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Autore: Cheshire_Blue_Cat    13/04/2012    1 recensioni
... bene, questa è la prima fic che pubblico e, anche se sono cosciente che fa veramente schifo, spero che piaccia a qualche buon anima ^.^ parla di una ragazza che non è umana, si chiama(casualmente -.-) Lirin e sul suo passato è gettato un velo di mistero su cui lei intende far luce, ovviamente possiede un'Ombra(di mia invenzione)... bhe, spero vivamente che qualcuno legga questa schifezza... P.s. ho preferito scrivere che i personaggi fossero un po' più grandi che nell'anime... spero non dispiaccia a nessuno. ^.^
P.p.s. ho apportato alcune modifiche al capitolo 8 per chi fosse interessato... -.-" mi ero dimenticata che per inserire i dialoghi bisogna usare i trattini e non le virgolette... pardon! ^.^
//Incompiuta... già... mi duole il cuore, ma alla fine ogni storia è già finita appena si scrive la prima parola per chi la scrive quindi anche questa storia prima o poi avrà una fine//
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Chase without knowing

 
Erano arrivati alla prossima città.
Wow, hai fatto grandi progressi! Pensavo saresti rimasta a bocca chiusa per tutta la durata del viaggio… la prese in giro Kirillion, Lirin non le rispose tanto era impegnata a chiacchierare con i ragazzi.
Stavano giusto per decidere che era meglio fermarsi a mangiare qualcosa che una persona passo loro affianco: - Finalmente ci rincontriamo. -
- E tu chi saresti? - chiese Zola alla ragazza sconosciuta che era loro comparsa davanti, Lirin si irrigidì. Sapeva chi era.
Quella sorrise e si tolse il travestimento: - Omeron! - gridò subito Shu.
 
- Questo è il Castello della Testa, dentro vi è una banca dati con un ingente numero d’informazioni quindi è più sorvegliato di quanto ci si possa immaginare. Per ora so soltanto che la donna che cercate lavora per un gruppo che dispone di moltissimi soldati e di una notevole potenza. - spiegò loro Omeron indicando da sopra lo strapiombo poco fuori la città dove hai piedi sorgeva il Castello della Testa.
- Come il Gran Reame? - chiese Jiro.
- Le probabilità sono alte, ma non abbiamo certezze e l’unica possibilità è accedere al computer centrale prima che si accorgano della nostra presenza. -
- Fammi capire… - fece Zola osservando la fortezza: - Non sai niente e la fortezza è la tua ultima spiaggia. -
- Senza giri di parole. - rise Omeron facendole l’occhiolino.
Decisero che per parlare si sarebbero rifugiati in una locanda in città.
- Hanno catturato Conrad?! -
Omeron annuì assente: - Me l’ha detto un mio informatore poco prima che lasciassi la città per venire qui. Adesso si trova nel centro detentivo di Arcad. -
- E che luogo sarebbe questo Arcad? - chiese Jiro.
L’informatore lanciò un’occhiata schiva verso la nuova arrivata che stava anche lei ascoltando: - Sta con noi. - lo tranquillizzò Zola.
Omeron si rilassò appena continuando però a guardarla di tanto in tanto: - Arcad è una prigione di sicurezza, si trova sulla collina che sovrasta la fortezza che vi ho mostrato prima. -
- Bene ragazzi, non ci resta che raggiungere quel posto. -
- E salvare Conrad. - aggiunse subito Shu, Zola annuì: - Ma non solo questo. -
Quella situazione andava scaldandosi, Lirin si fece improvvisamente attenta.
- Se noi attacchiamo la prigione le unità circostanti saranno costrette a mandare rinforzi… -
- Quindi il Castello della Testa rimarrà senza guardie a sufficienza e ciò permetterà ad Omeron di entrare indisturbato. - completò la Demone.
- Sei sicura che la ragazza non faccia il doppio gioco? - chiese ancora Omeron soppesando però con curiosità il ragionamento di Lirin.
Zola la fissò: - Credo che Omeron debba sapere qualcosa su di te. - Lirin annuì piano: - Forse si fiderebbe di più. -
Ogni parola di Lirin fu pronunciata con lentezza e precisione quasi stesse disinnescando una bomba.
