Nei miei sogni deliranti,
allucinati, storti.
Nelle ore nere e fredde, sotto la
pelle coperta di baci, sotto coperte troppo leggere, sotto pesi troppo grandi. Nei contorni indefiniti e un po’
sfumati ti vedo correre a testa in giù mentre agiti le
braccia, mentre ti si stacca la testa e la chiudo dentro al giornale di domani.
Tanto le pagine non si sporcano.
Respiri senza collo, respiri
senza naso, respiri senza fiato.
E poi urlo.
Ma non riuscivi
soltanto a parlare, e con la tua gola ormai ustionata ti eri addormentato.
Con il bel tempo e l’aria calda.
Col freddo e la corrente. I progetti mai andati in porto sistemati in una
piccola barca diretta verso un' isola, con dentro
persone semi sconosciute, ma che avevano gli occhi verdi. Con dentro occhiali
spessi.
Due scelte. C’e n’erano trentuno e
ce n’erano trentatre.
Ero nel mezzo e ci stavo stretta.
Stare a galla. Un prato di sogni, giorni
cattivi. Segreti ossessivi, bugie relegate nel cassetto
insieme ai tuoi sogni che quando li chiudi ti schiacciano le dita, insieme alla
tua bacchetta magica che non riesce a portarmi indietro.
Guardano dentro le mie lenti arancioni la nostra luce
gialla.
Il mio sorriso bianco, il tuo sorriso bianco.
Quel silenzio atroce rannicchiato
nell’angolino buio dietro l’armadio. Ci vedo?
Non li ho mai capiti tutti quegli incubi e le
mani strette a pugno per vedere un po’ di sole, che alla fine poi, pioveva sempre.
Ma stavo ridendo per rompermi la
faccia, stavo ridendo come in quella canzone, stavo ridendo perché mi si
staccasse la testa e smettesse di girare.
Soffocare. Respirare.
Una linea sottile, nel mezzo ci
sono le tue mani un po’ storte che vogliono prendermi e staccarmi la pelle. Per
vedere cosa c’è sotto mi dico.
Ti stavo giusto chiedendo come fare
ad aprire la bocca e vomitare l’ansia che tu, prima, hai sbattuto addosso alla
porta del bagno.
Gli volevo chiedere come ci si abitua a
scartare nuovi futuri mentre di fatto lo stavo già
facendo.
Gli volevo chiedere di smettere, di
smettere di vivere per impazzire nella nostra angoscia che sembra non finire,
che sembra saper nuotare.
Quando un giorno riusciremo a guardarci
senza annegare, distruggendo quello che fa male.
Distruggendo quello che fa
vivere.
Che fosse menzogna almeno finirebbe.