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Autore: Simona_Lupin    15/04/2012    20 recensioni
1977. L'ultima occasione.
L'ultima occasione per respirare la magia di Hogwarts, la casa più bella, nell'ultimo anno di dolce spensieratezza.
L'ultima occasione per James di sgraffignare il cuore di Lily invece di uno stupido Boccino d'Oro.
L'ultima occasione per Lily di dare un due di picche alla Piovra Gigante e concedersi agli sfiancanti corteggiamenti di James.
L'ultima occasione per Sirius di chiudere le porte al suo orribile passato e aprirle a un amore che non ha mai conosciuto.
L'ultima occasione per Remus di far splendere ai raggi di luna la sua anima al posto del sangue delle sue ferite eterne.
L'ultima occasione per Peter di ricevere la luce di un sorriso amico prima di precipitare nell'oscurità del male senza speranza di riemergere.
L'ultima possibilità. Di amare, di lottare, di essere coraggiosi. Di vivere.
L'ultima possibilità di stringere tra le mani la vita di qualche sogno prima di gettarli via, tra le polveri di una guerra senza fine in cui tutti rimarranno prigionieri.
Dal capitolo 12 [Miley/Remus]:
« Tu riesci a mangiare mezza tavoletta di cioccolata in un colpo solo? » si incuriosì Miley, disorientata.
« Mezza tavoletta è una routine ormai assodata » fu la risposta. « Riesco a fare molto meglio. Tu, invece... riusciresti mai a farlo? »
Miley ingoiò il cioccolato e riflettè con calma, poi incrociò le braccia al petto e lo studiò. « Mi stai sfidando, per caso? »
Remus trattenne una mezza risata e scrollò le spalle, senza riuscire a mascherare il divertimento. « Se dicessi di sì? »
« Oh, John, vedrai » rise di rimando lei, guardando prima lui, poi il cioccolato con aria di sfida.
« John? » chiese lui, stranito, inclinando il capo.
« John » ripetè lei, annuendo. « E' il tuo secondo nome, no? Ti sta bene ».
John. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Sorrise. Gli piaceva.
Dal capitolo 14 [Lily/James]:
« Come stai? » mormorò Lily a bassa voce, sorridendo ancora.
James annuì, per poi accorgersi che non era una domanda a cui rispondere con un sì o un no e riprendersi.
« Molto... molto bene, grazie » rispose, passandosi una mano tra i capelli. « Sono contento di vederti ».
« E io sono contenta che tu sia vivo » rise lei. « Così potrò realizzare uno dei sogni della mia vita ».
« Cosa? » fece lui, fingendosi ammiccante. « Uscire con me? »
« No » rispose lei, allegra. « Ucciderti personalmente ».
Dal capitolo 20 [Scarlett/Sirius]:
Era la prima volta che la teneva tra le braccia. La strinse a sé, protettivo come non si era mai sentito verso qualcuno, e si chiese perché, perché mai quel momento dovesse finire. Perché fosse destinato a rimanere solo un piccolo sprazzo di gioia isolata in una vita costellata di dolori e flebili attimi di felicità inespressa. Perché per lei non potesse significare quello che significava per lui. Perché non potesse durare solo... solo per sempre.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 5


Le dieci regole per una convivenza perlomeno civile con Lily Evans




 
 
 
James Potter era sempre stato un imbecille.
In più di diciassette anni di vita aveva sperimentato le idiozie più assurde e ad uscirne male era stato sempre e solo lui. Già da piccolo aveva dimostrato una spiccata tendenza all'essere stupido, e malgrado sua madre avesse sempre dato la colpa di tutto al marito che, se possibile, era ancor più ingenuo e infantile di lui, in realtà bisognava riconoscergli una buona dose di puro talento naturale. Da bambino però non aveva mai combinato qualcosa di davvero eclatante e si era limitato semplicemente al voler dare fuoco alle sue mutande, al cercare di far respirare il suo gatto sott'acqua per circa un quarto d'ora o al pretendere di riuscire a mangiare senza star male una dozzina di gelati ricoperti di Gelatine Tuttigusti+1. Solo col tempo poi, dopo aver conosciuto i compari malfattori e soprattutto un altro idiota sinceramente degno di lui qual era Sirius Black, era riuscito a far emergere le sue più grandi capacità. E Lily Evans era da sempre la vittima prediletta dei suoi scherzi balordi. Eppure mai, mai in quei sei anni di scuola aveva fatto un'idiozia più grande di quella. E non che fosse cattiva o maliziosa, perché era semplicemente e innegabilmente idiota, ma era riuscita a far arrabbiare Lily come poche cose al mondo avrebbero mai potuto. Lei, infatti, non riusciva neanche a parlare di fronte a quella scena pietosa, tanto che si limitò a rivolgere occhiate di fuoco a chiunque.
« Evans, non dici niente? »
A quanto pareva James aveva sinceramente pensato che fosse un'idea grandiosa quella di presentarsi in quello stato, e che le avrebbe fatto sicuramente un gran piacere, piacere che forse, con l'aiuto del suo immancabile umorismo e del suo animo sensibile, sarebbe riuscito a divenire qualcosa di molto più profondo, un sentimento capace di far cambiare ogni pensiero negativo che Lily aveva su di lui. Ma James, come già detto, era un idiota.
« Evans, non pensavo di riuscire ad abbagliarti al punto di lasciarti senza parole » proseguì, compiaciuto. « Su, dimmi qualcosa. Ti piaccio così? Mi preparo dalle otto, anzi, in realtà era anche piuttosto tardi... Ho cercato di essere perfetto, soprattutto i capelli che, lo sai, sono il mio punto di forza e... »
« James, può bastare, sta' zitto... » lo pregò Remus, tirandolo per un lembo della giacca. « Lily, per piacere, perdonalo... è un po' in fibrillazione... »
Ma Lily, lasciando tutti di stucco, con la massima serietà, voltò le spalle a lui e al resto della combriccola e rientrò nel Dormitorio, chiudendosi la porta alle spalle.
« Ma... » James parve afflosciarsi su se stesso. « Evans... Io... L'ho fatto per te... »
Assunse un'espressione da perfetto cane bastonato e Scarlett fu l'unica a guardarlo con apprensione, così che si affrettò ad abbracciarlo e a dargli un bacino extra. Nei casi disperati quello della colazione non era sufficiente, servivano rinforzi che solo il bacino riusciva a dare.
