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Autore: Carla Volturi    13/04/2012    3 recensioni
L’aria che respiriamo può portarci alla mente un ricordo di un evento particolare della nostra vita, un amicizia, un amore. E’l’aria, il sole, il mare a far incontrare Cecilia, giovane giornalista venticinquenne con Damiano, militare trentacinquenne.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Dopo giorni, ecco un nuovo capitolo. Colgo l'occasione per ringraziare tutte le mie lettrici e soprattutto per segnalarvi il contest, indetto da me e  Mathius92...vi lascio il link: "Picture Fiction: Fotografia, Emozioni e Scrittura!"  http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10201439
Un bacio grande da Carla.


CAPITOLO 16- L’INCONTRO DEL MARE CON IL CIELO


Avrei dovuto seguire il consiglio dei miei fratelli due giorni fa e non oggi, 27 Agosto. L’estate si appresta a concludersi, a lasciarci ancora una volta nelle mani di quella che sarà la prossima stagione, l’autunno, sempre carico di tristezza e di cieli poco sereni e soleggiati.
Mi godo il tramonto di questo caldo pomeriggio, aria pulita e urla di persone, ancora sul lungomare, ancora a mare. Me ne sto seduta su di una sedia in ferro battuto in terrazza a mirare un cielo dal colore arancione, con leggere sfumature in rosso. Mi sono costantemente chiesta dove fosse il punto d’incontro tra il cielo stesso e il mare. Mio padre una volta rispose a tale domanda, mi disse che l’unione di questi due elementi è paragonabile all’amore, c’è ma non si vede, poiché nascosto in ognuno di noi.
Quando camminiamo tra la gente non facciamo altro che vedere dei visi, semplici volti di persone che ci superano, che ci urtano. Ti volti verso di loro, ma nulla, il tutto si limita ad un “Mi scusi” o “Stia piu’ attento!”. Tu che ne sai di ciò che si nasconde dentro quell’involucro di cellule?. Non vedi l’amore, ma c’è. Non vedi l’incontro cielo-mare, ma è li proprio davanti a te. E’ invisibile.
E se fosse invisibile ai miei occhi anche ciò che Damiano prova per me? Un solo tentativo, che mi costa. Un minuto e mille azioni: il piede destro di solleva sulla pianta, le mani stringono la base della sedia, una spinta dal basso verso l’alto, la schiena si inclina verso l’esterno, il piede sinistro saldo a terra, le gambe piegate, un ulteriore spinta, mi alzo, braccia lungo il corpo, sguardo fisso, lento movimento delle pupille verso destra, le scale.
Un respiro profondo, occhi chiusi: mi alzo?.
Si! Questa è la risposta esatta alla mia domanda, una delle tante, forse la piu’ importante.
Meno di un attimo e sono fuori la sua porta. Mano a mo di pugno bloccata vicino la porta: se ci fosse sua moglie?. Eh, questo si che sarebbe un bel guaio. Non che cambi molto, visto che lei sa di noi due e di quello che c’è stato.
Suvvia un po’ di coraggio, sembro l’ultima delle vigliacche.
Non faccio a tempo a battere che mi precede Damiano, vestito unicamente con un jeans dal taglio classico. Petto nudo, che lascia ben poco all’immaginazione, soprattutto alla mia. Indietreggio.
Comprende la mia reazione, mi indica una piccola finestra. Accenna un sorriso: “Ti ho vista”. Allunga la mano: “Entra, accomodati”.
Ringrazio e lo seguo.
Casa sua in realtà è un monolocale. Ci si trova immediatamente nella parte giorno, composta da una cucina verde, sopra alla quale vi è la finestra precedentemente citata. Un piccolo tavolo con due sedie. Dall’altra parte un divano con mobile basso e televisore. Una scala in legno, che porta al soppalco, sul quale vi è il letto disfatto, un armadio beige non molto grande, piu’ due comodini. Una lampada da terra spenta.
Scusa, magari ho interrotto qualcosa”, affermo, visto che mi è mezzo nudo davanti gli occhi. Oddio, non sono sconvolta per questo, figuriamoci l’ho mirato anche in costume. Magari stava facendo qualcosa ed io l’ho disturbato.
Agita le mani: “Ma no, non facevo nulla di che”. Si guarda attorno: “Anzi scusami tu, visto l’ordine che regna in casa”.
Scuoto il capo: “Sei un uomo, non ci puoi far nulla”.
Si tocca il petto: “Già…sono un uomo”.
Si avvicina di scatto, senza farmi comprendere bene i suoi intenti. Porta le mani sulle mie guance e poggia le sue labbra calde sulle mie. Un tocco leggero il suo che diviene impeto e passione per me. In questo istante tutti i miei pensieri, tutte le mie domande, tutto ciò che fondamentalmente volevo chiedergli scompare. Socchiudo la bocca e faccio mia la sua. Tanta è la nostra irruenza che i nostri corpi urtano con violenza piu’ di una volta. I suoi denti graffiano le mie labbra. Le mie mani sulla sua schiena. Lo spingo verso di me, per sentirlo ancor di piu’ contro la mia persona. Ci dirigiamo verso la scala, frenetici piu’ che mai. Perché mai mi era capitato di sentire tanta passione esplodere in me.
E mi prendo ciò che la vita vuole darmi, compreso questo momento, che non tornerà…lo so, lo sento dentro di me. Salgo i primi scalini. Inciampo, ma le sue mani fanno a tempo a non farmi cadere. Mi prende tra le sue braccia. Sbanda. Ci accostiamo al muro, ci baciamo ancora.
Finalmente giungiamo sul soppalco. Mi adagia sul letto. E’ a cavalcioni su di me. Gli sorrido, mi fa impazzire. Mi sollevo leggermente, in modo da aprire la zip del mio abito blu. Mira ogni mio movimento, estasiato. Tira un grosso respiro: “Sei bellissima”.
Poggio le mie mani sulle sue spalle, tirandolo verso di me. Ridiamo entrambi. Si distende. Sfioro il suo corpo, tasto il suo addome nudo. Dal suo canto pone la testa sul mio petto, abbassa le palpebre e socchiude le labbra. Un piccolo alone di calore sulla mia pelle: il suo respiro. Le sue dita accarezzano il mio interno coscia, facendomi rabbrividire. Piego entrambe le gambe, bloccandolo totalmente. Sposta il mio abito. Sbottono il suo jeans, che sfilo via prontamente. Resta in slip, scuri per l’esattezza. Tale visione mi provoca una forte eccitazione, o meglio l’aumenta di gran lunga. Il mio abito segue l’indumento di Damiano, che nel frattempo stuzzica i miei seni, portandoli sotto le sue labbra. Inarco la schiena. Chiudo gli occhi, ma le mani, no, le mani non smettono di cercarlo, non smettono di scoprirlo. Solletico la sua mascolinità, cosi decisa, cosi pronunciata.
Il piccolo ambiente in cui ci troviamo si riempie dei nostri umori, dei nostri affanni, dei nostri ansimi. Di una passione mai cercata, bensì esplosa a partire dal giorno in cui ci siamo visti. E’ come se il destino avesse deciso tutto per noi: ci ha fatto conoscere, ma soprattutto ha permesso che tra noi scoppiasse qualcosa di magico. Di perfetto. Perfetto come il preciso secondo in cui ci uniamo, fondendoci. I nostri corpi si muovono, incontrandosi. I nostri occhi restano fissi, non si staccano mai.
Ed ancora una, due, tre volte. Non sono spinte le sue, ma segnali d’amore lungo la mia pelle, dentro di me.
Se solo potessi fermare il tempo…
 
