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Autore: TooLateForU    13/04/2012    70 recensioni
'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi consiglio di sedervi comode, prendere un bel respiro e allacciare le cinture molto strette perché in questo capitolo ci sarà una BUUUUM (?) esplosione.
Buona lettura babes :)
 
 
 
 
 
 
“Io esco, ci vediamo questo pomeriggio okay?” dissi a Mad, che stava imboccando Jesse sul seggiolone.
“Arriva il trenino, arriva il trenino!” ripeteva, per far aprire la bocca al bambino. Non che lui facesse qualche capriccio, anzi..Mangiava pure troppo per essere un bambino di quell’età.
“Ehi Mad, mi hai sentita?”
“Eh? Sì, sì..Non fare sega, mi raccomando!”
Ruotai gli occhi al cielo, mentre la salutavo con un cenno del capo e mi chiudevo la porta d’ingresso alle spalle, con un sonoro tonfo.
Come ogni mattina il mio cellulare vibrò nella tasca dei jeans, e già sapevo che era Harry che mi dava il buongiorno accompagnato da una delle sue soliti frasi senza senso..
‘Buongiorno oriente, come va la vita sul balcone? Ps sto studiando Shakespeare, e Romeo mi sta sul cazzo.’
Risi divertita, digitando una veloce risposta e riponendo il cellulare nella tasca.
Harry era così fottutamente divertente, e mi piaceva così tanto..E allora dov’era il problema?
Dov’è il problema, Liz? Eh? Perché ti fai certe domande?
Perché sei una psicopatica, ecco perché. Una povera matta che finirà in un ospizio circondata da gatti spelacchiati, come Mrs Cox, la nostra centenaria ex-vicina di casa.
Neanche me ne resi conto, ma superai di qualche centinaio di metri l’edificio della mia scuola. Solo quando riconobbi il fruttivendolo che solitamente era alla traversa DOPO quella della scuola tornai indietro, con calma però.
Non mi andava di correre.
Mi sarei spettinata i capelli e ci erano volute sei ore ed innumerevoli passate di gel per pettinarli, quella mattina.
Entrai nel cortile, dove gli ultimi ritardatari si apprestavano a correre verso l’atrio; principianti, se si è in ritardo lo si è con stile.
Qualcuno mi pizzicò i fianchi, e sobbalzai, colta alla sprovvista. Tuttavia non ebbi neanche bisogno di girarmi per capire chi fosse..
“Buongiorno Malik, delicato come sempre.” Lo salutai, acida.
Lui mi affiancò, con un sorriso brillante stampato sulle labbra. Sebbene facessero all’incirca quarantacinque gradi sotto lo zero lui girava con una maglietta a mezze maniche nera, dei jeans e un cappello.
Quale senso ha mettersi una maglietta a mezze maniche e un cappello? QUALE?
“Hai i calori?” gli domandai, scettica. Lui si osservò per un attimo, poi scrollò le spalle.
“Sono talmente hot che mi scaldo io stesso.” Rispose, altezzoso.
“Oddio Malik, questa era pessima! Ma pessima sul serio!”
“E smettila, che stai ridendo anche tu!”
Lo guardai con una smorfia, ma non potevo dargli torto. Fece un’espressione soddisfatta, aggiustandosi un orecchino.
“Allora, come va con..il tipo, come si chiama?” cominciò, lanciandomi uno sguardo veloce.
“Il tipo sarebbe..?”
“Il tuo ragazzo, sveglia.”
