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Autore: The_Butler    15/04/2012    1 recensioni
E'
una storia
vera,autobiografica.Niente romanzetti rosa,ne modelli strafichi.E'
l'amore di una figlia verso una mamma con una malattia. Semplice e
puro amore.Senza ripicche,senza rivincite.
Solo
amore.
Probabilmente
non vi
interesserà.
Ma
pensateci almeno a
vostra madre.Magari in questo momento avete appena litigato e la
odiate dal profondo del vostro cuore,lo so,vi capisco,è
capitato
anche a me.
Però
vi prego,vogliatele
bene,perchè io ho quasi rischiato di perderla,e non
c'è dolore più
grande di questo. ♥
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo racconto è autobiografico.

E'la prima volta che mi metto su carta per un tema così "intimo",così familiare.Perciò se avete intenzione di screditarmi o di scrivere dei commenti stupidi preferirei lasciaste subito la pagina.

Riguarda mia madre.

Le ultime settimane sono state un vero inferno,ma ho cercato di superarle al meglio.Spero possiate comprendere.

Ho faticato molto per scrivere queste tre pagine però ne è valsa la pena,nel senso che sono riuscita a tirare fuori il "marcio",il "dolore" che mi stava consumando dentro.

Non gli do un titolo,non lo merita un esperienza così dolorosa.










La stanza bianca.Le pareti vuote.I corridoi silenziosi tranne che per quei dannati carrelli d'acciaio che sbatacchiano senza ritegno, in quel luogo dove dovrebbe regnare la tranquillità.Una volta avevo persino chiesto a un infermiere se si potessero applicare dei gommini per fare meno rumore,anche per la serenità dei pazienti.Come pretendono che possano dormire,quando a mezzanotte un citrullo con un camice passa con quel carro armato?

Guardo le porte blu che ho davanti.

1,2,3...9.

Un numero.

Il numero nove.In Dante avevamo studiato che il numero 9 era il numero sublime per eccellenza. Il 3 era il simbolo della perfezione rappresentato da Dio,Cristo e lo Spirito Santo,pertanto tre alla seconda sarebbe stato il top del top.

In realtà il 9 per me,da un po' di tempo è sceso clamorosamente nella classifica per rappresentare l'inferno.

Un'inferno fatto di visite ad orari prestabiliti,di macchine ospedaliere,di occhiate piene di compassione da parte dei medici e delle altre persone.Ho sempre odiato quegli sguardi.Danno tutto per scontato.Come se non si potesse trovare una via d'uscita,come se sapessero inevitabilmente il destino.

Sono sulla soglia.Incapace di muovermi.Arriveranno tra poco e io non sono nemmeno in grado di salutarla.Nei libri quando arrivava il momento di dimostrare il proprio valore,pensavo che avrei saputo compiere persino gesta migliori del protagonista ,e invece nella realtà non riesco neanche a oltrepassare una porta.

Poi penso a lei.Al suo sorriso,ai suoi occhi,a tutto.

Inspiro profondamente ed entro.






La vedo sul lettino.Piccola,quasi indifesa.

Quando andavamo in giro assieme,magari al mercato,incontrando degli amici,ci venivano lanciate scherzosamente delle battute sul fatto di come io potessi sembrare un gigante e lei una gnometta,talmente era tanta la differenza tra noi due.Tuttavia non me n'ero resa mai conto sul serio.

Ha dei tubicini infilati nel naso e la flebo.

Ricordo tristemente di come le facessero senso i prelievi del sangue.Non poteva sopportarne la vista o rischiava di svenire,e allora io dovevo costantemente accompagnarla dentro la stanza e tenerle la mano.

Mi avvicino tremante,cercando di fare un mesto sorriso.Non per me,per lei.

"Ehi"dico come se dovessi ingoiare un rospo.Si scosta una ciocca di capelli neri.Mi ha sentito.

Dio quanto mi è mancata questa settimana.

La osservo mentre tenta di ricambiare il sorriso.Pare quasi che le s'illuminino gli occhi.

"Ehi"risponde un po' rocamente.

Mi viene il magone a vederla così,e io non vorrei piangere.Non davanti a lei.Sul serio.

"Stanno arrivando"sussurro sulle labbra sfiorandole il dorso della mano con delicatezza.Sembra una bambola di porcellana.

La vedo annuire.

"Lo so,tesoro"replica.Mi guarda negli occhi."Andrà tutto bene,vedrai".

Buffa la vita.Dovrei essere io quella che tenta di rassicurare.Io quella forte,decisa.Quella che dovrebbe incoraggiare.Non lei.

Lei,incatenata a quel lettino.In attesa di superare l'ostacolo più grande.

"Ricordati la promessa"affermo.Percepisco gli infermieri attivi nel corridoio.Stanno preparando il necessario.

Sento il suo sguardo.Nero e profondo.

Mi accarezza una guancia.