 
 
                                                                            ***
 
Scosto la testa dal suo petto. Occhi ancora chiusi dal sonno. Porto una mano sulla fronte, sospiro. Mi volto verso il comodino: ci sarà una sveglia o un orologio?. Vengo accontentata, il piccolo oggetto di plastica nera segna le sette di sera. C’è ancora un bel sole in cielo, la cosa è ben visibile dai raggi che illuminano il monolocale. Sollevo di poco il capo. Sono coperta unicamente da un lenzuolo bianco. Gambe e piedi scoperti. Intravedo i suoi arti inferiori nudi. Mi rigiro: il suo volto è rilassato, sereno. Dorme beato. Il drappo di cotone oscura alla mia vita la sua mascolinità. Le dita della mia mano camminano con piacere sul suo petto scolpito. Le mie labbra lasciano delle scie delicate sulle sue guance. Soffio sulle sue labbra carnose. Quelle stesse labbra che mi hanno fatta impazzire. Ovunque le ho percepite.
Si sveglia, accenna un sorriso. Mi tira verso se, abbracciandomi.
Annusa il profumo dei miei capelli: “Ciao”.
Lo guardo dritto negli occhi: “Ciao”.
Piccoli baci caldi e profondi sospiri. Il mio capo urta contro il suo mento e si poggia sul suo torace. Accarezza la mia spalla, tracciando dei cerchi infiniti ed invisibili. Pelle delicata la sua. Il suo braccio destro sotto i miei seni. Mi godo a pieno questo ulteriore istante d’ amore, non pronunciando alcuna parola. Sono i silenzi che parlano per me e lui. Silenzi lunghi i nostri, che ci fanno comprendere quanto sia stato bello unire le nostre anime. E’ stato tutto cosi tremendamente spontaneo. E’ cosi spontaneo per me rivelare i miei pensieri, i miei sentimenti a lui. Spogliarmi, rendere libero il mio corpo, togliere da esso gli abiti che lo costringono, che lo celano alla vista degli altri eccetto alla sua. Si perché è cosi naturale mostrami per quello che sono dinanzi Damiano. Scuoto i capelli, facendo si che cadano sui mie seni,  gli sorrido e mi distendo a letto, dove trovo lui ad aspettarmi. Quel che viene è solo…desiderio che implode dentro di noi ed esplode. Umori che si propagano tra le mura di questa stanza e palpebre che si abbassano, perché c’è da morire in frangenti come questo.
                              “E’ cosi spontaneo per me rivelare i miei pensieri…”
 