- Ho già sentito parlare dei Demoni… Se sei sincera ci sarai di grande aiuto. - fu il commento finale di Omeron.
- Ci darai una mano? - gli chiese Zola vedendo la sua espressione incerta riguardo a Lirin.
Lui sorrise e alzò le braccia in segno di resa: - Ho forse altra scelta per caso? -
 
Non ricordava l’ultima volta che si era divertita così tanto a disintegrare quelle ferraglie che Nene aveva pensato bene di chiamare Ombre Nere, e pensare che quelle erano un modello nuovo!
A momenti neanche aveva bisogno Kirillion per falciarle, ma doveva far sfogare tutta quell’energia accumulata dall’Ombra durante quei giorni di spionaggio. Poteva capirlo dal modo quasi perverso con cui la dragonessa frantumava quei robot stringendoli tra gli artigli, dai repentini bagliori rossi che di tanto in tanto le illuminavano gli occhi, che era mancato un soffio prima che l’Ombra potesse scatenarsi distruggendo tutto ciò che le capitava a tiro.
In più la presenza di altre Ombre, soprattutto Blue Dragon, la rendeva più irrequieta.
- Non risparmiate le forze! Dobbiamo fare in modo che mandino i rinforzi al più presto! - urlò Zola riportandola finalmente con i piedi per terra.
Kirillion e Blue Dragon si guardarono e, come da una tacita intesa, sputarono entrambi una fiammata vermiglia che decimò le restanti macchine.
Kluke e Bouquet erano con Omeron al Castello della Testa, Lirin avrebbe voluto accompagnarli, ma Zola l’aveva voluta sul campo.
Proprio in quel momento la donna le si avvicinò: - Allora, dove sono? - non le sfuggiva niente, sapeva che la ragazza poteva percepire l’aura delle altre Ombre grazie ad una particolare sensibilità, altra dote demoniaca.
Lirin prese per un attimo le sembianza da Demone e tese le orecchie verso il luogo dove in teoria dovevano trovarsi le ragazze e l’informatore. Solitamente, quando cercava un’Ombra o una presenza vedeva tutto nero, i contorni delle cose erano sfocati e c’era luce solo dove vi erano delle Ombre.
Kirillion e aveva spiegato molte volte che il modo in cui vedeva in quei momenti era lo stesso con cui lei guardava quando non era evocata, ma avrebbe dovuto indagare oltre per capirne di più e non ne aveva il tempo. Aveva deciso di dirlo a Zola solo all’ultimo, per farle capire che si fidava.
- Sono di fronte all’entrata. - disse ancora con la vista alterata vedendo due luci, una viola e l’altra rosa. Bouquet e Kluke.
Si voltò e qualcosa la colpì dritta in testa, non fisicamente. Era una luce strana, era un’Ombra di imprecisata natura e quella volta non era la furia di Blue Dragon.
Premette le dita sulle tempie e, appena la vista tornò normale, il dolore cessò e poté guardare senza essere accecata da dove veniva: dalla torre più alta di Arcad.
Gli altri intanto continuavano a combattere le Ombre Nere restanti.
- Dove hai intenzione di andare?! - gridò Jiro vedendo Shu che correva verso la porta spalancata della prigione.
- A liberare Conrad! Avanti, ormai ci siamo! - gli urlò di rimando il moro.
Jiro digrignò i denti: - No, noi dobbiamo tenere impegnato il nemico. Zola, digli che ho ragione! -
- Fa come vuoi. - disse a Shu: - Ma Jiro dovrà venire con te. -
Entrambi entrarono nella fortezza tra i mille improperi di Jiro dato che l’altro non gli dava mai retta.
Lirin, Marumaro e Zola rimasero a combattere e presto arrivarono i rinforzi, ma non venivano dal Castello della Testa.
Lirin alterò nuovamente la vista per stabilire quanti robot contenesse la corazzata in arrivo, qualche secondo che un’altra di quelle strane luci la costrinse a piegarsi in due dal dolore.
