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Autore: Armida    14/04/2012    1 recensioni
Come nel migliore degli Happy-Ending, la storia di Harry Potter si conclude con la pace. Ma mantenere la propria felicità nella vita reale, non è sempre facile come sembra. Anche i problemi apparentemente più insignificanti possono causare situazioni inaspettate, situazioni spinose. La vita reale è spinosa senza dubbio. Per questo a volte è bello perdersi in un libro... Guardava fuori la finestra della camera di Ron, alla Tana. Non poteva essere possibile, non poteva essere successo davvero tutto questo...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ron decise di rimanere in compagnia del fratello per un po' dopo la dipartita di Draco e i saluti e l'imbocca al lupo di Harry.
Stavano entrambi al piano terra, occupando il tempo e il silenzio sistemando alcuni scatoloni pieni di gadget per le festività da esporre.
"Sei sicuro che sia lei?"
"E' Angelina." Il tono tranquillo di George non tradì la sua paura, ma Ron, insicuro per natura, voleva capire davvero.
"Come fai ad esserne totalmente sicuro?" Voleva avere anche lui le certezze del fratello. Non sapeva che questo vagava nel dubbio ancor più di lui.
George ci pensò un attimo e poi ricordò perchè lo sapeva, perchè l'aveva sempre saputo anche quando era stato Fred ad invitarla al ballo del Ceppo. "La prima volta che ho avuto a che fare con l'Amortentia ho sentito il suo profumo..."
Ron si bloccò strabuzzando gli occhi.
George lanciò un'occhiata allarmata al proprio orologio da polso.
"Dovrebbe arrivare a momenti!" esclamò riscuotendo Ron che per lo spavento lasciò cadere lo scatolone su cui si era appoggiato. Questo, che era pieno di scoppietti magici natalizi, provocò un chiasso infernale che coprì il rumore della porta che si apriva.
"Ron sei un TROLL! Sparisci che sta per arrivare Angelina!" tuonò George sovrastando il fracasso.
La ragazza si bloccò sulla soglia, maledicendo mentalmente quell'infame di un Weasley che l'aveva abilmente fregata. Non voleva vederlo. Corse via prima che qualcuno potesse accorgersi di lei. Si smaterializzò direttamente in casa propria, nella propria camera, tuffandosi sul letto.
Fissò il soffitto per un tempo indeterminato.
Non sentiva più il bisogno di piangere, non era più tempo per le lacrime.
Il rimorso, il dubbio e la paura erano più forti. Si alzò come un'automa per afferrare la foto rivoltata contro il muro mesi prima. La fissò per alcuni secondi accarezzandola con affetto.
Non avrebbe mai scoperto chi il suo cuore amava davvero.
Non si sarebbe accontentata mai. Voleva quello vero, di amore.

 *

Ron era appena uscito dal negozio del fratello, aveva mosso qualche passo quando un elegante cervo argenteo gli si era parato davanti.
"Vieni a King's Cross"
Ron si smaterializzò nei bagni della stazione e raggiunse rapidamente il binario dove era certo avrebbe trovato Harry: se non lì dove poteva essere?
Si posò alla colonna vicino al bruno.
"Non ci sto capendo nulla."
"Amortentia"
"Come?"
"E' la soluzione a tutti i nostri problemi. Di chi senti il profumo?"
Harry lo fissò accigliato un momento prima di scoppiare a ridere. Improvvisamente si sentì un ragazzino. Guardò i numeri 9 e 10 appesi sopra la sua testa e sorrise amaramente.
"Non abbiamo mai abbandonato veramente i nostri ricordi."
"I ricordi non lo fanno mai. Rimangono sempre a meno che Hermione non ti Oblivi" Ron rabbrividì pronunciando lui stesso il nome della (ex?) ragazza (?).
"Facciamoci un giro" gli rispose semplicemente Harry.

