Pericolo
E così si
incamminò verso casa Mouri, con in tensa solamente il pensiero della
reazione che avrebbe avuto
Ran e che cosa avrebbe potuto dirgli del contenuto di un pacchetto regalo in cui aveva accuratamente
riposto un piccolo pensiero che le aveva comprato quando era ancora Conan, e che si era ripromesso di
consegnarle appena ne avrebbe avuto
l'occasione.
Era in piedi davanti l'uscio, a metà tra la più totale sicurezza e a più totale incertezza. Suonò il campanello.
La porta si aprì, e
nell esatto momento in cui mi trovai davanti Ran, mi ritrovai al
collo le sue braccia.
Contraccambiai con la stessa intensità l'abbraccio, immergendo la faccia nei suoi morbidi capelli castani ed
annusando le dolci note floreali del suo
shampoo.
"Shinichi!"
Urlò quasi isterica.
"Ran... Ti sono
mancato,eh?"
Quasi piangeva dalla felicità, ma trtteneva le lacrime stringendo le mani in pugni; io invece che la conoscevo da
sempre avevo notato subito la sua reazione: da settimane era stato quasi un impresa faraonica farla anche solo
sorridere. Ma adesso era raggiante, rideva, ma soprattutto sprizzava da tutti i pori la bellezza che aveva solo quando
era felice...
"Lo sai che mi sei mancata proprio tanto,tanto, vero?"Le chiesi sorridendo. Ovviamente mi riferivo a quella Ran,
perché ce l'avevo davanti tutto il giorno tutti i giorni, e standoci a stretto contatto erano affiorate in lei sfaccettature
del suo carattere che non avevo mai
provato prima a vivere in prima persona.
"Anche tu mi
sei mancato tanto,tanto."Rispose.
"Mi fai entrare
o allestiamo un salotto qua fuori?"
"Vieni,avanti!!!!!"Disse
ridendo.
Parlammo del più e del meno, mi inventai qualche particolare del caso che mi teneva così occupato da non poterla
mai andare a trovare ed infine annunciai che
le avevo portato un regalo.
"Un regalo? Per
me? Davvero Shinichi... Non dovevi... Sei stato veramente carino."
Le consegnai il pacchetto con le mani che tremavano. Lo scartò lentamente, per gustarsi il momento fino in fondo.
Devo dire che apprezzai anch'io quel attimo, col fiato sospeso ed il cuore in gola, ma curioso di vedere la sua
reazione.
Ed ecco: si ritrovò in mano una lunga catenina d'oro alla cui estremità era appeso un sacchettino portafortuna, con
ricamati sopra i nostri nomi.
“Così mi avrai
sempre accanto, anche quando non sono con te” Le anticipai prima
che potesse proferire parola.
Rimase in silenzio,
in totale silenzio, con una lacrima che le scorreva lungo la guancia.
"Che c'è? Non
ti piace...vero?"
"No. E' troppo bello, tutto qua... Insomma: è il regalo più bello che abbia mai ricevuto. Grazie, Shinichi. Lo
apprezzo, veramente." Era sincera. Mi tese
la collana per fargliela legare al collo ed accettai volentieri.
"Come mai hai
deciso di farmi un regalo così? Non me lo merito."
"Ran, sciocchina, per te questo e altro. Il punto è che sono sempre assente, non ci sono mai per te e volevo farmi
perdonare... Anche
se so che solo questo non basta."
"Ma è un
inizio." Mi disse fissandomi negli occhi con i suoi che
sembravano nuvole colme di pioggia.
Erano bellissimi. Indescrivibili. E non potevo fare altro che fissarli ammagliato e continuare a ripetermi che dovevo
respirare, ma non ci riuscivo. Intanto lei si avvicinava ancora di più... Troppo vicina. Troppo. Il mio cuore non
reggeva più lo sforzo e non sapevo che cosa dovevo fare, ma forse si: la strada era quella... Avrei solo dovuto farmi
guidare dalle emozioni.
