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Autore: Franciska    13/04/2012    0 recensioni
Capitolo modificato!
Il getto di acqua calda le colpì il capo e un brivido la scosse. Amanda si sedette con un sospiro e appoggiò la schiena contro l’anta della doccia. L’acqua si tinse di rosso.
«Amanda, vieni». Una voce roca proveniente dalla camera da letto. Davide.
Amanda si alzò e chiuse il rubinetto. I piedi toccarono il pavimento, goccioline d’acqua le percorsero il corpo e caddero sulle piastrelle dure e gelide.
Lo sguardò si posò sul braccio destro: una linea rosata segnava la pelle dove l’avevano ferita.
Come in un film. Amanda scoppiò a ridere.
«Ehi, a cosa pensi?». Davide la stava osservando con la fronte corrugata, appoggiato a braccia conserte contro lo stipite della porta. Indossava solo i pantaloni del pigiama. Amanda si avvicinò e con l’indice accarezzò la pelle liscia e abbronzata, disegnando piccoli cerchi sul petto muscoloso.
«Ci lasceranno mai tranquilli?».
Davide sorrise e una fossetta comparve sul mento. «Se non ci lasceranno tranquilli, li aspetterò con in mano il mitra». Le afferrò il viso e la baciò. Amanda rimase senza fiato e spalancò gli occhi; Davide si allontanò con un ghigno e balzò sul letto.
Lei lo seguì e scivolò sotto le lenzuola di cotone. Si strinse a lui e appoggiò la testa sulla sua spalla.
«Ricordi ancora il tuo ultimo giorno?» sussurrò Davide, accarezzandole i capelli.
«Sì…». Amanda chiuse gli occhi e con i pensieri andò indietro di un anno.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Davide le accarezzò il profilo del viso con l’indice della mano destra, gli occhi fissi nei suoi; le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si chinò su di lei, le labbra dischiuse sul collo. Amanda sospirò e chiuse gli occhi, il corpo scosso da un brivido. «Baciami…» sussurrò.
Davide le accostò le labbra all’orecchio. «Non posso». La strinse in un abbraccio e fece un passo indietro.
Amanda batté le palpebre, la fronte corrugata. «Perché non puoi?».
«Devo andare via».La voce gli tremò. Era pallido in viso, con gli occhi ridotti a due fessure.
Amanda ansimò e lo afferrò per un braccio. «Non lasciarmi da sola!».
Lui scosse la testa e una lacrima gli rigò la guancia. Il cuore le premette contro il petto. «No, ti prego…».
La presa sul braccio si allentò e Davide le mostrò le spalle. Amanda cadde in ginocchio. «Non lasciarmi!».
Davide si allontanò, e con lui anche la luce.
 