Ripresasi dall’abbaglio arrivò il terrore: - Zola! Ci sono due Manipolatori di Ombre! - urlò spaventata.
Zola sobbalzò: - Dove? -
Lirin indicò prima la fortezza e poi la corazzata: - Jiro! Shu! -
Le bastò quel pensiero per farle scattare i piedi verso la porta dove erano scomparsi i due ragazzi, mutò in giaguaro per correre più veloce seguendo la prima aura anormale che aveva visto. Il cuore le batteva a mille e fino all’ultimo non finì di pregare che una di quelle due presenze fosse Andropov.
 Si arrampicò sui bastioni e trovò i due evocatori in uno spiazzo interno, con loro c’era Conrad e due figure molto familiari. Scosse la testa: No!
La battaglia era incerta, prima sembravano vincere i due Manipolatori, poi Shu e Jiro. Ma non le ci voleva molto a capire che se avessero continuato così i primi a cedere sarebbero stati gli evocatori. Doveva pensare in fretta.
Avanti, sono soltanto due dei leccapiedi di Loghi. Non potrebbero mai essere alla mia altezza e poi… io il Generale l’ho battuto senza neanche mostrare tutte le mie carte… si disse per farsi coraggio.
Girò attorno al campo di battaglia per stare esattamente alle spalle dei due Manipolatori.
- Ti batti come una femmina! - fece il primo.
L’altra si spolverò la gonna: - Forse perché sono una femmina, tu che scusa hai? -
- Ci stiamo comportando come quei due mocciosi, facciamola finita! - entrambi si prepararono ad attaccare di nuovo.
In quel momento Lirin saltò atterrando alle loro spalle, con un gesto fluido sguainò la spada e Kirillion ringhiò minacciosa: - Hai ragione, finiamola qui. - disse calma senza riuscire a nascondere una nota di divertimento. Con la punto della spada sfiorava il collo del Manipolatore.
I due si voltarono e rimasero di sasso nel vederla: - Cynthia. Lameire. - abbassò lievemente il capo per ognuno ostentando falsa cortesia e intanto ghignava perché sapeva che al solo vederla a quei due tremavano le ginocchia per la paura.
- Complimenti, ci hai colto in un momento di debolezza. Abbiamo creduto troppo in noi stessi e ora sei tu a soggiogarci. - parlò lento Lameire: - Si, ma se fossi in voi taglierei la corda prima che arrivino i rinforzi dal Castello della Testa. - continuò Cynthia.
Lirin strinse la spada e i scostò un ciuffo dal viso, nel gesto vide Zola in piedi sui bastioni che le faceva segno di andare via, lei e Marumaro dovevano aver già distrutto tutto il resto di robot.
- Cosa pensi di fare adesso Lirin? - chiese subdolo Lameire chiamandola accuratamente per nome. Shu e Jiro la guardarono interrogativi, ma lei non vi badò: - Rimandare tutto a un’altra volta. - rispose sorridendo, fece un segno veloce ai due ragazzi per dire loro di allontanarsi: - Fiamme d’Inferno! - urlò un secondo dopo investendo Cynthia e Lameire con una fiammata cremisi.
Quando il fuoco si diradò lei era scomparsa insieme a Zola e tutti gli altri: - Bastarda… Sei una sporca vigliacca! - ringhiò Lameire al vuoto che ora aleggiava sulla fortezza.
Se gli fossi stata davanti forse non avrebbe osato… ridacchiò Kirillion sentendo l’insulto anche da lontano. Lirin sorrise anche se poco convinta, sentirsi di nuovo chiamare bastarda era una pugnalata al cuore.
Su una collina poco distante si erano rifugiati Conrad con alcuni soldati che Shu e Jiro avevano liberato ad Arcad.
- Conrad! Ce l’avete fatta! - gridò Shu al settimo cielo andandogli incontro, il maestro cavaliere gli sorrise: - Ed è tutto merito tuo. -
- Ah, era una cosa da nulla… - balbettò Shu modesto poi guardò Jiro e Lirin: - E poi non avrei potuto fare niente da solo. -
Poco dopo tornarono Kluke e Bouquet: - Ehilààà! Possiamo darvi buone notizie anche noi! Omeron ce l’ha fatta! - gridò Kluke da lontano.
