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Autore: MaricaWrites    13/04/2012    3 recensioni
"Dormiremo quando saremo morti" è la storia di Victoria, cacciatrice statunitense che si ritrova coinvolta nelle vicende dei fratelli Winchester. Nel corso della storia, la ragazza dovrà affrontare i fantasmi del suo passato, ma soprattutto, dovrà lottare per tenere a freno le emozioni, come il suo lavoro le impone.
[STORIA TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo VII

 

-Mostro-

 


 

-Bella merda- guardai male il ragazzo che aveva appena pronunciato quelle parole e ignorai l’ennesima occhiatina del commesso quindicenne della libreria dove ero appena entrata.

Una volta mi piacevano i libri; in realtà hanno continuato a piacermi, ma la vita del cacciatore non è esattamente quella che ti permette di leggere in santa pace.

Era la terza libreria in cui entravo nelle ultime settimane: le volte in cui ne incontravo qualcuna sulla strada in compagnia di Sam, insisteva per entrare. Ricordo di avergli detto un giorno “perché ti torturi in questo modo? Guardi libri che non avrai mai tempo di leggere”, e lui mi ha risposto “mi piace credere che un giorno ne avrò il tempo”.

Da quel giorno ho riniziato ad entrarci anch’io nelle librerie, con la stessa convinzione.

Sospirai nel constatare che però, stavolta, non c’era Sam ad indicarmi i volumi più interessanti.

Quasi sovrappensiero alzai lo sguardo, e dovetti usufruire di tutto il mio sangue freddo per non urlare, alla vista della figura di Castiel alle mie spalle, dal vetro della finestra del negozio.

-Castiel, santo Dio-

-Scusa, non volevo spaventarti- disse lui atono, come sempre.

-Non sono più abituata a queste tue apparizioni improvvise, annunciati per favore. Da quanto sei lì?-

-Abbastanza da annoiarmi-

Lo guardai incuriosita:-Che ci fai qua?-

-Ho mandato fuori rotta i Winchester, ti stanno cercando-

-Oh, lo so- sospirai, tornando ad osservare i libri –Dean vorrà tagliarmi la testa, è così?-

-No, vuole solo esorcizzarti-

-Esorcizzarmi?! E perché mai?-

-Crede che tu sia un demone-

-Ah- dissi semplicemente, voltandomi di nuovo verso di lui. Mi persi per qualche istante nei suoi occhi blu, chiedendomi se mai sarei riuscita a capire cosa ci fosse oltre quell’espressione perennemente  anonima.

-Però non vogliono ucciderti proprio adesso- disse con semplicità –prima hanno bisogno del tuo aiuto per una cosa-

-Oh, questo mi conforta. Che cosa vogliono?-

-Non sono cose che mi riguardano, mi hanno solo detto di trovarti, perché hanno bisogno di te per un caso, e di portarti da loro-

Lo guardai seria per qualche istante:-Vuoi che ci vada- non era una domanda.

-Credo dovresti-

-Da quando sei così ingenuo? E’ una trappola, vogliono solo catturarmi, e mi stanno simpatici, non mi va di fargli del male-

-Non è una trappola, ho visto con i miei occhi il caso a cui stanno lavorando. Per loro è importante-

Ebbi una sorta di stretta allo stomaco nel sentire il suo cambiamento di tono mentre parlava dei fratelli Winchester, e lo sguardo quasi disperato con cui mi chiedeva di aiutarli.

-Vuoi bene a Sam e Dean, non è vero?- chiesi seria.

-Sono miei amici-

-Bhè mi hai sostituita bene- dissi acida avviandomi verso l’uscita della libreria ed entrando in macchina, sbattendo la portiera.

-Non ti ho sostituita. Mi sono semplicemente stati vicini- disse altrettanto serio.

-E’ davvero importante per te che io li aiuti?-

-Si-

-Allora va bene, fammi strada-

 

Arrivammo alla casa che Castiel mi aveva descritto in tarda nottata, ma decisi di entrare lo stesso: erano cacciatori, erano abituati a non dormire.