La porta si aprì di colpo. Maledizione: come poteva essere? Due occhi dallo sguardo truce mi fissavano dall'uscio.
Ebbi un tuffo al cuore: adesso si che
sarebbero stati guai!
Goro era in piedi, sulla porta, perfettamente sobrio (per mia immensa sfortuna). Non sapevo come comportarmi, e
così finì per dirigermi verso la porta per stringere la mano al "famoso" detective, ma rimase sospesa per aria senza
che avesse ricevuto una stretta di ricambio.
"Da quanto tempo che non ci vediamo, signor Mori! Ho seguito tutti i suoi casi alle televisione e sul giornale, e credo
che lei sia un fantastico
detective!" Mi complimentai con troppa foga.
Ma niente. Lui era
ancora lì che mi guardava male.
" E' il mio idolo, sul serio! Goro il dormiente: che idea eccezionale che ha avuto!"Il suo sguardo incominciava a
sciogliersi ai miei complimenti, ma era troppo deciso
a farmi pagare quello che stavo per fare per mollare.
"Ran, voglio
una spiegazione." Tuonò con un vocione possente per fare il gradasso.
"Papà, ma che modi! Shinichi è venuto a trovarmi e l'ho solamente salutato! Dopo tanto tempo che non vi vedete lo
accogli così?"
Allora mi strinse la mano con molta "non chalance" e con troppa intensità apposta per mettermi in guardia da ciò che
mi avrebbe potuto fare se avessi
"toccato" sua figlia.
"Papà" Annunciò energicamente la ragazza "oggi lui rimane a mangiare da noi. "Non ti preoccupare, sarà come
mangiare con Conan" Quella frase non mi fece sussultare, perché loro non sapevano niente della mia doppia identità,
e quel pensiero mi inquietava un
tantino.
Allora sotto il severo sguardo del padrone di casa aiutai come al solito Ran ad apparecchiare e (quel poco che
riuscivo) a cucinare. Era veramente brava lei! Ormai non potevo più fare ameno della sua cucina, e non vedevo il
motivo perché non avrei dovuto rinunciarci in futuro.
Alla fine della cena
ringraziai e mi preparai a fare ritorno casa mia, totalmente assorto
nei miei pensieri.
Purtroppo non avevo un mezzo valido per farlo! Una moto non me l'ero ancora fatta comprare per colpa di qualche
piccolo inconveniente, un passaggio non sapevo a chi chiederlo... E così mi rassegnai all'idea di farla a piedi. Dopo
una buona mezz ora ero ai piedi di una casa disabitata in stile occidentale, con tutte le persiane chiuse. Mi stavo
avvicinando al cancello, quando comparve dal fondo della via una porche nera, con una pistola spianata fuori dal
finestrino. Panico: non volevo pensarci, ma quelli dovevano essere per forza Gin e Vodka.
In quel momento mi
sentivo così preso alla sprovvista che inizialmente non seppi cosa
fare. Entrare in casa?
Inutile. Fuggire? Sarei stato un bersaglio ancora più facile. Un colpo d'avvertimento, indirizzato ai miei piedi.
Insomma: “è inutile scappare, perché
ti facciamo fuori lo stesso” era il messaggio.
Strabuzzai gli occhi alla vista di una moto che schizzava nella mia direzione; non mi importava chi fosse, ma appena
mi fu vicino saltai in sella senza pensarci due
volte: volevo solo lasciarmeli alle spalle.
Il pilota sembrava
pensarla come me e non accennò a rallentare finché li avemmo
seminati.
Quando decelerò abbastanza da potersi fermare, scese dalla sella un ragazzo della mia corporatura, con la pelle più
scura della mia.
“Grazie Heiji, non
sapevo cosa avrei fatto senza di te.” Dissi come se non fosse successo nulla.
“Scusa?!” Chiese
strabuzzando gli occhi.“Ti fai quasi
ammazzare ed è tutto quello che mi dici?!”
“Emh... Perché ti
trovavi lì?” Abbozzai per farlo contento.
