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Autore: JimmyHouse    14/04/2012    5 recensioni
Sequel della mia angstissima "Sulle note di Stayin’ alive" , leggete quella prima di questa!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Jim Moriarty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Sono tornata con il sequel di quella fic per cui tutti mi hanno odiata [io in primis!], ossia Sulle note di Stayin’ alive ! Beh, che aggingere?
Leggete quella prima di questa altrimenti non capirete nulla e… buon divertimento!



Sentire quelle parole, vedere gli occhi del suo cecchino che perdevano lentamente le forze, la sua testa si era lasciata andata andare indietro.
La sua reazione fu totalmente imprevista.
James Moriarty aveva sempre amato definirsi un uomo estremamente razionale. Era una di quelle cose che lo calzava a pennello, proprio come uno di quei suoi costosissimi abiti.
Che in quel momento era schizzato di sangue.
Beh, non ebbe molto di cui vantarsi in quell’occasione.
Una volta udite quelle parole era come impazzito. Le sue mani avevano cominciato a tremare furiosamente, così come l’ordine solitamente impeccabile dei suoi pensieri.
Infatti non seppe neanche lui come si ritrovò a scuotere con forza il ragazzo che non aveva ormai più forze.
Sembrava volesse distruggerlo, annientarlo, fargli ancora più male.
“A cosa cazzo mi serve sapere che mi ami se sei morto? Eh? Me lo vuoi dire?! Sei inutile, come tutti gli altri. Non posso… non posso…”
La sua voce, che si era scatenata tempestosa, si affievolì mentre i suoi occhi infiammati ed annacquati si posavano sul petto di Sebastian. Riusciva solo a cogliere un senso indistinto di vuoto, un ronzio assoluto.
Le ultime parole, come dolci preghiere mormorate all’anima si persero nel silenzio. “Anche io, anche io… non lasciarmi da solo…”
Non poteva finire così.
Questo fu il suo ultimo pensiero, prima che un suono acuto si facesse più chiaro al suo udito.

Un incessante e ripetitivo beep sfondò i malridotti timpani del ragazzo che giaceva nel bianco.
Cercò di rendere tutto più nitido, di capirci qualcosa, eppure nulla sembrava essere al suo posto ed i suoi occhi rimasero appannati.
E, come sempre, il fulmine a ciel sereno della sua mente lo fulminò.
Jim
Jim. Dove sei?

Cercò invano di schiarirsi la gola, riuscendo solamente a farsi male e provocarsi un attacco di tosse.
-Devi stare zitto- disse dura e tagliente una voce fin troppo nota. Sebastian sentì immediatamente l’impulso di voltarsi ma, come ben si sa, la mente precede il corpo di diversi passi e, purtroppo, il cuore precede pure la mente.
Riuscì solo a dimenarsi.
“E anche rimanere fermo” commentò asciutto l’altro, senza mostrare il minimo interesse. Il ragazzo non riusciva ancora a vederlo e la sua confusione era tutt’altro che piacevole, ma intuì subito che Jim non era di buon umore.
Anzi, era arrabbiato con lui.
Beh, come poteva non esserlo? Aveva fatto il coglione.
Se lo meritava, riflette con un po’ di calma.
Anzi, si domandò addirittura perché il suo capo non l’avesse ancora fatto fuori.
Forse voleva farlo guarire per torturarlo di nuovo?
Il tutto aveva così poco senso che la mente di Sebastian trovò assolutamente nocivo porsi un qualunque problema.
Lo stomaco di Sebastian, invece, si contorceva furiosamente pregando che Jim non lo odiasse troppo.
Nel frattempo l’uomo più pericoloso d’Inghilterra s’era alzato e se n’era andato, senza aggiungere nulla.
L’unica considerazione che Sebastian poté concedersi fu un lungo e faticoso respiro.