"Ricordi cosa ti dicevo da piccola?"dice debolmente.Nel frattempo una dottoressa entra nella stanza per somministrare nella sacca la dose di sedativo.

Scuoto la testa confusa.

"Io ci sarò sempre sia qui che..."non riesce a finire la frase per la commozione,ma capisco lo stesso il significato.E per la prima volta dopo due mesi cedo sotto il peso di tutto.Ho mantenuto una facciata di normalità per troppo tempo.Con i parenti,a scuola,con gli amici.Non perchè non mi fidassi.No,per carità.

Tuttavia non riesco ad aprirmi su queste cose.Io conservo il dolore all'interno.

Tento di combatterlo a modo mio.

"Non continuare"le chiedo implorante "In fondo il dottore ha detto che sarà come una passeggiata"mormorò con il cuore che va a mille "Giusto?"aggiungo,quasi dovessi avere una conferma.

"Giusto"farfuglià mentre il sedativo comincia a fare effetto.

Mi scende una lacrima.Non ci credo neanche io.






Sono seduta davanti alla sala operatoria.Nel reparto oncologia.

Ogni tanto passa un inserviente col suo carrellino d'acciaio che sbatacchia qua e là.

Per il resto silenzio.

E io lo odio.

Odio il silenzio,la calma di quei dottori che camminano tranquilli davanti a me,odio la loro spensieratezza forse perchè anch'io non ce l'ho,perchè vorrei urlare e agitarmi,vorrei mostrare a loro cosa si sta scatenando dentro di me.

Invece sono seduta,con le mani nei capelli.Silenziosa,taciturna solitaria.

Come se avessi le parole ma non la bocca.

Alcuni parenti sono venuti a presenziare per qualche istante,abbracci vuoti e frasi da manuale.Mi fanno coraggio,continuano a ripetermi che l'operazione andrà bene,di stare tranquilla.In fondo li capisco.La vita va avanti.Non ci si può fermare.

Li saluto,ma paio un'automa e per la prima volta in vita mia ho seriamente paura.






C'è un ragazzo in fondo al corridoio.Avrà più o meno la mia età.

Non è solo.

Attorno a lui vi è un gruppetto di persone.

Probabilmente familiari.

Eppure pare nella mia stessa situazione.

Si tormenta nervoso i lembi della giacca,e ogni tanto va avanti e indietro davanti alla macchietta come quei soldatini a cui si caricano le pile.

Poi alza lo sguardo e per un attimo mi fissa.

Forse capisce.

Poi si avvicina.







Non mi ha detto nulla.Si è seduto accanto a me.Siamo immobili da un'ora.I medici stanno continuando a lavorare.

"Tu hai paura?"mi domanda improvvisamente.Sono talmente sorpresa che per un attimo non riesco a parlare.Come se la lingua si fosse inaridita.

"Sì"mormorò a bassa voce "E tu?"

Mi guarda con gli occhi scuri.Non è brutto,anzi.Però in quel momento due profonde occhiaie gli fanno da cornice.Probabilmente non avrà dormito.

"Un po'" dice con la voce rotta.

Seguono alcuni minuti di silenzio.

"Maligno?"domando apaticamente quasi come se il problema non mi toccasse da vicino.

Annuisce,stringendo i pugni.

"Sì"prosegue "Però mi ha fatto una promessa"replica seccamente,forse per scacciare l'emozione.

"Anch'io ho una promessa"rispondo senza riuscire a trattenere le lacrime.

"Allora sarà bene farle rispettare,d'accordo?"farfuglia accennando un timido sorriso.

Sappiamo tutte e due cosa rappresentano le nostre promesse.




Lo vedo lontano nella sala d'aspetto.

Sta piangendo a dirotto mentre un amico lo consola con una pacca sulla spalla.Altri lo stanno imitando.

E non ho bisogno di spiegazioni.

Mi faccio incontro con le lacrime nel cuore e lo abbraccio.

Stiamo così per non so quanto tempo mentre lui singhiozza,e piango anch'io.Sento il bordo della felpa bagnato,ma non fa niente.

Piango con lui.

Piango per lui.

E mi sembra di morire.

"Non ha rispettato la promessa"continua a dirmi "Non ha rispettato la promessa".







Mia madre per fortuna sta bene,ora.La strada da percorrere è ancora lunga,ma ce la faremo.La mamma di Nicola è volata in cielo.

E' stato traumatico sia per me,sia per lui.

E' strano come la vita ti possa sottoporre a infinite prove e di come chi passi e chi no.Con questa storia volevo far trapelare un messaggio per tutte le vostre mamme e anche per il pubblico femminile in futuro.Vi prego,fate le visite preventive,non aspettate,se presi in tempo i tumori possono essere eliminati senza gravi conseguenze.

Per questa volta non metterò più il Maggiordomo,perchè questa volta sono semplicemente me stessa.

Grazie di tutto

Firmato


Z.



  
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