- Ciao ragazze. - le salutò Shu quando si furono avvicinate.
- Shu, io… - cominciò a dire Kluke, ma non finì la frase che Bouquet si buttò letteralmente addosso a Shu.
Lirin sorrise alla vista di quella scena e soprattutto alla faccia atterrita di Kluke, anche gli altri sembravano divertirsi.
Neanche due ore dopo erano nella foresta insieme a tutti i soldati feriti che erano riusciti a soccorrere e il Maestro Cavaliere.
Zola decise che finché anche Conrad non fosse partito loro non si sarebbero messi in viaggio per le prossime rovine. Per Omeron si poteva solo sperare che le sue doti e la sua esperienza lo facessero uscire vivo e vegeto da quell’infiltrazione.
 
- Ehi Capitano Gilliam! Ci sta facendo schiattare dal caldo! -
- Concordo, il pattugliamento in un giorno così rovente è pura follia. - si lamentarono i due a cui, neanche il vento prodotto dal volo delle loro Ombre, riusciva a dare un po’ di sollievo.
- Certo che potevano affidare questa missione alle Ombre Nere! - sbraitò ancora uno dei due.
L’uomo dalla capigliatura cremisi la cui Ombra volava in testa li fulminò con un’occhiata: - Non si può dipendere dalle macchine e poi siamo alla ricerca degli evocatori di Ombre. È ora di dare una bella lezione a quei mocciosi. -
- E come fa a sapere che sono proprio qui? -
- Hanno attaccato la prigione di Arcad poche ore fa e si portano dietro un plotone di soldati feriti, non possono essere andati lontano. - sorrise: E poi… c’è una persona che ha destato un particolare interesse del Generale… Zola o… la ragazza…
- E c’è solo un posto in cui si potrebbero essere andati a nascondersi. - continuò.
- La foresta. - disse subito quello con i capelli lunghi di un biondo paglierino che volava alla destra  del Capitano.
- Ho ordinato ad Andropov di attaccare nella direzione opposta così cadranno dritti in trappola e non potranno fuggire. -
 
Suono di ali che sbattevano calme l’aria, le bastò un secondo per capire: - Abbiamo visite! Arrivano da Ovest. - urlò Lirin. Jiro la fissò attentamente lei e Zola cercando si capire cosa decidesse di fare la donna e fino a che punto si fidasse della ragazza.
L’espressione di Zola s’indurì: - Shu, Marumaro e Kluke voi andrete loro incontro, io, Lirin e Jiro nasconderemo i prigionieri. - si rivolse a Lirin: - Sei sicura? -
Prima di annuire scrutò l’orizzonte con la vista alterata e, anche se erano distanti almeno qualche chilometro riusciva a vedere il bagliore accecante delle Ombre artificiali. Erano in tre e si avvicinavano velocemente.
- Sicurissima, tre Manipolatori di Ombre e sono velocissimi. -
- Bene, allora muoviamoci. -
La Demoneseguì Zola, ma all’ultimo dall’altra parte della foresta scorse un altro brillio il che la lasciò parecchio pensierosa.
Il ruggito di Blue Dragon che combatteva la riscosse e pensò rapidamente ad una scusa per potersi allontanare: - Zola, io non posso restare qui! - gridò per sovrastare il fragore: - Il drago… mi fa perdere il controllo! - aggiunse per rendere più credibile quella sorta di scusa. La donna non fece domande e la lasciò correre verso la foresta da sola.
Lirin, ma che hai? la aggredì Kirillion che evidentemente sperava nello scontro: Avrei potuto benissimo combattere!
Non ora Kirillion… la bloccò l’evocatrice seguendo apparentemente una pista nella foresta. Si poteva capire da come muoveva nervosamente la coda e le orecchie e annusava freneticamente l’aria.
Continuando a correre superò la foresta, al limite c’era un carro armato del Gran Reame. Si bloccò lì, confusa: non c’era anima viva e di certo una macchina come quella non poteva arrivare là da sola.