Aver perso le attenzioni di James lo disturbava così tanto che s’addormentò solo quando il suo corpo cedette.
Solito discorso del corpo che non sta dietro alla mente.
Al suo risveglio un’infermiera lo aiutò a bere e gli tolse la mascherina per l’ossigeno. Dopo di che gli disse qualcosa- probabilmente era pure importante- ma lui non l’ascoltò minimamente.
Almeno poteva parlare, anche se a fatica.
Non passò molto prima che questa uscisse tutta indaffarata e facesse il suo ingresso Jim, con un’aria profondamente rilassata.
Non sembrava lo stesso di prima.
Che fosse stato tutto un sogno di Sebastian?
-Jim- tentò di dire Sebastian, finendo per ottenere un semi-sussurro rauco.
-Oh Sebastian, caro, non dovresti sforzarti troppo- disse lui dolcemente, sedendosi accanto a lui, sul letto. Il ragazzo era talmente incredulo che rimase a fissarlo intontito.
-Beh, che c’è?- chiese ancora, con il suo tono più dolce, mentre sistemava un ricciolo che era scivolato davanti all’occhio di Sebastian.
-Prima mi sembravi… ehm… arrabbiato- rispose lui, mantenendo un tono di voce piuttosto basso. I loro volti erano particolarmente vicini, sarebbe bastata una leggera spinta per…
-Ovviamente- rispose Jim tirandosi indietro- e come potevo non esserlo?
Sebastian rimase perplesso a guardarlo. Va bene essere volubili, ma così era troppo anche per il suo capo.
La sua aria interrogativa bastò a Jim per partire con una spiegazione.
-Io mi arrabbio quanto usano i miei giocattoli. E tendo ad infuriarmi oltremodo quando li rompono- si erano nuovamente avvicinati- figurati come mi sento quando rompono il mio giocattolo preferito.
Così James posò delicatamente le labbra su quelle del ragazzo che, incurante del fatto che l’avesse appena definito “giocattolo”, fu assolutamente contento.
I problemi sorsero non appena Jim lasciò la stanza, dicendo che doveva controllare a che punto era la tortura dei “malfattori”.
Sebastian infatti, una volta solo con i suoi pensieri, si ritrovò a ragionare su quel ruolo che gli era stato attribuito. Sapeva di non essere che un semplice divertimento per Jim, ma “giocattolo”..?
Si addormentò sperando che la notte gli portasse qualcosa di meglio.