 
Amanda scivolò dal ramo e colpì il terreno erboso con un tonfo. Socchiuse gli occhi e il cielo senza nuvole le si parò davanti. Azzurro come i suoi occhi. Affondò le dita nella terra e singhiozzò, l’angoscia del sogno viva in lei. Sei giorni, sei fottuti giorni!
«Amanda…».
Scattò seduta con gli occhi sgranati, la speranza rinata. «Davide! Sei tu?». Con lo sguardo frugò gli alberi intorno. «Dove sei?!».
«Sono qui…».
Amanda si alzò barcollando, gli occhi guizzarono in ogni direzione. «Non ti vedo!».
«Qui…».
La voce provenne da destra. Amanda balzò tra i cespugli.
«Qui…».
Giunse flebile, da sinistra. Corse in quella direzione, il cuore che le batteva furioso.
«Qui…».
Chiara e forte, davanti a lei. C’erano solo alberi. Amanda si prese la testa tra le mani, il labbro inferiore tremante. «Non riesco a trovarti!».
Qualcuno ridacchiò alle sue spalle. Si girò e sobbalzò con un ansito: Balfone, nel suo elegante completo blu, la stava osservando a braccia incrociate; sul viso aveva dipinto un sorriso divertito.
«Non lo troverai mai. È morto.».
Le gambe si fecero molli. «No, non è possibile!». Arretrò di un passo e scosse il capo. «No, non è vero…».
Balfone schioccò le dita. «Scappa, cara, se non vuoi fare la stessa fine».
Un rombo provenne dall’alto, Amanda alzò lo sguardo: figure in nero, armate di mitra, piovevano dal cielo. Con un urlo iniziò a correre, inseguita dalla risata di Balfone.
Il vento le frustò il corpo e i piedi alzarono terra e foglie. La testa iniziò a girare e la vista ad annebbiarsi. Amanda crollò a terra, il respiro ansimante; una fitta le attraversò lo stomaco. Prese fiato e alzò lo sguardo: dei soldati di Balfone non vi era traccia; abbassò il capo e chiuse gli occhi.
Il profumo le inondò le narici, stuzzicandole l’appetito. Amanda mugolò e strisciando seguì la scia.
Seduta sul ceppo di un albero, al centro della radura, c’era una ragazzina in camicia azzurra e scarponcini, con un fazzoletto giallo e blu legato intorno al collo.
Il pulsare frenetico del cuore le giunse alle orecchie, Amanda sorrise e si accucciò; lo stomaco gorgogliò per la fame. Sangue.
Con un ringhio balzò su di lei. La ragazzina alzò lo sguardo e spalancò la bocca in un urlo. Amanda la sbatté a terra, le afferrò i capelli e le tirò indietro la testa; strappò il fazzoletto e lo gettò lontano, i denti incisero la pelle morbida e la bocca venne invasa dal sangue caldo. La ragazzina smise di agitarsi e si accasciò tra le sue braccia.
Si ritrasse con un balzo e la fissò, leccandosi le labbra. Il bianco dell’osso luccicò sotto la luce del sole, brandelli di carne erano sparsi intorno a lei. Gli occhi vacui la guardavano, accusatori.
Un senso di nausea la invase. Cosa ho fatto? Amanda fece un passo indietro, il vuoto che da dentro l’attanagliava. Solo una ragazzina. Le mani e il viso erano sporche del suo sangue.
Si lasciò cadere a terra, lo sguardo abbassato. «Sono un mostro». Le lacrime scivolarono lungo le guance e si persero tra l’erba. Alzò gli occhi al cielo, le mani chiuse a pugno. «Perdonami! Se esisti, perdonami!». Il cielo rimase immobile e silenzioso.
Amanda tirò su con il naso. Sei giorni e Davide ancora non è arrivato. Si alzò e lo sguardo si fermò sulle montagne, le cime innevate e distanti. Rilegò la sofferenza in un angolo della mente e corse in loro direzione.
 
 
«Grazie al farmaco, la tua forza e la tua velocità sono aumentate». Balfone camminava per il laboratorio, le mani dietro la schiena. «Puoi vedere al buio, freddo o caldo è irrilevante, il senso dell’olfatto è maggiormente sviluppato, la tua pelle si cicatrizza subito…».
«Sono invincibile» sussurrò Amanda. Ma a quale prezzo?
«Praticamente sì. Sarebbe interessante vedere cosa succederebbe se ti buttassi dall’edificio più alto del mondo». Balfone si fermò e la osservò. «Non farti venire in mente strane idee, cara. Sono stati creati ad hoc proiettili che ti trapasserebbero come se tu fossi di marzapane». Sorrise e un brivido le corse lungo la schiena.
«Devo per forza nutrirmi con il sangue?».
Balfone si sedette sulla sedia di fronte a lei e incrociò le gambe. «Se non ti nutri, ti verranno le allucinazioni». Le labbra si tesero in un ghigno. «Sangue, in cambio di tutto questo… Cosa vuoi che sia?».
 
 
Era seduta sul bordo del burrone, circondata dalla neve. Il sole aveva colorato di arancione e rosa le nuvole e lentamente si stava nascondendo dietro le montagne.
Morirei se cadessi da questa altezza?I battiti del cuore accelerarono, Amanda sospirò. Coraggio, devi avere coraggio. Non vuoi raggiungere Davide? Si alzò e camminò  lungo il bordo del burrone, le braccia aperte come un’acrobata. Ecco, un passo sbagliato e sarà tutto finito...
«Amanda, non morire».
Amanda chiuse gli occhi e trattenne il respiro, le lacrime che le bagnavano le guance. Fottiti, stupida immaginazione. Alzò un piede e lo tenne sospeso nel vuoto.
«No, Amanda, non farlo!». La voce echeggiò tra le montagne e una mano si posò sulla sua spalla.
Il cuore le balzò in petto, si voltò con un sorriso. Strizzò gli occhi davanti al bianco della neve e il sorriso le abbandonò il volto. Non c’era. «Davide, ti prego, fatti vedere».
«Non sono qui…».
«E dove sei?!». I piedi affondarono nella neve, si guardò intorno. «Ti prego, dimmi dove sei!».
«Non sono qui, non so dove sono… Credo nel laboratorio di Balfone… Amore, salvami!».
Amanda chiuse le mani a pugno. Mai mi hai chiamato amore. «Arrivo» sussurrò.
 
  
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