-Io ti lascio qui, Victoria, ho alcune cose da controllare- disse grave quando ormai stavo per bussare.

-Va bene- lo guardai, e come ogni volta da quando ci eravamo ritrovati, mi strinse lo stomaco nel vederlo scomparire.

Tornai a guardare la porta e mi accorsi che era aperta. Rimasi immobile per un po’, prima di estrarre la pistola e caricarla. Aprii la porta col piede ed entrai silenziosamente; l’unica cosa a fare rumore era il mio respiro, se rumore si può chiamare.

La casa era grande, disordinata e decisamente non pulita, ma non mi diede fastidio. Infondo erano due uomini, ed erano cacciatori, nelle poche settimane che avevo passato con loro, avevo notato quanto soprattutto Dean fosse un po’ restio a rispettare le abituali norme di igiene e salute personale.

Era tutto troppo strano e sospetto: la porta aperta, Castiel che mi lasciava proprio lì fuori.

Entrai nella sala e avvertii la presenza di qualcuno alle mie spalle.

Passo pesante, respiro controllato, un leggero profumo di carta antica diffuso nell’aria e la scelta di un nascondiglio quasi banale. Non potevo farci nulla, i miei sensi un poco più sviluppati, in certi casi, prendevano il controllo.

-Ciao Sam- dissi abbassando la pistola e voltandomi verso di lui.

Fece un passo avanti:-Ciao Vic-

Una sensazione amara mi prese la bocca:-Bel piano, comunque. Farmi trovare da Castiel, farmi portare qui, volevate solo catturarmi, non è vero?-

Nonostante fosse buio vidi il rimorso negli occhi di Sam:-Quello che hai fatto non è umano, Victoria-

-Io non ho fatto niente- scandii, mentre il battito cardiaco mi accelerava, alla ricerca di un qualche segno della presenza di Dean.

-Vic- disse sincero –non vogliamo farti del male, ma siamo cacciatori, e tu lo sai-

-Lo so- rialzai la pistola, avvertendo il passo di Dean alle mie spalle –allontanati Dean, o sparo a tuo fratello-

-Come vuoi- Dean indietreggiò, ma come fece un passo indietro qualcosa di molto simile ad una corda mi afferrò le caviglie e mi ritrovai a terra con un tonfo.

-No!- imprecai allungando la mano verso la pistola a dieci centimetri da me, ma Sam l’aveva già raccolta e mi guardava dall’alto.

-Mi dispiace Barbie, niente di personale-

Mi trattenni dal dimenarmi mentre Dean mi tirava su a forza e mi buttava su una sedia, mentre Sam mi legava: sapevo era inutile. Per quanto fossi agile, avevo imparato a conoscerli, e soprattutto Sam era molto sveglio.

Mi ritrovai coi polsi e le caviglie legate alla sedia, in mezzo alla stanza e alzando lo sguardo al soffitto mi venne da ridere: una trappola per demoni.

-Che razza di mostro sei, eh?- quasi sputò Dean accendendo la luce.

-Non so più come dirlo: sono umana, Dean-

I due fratelli si scambiarono uno sguardo intenso.

-Sam mi ha detto quello che hai fatto-

-Cosa ho fatto? Sentiamo-

-L’hai baciato- disse il biondo quasi soddisfatto.

-Sei geloso, Dean?-

Rise malignamente:-Hai stretto un patto, schifoso demone. Ora gli ridarai la sua anima indietro, prima di essere rispedita direttamente all’inferno-

-Non ho stretto nessun patto, non ne ho le capacità-

-Mi hai baciato- intervenne Sam con voce molto più comprensiva e rassicurante –e sono quasi sicuro di aver provato un dolore lancinante alla testa, prima di rialzarmi senza neanche un graffio. Mi hai guarito-

-Voi siete pazzi!- risi –Io non ho fatto un bel niente, quando sono arrivata Sam era semplicemente svenuto, l’ho solo aiutato a rialzarsi-

-Quanto siete bugiardi voi altri- disse Dean schifato –spezza il patto, ora-

-Non c’è nessun patto da spezzare-

-Mi hai baciato, di questo sono sicuro- disse Sam fermamente.