« Grazie, Scarlett, per fortuna ci sei tu » mormorò lui, assomigliando più a un peluche che a un essere umano malandrino.
Lei gli sorrise e gli accarezzò dolcemente i capelli quando Remus lo prese violentemente per la spalla e lo condusse nuovamente in Dormitorio.
« James » disse, mettendo anche l'altra mano sulla spalla libera. « Hai sbagliato tutto ».
Sirius rise, ma si zittì a un'occhiataccia dell'amico, che gli intimò: « Tu siediti, deficiente! »
Lui non se la sentì di disobbedire. La mamma era entrata in azione.
« James, dobbiamo ripassare di nuovo tutto il programma, siediti ».
« Ma devo sbrigar-... »
« Siediti! »
« Certamente ».
James si buttò sul suo letto, le braccia incrociate, mentre Remus frugava tra i suoi libri in cerca di un preziosissimo rotolo di pergamena.
« Allora » esordì, con l'aria di un vero insegnante. « Ricordi cosa stiamo ripassando? »
James sbuffò. « Secondo te? »
« Rispondimi! »
« Le dieci regole per una convivenza perlomeno civile con Lily Evans » recitò di malavoglia.
« Precisamente » confermò l'altro.
Quella lista era veramente un cimelio di valore inestimabile. Conteneva un decalogo di comportamenti che Lily detestava con tutta se stessa ma che purtoppo James metteva in atto abitualmente. Remus l'aveva stilata al quinto anno, quando aveva capito che per James lei non era più solo un passatempo o la vittima dei suoi scherzi migliori, ma forse qualcosa di più. Ed essendo amico di entrambi si era sentito in dovere di aiutarli ad avvicinarsi, mettendosi sulle spalle quell'incarico con grande responsabilità. James, però, persisteva nei suoi errori e quel rotolo di pergamena era diventato logoro e sgualcito per tutte le volte in cui lo aveva stretto in mano, pronto a un nuovo ripasso e a una successiva interrogazione.
« Ripetile in ordine » gli disse.
« Numero uno » cominciò lui, annoiato. « Non chiamarla Lils, Lillina, Lilly, o anche solo Lily perché la manda in bestia ».
« Esatto » annuì Remus, mentre Sirius, Peter e Frank osservavano la scena divertiti.
« Numero due » proseguì James. « Non cercare di farle dei complimenti sdolcinati perché non attacca ».
« E' come la Banks... » borbottò Sirius, alzando gli occhi al cielo.
Remus lo zittì con un'altra occhiata fulminante: non poteva deconcentrarlo durante l'interrogazione.
« Numero tre ». James cominciò ad annoiarsi. « Non scompigliarti i capelli perché, citandola, le dà la nausea ».
Sirius e Peter annuirono con fervore.
« Numero quattro: non attaccare briga con gli schifosi Serpeverde e non usare incantesimi su di loro tanto per divertirti ».
Questa volta Sirius protestò, zittito ben presto dalla madre.
« Numero cinque: non parlare solo di Quidditch e non vantarti delle tue innegabili e strabilianti abilità sul campo ».
« Non è esattamente così, ma va bene » disse Remus. « Comunque sbrigati, è tardi ».
« Usa un briciolo di cervello, non sfiorarla neanche con un dito, non fare il geloso perché non puoi permettertelo, non essere arrogante e non chiederle di uscire. Va bene? »
« Sì, okay, però devi applicarle, d'accordo? » si raccomandò Remus. « Io non posso diventare pazzo ogni volta per te se poi ti metti a fare sempre l'idiota! Ci perdo la salute io... »
« No, vecchio mio, proprio quel briciolo di salute che hai tienitela stretta » disse James, battendogli una mano sulla spalla.
Remus annuì, ben deciso a seguire il consiglio, perché James Potter di salute ne faceva perdere davvero, e tanta anche. 
« Adesso togliti quella giacca ridicola » disse, sfilandogliela di dosso, « ... dammi quella rosa » proseguì, prendendola e buttandola distrattamente sul letto di Sirius, « e con tutta la dignità che puoi recuperare da sotto le tue scarpe, esci da qui e cerca di chiedere scusa a Lily » concluse, mentre Sirius recuperava il fiore e lo studiava, come se non avesse mai visto nulla di simile.
« Questa la do alla Banks... vediamo se si arrabbia di nuovo... » borbottò tra sè e sè, rigirandosela tra le dita e alzandosi.
« TU NON TI MUOVERE DI LI'! » ruggì Remus, sembrando più che mai sull'orlo di una crisi di nervi visto che doveva avere a che fare con due casi disperati di quel genere contemporaneamente.
A quell'urlo inaspettato, Sirius alzò le mani in segno di resa. 
« NON HO ANCORA FINITO CON TE, ANZI, NON HO NEANCHE COMINCIATO! »
Lui tornò al suo letto, nascondendosi dietro Peter, altrettanto spaventato anche se non aveva fatto nulla per cui poter essere rimproverato.
James, nel frattempo, si era dato un contegno e si era scompigliato i capelli per bene perché sapeva di non poterlo fare per una serata intera.
« Hai finito con quei capelli? » fece Remus, scocciato.
« Sì, mamma, scusa » si affrettò a dire lui. « Posso andare? »
Il ragazzo sospirò, stancamente. « Sì... » borbottò. « Se Lily uscirà mai di lì, e ne dubito seriamente ».
« Grazie, Lunastorta » fece James, sconsolato, mentre usciva dal Dormitorio e si ritrovava di fronte un'Emmeline che sembrava una bislacca sentinella.
« Mel... » disse James.
« James » lo interruppe lei precipitosamente. « Lily è un pochino fuori di sè, mi dispiace, adesso Scarlett e le altre stanno cercando di convincerla a uscire e... Ma cosa sono quelle urla? » chiese poi, notando che un chiasso infernale proveniva dal Dormitorio maschile.
I due si guardarono, quando capirono che l'autore di quelle urla era Remus.