“Ah..” fu la mia intelligente risposta, mentre puntavo lo sguardo sulle mie scarpe “Si chiama Harry, Harry Styles.”
“Ossignore, che nome da checca..” commentò, con una smorfia disgustata. Io gli diedi una spinta, e riuscii a spostarlo di ben dieci centimetri.
“Non ti conviene quest’insulto, Malik, dato che da un momento all’altro potrei ordinarti di urlare nella mensa quella cosa che avevamo accordato..” lo provocai.
“Ma io non ho perso la scommessa.” Ribattè, ovvio.
“Oh, andiamo, come pensi di vincerla se sono fidanzata?”
“Fidanzata, non fidanzata, sposata, vedova..Non fa differenza per me, vincerò quella scommessa e basta.” Disse, con un sorriso beffardo e sicuro.
Lo squadrai per un attimo, e compresi che per un tipo come lui dovesse essere difficile accettare che una ragazza lo rifiutasse.
Era difficile da accettare anche per la mia sanità mentale, ultimamente.
“Sul serio Zayn, lasciami perdere. Ci sono dozzine di ragazze nella scuola più adatte a te che probabilmente hanno delle mutande con scritto sopra ‘prendimi Zayn’ ” Gli feci notare, senza scherzare.
Lui scoppiò in una fragorosa risata, tenendosi la pancia con una mano e trascinando dietro anche me. Aveva una risata divertentissima, giuro.
“No ti prego, presentamele!” esclamò, tra le risate.
Quando rideva i suoi occhi, stranamente, brillavano. Ed era..ehm, come dire, bello. Lo era davvero.
“Sul serio, la tua reputazione verrebbe rovinata se ci vedessero insieme! Sarebbe tutto un ‘Oddio, Malik esce con tizia-sconosciuta-dai-capelli-strambi!” imitai la voce di una delle tante oche che popolavano la nostra scuola, mentre spingevo con una mano il portone dell’atrio.
“Cos’hanno di strambo i tuoi capelli?” ribattè, confuso.
“Non lo so, dimmelo tu!”
“Bhè, non hanno niente di strano. Non ti si addicono queste paranoie da ragazza insicura.” Continuò, ficcando le mani nelle tasche dei jeans.
Io scrollai le spalle “Non è una paranoia, era tanto per dire..Sai quando dici quelle cose e neanche ci pensi perché le dai per scontato?” domandai, sperando mi capisse.
Zayn mi scrutò in silenzio per un attimo, socchiudendo gli occhi come ragionando.
“Liz?”
“Dimmi.”
“Sei bellissima.”
Strabuzzai gli occhi, guardandolo stralunata. Mi aveva veramente dato della ‘bellissima’?
Mi girai, come per controllare che non ci fosse nessuno dietro di me “Dicevi a me?”
Zayn ruotò gli occhi al cielo, con un sorriso “No, parlavo con Mr Robbins, l’inserviente ultra settantenne.”
“Perché mi hai dato della bellissima?”
Malik fece spallucce, lanciandomi un sorriso sghembo “Sai quando dici quelle cose tanto per dire, e non ci pensi perché le dai per scontate?” ripetè quello che avevo detto, ed io mi morsi un labbro, divertita.
“Che ci fate qui? Filate in classe!” ci rimproverò Mr Robbins con la sua voce graffiante e roca, e con lo scopettone in mano.
Zayn si avvicinò e mi stampò un bacio sulla guancia, e fu così fulmineo che non ebbi neanche il tempo di protestare.
“A dopo, dolcezza.”
Le mie gambe dovrebbero smetterla di tremare come gelatina.
 