Guardandolo negli occhi capii che su questo non potevo mentire.

-E va bene: ho sempre avuto una cotta per Sam, era fragile e indifeso e ne ho approfittato. Qualche problema?-

Dean trattenne una risata e si voltò verso un mobile lì accanto, e prima che potessi capire cosa stava prendendo mi aveva buttato addosso un secchio d’acqua.

Alzai lo sguardo su di lui irata:-Sono umana, dannazione. Liberami subito Winchester-

-L’acqua santa non ti tocca- commentò lui quasi tra sé e sé –che diamine di schifezza sei?-

Mi guardò schifato:-Sai qual è la cosa che più mi fa schifo di voi mostri? Non finite mai, c’è sempre qualche nuova specie pronta a macchiare il pianeta, voi e il vostro sudiciume. Vi impossessate di persone innocenti, le uccidete, le mangiate. E quando noi cacciatori veniamo a cercarvi, vi stupite anche- rise –e tu non sei da meno. Non so come ho fatto a non accorgermene prima, sei stata con noi tutto quel tempo. Bel piano bionda, bel piano. Cosa volevi fare? Imparare a conoscere i trucchi di noi cacciatori, bhè mi sembravi già abbastanza esperta: ho davvero creduto fossi una cacciatrice. Sei solo un mostro-

-Io non sono un mostro- dissi lentamente e a denti stretti mentre avvertivo la rabbia percorrermi la schiena e facevo di tutto per controllarmi.

Ci ero vicina, lo sentivo: stavo per perdere il controllo, e prima di potermene rendere conto mi sarei ritrovata con gli occhi color catrame e Dean che recitava l’esorcismo. Era tanto intelligente quanto stupido: avevano recitato l’esorcismo davanti a me, sapeva che non mi faceva alcun effetto; e sapeva che avevo una trappola per demoni incisa sul tettuccio dell’auto, dannazione.

-Non farmi usare le maniere forti Vic- disse avvicinandosi nuovamente al mio viso, mentre cercavo di respirare piano e profondamente per calmarmi.

-Dovrai usarle a quanto pare- dissi presuntuosamente –e sarà inutile, come tutte le altre cose che proverai a fare per farmi sputare il rospo. Hai preso un granchio questa volta, Dean, sono umana, e sei così ottuso da non rendertene conto-

Sapevo che Sam non era del tutto sicuro delle accuse che mi aveva rivolto, glielo leggevo nello sguardo, e lo capivo dalle occhiate preoccupate che rivolgeva al fratello. Dovevo trovare un modo per uscire da quella situazione, ma non ero del tutto sicura di potercela fare quella volta: Castiel mi aveva abbandonata, e questo era ciò che più faceva male, e per di più, non potevo usare le mie capacità, mi sarei smascherata.

Capii che forse alimentare il dubbio di Dean mi avrebbe aiutato in quel caso, forse sfruttare quel lato di me non precisamente buono, mi avrebbe salvata.

-Lo vedremo- disse Dean quasi soddisfatto estraendo un coltello con dei simboli anti-demone incisi sopra e una lama particolarmente seghettata.

-Sei così frustrato Dean, che oltre ad andare a letto con ogni individuo femminile o forse no che ti capita a tiro, ora ti sei anche messo a dare la caccia agli umani? La tua depressione è già a questi livelli? Non è colpa mia se stai andando di testa. Povero, piccolo Dean-

Prima che potessi aggiungere altro, la lama del coltello mi aveva trapassato la gamba e non riuscii a trattenere un urlo di dolore.

Lo riestrasse, provocandomi un leggero sussulto, mentre le corde che mi tenevano strette i polsi, oltretutto bagnate, iniziavano a consumarmi la pelle.