« ... PENSI CHE NON TI AVREI DETTO NIENTE PER LA BESTIALITA' CHE HAI COMBINATO? » stava urlando. « PENSI CHE TI AVREI RISPARMIATO? E NO, CARO MIO, NON TE LA CAVERAI COSI' FACILMENTE! ADESSO MI STAI A SENTIRE E NON TI NASCONDERE DIETRO PETER O ME LA PRENDO ANCHE CON LUI! »
James sorrise, felice per non essere stato il solo ad aver subito la paternale di Remus e nel frattempo tentò di spiegare ad una sempre più allibita Emmeline come mai il pacato Remus stesse facendo un tale chiasso. Prima, infatti, l'amico non aveva avuto particolari reazioni di fronte alla stupidaggine di Sirius, ma ora che Dorea Potter si era completamente impossessata di lui, era il tempo delle sue spaventose ramanzine.
« ... MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO? CHE ATTEGGIAMENTO E', DICO IO? PENSI CHE SIA STATA UN'IDEA GENIALE LA TUA? BENE, QUESTO MI DA' DA PENSARE SU QUANTO LENTO POSSA ESSERE IL TUO CERVELLO! E POI TI SEMBRA NORMALE CHE PER QUALSIASI COSA DEL MONDO NOMINI SCARLETT? MA CHE COSA TI HA FATTO? LASCIALA STARE, PER MERLINO! COSA PENSI, CHE SE CONTINUI COSI' LE PIACERAI? CHE CADRA' AI TUOI PIEDI COME LE ALTRE? BEH, SEI PROPRIO FUORI STRADA ALLORA! INUTILE, SEI UN CRETINO DI DIMENSIONI COSMICHE, NON SO COME FANNO I GENITORI DI JAMES A TENERTI IN CASA, IO NON CI VIVO CON TE PER UN ALTRO ANNO INTERO! E ADESSO CERCA DI ANDARE A CHIEDERLE SCUSA! ORA! DI CORSA! E NON CON QUELLA STUPIDA ROSA IN MANO, BUTTALA! »
Dopo qualche attimo Remus uscì dal Dormitorio, sbattendosi furioso la porta alle spalle.
« Allora, non è ancora uscita? » chiese in tono neutro, come se non fosse stato lui a urlare come un folle.
James lo fissò impaurito e scosse il capo, certo che qualsiasi parola potesse essere usata contro di lui.
Alla fine però, dopo un'attesa interminabile, Lily uscì dal suo Dormitorio con Alice e Scarlett che la tenevano a braccetto e Mary che le accarezzava i capelli per tenerla calma. Ma trovandosi nuovamente James di fronte, scosse freneticamente la testa, borbottando: « No, non ce la posso fare » e tentò di ritornare dentro, trattenuta dalle amiche.
« Evans, mi dispiace » disse James, sinceramente in pena. « Io... non c'ho pensato... Voglio dire, scusami. Ti prometto che non farò l'idiota, giuro ».
Era la prima volta in vita sua in cui giurava di avere buone intenzioni. Fu una sensazione parecchio strana.
Lily sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
« Le accetti le mie scuse, Evans? Per favore » la pregò, il capo un po' inclinato come un bambino ansioso.
« Dai, Lily! » dissero le amiche in coro esclusa Alice, che si dissociava.
« Va bene » concesse lei. « Ma questa sera con te, Potter, non ci voglio parlare. Vengo solo per la ronda, altrimenti sei perduto. Intesi? »
« Intesi » borbottò lui.
« Bene! » esclamò Scarlett, spingendo l'amica verso di lui. « Andate! Buona serata! » e fece cenno a James di stare attento.
Lui annuì e si diresse con lei verso la scala a chiocciola che portava in Sala Comune. C'era ancora molta gente e in parecchi si voltarono al loro passaggio.
Tra il gruppo dei ragazzi del settimo anno, uno di loro si avvicinò a Lily, e James si chiese cosa diavolo volesse da lei.
« Lily, ciao » esordì, senza degnarlo d'uno sguardo.
Lei sorrise. Era Kurt Wright, un ragazzo del suo anno che, secondo Alice, aveva una cotta per lei. « Ciao, Kurt » salutò lei.
« Ascolta, volevo chiederti una cosa » esordì lui. « Per il compito di Aritmanzia... sai, non ho capito molto bene l'ultimo argomento e mi chiedevo se... insomma, visto che sei la più brava del corso... se potessimo vederci qualche pomeriggio così che... beh, magari potevi darmi una mano ».
James strinse i pugni. 
Aritmanzia... Certo, ma a chi voleva darla a bere? Quel tizio voleva provarci con la sua Lily, era chiaro. E lui che cosa poteva fare per fermarlo? 
Ovviamente dargli un bel pugno in faccia.
No. Qualcosa gli diceva che non poteva farlo.
Ma se lo merita!
No, quello non c'entrava. Non poteva farlo e basta. La regola numero otto del Codice per una convivenza perlomeno civile con Lily Evans recitava esplicitamente che comportarsi da fidanzato geloso era una cattiva mossa. Lily l'avrebbe ucciso.
Allora dovrei lasciare che quello schifoso brufoloso di Wright esca con Lily quando io non ci riuscirò mai?
Sì, esattamente. Doveva lasciar correre, non poteva intervenire.
« Ma certo » stava dicendo nel frattempo Lily, gentile come sempre, mentre il conflitto di James con se stesso diveniva ogni secondo più doloroso. « Quando vuoi, ti aiuterò con piacere. Spero solo di essere in grado, l'ultimo argomento è stato particolarmente difficile anche per me ».
Il ragazzo sorrise, trionfante, e James sentì le viscere attorcigliarsi in fondo allo stomaco. Avrebbe chiesto a Sirius di ucciderlo con le sue mani, così almeno le responsabilità non sarebbero ricadute su di lui. In fondo, una punizione in più, una in meno... Per lui non poteva essere altro che un piacere.
« Bene, allora ci vediamo » disse lui.
Lily sorrise e lo salutò con la mano, affrettandosi a uscire dal buco del ritratto con James accanto. Notò con piacevole incredulità che non aveva fatto nessun commento sul ragazzo che le si era avvicinato, com'era invece solito fare ogni qualvolta qualcuno si fermasse anche solo a parlare con lei. Aveva perso il conto di tutte le scenate di gelosia insensate che le aveva fatto in pubblico e di quante volte avesse mandato all'aria la sua vita sociale, ma non disse nulla di tutto ciò, e si affrettò a sfoderare la bacchetta e a camminare lungo uno dei tanti corridoi alla sua destra.