"Questa doveva essere la tua prima domanda. “ Disse lui guardandomi storto. “Ma prima ne ho una da fare io a te:
perché sei Shinichi e non Conan?!”
“Diciamo che lui è
partito per il campeggio insieme ad Ai ed il Professore...”
Accennai io con un sorrisetto.
“Ah, bene. Ed hai scelto il momento peggiore” Disse lui con un tono di voce improvvisamente più serio e
preoccupato.
“Perché?”
Chiesi io ignorandone completamente la ragione.
“Sai che mi avevi
chiesto di pedinarli seguendo l'aggancio a quel caso?”
E come potevo dimenticarmelo?
*Era successo l'ennesimo omicidio davanti gli occhi del Detective Mori. Questa volta, l'unico a poter
commettere l'omicidio tra i tre possibili indiziati era un uomo, di media corporatura, interamente vestito
di nero e dallo sguardo truce. Aveva creduto che il suo fosse il delitto perfetto,ma inspiegabilmente quel
detective di cui tutti parlavano tanto, con quel incapace modo di indagare e quegli assurdi
baffetti,l'aveva incastrato. Ma non sapeva che
lui aveva un asso nella manica. Sorrise, soddisfatto.
“Non finisce qui.” Aveva tuonato con aria beffarda, e da una tasca interna del sopra abito nero aveva
estratto una pistola,con cui da lì a pochi
minuti si sarebbe suicidato.
L'aveva puntata alla tempia e aveva annunciato: “Queste sono le mie volontà. Dite alla TV che le mie
ultime parole sono state: Ho finito il lavoro,
date a mia moglie il mio compenso. Ci si vede in paradiso!”
E tutto era finito in uno sparo netto e sonoro, che aveva stroncato a metà il silenzio creatosi nella
stanza...
Il giorno dopo, la notizia era stata annunciata al telegiornale. Un uomo sulla quarantina, dopo essere
stato accusato di omicidio dall' infallibile Goro Mori, si era suicidato, lasciando da comunicare ad un
anonimo un
messaggio. Dalle sue parole, Shin e Heiji avevano dedotto che fosse
ricattato da qualcuno.
Oh che fosse pagato da qualcuno. Infatti la loro deduzione li aveva portati a pensare che fosse un sicario
dalla doppia vita, ingaggiato dall'organizzazione per uccidere quell uomo. Ma se anche i defunti ne
facevano parte? Dovevano scoprire chi erano. Era un obbligo. E così si misero a
rimuginare sul da farsi.
Rintracciarono la moglie dell'uomo suicidatosi e così scoprirono che in giornata aveva trovato versata un
ingente somma di denaro sul suo conto corrente, da uno sconosciuto. Il loro scopo era scoprire chi era
questo ignoto. Con metodi che richiesero due mesi, il coinvolgimento della polizia e dell FBI, erano
riusciti a risalire ad un conto corrente che non aveva soldi depositati, ma che era stato usato due mesi
prima, per
l'appunto, per fare il versamento.
Metà della somma era stata data alla banca per far creare lo stesso in modo temporaneo, e questo stupì
visibilmente i due giovani. Era stato solo per coprire la loro identità che avevano speso tanto denaro? O
sotto c'era qualcos'altro? In seguito vennero a sapere che non era intestato ad una persona, bensì ad uno
strano numero...
“17-1-14per2-9-1-11-13-3-8-9-17-5-9.
20-9-12-3-5-16-5-11-13-12-13-9. 1-16per-5-12-4-9-18-9.”
E di seguito la frase:
“Pensa in modo letterale, non numerico”. **
Era un enigma stupido, ma comunque non indifferente. Attirava la sua attenzione in modo particolare il
fatto che fosse rivolto a
qualcuno... Ci pensò a lungo.
Poi, un giorno, la soluzione fu lampante: con orrore pensò che potesse essere rivolto a lui, ma non volle
crederci. E così dopo ancora parecchie settimane di interminabile attesa, sempre grazie a quelli dell FBI,
era venuto a conoscenza del fatto che un loro complice era stato fermato ed era tutt ora sotto
interrogatorio.
