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Autore: Theredcrest    15/04/2012    1 recensioni
Anderville è una metropoli come tante altre nel mondo, e come tante altre dà ospitalità ad una quantità inimmaginabile di ospiti soprannaturali. Tra tutti, spicca la società dei Vampiri per il suo intenso bisogno di contatti e relazioni con gli umani e le altre creature presenti. Questa storia parla di Rachele, una vampira ventenne mai stata umana, e del suo percorso per diventare una "Madre" e ricoprire il ruolo più ambito di tutti.
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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IL BOSCO


Questa notte vago svogliatamente nel tentativo di occupare del tempo.
È buio. Fa freddo.
Durante queste nottate invernali la temperatura è sempre rigida, sopratutto in montagna, se così si può definire l'altura ai piedi della città in cui vivo. Affondo i piedi nella neve sentendone lo scricchiolio ad ogni passo, pregustandomi un po' di sana solitudine notturna nei boschi dietro casa. Non c'è niente di cui avere paura in questa zona, niente sconosciuti in giro, nessuna macchina fracassatimpani e niente modernità, solo qualche albero e cespugli verde scuro che sorpasso a gambe strette. Qua e là i rami del sottobosco diventano fastidiosi e insistenti facendo impigliare il mio vestito e il mantello slavato che mi è stato regalato, decisamente più caldo di un banale cappotto di piumino, così ogni tanto mi tocca fermarmi a liberarli. Diversamente da come vogliono farvi credere i libri fantasy, i boschi sono tutt'altro che liberi, ben tagliati e curati. Più spesso, e specialmente in inverno, sono un intrico infernale di neve, fanghiglia e foglie marce cadute in autunno.
Quasi dimenticavo di presentarmi: mi chiamo Rachele, un nome perfetto per una tappa mora eccessivamente pallida e scorbutica. E tanto per chiarire, non vivo in un castello del medioevo come potrebbe farvi pensare la presunta posizione della mia abitazione, ma in una simpatica villetta di montagna in vero legno per veri vampiri.
Sembra tutto uno scherzo, me ne rendo conto: freddo, gelo, camminata in lande sperdute, il luogo perfetto per iniziare un racconto della paura su come l'ennesima ventenne rincretinita sia caduta nelle grinfie di un qualche mostro mangiadonzelle. Il classico clichè americano che finirà probabilmente con una qualche storiella d'amore insensata.
Lasciate che vi dica una parola: scordatevelo. Non sono mai stata umana per cominciare, e non ci tengo ad esserlo: essere un Vampiro porta già tanti problemi e, vi assicuro, quelli che ho mi bastano per dieci delle vostre vite.