Le lanterne appese alle mura di pietra riflettevano la loro luce tremula sui pavimenti di marmo lucido e levigato, mentre il rumore sordo dei loro passi faceva da sottofondo. Nulla si muoveva attorno a loro, se non qualche armatura cigolante o qualche ritratto ancora sveglio appeso alla parete.
James era parecchio imbarazzato per quell'innaturale silenzio. Non osava parlare per paura di essere sgridato e di rovinare tutto, ma si limitava a lanciare a Lily occhiate frequenti e timorose, nella speranza che fosse lei a dire qualcosa. E così fu.
« Potter » disse, il tono stranamente calmo. Lui si voltò di scatto, sorpreso. « Volevo chiederti una cosa ».
« Dimmi » rispose James, scrutandola in attesa.
Lei si morse il labbro. « Mi chiedevo se sapessi quando Remus avrà la sua prossima luna piena » mormorò. « L'altra volta le ragazze chiacchieravano su di lui... Continuano a chiedersi come mai abbia un'aria così malaticcia, i tagli di quest'estate sono spaventosi... e la scusa della sua salute cagionevole inizia a non reggere più e io non so mai cosa inventarmi ».
Lily era l'unica, oltre ai Malandrini, ad essere a conoscenza della condizione di Remus. Erano diventati subito grandi amici, sin dal loro primo anno a Hogwarts, quando Sirius e James le avevano rubato la borsa e lui gliel'aveva riportata dopo averla ritrovata nel suo Dormitorio. Avevano molto in comune poiché erano entrambi abbastanza chiusi caratterialmente e piuttosto diligenti, anche se col tempo lui lo era stato sempre meno. Questo li aveva avvicinati più di ogni altra cosa, tanto che arrivarono a chiacchierare per pomeriggi interi seduti sulle comode poltrone della Sala Comune, e così accadeva anche allora, quando uno dei due aveva un problema o una preoccupazione particolari e capiva che nessuno meglio dell'altro avrebbe potuto capire.
Remus, però, inizialmente, proprio per paura di perdere un'amica così preziosa, aveva tentato di nascondere la sua condizione con le scuse più improbabili, esattamente come aveva fatto con i Malandrini. A loro ne aveva parlato al secondo anno, quando ormai non aveva trovato più nulla da nascondere, e la loro reazione lo aveva lasciato così di stucco che ancora in quel momento ricordava quel giorno come il più bello della sua vita. Malgrado sperasse che Lily con il suo carattere dolce e gentile lo comprendesse, non osava rivelarle la verità perché quella terribile paura di essere allontanato continuava ad assillarlo. 
Ma lei aveva capito tutto da sola, quando i segni si erano fatti sempre più evidenti e lasciavano pensare che l'unica spiegazione plausibile per quei periodi di malattia fosse quella che Remus era un Lupo Mannaro. Però aveva aspettato. Aveva aspettato che fosse lui a parlargliene, e Remus si era sentito di farlo solo al suo terzo anno di scuola. Entrambi ricordavano bene quel momento. Lei gli aveva tirato un cuscino in piena faccia e gli aveva detto che era un idiota patentato. Lui era rimasto spiazzato ancora una volta, anche se in fondo sapeva, conoscendola, che lei lo avrebbe accettato senza problemi: quella volta erano rimasti a mangiare cioccolata fumante davanti al camino per tutta la notte.
« Oh, capisco » mormorò James, pensieroso. « La prossima è questo sabato, e abbiamo pensato di dire in giro che Remus ha avuto un'indigestione. Però hai ragione, con le ragazze ormai è difficile mentire. Anch'io non so mai cosa dire quando Scarlett o Miley vengono a chiedermi di lui ».
Lily annuì lentamente. « E' normale che Remus non voglia parlarne con loro » osservò, guardandosi intorno. « Insomma, non le conosce al punto di fidarsi totalmente, e solo io posso sapere che non ci sarebbe nulla da temere. Ma ovviamente sta' a lui decidere e io lo capisco benissimo ».
« Sì, anch'io ». 
James tacque e per qualche minuto tornò il silenzio.
Poi tornò a guardarla, titubante. « Dimmi la verità » disse. « Pensavi che sarebbe stato lui il nuovo Caposcuola, vero? »
Lei sorrise. Era proprio vero. Remus era stato Prefetto con lei fino allo scorso anno e tutto avrebbe potuto immaginarsi, tranne che il ruolo di Caposcuola non venisse affidato a lui ma a quel malandrino scalmanato e combinaguai di James Potter, probabilmente la persona meno responsabile che conosceva insieme all'amico di sempre Sirius Black, quel pazzo furioso.
« Già, ne ero certa » rispose, annuendo appena e giocherellando distrattamente con la bacchetta.
James sorrise di rimando, un po' più rilassato nel vedere che ancora non avevano litigato ma che anzi lei sorrideva.
« Ne ero sicuro anch'io » disse. « E tutto avrei pensato tranne che la spilla arrivasse a me! » Si grattò il mento, come se ancora non fosse del tutto convinto che Silente avesse fatto la scelta giusta. 
« E' stato mio padre ad aprire la busta » raccontò con un sorriso. « Per poco non gli ha preso un colpo... Papà non è mai stato neanche Prefetto, il padre di Scarlett e Miley gli ha sempre tolto il posto e ancora lo prende in giro per non essere stato mai scelto. Anche la mamma glielo rinfaccia, visto che anche lei lo era stata, e una volta papà non ha mangiato di proposito quello che aveva cucinato anche se era il suo piatto preferito, le ha detto che era meglio come Caposcuola che come cuoca e di tornarsene a fare ronde! »
Lily lo guardava, interessata e divertita. Parlava precipitosamente e con entusiasmo, e questo la faceva sorridere. Non aveva mai potuto notarlo poiché non avevano mai avuto una conversazione decente e civile in più di sei anni di scuola. Era strano stare lì ad ascoltarlo mentre raccontava della sua famiglia.
« Quando ha aperto la busta » proseguì lui, « è salito in camera mia come una furia, e indovina che cos'ha fatto? »
Si voltò di scatto a guardarla, e lei si allarmò, chiedendosi se dovesse rispondere o se fosse una domanda retorica. Fortunatamente lui continuò a parlare e lei si rilassò, osservandolo mentre faceva grandi gesti da accompagnare al racconto. Lily si chiese dove trovasse tutta quell'energia.