Niente, non aveva rivelato niente; non voleva parlare: sapeva che l'avrebbero fatto fuori. Così toccò a
Conan ed a Heiji entrare in
scena.
“Cosa pensi? Che se comunque quelli del FBI ti lasceranno andare non verranno a cercarti? Fidati: ti
troveranno in ogni caso. Poi puoi decidere tu cosa fare,ma sappi che è meglio parlare e pensare che per
lo meno qualcuno sta facendo qualcosa, che non dire niente e lasciargliela fare ancora franca.” Aveva
dettol'investigatore del
Kansai con foga, sbattendo un pugno sul tavolo.
“Se poi parlerai, ti potremo inserire nel programma di
protezione testimoni.” Continuò Jodie.
“Me e la mia famiglia?”Aveva chiesto l'uomo con un accento
inglese.
“Certo. Ma solo se ci fornisce le informazioni che ci servono.” Aveva detto il piccolo Conan.
“Vi dirò tutto quello che so” Aveva annunciato in tono solenne “ma non so quanto possa esservi utile.”
“Mi chiamo Tatsuhiko Numayama, ho 45 anni e lavoravo per un
industria che produce cosmetici.
Questa ditta stava andando in fallimento, per questo decisero di chiamare un commercialista per fare i
bilanci delle spese. Con questo il direttore si rese conto che occorreva fare una taglio agli stipendi, e
decise di licenziare le persone che avrebbe tranquillamente potuto sostituire dai macchinari moderni,
che lavorano più velocemente, producono di più e non vanno pagati. Non trovavo un lavoro: mi stavano
sempre di più sommergendo i debiti. Così venni a sapere da un mio amico che c' era un suo conoscente
che mi poteva fornire un lavoro semplice e ben pagato. Senza sapere nemmeno di cosa si trattava, decisi
di accettare.
La cosa era abbastanza sospetta,ma non mi feci problemi... Il giorno dopo avevo già un colloquio con un
uomo, in uno dei quartieri più malfamati della città. Non sapevo che cosa mi passasse per la testa, ma
decisi di incontrarlo egualmente. Mi dissero che l'unica cosa che dovevo fare era portare in giro delle
valigette. Me ne consegnavano una e poi accompagnato da altri uomini dovevo dirigermi verso un
determinato luogo ad una determinata ora, spesso stando ad aspettare per addirittura mezze giornate
fuori, in piedi, seduto su
una panchina, lo decidevano loro.
L'unico compito affibbiatomi era quello, per l'appunto, di
entrare in questi edifici (per lo più alberghi) e
lasciare alla hall
questa valigetta che per nessun motivo dovevo aprire.
Iniziai a preoccupami quando nei luoghi dove mi avevano lasciato un incarico, poco dopo, avvenivano
delle esplosioni. Il primo
credetti che fosse un caso, ma poi non ebbi più dubbi”
“Ma certo! I casi delle 708 stanze! Le esplosioni sono avvenute sempre e solo in alberghi con 708
stanze!”Tuonò Heiji.
“Per l'appunto.” Disse l'uomo. “Mi spaventai. Al terzo attacco decisi di andare a parlare all'uomo che
mi aveva dato lavoro, ma prevedendo le mie mosse mi telefonarono quello stesso pomeriggio dicendomi
che se avessi rinunciato avrebbero ucciso i miei cari. Poco dopo la telefonata mi arrivò un fax con una
foto di mia moglie e mio figlio abbracciati scattata da fuori una finestra. Non volevo che gli accedesse
qualcosa.
Poi loro mi hanno fermato” E fece un cenno a una squadra di tre agenti “E non sapevo nemmeno il
perché.”
“Vedete” iniziò Jodie facendogli attraversare un altra stanza “Stavamo pedinando Gin e Vodka da un
po'.
Trovammo quell'uomo che discuteva con Gin mentre era in macchina, e così i miei uomini l'hanno
fermato.”