-Accoltellarmi come se fossi un pezzo di carne ti fa sentire vivo Dean? Immagino di si, insomma un ingordo ubriacone, malato di sesso come te deve essere per forza morto dentro-

-Perderai la voglia di scherzare- disse arrivando a sfiorarmi il naso col suo, mentre mi premeva la lama del coltello sul braccio.

Mi morsi così forte il labbro che iniziò a sanguinare pure quello.

All’improvviso una figura in impermeabile comparve alle sue spalle, quasi accanto a Sam, e alzai lo sguardo su di lui. Il fatto che nessuno dei due fratelli avesse avuto alcuna reazione mi fece capire che ero l’unica a poter vedere Castiel sullo stipite della porta.

Ci scambiammo una lunga occhiata: il suo sguardo cristallino era duro e fermo, irremovibile, mentre il mio era carico di rabbia. Vidi Sam guardarmi per poi guardare il “vuoto” alla sua destra, e allora distolsi lo sguardo, proprio mentre Dean muoveva la lama sul mio braccio, facendomi urlare di nuovo.

-Dean sono umana cazzo! Guardami!- quasi lo implorai.

-Hai baciato mio fratello, e l’hai guarito. Un’umana non ha queste capacità! Dimmi cosa sei, adesso-

-Sono Victoria, Dean-

-Ok- disse sospirando e pulendosi la lama del coltello sui jeans.

-Perché ti interessa tanto?!- sbottai poi.

-Perché mi servi, ecco perché- il suo sguardo si fece più cupo –un mio caro amico è nella stanza più accanto e necessita di cure un po’ speciali. Ora tu mi dici che diavolo di mostro sei, e se i tuoi servigi non richiedono troppo, guarirai il mio amico, prima di essere spedita all’inferno-

-Bhè mi dispiace per il tuo amico Dean, ma io non posso fare un bel niente, come non ho fatto niente per Sam-

-Balle!- mi puntò il coltello al collo.

-Sgozzami Dean, non otterrai comunque nulla-

-Credimi, dopo essere stata in mia compagnia per qualche ora, vedrai che qualcosa otterrò-

Cercai con tutto il cuore di non urlare di nuovo, mentre mi lacerava la pelle sopra la clavicola.

-Te lo chiedo un’altra volta: che cosa sei?-

-Sono umana- ripetei e il secondo dopo mi pugnalò l’altra gamba.

-Che cos’hai fatto a Sam?! Perché l’hai baciato?!-

-Non l’ho baciato!- dissi quasi implorante –Aveva perso conoscenza, non respirava e gli ho fatto la respirazione bocca a bocca. Fine della storia-

Spostò la lama dall’altra parte del mio collo, tagliandomi lentamente lungo la linea del viso.

-Che cosa gli hai fatto?- chiese nuovamente.

Alzai lo sguardo su Castiel, che non si era mosso. Iniziavo a sentirmi debole: sanguinavo parecchio e il dolore era lancinante, soprattutto il taglio sul braccio mi stava privando di parecchio sangue.

-Allora?!- sbraitò Dean.

-Non gli ho fatto niente- ripetei per l’ennesima volta e Dean alzò il coltello, prima che la voce di Sam lo fermasse.

-Dean, aspetta. Forse ci stiamo sbagliando-

-Mi prendi per il culo?- disse lui girandosi –Ti ha guarito baciandoti, c’è per forza qualcosa che non va in lei-

-Magari mi sono sbagliato- ammise abbassando di un tono la voce.

-“Magari mi sono sbagliato”?! Ho appena torturato una ragazza, Sam, vuoi dirmi che non sei sicuro?!-

-La sua storia sta in piedi- disse lui –e io avevo preso una grossa botta alla testa, forse mi sono confuso-

-Dannazione Sam!- Dean diede un calcio ad una sedia lì vicino, mentre iniziavo a faticare a tenere eretta la testa.