« Tu che cosa ti saresti aspettata? » disse. « I tuoi genitori come hanno reagito? Sono stati felici, erano fieri, no? »
« Sì, certo... » rispose lei, alzando le spalle.
Lui annuì, frenetico. « Esatto, appunto! Tu credi che saranno contenti, orgogliosi... Credi che penseranno Ehi, mio figlio è un Caposcuola, fico! Invece no! Mio padre no! Mi ha detto che di sicuro avevano sbagliato! Ti rendi conto, un papà che dice una cosa del genere al suo unico figlio? »
Lily rideva di cuore. Era esilarante vederlo mentre era così preso dal suo stesso avvincente racconto e sentiva di non riuscire a smettere.
« Ti giuro, non sto scherzando! » fece lui, vedendola ridere a quel modo, senza neanche far caso al fatto che lei, proprio lei, Lily Evans, stava ridendo insieme a lui. 
« Guarda, te lo faccio, Sirius dice che mi viene benissimo » le disse, e lei annuì, le lacrime agli occhi. « Ha detto testuali parole: James, ma che diavolo hai combinato? E io gli ho detto che non avevo fatto niente e che la torta di mamma l'aveva mangiata tutta Sirius quella notte. E allora lui mi ha detto che la torta non c'entrava niente, e quindi io gli ho detto che il Whisky nascosto sotto il divano non era mio ma era tutto di Sirius - e questo era vero - ma non era neanche quello! E allora io ho pensato che forse l'avevo combinata grossa ma non ricordavo cosa avevo fatto e mi stavo scervellando, quando lui mi ha mostrato la spilla e ho letto la lettera! Stavo cadendo sui vestiti che avevo lasciato appallottolati a terra... »
Rise, ricordando come aveva rischiato di cadere rovinosamente a terra, e lei con lui.
« Sarebbe stato un volo epico... » borbottò, quasi tra sè e sè. « Comunque, a parte questo, ha cominciato a dire che era una vergogna che il suo unico figlio fosse diventato Caposcuola come i secchioni, che adesso il suo figlio prediletto era Sirius e roba del genere... e non mi ha parlato per quasi una settimana! No, dico, ti rendi conto? »
Lily era praticamente piegata in due dal ridere. James la guardò, sorpreso, accorgendosi solo in quel momento di quanto si fosse divertita... con lui. Solitamente quando doveva parlarle era teso e nervoso, ma quella volta no, era stato spontaneo, come se accanto a lui ci fosse stato uno dei Malandrini, un amico di sempre. Invece c'era lei, e notando la bellezza del suo sorriso, per la prima volta rivolto a lui, pensò di essere molto fortunato in quel momento. Pensò che avrebbe tanto voluto farla ridere ancora.
« Che tipo tuo padre! » esclamò lei. « Mi piacerebbe conoscerlo! »
« A me no » disse James, ridendo. « Comincerebbe a mettermi in ridicolo e sinceramente non ci tengo ».
« Chissà quante storie imbarazzanti cela nel suo passato il grandioso James Potter! » fece Lily con voce importante, come se lo stesse annunciando a una platea. E non lo disse con disprezzo o con gelido sarcasmo, lo disse con naturalezza, con semplicità.
« Beh, il grandioso James Potter ti può confermare che sono davvero troppe e che tu, Evans, non le saprai mai! »
Lily incrociò le braccia al petto e fece un'espressione scettica. « Posseggo mezzi che neanche immagini, Potter. Mezzi che tu non conoscerai mai! »
E James pensò che lei non stesse scherzando, perciò si appuntò mentalmente di minacciare tutte le persone del mondo che erano a conoscenza dei suoi oscuri segreti e dei suoi scheletri nell'armadio di non fiatare con lei per nessuna ragione.
« Ma spiegami una cosa » fece poi Lily, tornando seria. « Prima hai detto qualcosa del tipo 'Sirius adesso è il figlio preferito di mio padre'... ma... insomma, che intendevi dire? »
Lui fece un sorriso un po' obliquo. « Esattamente questo » rispose. « Sai, Sirius non... insomma, non vive più con la sua famiglia. Forse Remus non te ne ha mai parlato ».
Lily lo fissò, stupita. « No » sussurrò, scuotendo il capo. « Non mi ha mai detto nulla ».
Remus non avrebbe mai potuto parlare della storia di Sirius con chiunque. Loro tre erano i soli a conoscerla fino in fondo, i soli a sapere che lui non era ciò che appariva, una maschera gelida e imperturbabile, un'armatura impenetrabile e vuota come un pozzo buio e profondo. No. Loro sapevano bene chi era Sirius davvero, ciò che si nascondeva dietro il suo volto dalle espressioni indecifrabili, dentro quegli occhi insondabili e freddi, le sue sofferenze, il suo coraggio, la sua voglia di essere libero, di non essere più giudicato. Lui aveva spalancato le porte di se stesso a loro, serrandole poi di fronte agli altri in modo tale che non avrebbero neanche cigolato, che nulla avrebbe potuto aprirle e nessuno avrebbe potuto guardarvi dentro. Perché tutto ciò che Sirius aveva dentro se stesso era solo suo. Ma i Malandrini non esistevano separatamente. I Malandrini erano una sola, folle, splendida cosa che divisa sarebbe stata insensata, priva di ragione. Solo loro, perciò, avevano il potere di guardare aldilà di quelle mura invalicabili. Solo loro che erano parte di lui.
« Ha abbandonato casa sua l'anno scorso » stava raccontando James, titubante. « Non condivideva le idee della sua famiglia... Sai, loro hanno una vera e propria mania per il sangue puro e sono molto più vicini a Voldemort che alla resistenza. Sirius odia la sua famiglia e non è più riuscito a sopportarla, così è scappato... e io gli ho chiesto di venire a vivere da me. Mamma e papà sono stati felici di averlo in casa, lo conoscevano già da tempo... e adesso Sirius è come se fosse figlio loro. Esattamente come se fosse figlio loro, nulla di meno. Così come è mio fratello... puoi capirlo? »
Lily annuì, sovrappensiero. Non sapeva nulla di tutto quello. Si sentì stranamente in colpa per tutte le volte in cui aveva sparato a zero su di lui, in cui lo aveva giudicato. Adesso capiva molto meglio quel suo carattere scontroso e sfuggente, ma di certo questo non cambiava radicalmente l'idea che aveva di lui. Non giustificava tutti i suoi atteggiamenti stupidi e arroganti, ma lo vedeva sicuramente sotto una luce diversa.