A cosa pensi?”, mi chiede con voce sensuale.
Scuoto il capo: “A nulla, sto benissimo qui con te”.
Mi bacia: “Sto bene anche io, è stato bellissimo”.
Gli tocco i capelli. Faccio un piccolo cenno, in modo da fargli capire che penso la stessa cosa.
Perché sei venuta qui?”, domanda curioso.
Secondo te?”, rispondo alla sua questione con un ulteriore incognita.
Annuisce piu’ volte: “Facciamo così, ascoltami”.
Gli do il mio assenso. Assecondo la sua richiesta, sperando di ottenere ciò che realmente voglio.
Schiarisce la voce, che diviene seria: “So di aver sbagliato con te, avrei dovuto dirti tutto, o comunque avrei dovuto parlarti di Mirella. Ma se non l’ho fatto c’è un motivo, tra noi ormai non c’è piu’ nulla. In realtà il nostro è stato un matrimonio sbagliato sin dall’inizio, le ho voluto un gran bene, ma avrei dovuto prendere una certa posizione con lei sin da subito…”.
Faccio spallucce: “Cioè?”.
Continua il suo discorso: “L’hai vista, Mirella è una donna dal carattere non facile, non dico che sia cattiva anzi, ma è difficile gestire un rapporto con lei. Con Mirella funziona a modo suo, se ti conformi al suo mondo ci stai a meraviglia, ma se cosi non è, allora son guai. Suo padre ha un azienda tessile, è un pezzo grosso nel suo settore. Mirella lavora per lui ovviamente. Già durante i primi mesi di matrimonio ha fatto di tutto per convincermi a lasciare il mio lavoro per mettermi alle dipendenze del padre. Senza contare il concetto di famiglia che non ha. Sono abbastanza cresciutello, vorrei avere dei figli, non so quanti ma ne vorrei. Diversamente da lei che odia i bambini. Il fatto è che non c’è stato mai dialogo tra noi, ne da fidanzati ne da marito e moglie…l’uno voleva cambiare l’altro”.
Sono un attimo perplessa, l’unica cosa che viene fuori dalla mia bocca è: “Perché vi siete sposati?”.
Sbuffa: “Noi ci siamo conosciuti otto anni fa, in un bar. Dopo tre anni di fidanzamento ci siamo sposati. Il fatto è che prima del matrimonio non abbiamo avuto molto tempo per noi, per conoscerci. Io ero preso dalle mie missioni in Italia o all’estero, lei dalla sua azienda. Cinque anni fa abbiamo deciso di fare il grande passo…due incoscienti. Dopo un paio di mesi già litigavamo. Io ho accettato un offerta della Marina e sono partito per un anno. Sono ritornato, ho trovato le cose peggiorate e lei a letto con un altro”.
Sussulto: “Ti ha tradito?”.
Annuisce: “Si. Non so neanche lui chi sia, non m’importa. Non mi ha fatto ne caldo ne freddo vederli insieme. Quella volta mi sono limitato a prendere una valigia, ci ho messo dentro le mie cose e me ne sono andato. Le ho chiesto la separazione e intanto ho svolto la missione con Brando”. Piega le gambe: “Non so che diavolo le sia preso a Mirella, sono due anni che non stiamo insieme…poi si presenta qui senza avvisare, senza tener conto che le cose e le persone cambiano”.
So che siete separati da un po’. Me l’ha detto Brando”, affermo.
Lo immaginavo. Ti avrà detto anche che Mirella sa tutto di te. Vabbè che non ci voleva molto per saperlo, visto che urlavamo un bel po’ io e lei”, replica sincero.
Io: “Ho apprezzato molto…
Damiano: “E’ la verità. Ci conosciamo da poco, ma con te è diverso, ci sto bene con te. Mirella è il mio passato, no il mio presente. Questo presente in cui ci sei tu”.
Gli sorrido e lo bacio sulle labbra. Non mi occorre piu’ nulla, mi basta aver sentito il suo discorso. Mi basta aver compreso il tutto e messo insieme i giusti tasselli di questa storia. Non necessito piu’ di nulla, se non di lui. Perché non mi tiro indietro, anzi lo voglio vivere a pieno. Voglio vivere a pieno queste sensazioni particolari e belle. Queste emozioni che portano il suo nome, Damiano.
E quel che sarà…non importa, l’affronterò un altro giorno con piu’ calma, con piu’ lucidità.
L’incontro del mare con il cielo…
  
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