Scarabocchiavo distrattamente sul foglio davanti a me, che invece avrei dovuto usare per prendere qualche appunto di storia.

Si, come no.
Disegnavo linee intrecciate tra loro, completamente prive di senso. Ma d’altronde, dovrebbero avere senso degli scarabocchi?
“Che ne dici di scendere dalle nuvole, signorina Calder?”
La voce acuta di Mrs Payton mi costrinse ad alzare gli occhi dal mio interessante lavoro, per qualche attimo. Le lanciai un’occhiata pigra, prima di tornare ad occuparmi dei miei affari, incurante.
Ero sicura che stesse per dirmi qualcosa come ‘Hai alzato gli occhi al cielo? Hai respirato in mia presenza? Dal preside!’ quando il suono stridulo e stonato della campanella invase l’aula, rallegrando gli animi di tutti.
Raccolsi i miei libri velocemente, per evitare di scontrarmi con Jude che era seduta a soli due banchi davanti a me.
Mi sentivo sempre peggio. Ero davvero scorretta nei suoi confronti.
Pensavo di essere immune ai sensi di colpa, dannazione.
Mi affrettai ad uscire dalla classe, con la mia borsa nera piena di spille di vario genere a tracolla. Era da una settimana che mi muovevo per i corridoi come una che sta per perdere un treno, e travolgevo chiunque senza neanche scusarmi.
Bhè, quello l’avevo sempre fatto.
Inserii velocemente la combinazione del mio armadietto, prima di aprire lo sportello e ficcarci dentro tre grossi libri..
Lo sportello si chiuse con colpo secco ed improvviso, ed io sobbalzai. Mi girai verso la mia destra, confusa, e quando incrociai gli occhi freddi di Jude mi sentii quasi mancare.
“Ah, sei tu..” borbottai, cercando di sembrare tranquilla.
Lei mi lanciò un’occhiata gelida, e mi sembrò davvero di essere percorsa da brividi di freddo. Jude era un mostro delle occhiatacce.
“Risparmiami i borbottii, Calder.”
Calder. Mi avrebbe potuto dare un pugno in faccia, e mi sarei sentita meno ferita.
“Volevo solo dirti che ho scoperto di te ed Harry, dato che non sono un’idiota.”
“Jude, te lo giuro, mi dispiace tantis..”
Alzò una mano davanti al mio viso, come a zittirmi. Si aggiustò una ciocca bionda dietro le orecchie, e riuscii a vedere che la mano le tremava leggermente. Forse dalla rabbia.
“Questo non è Gossip Girl, se ti scopi quello che mi piace non restiamo amiche.” Continuò, dura.
“Jude, ascoltami per un secondo! E’ per questo che ti evitavo, perché avevo pa..”
“Mark, Malik, Wright, Harry…Quanti ne vuoi per te, Elizabeth? Quanti ne servono per accrescere il tuo ego? Sei un’egocentrica, ecco la verità!”
La guardai con la bocca spalancata, stavolta davvero ferita “Questo non è vero, Jude. Io ti voglio bene, e tu lo s..”
“Scendi dalla passerella, Elizabeth. Saresti sorpresa di sapere che esiste un mondo oltre a te.” Mi interruppe sibilando, prima di oltrepassarmi dandomi una spallata.
Mi girai, e continuai a guardare in silenzio la sua schiena finchè non la vidi sparire nell’aula di Biologia.
Un applauso ad Elizabeth Calder dagli spalti, per essere riuscita ad allontanare anche la sua migliore amica e per non essere capace di affrontare la realtà.
Applausi, fiori sul palco, si chiude il sipario.
E rimango io, come una cogliona, ferma in mezzo al corridoio ora quasi deserto dopo il suono della campanella.
Diedi il pugno più forte che potei al mio armadietto di metallo, come se spaccarmi una nocca potesse essere di qualche aiuto e potesse essere uno sfogo sensato. Il colpo riecheggiò nel corridoio, mentre cominciavo a sentire le nocche bruciare dal dolore.
Lanciai uno sguardo al mio pugno destro ancora chiuso, e riuscii ad intravedere qualche gocciolina di sangue sgorgare da dei piccoli graffi.
Vaffanculo, non riesco neanche a dare un fottuto pugno ad un fottuto armadietto senza devastarmi una mano. Mi avviai a passo spedito verso il bagno, mordendomi il labbro inferiore per evitare di concentrarmi su quanto male mi facesse la mano; aprii la porta con un calcio, e mi posizionai davanti allo specchio.
Dalla coda alta alcuni ricci sfuggivano ribelli ed avevo la faccia di una che stava per scoppiare a piangere, dannazione.
Aprii il rubinetto con la mano sana, e ficcai sotto l’acqua gelida il pugno destro, osservando come l’acqua fredda bagnava anche la manica della mia felpa.
Jude non mi avrebbe mai più parlato, e non era di certo un suo errore. L’errore era mio, che sembravo fare sempre la scelta sbagliata.
Harry era la scelta sbagliata.
“Dai dai, vieni qua dentro..” una voce femminile mi sorprese, mentre attraverso lo specchio vedevo la porta del bagno aprirsi ed apparire una figura alta e slanciata, di schiena.
“Tanya, non mi va.. Mi sembra di averti già chiarito che non sono il tuo ragazzo.”
Strabuzzai gli occhi, mentre ancor prima di vedere Malik trascinato per un braccio dalla moretta riconoscevo la sua voce.
Tanya gli allacciò le braccia al collo, avvicinandosi al suo viso con una risatina “Ma smettila, ieri non la pensavi così..”
Zayn stava per ribattere, quando posando lo sguardo sullo specchio vide la mia immagine riflessa. Irrigidì ogni muscolo, mentre anche Tanya si staccava da lui, confusa.
Anche lei posò il suo sguardo su di me, e scoppiò a ridere.
“Oddio ragazzina, ti abbiamo traumatizzato?” chiese, divertita. Io mi sentii montare un misto tra rabbia e delusione nel petto, prima di voltarmi e guardare per solo un secondo Zayn negli occhi.
Sperai leggesse tutta la mai delusione che credo fosse abbastanza evidente. Aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma io li superai entrambi ed uscii senza dire una parola dal bagno.
Appena uscita presi a correre, torturandomi il labbro inferiore. Lo sentivo, ero sul punto di crollare, sentivo come un peso in acciaio massiccio premere sul mio petto e degli aghi pungere nei miei occhi.
Scesi il più velocemente possibile le scalinate dell’atrio, ed ignorai le urla di protesta dell’inserviente, che mi gridava di tornare indietro immediatamente. Spinsi la porta e venni investita dall’aria gelida di inizio Dicembre di Londra, ma non smisi di correre. Sentivo il vento scompigliarmi i capelli disordinatamente, mentre la felpa mi scivolava lentamente sulle spalle, ma non me ne curavo.
Non stavo neanche pensando a ciò che stavo realmente facendo, né al perché lo stessi facendo, correvo a perdifiato e basta.
 