« Lil-... ». James si morse il labbro. Regola numero uno, James, regola numero uno, dai. « ... Evans ». Ecco, bravo.
Lei alzò lo sguardo.
« Ascolta, non farne parola con nessuno, okay? » disse. « Sirius mi ucciderebbe se sapesse che te l'ho raccontato ».
« Ma certo ». Lily annuì con sicurezza, e James seppe che avrebbe mantenuto la parola. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non lei.
Tra loro ripiombò nuovamente il silenzio.
Camminarono fianco a fianco, guardando in direzioni opposte, persi ognuno nei propri pensieri.
Lily guardò il suo orologio da polso e vide con stupore che segnava le undici. Incredibile come il tempo fosse passato così velocemente, quando aveva creduto che non sarebbe volato mai. Eppure, stranamente, quella ronda con Potter non le stava pesando per niente.
Appena svoltarono l'angolo si fermarono entrambi di botto. Nel corridoio del terzo piano camminavano furtivi e all'ombra due ragazzi. Impossibile, da quella distanza e con quella luce così fioca, capire chi fossero o a che Casa appartenessero. Ma non li avevano notati, così James e Lily si scambiarono un'occhiata e si avvicinarono di nascosto, sorprendendoli.
« Ma buonasera » disse James e quelli sobbalzarono e si voltarono.
Erano due Serpeverde, Mulciber e Avery, sempre loro. Lily li guardò con disgusto.
« Qual buon vento vi porta qui, miei giovani compagni? » chiese ancora James, sorridendo angelico. « Desiderate qualcosa? Non lo so... facciamo un bel picnik notturno, noi quattro, o invitiamo qualcuno per una bella festa clandestina... »
« Ottima idea » convenne Lily, gettando a James uno sguardo d'approvazione. « Grandioso, eh, che ne pensate? »
« Tu pensa a tacere, sporca Mezzosangue ».
Lily rimase impassibile e fece solo una smorfia, ma James reagì d'istinto e puntò addosso a Mulciber la bacchetta così velocemente che Lily quasi non fece in tempo a fermarlo. Gli afferrò forte il braccio e lo costrinse ad abbassarlo.
« Calmati, non ne vale la pena » mormorò. « Sono solo dei piccoli insolenti che avranno quello che si meritano ».
Lui non staccò gli occhi da entrambi, furioso come raramente lo si era visto. Del suo solito sorriso luminoso non v'era traccia.
« Mi fate così schifo che non mi va neanche di fare la strada insieme a voi per portarvi da un insegnante » sibilò, il disprezzo inciso in ogni parola. « Quaranta punti in meno a Serpeverde perché eravate fuori oltre l'orario e per il vostro linguaggio vomitevole. E ora andatevene, non voglio più vedervi ».
I due ragazzi ghignarono. 
« Ma che succede, Potter? » chiese Avery. « Non avrai mica paura? Il grandioso Grifondoro... che fine ha fatto? »
Era una chiara provocazione. Troppe volte James si era ritrovato a duellare con loro a causa di quelle frecciatine, o anche - lui stesso lo ammetteva e su questo stava cercando di migliorare - solo perché non aveva nulla di meglio da fare.
Ma non poteva più comportarsi così. La regola numero quattro parlava chiaro: niente risse coi Serpeverde. E non poteva rovinare una serata così bella e tranquilla con Lily per quegli esseri luridi e spregevoli. Non ne valeva la pena. L'aveva detto Lily.
Decise allora che sarebbe stato meglio prenderli in giro, mettendoli nel sacco grazie a una delle loro caratteristiche migliori: un'abissale stupidità.
« Professoressa McGranitt, buonasera! » esclamò infatti, fingendo di salutare qualcuno in lontananza alle spalle dei due Serpeverde.
Loro si fissarono per un secondo e si voltarono di scatto, spaventati, per poi affrettarsi a correre via come due ladri colti in flagrante.
Quando si allontanarono, Lily e James scoppiarono a ridere di cuore.
« Sono due Troll, non c'è niente da fare! » disse James tra le risate mentre anche lei rideva forte.
« Comunque devo ammettere che dopotutto non sei così male come Caposcuola » commentò Lily dopo essersi ripresa. « Finalmente hai usato un po' il cervello! »
Lui la guardò, sorpreso, e a quelle parole si illuminò di colpo. Aveva seguito la regola numero sei senza neanche rendersene conto! 
Si sentì d'un tratto pienamente realizzato. Remus sarebbe stato fiero di lui. Sirius meno. E Peter con Sirius.
« Ti ringrazio, Evans, detto da te è un complimento incredibile » disse, sorridendo.
Lei lo ricambiò, e si avviarono nuovamente lungo uno dei tanti corridoi.
« Stavo pensando... » borbottò James. « Chissà quanti di quei Serpeverde si uniranno a Voldemort una volta fuori di qui... »
Lily si irrigidì.
Chissà quanti... Lei ne conosceva uno. Aveva creduto di conoscerlo, e aveva la certezza che l'avrebbe fatto, che sarebbe stato il primo a farlo, certo. Lo stomaco le si contrasse in maniera spiacevole a quel pensiero, un pensiero che da un po' non la perseguitava più, che non le provocava più dolore, ma che bastava poco per risvegliare, per riportare alla luce quando lo aveva sepolto con tutte le sue forze dentro di sè, sopprimendolo fino a che non ne aveva più sentito il peso.
Perché Severus Piton aveva fatto parte della sua vita in maniera indelebile, e quella perdita, ciò che ne era seguito, non potevano essere dimenticati. E spesso a niente serviva pensare che ormai non le importava più, anche se era vero. A nulla serviva convincersi che parlarne non l'avrebbe mai più neanche sfiorata. Lei lo aveva cancellato, completamente, irreversibilmente. Lo aveva gettato fuori da se stessa per sempre. Ma vi era ancora un po' di quel vecchio male interiore che doveva essere lavato via, ma che forse non se ne sarebbe mai andato.
E con l'espressione più impassibile che riuscì a trovare, senza guardare James che le camminava di fianco, gli rispose, con naturalezza.
« Già... » borbottò, mordicchiandosi il labbro. « Sarà la prima cosa che faranno, diventare Mangiamorte e combattere con lui... e Silente non può fare nulla ».