-E ora come faccio a sapere se è umana o no?-

Castiel si rese improvvisamente visibile:-Dice la verità, io lo so-

Dean lasciò cadere il coltello a terra, passandosi una mano tra i capelli:-Io non posso crederci-

Sam recuperò la lama e venne a slegarmi:-Mi dispiace Victoria, te lo giuro, non so come sia potuto succedere-

Aprii la bocca ma l’unica cosa che ne uscì fu altro sangue.

Sam mi prese delicatamente tra le braccia, tirandomi su:-Castiel, puoi fare qualcosa per lei?-

-Certo- disse lui, toccò leggermente il braccio di Dean e poi seguì Sam e me in una stanza accanto.

Sentii Dean imprecare di nuovo dall’altra stanza, mentre mi sistemavano sul letto e Castiel mi premeva la mano sulla fronte, e avvertivo le ferite rimarginarsi, ma non le forze ritornare.

 

Non ricordavo neanche di essermi addormentata, ma a quanto pare lo feci, e dovevo anche aver dormito per parecchio tempo, dato lo stato confusionale della mia testa, o forse erano solo i postumi della tortura-Winchester.

Quando aprii gli occhi, sobbalzai leggermente, alla vista di Castiel accanto al letto.

-Ti ho di nuovo spaventata, scusami-

-Ma ti pare- dissi acida –cosa vuoi?-

-La tua energia-

-Cosa?!- sbottai.

-L’amico di Sam e Dean, è messo molto male, Victoria. Tu puoi guarirlo, ma così facendo usciresti allo scoperto-

-O giusto, così vuoi prendere la mia energia e guarirlo tu stesso. Bravo Castiel, sempre l’eroe della situazione. Come farei senza di te-

-La tua voce è piena di quel che Dean chiama “sarcasmo”-

-Il tuo sguardo mentre Big-Winchester mi torturava era pieno di quel che io chiamo “indifferenza”-

-Dovevo lasciarglielo fare, così ora sono sicuri della tua umanità, non ti daranno più la caccia-

-Davvero? E tu e il tuo “sta dicendo la verità, io lo so”, non potevate entrare in scena giusto un poco prima?-

-Se l’avessi fatto, avrebbero sospettato qualcosa, e avrebbero trovato altri modi di metterti alla prova. Ora ti lasceranno in pace-

-Certo- mi volta dall’altra parte.

-E’ stato difficile restare a guardare mentre ti faceva del male, ma è stato necessario-

-Non mi è sembrato ti stessi struggendo, non ti sei neanche reso visibile a loro. E tutta la farsa con cui mi hai convinta a venire qua… è assurdo-

-Non mi piace mentirti, lo sai-

-Non l’hai mai fatto!- sbottai –Pensavo il nostro rapporto andasse oltre a tre anni di distanza, Castiel. E’ bastato questo a cambiarci?-

-Nulla è cambiato-

-Va bene, come vuoi tu- sospirai.

Passò qualche secondo, prima che ripetesse:-Ho bisogno della tua energia per salvare l’amico di Sam e Dean-

-Bhè, allora prendila-

Lo vidi chinarsi su di me e lo spinsi indietro:-Non provarci neanche-

Gli porsi la mano.

-Sai che così sarà più difficile-

-Impegnati-

Mi strinse la mano e sopportai in silenzio il leggero formicolio al braccio che piano piano mi fece riaddormentare.

Mi svegliai probabilmente il giorno dopo, di nuovo in forze e questa volta trovai la casa silenziosa e calma.

Mi alzai lentamente dal letto, passandomi una mano tra i capelli prima di uscire dalla stanza facendo attenzione a non fare rumore. Camminai a piedi nudi lungo il corridoio, per poi entrare in cucina, da dove sentivo provenire alcuni rumori e alcune voci.

Tesi l’orecchio:-Dovresti parlarci- non riconobbi quella voce.

-Non vuole parlarmi, lo sai. L’ unica volta che mi ha parlato in questi giorni è stato per chiedermi come stava Victoria, e solo perché non c’eri tu- quello era Sam.

-Bhè è già qualcosa-

Non li vedevo ma potei immaginare lo sguardo contrariato dello spilungone.