Alterò la vista per capire meglio, la luce la fece quasi cadere all’indietro. D’istinto snudò le zanne e abbassò la testa per acquattarsi tra le ombre degli alberi che serpeggiavano nel sottobosco.
Un altro Manipolatore ed era solo.
Volevi combattere? Eccoti servita… sibilò alla dragonessa mentre si avvicinava a chi aveva avuto tanto sfortuna da trovarsi da solo con lei e un’Ombra assetata di battaglia.
Con uno scatto uscì allo scoperto e con due lunghi balzi raggiunse il Manipolatore, il tutto senza mai guardare veramente chi avesse davanti. Attaccò con una zampata che fu facilmente schivata, permise che quello sbaglio alimentasse la sua furia e, in forma di Demone, provò di nuovo, ma con la spada. Quella stridette contro un cristallo azzurro e, senza che se ne accorgesse Kirillion era già uscita ringhiando e vomitando fiamme contro un’altra Ombra.
Non seppe come il suo avversario la afferrò per le spalle e la inchiodò ad un albero e con lei la sua Ombra. Lirin si dibatté come una furia, ma la stretta che la teneva era ferrea e non aveva intenzione di lasciarla andare. Quasi subito iniziò ad ansimare per la fatica vana di liberarsi. Se lo aspettava molto più debole: Accidenti… imprecò tra i denti e stanca, decise finalmente di guardare il volto che stava si e no a due centimetri dal suo. Smise di respirare e anche lui lo fece.
- L-Lirin? - mormorò sorpreso mentre lei era talmente soprafatta da non riuscire a spiccicare parola.
Eppure rimasero in quella posizione per altri incalcolabili secondi senza sapere bene cosa fare, la presa si era allentata e ora si poteva dire che lui era semplicemente appoggiato e Lirin non accennò a volerlo spostare di lì finché la situazione non si fece imbarazzante e il ragazzo, arrossendo, si allontanò.
Lei restò appoggiata all’albero, dalla bocca aperta rantolò un sospiro: - Andropov… -
Da qualche giorno aveva cominciato a meditare su cosa avrebbe potuto dirgli se si fossero incontrati, ma lì per lì nessuno dei due disse niente e nulla trapelò dalle loro bocche se non il respiro.
- Cosa ci fai qui? Mi sembrava di aver detto di non voler essere seguita. - era qualcosa di banale, ma non riusciva a trovare niente di meglio.
- Sono qui per una missione, non potevo disubbidire agli ordini del Generale. - le rispose quasi con cautela, avesse paura di vederla andare via da un momento all’altro.
Lirin tentò di arrabbiarsi: - Bhe, allora io… - ma alla vista dell’espressione quasi affranta di Andropov il suo tentativo andò miseramente a vuoto, perse le parole.
Sorrise sentendosi pizzicare gli occhi: - Mi dispiace… - mormorò per poi buttargli le braccia al collo. Dopo un attimo di esitazione anche lui la strinse a se: - Tornerai? - le chiese titubante.
Lei si staccò appena: - Sono ad un passo da ciò che cerco. Dammi ancora un po’ di tempo poi tornerò. Promesso. - supplicò.
Andropov la costrinse di nuovo ad appoggiare la testa sulla sua sciarpa: - Capisco… ma allora vorrei sapere una cosa da te… -
- Cosa? -
- Cosa sono le “visioni”? -
Lirin ammutolì e si rese conto solo dopo molto di averci fatto cenno in quel messaggio inciso sull’albero che sembrava essere lontano secoli, ma infondo l’aveva scritto quasi inconsciamente perché sapeva che prima o poi avrebbe avuto il bisogno si togliersi quel peso.
Non ce la faceva più: - Hai presente che in quella settimana che stavo al forte e c’eri anche tu svenivo spesso? - lui assentì: - Ecco io… quando svenivo… avevo delle visioni del futuro o di fatti che si svolgevano in tempo presente, ma da tutta altra parte. Per esempio ho assistito alla battaglia di Nene contro gli evocatori… -
- Per questo te ne sei andata? - a quel punto le alzò il viso prendendole il mento tra due dita. Lei glielo permise: - Credo avesse a che fare con le Ombre e c’era qualcosa che mi spingeva ad andare dagli evocatori… -
- Sembra essere qualcosa di davvero importante per te… - Andropov le sorrise in un modo che avrebbe potuto scioglierla se non l’avesse tenuta in piedi, non attese risposta: - Aspetterò… - la spinse di nuovo verso un albero, stavolta più dolcemente: - Ma non posso lasciarti così… - sorrise appena.