La sua permanenza all’ospedale fu breve, anche se intensa.
Tutte le sue infermiere erano alte forse un metro e cinquanta e dovevano pesare almeno una tonnellata l’una. Perché tanta crudeltà verso quel povero malato?
Quando James gli disse che era ora di tornare a casa non disse nulla e lo seguì a ruota, ringraziando il fisico da soldato, che lo stava sorreggendo per miracolo.
Jim era nuovamente strano.
Ma non se ne rese conto immediatamente. Ci vollero un paio di giorni.
Dopo di che cominciarono i sensi di colpa.
In sintesi lo stava facendo fuori. Dagli affari.
Lo lasciava lì, da mattina a sera, con Play Station e Nintendo, in modo che non potesse fare assolutamente nulla di utile. E non gli parlava nemmeno più di tanto, quando c’era. Anche se bisogna dire che faceva tutto il possibile per rimanere fuori casa tutto il giorno.
-James- lo chiamò Sebastian, ormai stufo da morire, il terzo giorno.
-Sono piuttosto occupato ora- rispose Jim senza nemmeno voltarsi- gioca.
La voce di Sebastian sembrò essere rapita dalla gola che, a quelle parole, si era chiusa bruscamente.
-Vuoi che me ne vada?- chiese dopo un attimo, sperando che l’altro non notasse il tono di voce spezzato.
-No- questa volta si voltò- perché?
Questa volta fu il ragazzo a non rispondere. Che razza di domanda era? Fatta da un genio poi, risultava semplicemente paradossale.
Fu allora che Jim decise di prendere il toro per le corna, anche lui ne aveva abbastanza di quella sceneggiata.
-Cosa ti ricordi di quella sera?- chiese sedendosi sul suo- sul loro- divano. Nessun altro aveva mai avuto il privilegio di potersi sedere sul divano di Moriarty. Ma Sebastian…
-Ero al mio posto, poi ho sentito un pizzico e la testa ha cominciato a girare. Ho guardato nel mirino e, siccome ogni cosa aveva un duplicato, mi sono accorto che qualcosa non andava- si era messo a raccontare tutto in maniera dettagliata, era bastata una semplice domanda. Effetti collaterali dell’esercito- poi mi sono alzato e… beh… m’hanno sistemato per bene, direi. Specie quello stronzo con il coltello. Quello faceva male. Quando hanno visto che non mi muovevo più hanno tagliato la corda. Avevo paura che stessero venendo da te, così mi sono alzato ma…-
-Sei caduto dalle scale- lo interruppe bruscamente il capo, ancora sorpreso da quel dettaglio che aveva dell’incredibile.
-Poi sei arrivato tu che…- arrivati a questo punto Moriarty sgranò gli occhi, attendendo qualcosa-… che mi hai salvato la vita, ma pensavo comunque di morire, sai. Poi sono svenuto.
-E non ricordi altro?- chiese quell’altro, ancora in attesa.
-Che hai iniziato a sventolarmi come fossi una bandierina- aggiunse con un mezzo sorriso il ragazzo, prima di incontrare lo sguardo piuttosto scocciato dell’altro.
-Ed hai sentito quello che ti ho detto?- continuò imperterrito l’altro, ignorando quelle sciocche battute. Senza però mancare di notare quel sorriso.
Così dannatamente bello
Sebastian si rese subito conto di ciò che intendeva. Poteva non essere il super geniale James, ma a certe cose ci arrivava pure lui.
-Sì… ma tranquillo, so che l’hai detto per- qui si poneva un problema linguistico, come definirlo?-…gentilezza. So che non lo pensi, non serviva farne un dramma.
James lo fissò per qualche secondo, sentendo un brivido ghiacciato per le ossa. Il suo Sebastian pensava quello?
-Bene- ribatté secco l’altro, lasciando scivolare una mano tra i bei riccioli mori e tirandolo a sé in un bacio. Rimasero per un attimo cos’, finché al povero Seb non cominciò a mancare drasticamente l’aria.
-Tutto come prima?- chiese speranzoso Sebastian, affondando gli occhi in quelli freddi del suo capo.
Non rispose. Si perse a fissare la tv, mentre intricate macchinazioni muovevano i suoi contorti neuroni.
-Per te cosa sono, Sebastian?- chiese dopo poco, a voce bassa.
-Beh…- prese quasi subito parola l’altro, con aria concentrata- considerando l’enormità del tuo ego… direi che sei un pianeta.
Venne immediatamente fulminato da un’occhiataccia dell’altro che, evidentemente non era in vena di scherzi. Ma il ragazzo continuò.
-Ed io sono finito nella tua orbita. Sono la tua Luna, James-
Rimasero per un attimo a fissarsi. Immobili.
Solo dopo un attimo, la mano elegante di Moriarty si mosse, come sempre per sistemare quell’adorabile ricciolo.
-Quando mai ho fatto qualcosa per gentilezza?
Così dannatamente bello


E finalmente il fluff può dominare indisturbato, così come dev’essere!
Vi avviso, l’ho scritta tutta di getto e la sto per pubblicare dopo aver inserito il font per renderla leggibile, quindi se ci sono errori ditemelo pure [stavo scrivendo “dotimeli”, quindi non immagino il resto!] xD
Il suono che sente Moriarty sono le ambulanze, giusto per chiarire… okay, mi esclisso [come la Luuuuuuuna]
Il fluff regna!
  
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