“Ma così non risulta evidente che li state seguendo?” Chiese
Conan.
“No, vedi, l'abbiamo seguito per un po' finché non l'abbiamo
ritenuto sicuro.”
“Avete controllato se aveva addosso dei cip?” Domandò ancora
il bambino occhialuto.
Gli occhi di Jodie si rimpicciolirono; “No. Non ci abbiamo pensato! Non possiamo prendere con noi un
uomo così e poi
perquisirlo.”Un brutto presagio si era fatto strada nel cuore dei
tre.
“Voi!” Disse ad un paio di agenti di passaggio. “Perquisite immediatamente l'uomo che abbiamo
fermato. Controllate se ha dei cip
o roba simile addosso!”
Alla fine si scoprì che addosso non gli era stato impiantato
niente, e anche questo risultò molto sospetto.
L'unica traccia rimasta da seguire era quella del luogo dove era stato fatto il colloquio di lavoro, ma la
palazzina risultò essere
stata coinvolta in un incendio il giorno stesso: era stata
sicuramente opera loro!
Si erano detti. E l'unico aggancio con l'organizzazione sembrava
essere sfumato...
Ma l'infallibile Kudo Shinichi, si era dato da fare e come il suo eroe preferito Sherlok Holmes aveva
cercato la verità nelle cose ovvie . Dopo una instancabile ricerca era giunto a costatare che c'era un solo
posto dove cercarli, e aveva messo sulle loro tracce il
suo amico Heiji.
Adesso era stato lui stesso a salvarlo, e facendo due rapidi calcoli aveva capito che dovevano starlo
pedinando, a suo malgrado.
“Shinichi? Shinichi,ci sei?” Lo chiamò il ragazzo del Kansai,
risvegliandolo dai suoi morbosi pensieri.
“Si,si,certo.” Disse lui con un rapido gesto della mano. “Ma adesso? Il prof è fuori, casa mia non è sicura, e non
posso
approfittare ancora di Ran...”
Heiji lo guardava male, con un occhio semi-aperto.
“Ma sei scemo?! Dove credi che alloggi io tutte le sere che sono in
giro a fare per te i tuoi stupidi lavoretti?”
“Per quanto ne so io potresti stare benissimo a dormire per strada su una panchina” Gli risposi con aria scherzosa.
Continuava a
fissarmi fulminante, e se avesse potuto mi avrebbe strozzato con le
sue stesse mani.
“Uno ti salva la vita e questo e tutto quello che ottieni in cambio?” Domandò lui cinico “Io avevo anche affittato una
stanza d'albergo dove dormire, ma se tu vuoi rimanere qui...” Poi si fece pensieroso e si mise ad osservare il cielo,
rannuvolato.
“Peccato, perché per stasera davano acqua...”
Concluse, e fece
per andarsene.
“Dai! Lo sai che mi piace scherzare...” Gli dissi mentre con una mano gli afferrai il polso, per non lasciarlo andare.
“Ti offro io la
cena,ok?”
“Speravo che o dicessi” E sul volto gli comparve un sorrisetto malefico “perché stasera sono molto affamato, e mi è
venuta una
gran voglia di Suchi!”
Mi rassegnai all'idea che per farlo cenare, come vendetta, quella sera non avrei speso meno di cinquanta euro. Mi
auguravo che almeno sarebbe stata piacevole...
*A titolo informativo, ho deciso di usare il corsivo sia per la narrazione in terza persona, che per i flashback. Per i
secondi però è in corsivo, per semplificare la lettura.
** Per il mio ed il vostro divertimeno, mi sembrava carino aggiungere dei piccoli enigmi da poter risolvere
aggiungendo una recensione. La risposta sarà sempre nel capitolo seguente (=
Ecco qua: il secondo capitolo. Dalla trama non si è capito molto, ma è proprio per questo che è nel genere "mistero".
Che poi così misterioso non è... -_-"
Credo che ormai chiunque legga abbia capito che è la mia visione su come andrà a terminare la serie di DC.
.Grazie e alla prossima!
Marty