*


Ginny aprì gli occhi di soprassalto, avvertendo uno strana debolezza in ogni cellula del proprio corpo. Si sentiva più stanca della sera precedente.
Si stiracchiò con calma stropicciando gli occhi per abituarli alla luce tenue che illuminava la stanza.
Guardò la finestra: si era scordata di chiudere le tende eppure l'ambiente era pressochè buio. Si avvicinò al vetro fissando il panorama fuori: ogni cosa pareva ricoperta di un grigio spettrale. Come se uno spesso strato di polvere si fosse posato sui rami già rinsecchiti degli alberi e sulle colline spoglie. Rabbrividì: quello spettacolo tetro accresceva la sua ansia.
Scese lentamente le scale, avvolta nella sua pesante vestaglia di lana.
"Auguri tesoro!" Esclamò Arthur gioviale "Ben sveglia! Sono quasi le 11!"
"Auguri?"
"E' la Vigilia!" Charlie la raggiunse da dietro e la sollevò da terra senza sforzo.
"Davvero?!" Strabuzzò gli occhi incredula: mai era successo che si fosse dimenticata della Vigilia di Natale.
"Così pare!" il fratello la riportò coi piedi per terra metaforicamente e praticamente.
Charlie stava per aggiungere qualcosa quando si sentì la porta bussare.
Sul volto di tutti si dipinse uno sguardo interrogativo: chi mai poteva essere? E chi ancora bussava, prima di entrare in casa loro?
Sentirono Molly aprire la serratura e poi silenzio. Arthur si diresse a passo sicuro in cucina per raggiungere la moglie seguito poco dopo dai figli. Rimasero tutti di sasso davanti la scena che si propose ai loro occhi: Dudley Dursley era fermo davanti la porta, la sua stazza possente occupava l'intera entrata. Aveva ancora un pugno fermo in aria, che in un primo momento allarmò Ginny, finchè non si rese conto che doveva essere rimasto immobile nell'atto di bussare ancora.
Indossava un impermeabile nero, schizzato da alcune gocce fini di pioggia e aveva uno sguardo istupidito, come se non si fosse aspettato di trovarsi davanti quella normalissima scena.
"Ehm" si schiarì la gola imbarazzato, portando la mano ferma a mezz'aria a nascondersi nella tasca "Stavo cercando Harry..."
"Tu sei Dudley, no?" La domanda della signora Weasley era assolutamente retorica, sarebbe stato impossibile non riconoscerlo.
"Lo è" Arthur rispose al posto suo, assottigliando le palpebre pensieroso: "Perchè sei qui?" Arrivò dritto al punto saltando i convenevoli.
"Io... volevo sapere come stava" il signor Weasley non pareva ancora soddisfatto perchè incupì la sua espressione già truce, che così poco gli si addiceva. In effetti quello era un atteggiamento più consono ai modi della moglie, ma ricordava con poca gioia le volte in cui l'aveva incontrato e tutto quello che gli aveva raccontato Harry sul suo conto.
"Come hai fatto a trovarci?" stavolta fu Molly a porre la domanda, il marito ancora perso nelle proprie elucubrazioni mentali.
"Mi sono fatto aiutare da uno... un mago della mia Università."
"E' la scuola babbana" Si affrettò a spiegare Charlie riconoscendo l'espressione interrogativa della madre. La donna parve soddisfatta e affatto sconvolta dalla presenza del ragazzo in casa propria. Lo lasciò entrare con molta disinvoltura, offrendogli biscotti e torte a bizzeffe come era solita fare. Dudley pareva titubante: da un lato fissava con l'acquolina in bocca quei dolci invitanti, dall'altro era terrorizzato dal ricordo dell'ultima caramella inghiottita quando si era trovato a contatto con dei maghi, di quella stessa famiglia, tra l'altro.
Quando Ginny si decise ad afferrare un biscotto, cominciava a sentire i morsi della fame avendo saltato la cena, ne assaggiò uno anche lui facendo un piccolo morsino e strizzando gli occhi, aspettandosi succedesse chissà cosa. Invece non accadde nulla, anzi era davvero ottimo e ne agguantò subito un altro paio dal piatto di portata su cui erano posati.
Molly sorrise soddisfatta. Arthur al contrario non pareva ancora convinto. "Harry non è qui, comunque." borbottò per riportare l'attenzione su argomenti seri.
"Dove poscio triovalo?" Domandò Dudley con la bocca ancora piena di biscotti deglutendo poi a fatica.
Charlie scosse la testa. "Per ora non sappiamo neanche noi dove sia, non è rientrato stanotte ma..."
In quel momento il destino volle che l'argomento dei loro discorsi si materializzasse vicino l'entrata della cucina dov'era rimasto Charlie, schiena poggiata allo stipite della porta.
"Oh, eccolo!" esclamò abbandonando la stanza. Poco incline ai pettegolezzi, capì che era il caso di sloggiare. Al contrario Ginny si sentì pietrificata. Rimase incollata alla sedia lo sguardo fisso sul vassoio dei biscotti. Non si aspettava di trovarselo davanti così e con tutta quella facilità.
Sentì un profondo senso di colpa attanagliarle il cuore e comprese appieno la pesante gravità delle proprie azioni. Ammettere la popria stupidità non sarebbe servito a nulla.
Capì in un battito di ciglia che l'unica cosa veramente meravigliosa che avrebbe potuto desiderare dalla sua vita non era viaggiare o vedere il mondo ma stare accanto ad Harry, svegliarsi ogni mattina al suo fianco, sentire il suo alito profumato a pochi centimetri dal suo viso, riconoscere le sue rughette vicino la bocca quando era in pensiero per qualcosa, lasciarsi stringere quando era lei a sentirsi preoccupata e tirargli un pugno quando esagerava col solletico.
Voleva amarlo come meritava, stargli vicino come solo lei poteva.
Si voltò di scatto, piena di un'energia nuova e rimase tristemente stupita nello scoprire che nella stanza era rimasta sola. Sentì la sua voce dal salotto e in risposta quella di Dudley che biascicava qualcosa. Capì che non era il momento per intervenire e si accasciò sconsolata sul tavolo coprendo il volto con le braccia.

*
 


Fu Ron a svegliarla diverse ore dopo: era stesa nel letto della propria stanza e finalmente si sentiva riposata.
"E' pronto il pranzo" biascicò il fratello stiracchiandosi: chiaramente anche lui si era appena rialzato.
Ginny si mosse con lentezza, misurando i propri movimenti: dentro fremeva dalla voglia di porre a Ron la domanda che gli premeva in petto. Finalmente, dopo un respiro profondo, si decise: "Sai dov'è Harry?"
"E' ripartito poco dopo che Charlie ti ha portato in camera..."
"Ripartito??"
"Si è andato col cugino! Me l'ha anche presentato. È grasso."
"Co-cosa? È andato col cugino? Cioè perchè?"
"Non ne ho idea sinceramente ma un buon motivo per essere tornato in quella gabbia di matti deve esserci."
Ron non le disse che pensava fosse partito per starle alla larga e si limitò ad avviarsi verso la porta. Ma Ginevra Weasley non era stupida.
"Vuole evitarmi, vero?"
Ron finse di non sentire e ridiscese le scale. 
 



 

  
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