-Posso farti una domanda, Sam?-

-Certo-

-Hai fermato tuo fratello perché ti sei davvero reso conto di esserti sbagliato, o solo perché volevi risparmiare quella ragazza?-

La risposta arrivò prontamente:-Ne ero sicuro, Bobby-

A quel punto decisi di farmi vedere:-Ciao…- dissi piano.

Sam e un uomo barbuto si voltarono di scatto.

-Ciao- disse subito Sam –lui è Bobby, un nostro caro amico-

-Piacere- gli strinsi la mano.

-Bobby, lei è Victoria-

-Piacere mio- sorrisi, indecisa sul da farsi.

-Come ti senti?- intervenne Sam –Siediti-

Mi spostò la sedia dal tavolo e io mi sedetti ancora un po’ impacciata:-Sto bene, mi sento… riposata-

-Castiel… ti ha aiutata?-

Cercai di non risultare troppo seccata a quel nome:-Si, mi è stato veramente d’aiuto-

-Vuoi qualcosa da mangiare?- mi chiese Bobby, che aveva una voce assolutamente burbera e sgarbata, ma allo stesso tempo rassicurante.

-Non… non vorrei disturbare-

-Ma figurati, ti faccio un paio di uova. Dopo quello che ti ha fatto quel bambolotto malefico, siamo fortunati che tu non sia ancora scappata urlando-

Sam sorrise, e anch’io, e si sedette accanto a me, mentre Bobby cucinava.

-Sicura di sentirti bene?-

-Sicurissima, sul serio. Quanto ho dormito?-

-Due giorni-

Sbarrai gli occhi:-Meraviglioso-

-Tranquilla, è normale- mi guardò negli occhi per un po’, prima di prendere un respiro profondo –Senti… non so come scusarmi per quello che è successo con Dean…-

-Sam, per favore no-

-No, lasciami finire. E’ colpa mia se ti ha torturata, io… ero sicuro fossi stata tu a guarirmi, ma forse mi sono solo lasciato prendere. Non avrei mai pensato Dean arrivasse a tanto, ma eravamo veramente convinti fossi una specie di demone, credimi…-

-Sam- lo interruppi, nonostante mi avesse chiesto di non farlo –io avrei fatto lo stesso se avessi avuto anche il minimo sospetto che uno di voi due fosse un qualche tipo di creatura sovrannaturale, credimi. Non ce l’ho con te, né con Dean. Avete solo fatto il vostro lavoro-

Mi guardò in silenzio per qualche istante, prima di annuire comprensivo con un accenno di sorriso sul volto.

-E’ lui l’amico che volevate farmi guarire?- chiesi facendo cenno a Bobby con la testa, mentre proprio questo mi serviva le uova –grazie-

-Si, è lui-

-Sembri in forma- commentai, cominciando a mangiare.

-Non lo ero fino a pochi giorni fa- ammise sedendosi –sono stato attaccato da uno stupido angelo-

Quasi mi andarono le uova di traverso:-Un angelo? Perché mai un angelo ti avrebbe attaccato?-

-E’ quello che stiamo cercando di scoprire- disse Sam.

-E Castiel non era in grado di guarirti?-

-Non è stato ferito proprio dall’angelo- mi spiegò Winchester –è stato ferito da Dáinsleif-

-Da chi?- sbottai: di tutte le creature strane che avevo sentito, questa mi era proprio nuova.

-E’ una spada- continuò Bobby –secondo la leggenda è la spada del Re Hogne, e fu forgiata dai nani-

-Dai nani- ripetei arricciando il naso e finendo le uova.

-Si dice la spada sia stata per molto tempo nel regno dei morti, e che lì abbia assunto dei particolari poteri: non fallisce un colpo. Le ferite inferte da quell’arma ti uccidono e basta, una volta colpito non hai via di scampo. Castiel non era abbastanza forte da guarirmi, ma dice di aver trovato il modo. Meglio così-

-Già, meglio così- concordai.