“Ho scoperto di te ed Harry..”
“Sei bellissima..”
“Scendi dalla passerella, Elizabeth.”
“E allora che ci fai ancora qui? Vattene!”
“Non sembravi pensarla così ieri..”
“Sai quelle cose che dici tanto per dire?”
“Gelosissimo!”
“Questo non è Gossip Girl.”
 
Mi fermai, appoggiandomi con una mano ad un palo, mentre sentivo la testa quasi scoppiare.
Basta basta basta pensieri, basta. Voglio spegnere il cervello, voglio spegnerlo per sempre e non dover più pensare ad Harry, a Zayn, a Jude a tutto ciò che combino e a tutto ciò che rovino.
Asciugai una lacrima, che era scivolata rovinosamente su una mia guancia.
Ma ne seguì un’altra, e un’altra ancora, e ancora un’altra e mi ritrovai a singhiozzare davanti ad una panchina alla traversa opposta a quella della mia scuola, mentre qualche passante mi lanciava delle occhiate confuse.
“Non avete mai visto una ragazza piangere per strada? Fatevi i cazzi vostri!” urlai, stridula. Una signora coprì indignata le orecchie di sua figlia di otto anni, che invece se la rideva.
Tirai su con il naso, prima che un altro singhiozzo mi investisse.
Era incredibile, ma piangere mi stava facendo sentire…meglio. Più i singhiozzi aumentavano più mi sentivo libera, nonostante gli occhi coperti di trucco pizzicassero da morire.
Asciugai con una manica della felpa i rimasugli di mascara che sicuramente era colato sulle guance, velocemente.
“Mi dispiace.”
Sussultai, alzando lentamente gli occhi. Davanti a me si trovava un trafelato Zayn Malik, che mi fissava mentre il suo petto si alzava e abbassa velocemente, segno che anche lui aveva corso.
Pensai di aver sentito male. Avevo sicuramente sentito male.
O forse stavo avendo un’allucinazione, chissà. Non mi sorprenderebbe troppo.
 “Mi dispiace..” riprese, deglutendo “Mi dispiace perché sono un coglione, mi dispiace perché ti ho trattata male, mi dispiace per tutte le volte che ti ho lasciata camminare via incazzata, mi dispiace per Tanya, mi dispiace perché non ti fidi di me..
..E mi dispiace se non riesco a starti lontano per troppo tempo.” Concluse, fissandomi con i suoi caldi occhi scuri.
Sentii qualcosa, al centro esatto del petto. Era come se qualcosa si fosse aggiustato, come se un pezzo mancante del puzzle si fosse finalmente trovato.
In quel momento capii che non importava quanto potessi essere arrabbiata con lui, non importava quanto potevo maledirlo né quanto potessi desiderare che sparisse dalla mia vita, perché era tutta una facciata. Capii che trovarmi a pensare ai suoi occhi scuri tutto il giorno non era normale, che il bisogno di averlo sempre intorno non era solo un capriccio stupido. Che non volevo più continuare la scommessa, perché sapevo di non volerla più vincere.
Perché mi ero fottutamente innamorata di Zayn Jawacoso Malik, e non potevo farci niente.
“Sto per perdere la scommessa, Zayn.” Dissi, con sincerità, e il sorriso che mi rivolse avrebbe potuto illuminare tutta Londra.
“Non c’è mai stata nessuna scommessa Liz, perché voglio baciarti da quando ti ho vista la prima volta.” Rispose a bassa voce, e prima che potessi battere ciglio si avvicinò alle mie labbra, e mi baciò.
Non fu il bacio più bello della storia, di quelli appassionati nei film d’amore quando lui e lei si rincontrano dopo anni. Stavo crepando di freddo, avevo il trucco colato sulle guance, un filo della sua barba mi pizzicava le guance e stava per piovere.
Ma fu di sicuro il più bel bacio della mia storia.
   
 
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