saperlo non lo avrebbe comunque fatto desistere: si sarebbe pentito, ma dopo.

Quella sera no.

Perchè per una volta il mondo gliel'avrebbe concesso.

All'inferno tutto e tutti; io voglio lei.

Solo lei.


Rufy, in un modo maldestro e intimorito, ricambiò quell'insolito e piacevole contatto, stringendosi piano a lei. Per stanotte non sarebbe più fuggito.




End of Part Four

  
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