« Sì, non può cacciarli dalla scuola » disse James. « Lui vorrebbe portarli dalla sua parte, aiutarli, ma non ci riuscirà mai. Con le famiglie che si ritrovano alle spalle sarebbe praticamente un miracolo se non finnissero per unirsi a Lui... » Tacque un momento. « Mentre tu... » chiese poi, « hai idea di quello che farai dopo Hogwarts? Sempre... sempre se posso saperlo, ovviamente » si affrettò ad aggiungere.
Lily annuì appena. « Voglio diventare un Auror » rispose, « e unirmi all'Ordine della Fenice ».
Lui sorrise, e lei lo fissò, interrogativa.
« Era esattamente ciò che mi aspettavo mi dicessi » spiegò, scrollando le spalle. « Anch'io vorrei fare la stessa cosa, sai? »
« Davvero? » Lily lo guardò, sorpresa.
James annuì solennemente. « Certo » rispose. « Silente è sempre stato il mio punto di riferimento, voglio combattere al suo fianco ».
E non lo avrebbe detto se non ne fosse stato pienamente certo. Da sempre Silente rappresentava una guida, un protettore, e l'unica certezza che vedeva in quel traballante futuro spaventoso era quella che si sarebbe unito a lui e avrebbe lottato per difendere il suo mondo, le sue idee insieme a tutti coloro che avrebbero voluto fare come lui... insieme ai suoi amici, perché sarebbero stati uniti anche in quella scelta così difficile.
E Lily fu colpita da quella rivelazione. Non si sarebbe mai e poi mai aspettata che proprio lui, quell'idiota prepotente e senza cervello di Potter che pensava sempre e solo al Quidditch, avrebbe fatto una simile scelta. Potter, proprio lui che non correva pericoli in quella guerra, protetto dal suo stato di sangue puro.
Perché lei, invece... lei non aveva avuto scelta. Era una sporca Mezzosangue, una persona indegna del nome di strega, marchiata a vita e condannata a non essere accettata da tutti, per il suo sangue, sempre. Lei di quella guerra ne aveva sempre fatto parte, sin dalla nascita. Mentre lui no. Lui poteva scegliere. Poteva scegliere la via più semplice, quella che l'avrebbe portato alla serenità, che l'avrebbe tenuto fuori da ogni scompiglio, da ogni battaglia, che non l'avrebbe sporcato del sangue di nessuno. Oppure poteva prendere la via più giusta, la via più dura da percorrere. Una strada che l'avrebbe condotto a una vita un po' a metà, un'esistenza perennemente in bilico ma che pendeva verso l'infelicità. Eppure lui pareva deciso ad affrontarla, e lei ne fu stupita.
« E' una scelta difficile, lo sai, sì? » domandò, tentennante. « E' dura, e una volta entrato non puoi più uscirne, devi lottare ».
James la osservò. La sua non era stata una scelta presa da un giorno all'altro. Lui e i Malandrini ne aveva discusso tante e tante volte, in quei momenti in cui arrivavano notizie orribili di morti e sparizioni, dei momenti in cui ridere pareva difficile anche loro.
« Lo so » rispose infine. « Lo so bene, ma non posso restare a guardare. Leggi anche tu i giornali. Sai meglio di me cosa succede fuori di qui ».
Lei annuì di nuovo, ma non disse più nulla.
A loro il mondo appariva luminoso e bello dentro quelle mura, dentro quel castello in cui le loro uniche preoccupazioni erano le valanghe di compiti da fare o la Coppa del Quidditch che non poteva assolutamente andare a Serpeverde. Ma fuori di lì c'erano persone che combattevano per una guerra molto più grande. Una partita giocata su un campo diverso. Nessun verde brillante dei prati, se non quello di una maledizione irreversibile che uccide un amico; neanche un filo di vento che sa di libertà, solo una tempesta che non lascia il tempo di un respiro; nessun tifoso che esulta, sole le urla di un compagno che non vuole cedere, ma che alla fine sa di non avere scelta.
Era quella la realtà. E loro l'avrebbero conosciuta molto presto.
Trascorsero il resto del tempo chiacchierando su Silente, su ciò che aveva fatto, sulle sue stranezze, mentre lentamente si dirigevano verso la Sala Comune.
« Ti ricordi » fece James con un sorriso, « quando alla festa di Natale di Lumacorno del quinto anno si è messo a ballare il twist? »
Lily rise, ricordando perfettamente le sue mosse agili e scattanti e come si fosse mosso con slancio verso la pista. Quell'uomo era una leggenda.
« Certo » rispose, riprendendo ossigeno. « E tu ricordi quando a San Valentino si è messo a parlare delle coppie più popolari della scuola con tutti noi, in Sala Grande? Era aggiornato su tutti i gossip, secondo me lui e Alice si incontrano segretamente nel suo ufficio! »
Anche James rise di cuore, quando si accorse con stupore che erano già arrivati al settimo piano, di fronte al ritratto della Signora Grassa la quale sonnecchiava tranquilla e indisturbata con una tempia che premeva sul palmo aperto della mano.
« Puzzalinfa » disse Lily.
La donna continuò a ronfare tranquillamente e i due si scambiarono un'occhiata esasperata.
« Puzzalinfa! » ripeterono in coro, più sonoramente.
Finalmente lei sobbalzò e aprì gli occhi, guardandosi attorno spaventata. « Per amor di Merlino, non era necessario tutto questo chiasso! » esclamò, aprendo il ritratto per lasciarli passare, evidentemente stizzita.
I ragazzi sorrisero tra sè e si arrampicarono sul varco dietro il dipinto, sbucando nell'accogliente Sala Comune ormai deserta, dove il fuoco si stava consumando quasi del tutto e l'oscurità aveva spento ogni colore.
James guardò la ragazza di sottecchi, ansioso.
« Beh... » mormorò, passandosi una mano sulla nuca scoperta. « Allora... ehm... buonanotte, Evans ».
Lei gli rivolse un breve sorriso. « Buonanotte, Potter » rispose, per poi dirigersi verso la scala a chiocciola.
Appena entrò nel suo Dormitorio trovò le amiche che dormivano. Si cambiò silenziosamente e si accoccolò sotto le coperte, pensando a ciò che era accaduto.
Perché no, quella non era stata una normale serata, una normale ronda notturna.