Lirin si stava intanto chiedendo cosa avesse intenzione di fare finché non se lo ritrovò a pochi centimetri dal viso, come prima, e qualcosa le disse di chiudere gli occhi.
Furono istanti interminabili che però furono interrotti dal suono insistente della ricetrasmittente che Andropov portava sull’orecchio. Lirin lo sentì imprecare sottovoce e riaprì gli occhi. Lui premette a malavoglia il pulsante sul davanti del ricevitore e un vetrino azzurro comparve davanti al suo occhio sinistro.
- Andropov, la situazione richiede il tuo intervento. - sentì trapelare dall’altra parte del ricevitore. La voce le ricordava Gilliam.
Sbuffò: - Il danno è sul giallo. Vi consiglio di ritirarvi per riorganizzare un nuovo attacco. Se continuate siete destinati a perdere. Questo l’hai capito vero? - rispose basito. Gilliam non rispose.
- La decisione è tua: se hai intenzione di finire male allora resta. - lo provocò. Dopo un po’ di attesa il Capitano disse che si ritiravano.
Lirin rimase lì senza capire: - Se fossi andato avreste avuto almeno la possibilità di ferirli in modo grave… -
Non rispose e le si riavvicinò, a quella vicinanza le palpebre di Lirin calarono di nuovo: - Cosa ti fa pensare che mi sarei spostato di qua? - le sue parole le solleticarono l’orecchio e sorrise.
Un secondo dopo avvertì qualcosa di morbido premerle sulle labbra e socchiuse gli occhi.
Mi stà… baciando… realizzò dopo un po’ che le loro bocche si muovevano l’una sull’altra quasi da sole e le mani di Andropov le erano scese a stringerla sui fianchi. Si ritrovò a considerare senza motivo l’idea di rimanere lì ferma, di ordinare al tempo di fermarsi e al sole di non muoversi dal centro del cielo, ma naturalmente non si può impedire al tempo di scorrere.
Quando si staccarono sentì le guance avvampare: - Per favore An, resta… - lo supplicò tirandolo per una manica.
Le sorrise: - E io ti supplico di trovare in fretta quello che cerchi, non riuscirò ad aspettare a lungo… - le disse posandole la fronte sulla sua: - Credo tu debba tornare da Zola. -
D’un tratto fu presa dal panico, non voleva tornare là, perché doveva? Così stava benissimo.
Solo un altro breve bacio sulle labbra e dovette voltarsi mentre lui se ne andava o non avrebbe saputo resistere alla tentazione di seguirlo.
Nella corsa che la riportò fino a Zola le sembrò quasi di volare tanto sentiva leggere le zampe staccarsi aritmicamente dal terreno, per una volta la sua testa era vuota, senza alcun pensiero. Solo la pace. Che fosse tutto merito, o colpa… di An non avrebbe saputo dirlo.
 
ANGOLINO VANEGGIO XD
Finalmente ho ritrovato l’ispirazione… si era nascosta sotto il divano… -.-“ anche se il finale non mi è uscito un granché, mi sa di frettoloso… ma An adesso non ha più nessuna scusa  per rompermi le scatole perché ogni volta che scrivevo qualche riga su di lui c’era bisogno di prendere un bel antidepressivo… D:
*la porta si spalanca sbattendo e me cade dalla sedia*
- Si può sapere perché non hai fatto cenno neanche una volta a me??? -
^_^”
Caro Scheider, avrai il tuo momento di gloria più tardi… nel frattempo cerca di toglierti dalla testa le tue manie di protagonismo…
*sguardo omicida da parte di Schneider*
Ok, credo di dover cominciare a correre… se non mi faccio viva entro una settimana sapete chi è stato… ciaociao *l’autrice fugge rincorsa da Schneider incavolato nero*
  
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