Sto aspettando la mia sire, mia Madre, una versione della strega di Raperonzolo un po' più buona e frivola. Preferisce io viva lontano dal mondo urbano e dai luoghi di caccia, lontano da tutto ciò che è presente per tenermi rinchiusa in questo territorio desolato in cui lei ha deciso io sono al sicuro. Tra i tanti aspetti che la caratterizzano, questo è quello che più di tutti mi urta.
Quando lei è via per stupide riunioni o per lavoro, come in questo momento, tutto ciò che mi è permesso fare è uscire la notte a cacciare animali nei dintorni. Ci sono altre volte in cui mi porta con lei a fare un po' di sana pratica sugli umani, ma questo mese sono state più rare che mai ed io mi sento miserevolmente sola, e decisamente abbandonata in favore della preparazione di 'prestigiosi' festini e di vittime da dessert. Quando non sono nella villetta, ci sono solo distese di vegetazione, rami spezzati e le luci della città in lontananza, giù dal pendio. Ogni tanto qualche fruscio mi fa voltare. Saremo pure in alto nella catena alimentare come mi hanno detto, ma della sana preoccupazione non fa mai male.
Finisco per trovare un passaggio tra i rami, ne scosto alcuni con le mani appesantite da guanti di pelle cuciti a mano. L'accumulo di neve in bilico sulle fronde cade e l'ultimo ostacolo scompare, liberandomi la vista su una minuscola radura disseminata di pietre e con un po' di spazio libero dagli alberi che si infittiscono poco oltre.
Faccio per spostarmi e prendere posto su di un masso, decisa a spaparanzarmi in appostamento, quando il mio stivale si incastra da qualche parte ed io inciampo e scivolo indietro con poca grazia. Una degna figura per la sottoscritta gentile donzella, che di gentile ha meno che niente. Quasi mi aspetto di dare una bella craniata al terreno gelato quando qualcosa dalla consistenza diversa, che non è suolo, neve né un ammasso di rami, mi attutisce la caduta. Ci finisco seduta sopra.
È molle, ma non troppo, e deve avere delle ossa da qualche parte. Pensando si tratti della carcassa di un animale morto, mi piego giusto per la curiosità di sapere di quale si tratta. Avessi posto un po' più d'attenzione sulle dimensioni, prima, avrei capito cosa mi sarei trovata a riscoprire sotto un lucido strato di fiocchi di ghiaccio.
Un corpo umano. Logico, no? Tutti non fanno altro che andare in giro per zone desolate di notte, in inverno, sperando di buscare una polmonite. Sarà un cacciatore sbadato, penso scrollando la neve dall'ammasso di carne, oppure uno sbadato e basta.
È un maschio, rannicchiato su un fianco, vestito troppo leggero: jeans, una maglietta e una giacca di pelle potrebbero riparare dal freddo in città, ma non qui. Si, probabilmente è un cittadino.
Ha il collo scoperto, gli do un'occhiata disinteressata. Il sangue freddo non mi piace.
Mi sovviene che potrei lasciarlo lì alla mercè dei predatori, oppure chiamare la guardia forestale per segnalare una violazione del territorio lasciando siano loro a trovare il cadavere. Comunque, giusto per potergli frugare in tasca, lo giro verso di me.
È livido come tutti i cadaveri morti di assideramento, ma almeno ha avuto la decenza di chiudere gli occhi prima di morire. Un vero peccato, perchè da vivo avrebbe fatto la sua figura: ha un bel viso, un filo di barba sulle guance e un buon fisico.
Sollevo le spalle, mi allontano decisa a chiamare la guardia forestale. Non faccio in tempo a fare una decina di passi che un colpo di tosse improvviso alle mie spalle mi fa sussultare.
È vivo.
Credo.
Sospiro, portandomi una mano alla fronte. A questo punto dovrei ucciderlo, sarebbe la cosa più logica. Non siamo né buoni, né bravi né belli come ci descrivono nei romanzi.
Tuttavia, se c'è una cosa che effettivamente siamo, è il nostro essere creature senzienti costantemente alla ricerca di contatti sociali. Tante informazioni su di noi fanno intuire il contrario, ma siamo fondamentalmente dei morti col cervello dotati di istinti più o meno bestiali: cacciamo, ringhiamo o sibiliamo contro eventuali minacce, utilizziamo unghie e denti e quando non manteniamo una facciata di eleganza e decenza abbiamo decisamente bisogno di un branco. Si potrebbe parlare di necessità di socializzazione. Se così non fosse, i fratelli non organizzerebbero continuamente balli e galà, ed eventi in cui incontrarci tra noi e anche con i pochi umani a cui è concesso sapere qualcosa. La Madre non si affannerebbe tanto a inseguire l'organizzazione e gli eventi dei nostri simili se così non fosse, ed io non ne sono esente.
E nonostante questo, ha ancora il coraggio di fare orecchie da mercante quando le dico avremmo bisogno di spostarci in zone più abitate, o di tenere un servo di compagnia.
Pensarci mi fa cambiare idee sul futuro del povero miserabile a terra. Al momento sono da sola, e come non bastasse mi scoccia l'essere stata abbandonata in casa per farmi, al massimo, un giro nella foresta. Quale motivo avrei per non godere di un nuovo passatempo?
Allargo un sorriso, tornando indietro.
La Madre non tornerà prima dell'alba, è meglio che arrivi a casa prima di quel tempo.



Note dell'autore
Premetto che questa è la mia prima pubblicazione seria di una fanfiction, per cui non so se e quanto piacerà a chi si troverà a leggerla xD sono stata spinta dalla mia migliore amica Verichan (tra l'altro iscritta anche lei in questo sito e mooooolto più brava di me) a combinare questa pazzia e qualche volta la vedrete farmi da beta reader (come in questo caso) per correggermi con assoluta pignoleria "e" accentate e altri vari orrori prodotti dalla mia sbadataggine.
Per il resto, durante i suoi periodi di assenza divina c'é Open Office xD
Tutta la storia è stata ispirata dall'ambientazione del forum Anderville GDR, creato da un gruppo di menti fervide che mi comprende. L'ho segnata nel gruppo soprannaturale e non vampiri perchè più avanti, se la continuerò con costanza senza fermarmi a metà come mio solito, ci saranno delle piacevoli introduzioni.
Per il resto non credo manchi niente, spero piaccia, spero di ricevere un qualche commento costruttivo e di migliorare il più possibile! Detto questo, un saluto a tutti xD
  
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