Era stata a contatto con Potter per circa due ore e non aveva trovato un motivo che fosse uno per sgridarlo o allontanarlo in qualche modo.
Eppure, non è che non li avesse cercati. Aveva tentato di trovare delle ragioni per mandarlo al diavolo o roba del genere, ma non ne aveva trovate di valide.
Perché Potter l'aveva fatta ridere. Perché Potter l'aveva piacevolmente colpita. Perché Potter non si era comportato da stupido, alla fine.
E non si dava pace per questo, perché era impossibile che fosse stato proprio lui il suo compagno di ronda quella sera. Le era sembrato una persona diversa. Questo, però, non significava che qualcosa fosse cambiato tra di loro. Era semplicemente felice che la ronda fosse andata per il meglio e che lui non avesse fatto l'imbecille, tutto qui. Malgrado si fosse divertita, infatti, malgrado si fosse lasciata andare, malgrado avesse affrontato argomenti importanti con lui e ne fosse rimasta colpita, Potter rimaneva sempre Potter, e questo non poteva cambiare.
O almeno, non secondo lei.
Nel frattempo, James era rimasto un po' a ciondolare sul posto giù in Sala Comune e, quando alla fine si era riscosso, si era affrettato a recarsi anche lui al suo Dormitorio, sentendosi stordito come se avesse bevuto tutta d'un fiato una bottiglia intera di Whisky Incendiario bruciante. 
Appena arrivò, aprì la porta senza far rumore e trovò Sirius sveglio.
« Ehilà, amico » lo salutò lui a bassa voce. « Com'è andata? »
James sorrise e non rispose, tanto che lui si drizzò a sedere appoggiandosi ai gomiti e lo scrutò.
« Non dirmi che è andata bene » fece, scettico.
« Ti racconto domani » tagliò corto lui, sempre senza smettere di sorridere.
Sirius scrollò le spalle, senza sapere cosa pensare. Perché che la ronda con Evans fosse andata bene era impossibile e lui no, proprio non ci credeva.
James non badò all'amico e solo quando si fu cambiato e si fu buttato sul letto riuscì a ricostruire la situazione e ad avere un quadro completo di ciò che era accaduto quella sera con Lily Evans, ovvero l'impensabile.
Lei gli aveva parlato senza urlare, gli aveva sorriso, si era divertita con lui. Era stata al gioco, per una volta, non lo aveva disprezzato per principio.
E lui si sentiva felice come un bambino a cui avevano annunciato che Natale sarebbe arrivato con un mese di anticipo.
Era stordito dal senso di euforia che gli pervadeva il corpo come un formicolio incessante, e solo in quel momento si rese conto di quanto davvero fosse stato bene con lei durante quella ronda che tutti si erano aspettati infernale. E in fondo cos'era servito per riuscirci? Lui non aveva fatto nulla di speciale. E forse era questo che l'aveva fatta sentire a suo agio. Perché lui si era lasciato andare, aveva fatto sì che il vero James venisse fuori davvero, senza le solite sciocche trovate che avevano come unico risultato quello di farla imbestalire, e ora lo capiva.
Continuava a sorridere come un vero idiota, lo sguardo fisso sul soffitto oscurato dalle tenebre.
Quando si sfilò gli occhiali e fece per riporli sul comodino notò che la lista di Remus era appoggiata proprio lì. La prese in mano e la baciò. Era stata la fonte della sua salvezza. Senza quelle dritte avrebbe combinato sciocchezze su sciocchezze senza rendersene conto e Lily si sarebbe arrabbiata più e più volte.
Ma quel Codice, ah, quel sacro Codice, era stato una manna dal cielo. L'avrebbe incorniciato e adorato per l'eternità, ne era sicuro.
Lo poggiò con estrema delicatezza sul comodino, tirandosi le coperte fin sotto il mento e chiudendo gli occhi.
E fu proprio questo il pensiero che attraversò la sua mente prima di dormire: arriverà il giorno in cui Remus Lupin verrà santificato.










Note della Malandrinautrice: Salve a tutti! Eccomi qui dopo una settimana con un nuovo capitolo!
Per fortuna questa volta niente ritardi, anche perché il capitolo è più breve visto che si parla di un solo avvenimento.
Devo dire che questa volta non sono convinta pienamente. La prima parte mi pare poco scorrevole, e non so se sia solo un'impressione, mentre l'ultima mi pare troppo breve. Bah, se ne avrete voglia, a giudicare sarete voi.
Come avete visto è stata una ronda inaspettata! Lily e James hanno parlato e riso insieme, affrontando anche argomenti importanti.
Ma, ehi, questo non significa che in lei sia cambiato qualcosa. Semplicemente lui si è comportato al meglio e lei non aveva nessun motivo per rimproverarlo, ecco tutto. Ha avuto modo di conoscerlo meglio, però. Ha scoperto lati di lui che non aveva notato.
Okay, ora la pianto.
Passiamo a voi. Voi che siete riusciti a farmi raggiungere le 44 recensioni, ovvero una media dell'undici. Io, che a scuola stento ad avere quella del sei! Davvero, sono sconvolta da tutto questo. Avevo iniziato questa storia con l'intenzione di scriverla innanzitutto perché farlo appassionava me (e mia sorella, ovvio), ma un tale successo noi non ce lo aspettavamo proprio.
Non so davvero come ringraziare tutti voi per le parole meravigliose che spendete. E' un abbraccio, una carezza leggerle, ogni volta.
E vorrei tanto sfondare questo schermo per poter stringere ognuno di voi e farvi sentire l'emozione che provo leggendo i vostri commenti.
Beh, grazie davvero. Anche a chi legge silenziosamente, ai 25 che hanno questa storia tra i Preferiti, ai 4 delle Ricordate e ai 38 delle seguite.
GRAZIE. Con tutto il cuore. Semplicemente grazie.
Adesso solo un'altra cosa. Io partirò per una gita giorno 20 e tornerò 24 sera credo. Non credo assolutamente che riuscirò a pubblicare prima della partenza, ma intorno alla data del mio ritorno aspettatevi l'altro capitolo, non so dirvi quanti giorni mi prenderò per finirlo!
Infine, vi ringrazio nuovamente e vi saluto!
Un bacio, auguri alla nostra amata Watson e hasta la vista!


Simona_Lupin
   
 
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