I due si alzarono e li guardai interrogativa.

Sam mi accarezzò leggermente la spalla:-Il latte è in frigo e il bagno è infondo al corridoio. Io e Bobby usciamo, stiamo lavorando ad un caso-

-Oh vi prego, portatemi con voi-

-No, Castiel ha detto che devi riposare- intervenne Bobby –per oggi rilassati-

-Va bene- mi arresi e li accompagnai fino alla porta.

Mi ritrovai sola a casa, senza nulla da fare, e decisi che quell’abitazione aveva decisamente bisogno di una mano femminile. Tutto era sporco, disordinato e puzzava di alcool. Decisi che avrei passato la giornata, perché ci sarebbe voluto molto tempo, a fare normali e banali pulizie domestiche, e così feci.

Era tarda notte quando finii di pulire e quando spensi il gas su cui avevo fatto del brodo di pollo: a quanto vedevo quei tre non mangiavano roba decente da anni, soprattutto Bobby.

Dopo essermi fatta la doccia e asciugata i capelli mi lasciai cadere su una poltrona davanti alla televisione spenta e inconsapevolmente mi ritrovai a ripercorrere mentalmente la tortura di Dean, per poi scuotere la testa, come per scacciare via quei pensieri.

Dean, a proposito, non si era visto per tutto il giorno, e non avevo chiesto a Sam o a Bobby dove fosse, ma proprio in quel momento avvertii la porta aprirsi.

Rimasi lì, senza smettere di fissare il nero dello schermo della televisione.

Sentii dei passi e li riconobbi come quelli di Dean. Rimasi immobile, non sapevo cosa fare: Sam era forse più colpevole di lui ma non era stato Sam a squartarmi con un coltello. Guardarlo in faccia mi spaventava, e decisi di non farlo.

-Sei sveglia- la sua voce mi raggiunse dalla cucina.

-Già- mi limitai a dire, torturandomi le mani.

-Come… ti senti?-

-Alla grande-

-Hai preparato tu questa roba?-

-Si, hai fame?- mi sporsi dalla poltrona quasi istintivamente e mi resi conto troppo tardi che lo stavo guardando in faccia, prima di notare il sangue che gli colava sul viso.

-Cos’è successo?- chiesi allarmata alzandomi dal divano.

-Niente- disse con noncuranza –mi sono occupato di un nido di vampiri in una città qui vicino, e mi hanno dato una sprangata in testa-

-Fammi vedere- dissi alzandomi-

-Non è niente- disse in fretta, cercando in tutti i modi di evitare il mio sguardo.

-Senti non devi per forza guardarmi in faccia- dissi sfacciatamente –voglio solo controllare se la ferita è grave, sono io a dover guardare te-

Si passò la lingua sulle labbra, lo faceva spesso, quand’era nervoso.

Mi avvicinai di più e osservai che la ferita non era poi così profonda. Gli feci cenno di sedersi e trovai in bagno l’occorrente per almeno ripulirgli il taglio. Soffriva in silenzio il bruciore del disinfettante mentre di tanto in tanto lo guardavo in viso, ma non ricambiava lo sguardo.

Quando finii e buttai via le garze sporche, senza che me l’avesse chiesto gli feci scaldare un piatto di brodo con della carne e dei pezzi di pane.

-Senti…- iniziai mentre lui cominciava a mangiare in silenzio.

-Non mi va di parlarne- disse subito –non ora-

-Ok- mi guardai un attimo in giro –solo… non sentirti in colpa, io avrei fatto lo stesso, l’ho detto anche a tuo frate…-

-Vic. Ti prego, non mi va di parlarne- disse con voce più dura, guardandomi per la prima volta negli occhi.

Ressi il suo sguardo per circa dieci secondi:-Non chiamarmi Vic, sembra il nome di una medicina-

Lo vidi sorridere sotto i baffi, dopodiché mi alzai, dirigendomi verso la camera:-Buonanotte-

Non ricevetti risposta.

  
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