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Autore: Ananas_    15/04/2012    4 recensioni
“Chi sei?” chiesi trattenendo il respiro. Ero immobile,poggiata alla mia auto,che aveva deciso di fermarsi su quella che probabilmente era la strada di periferia più lugubre in assoluto,avevo notato un tremolio nella mia voce ed ero terrorizzata che un solo mio movimento potesse spingere l’uomo di cui avevo appena sentito la voce,chiunque fosse,ovunque si trovasse,a saltare fuori all’improvviso.
TEMPORANEAMENTE SOSPESA
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Io e Louis trattenemmo il respiro improvvisamente,fissando quell’uomo incatenato ad una sedia dritto di fronte a noi. Avevamo sgombrato il salotto in modo che non potesse trovare niente a cui appigliarsi che avrebbe potuto usare contro di noi,nel caso fosse riuscito a liberarsi in qualche modo della stretta morsa delle catene leggermente consumate che Louis,non si sa per quale motivo,teneva conservate in cantina come ricordo del suo primo “cagnolino”: un rottweiler di nome Brutus. Per terra avevamo messo alcuni vecchi giornali ed un tappetino da palestra,per evitare di rovinare il parquet nel caso il nostro uomo avesse cominciato a vomitare chiodi o pezzetti di vetro come tutti i posseduti dei film dell’orrore. Una mia idea dovuta soprattutto alla mia precedente documentazione circa i fenomeni paranormali,così,per essere previdente.

Tutto era stato sistemato con una tale precisione da non sembrare quasi reale. Durante tutti i preparativi del salotto di Louis –mai nella vita avrei accettato che certe cose succedessero a casa mia – ci eravamo sorpresi ad essere piuttosto tranquilli e a nostro agio,probabilmente perché quello che stavamo facendo era talmente assurdo da portare il nostro subconscio a credere di stare allestendo una sorta di set cinematografico o comunque qualcosa che non avesse avuto assolutamente niente a che fare con la vita vera. E poi era Louis quello che studiava psicologia! Ma adesso,fissando “il professor Davies” riprendere lentamente conoscenza,tutto quell’alone di inverosimiglianza che le nostre fantasie avevano provveduto a creare,svanì improvvisamente,permettendo che il terrore,crescendo man mano che l’uomo di fronte a noi faceva per aprire gli occhi,si impossessasse di noi,schiacciandoci tutti gli organi e lasciandoci una sorta di vuoto interiore,là dove poco prima c’era la serenità. Una serenità che,mi costrinsi ad ammettere in quel momento,poteva essere offerta soltanto da una vita normale da persone normali,della quale certamente non avrei più potuto godere,almeno per un bel po’ di tempo.

Lo sguardo del professore di psicologia,ancora confuso e assonnato,si posò su di me ed istintivamente cominciai a stritolare l’orlo della mia maglietta in un tentativo di sfogare un minimo di tensione. Avrei tanto voluto stringere la mano del ragazzo che mi affiancava,ma sapevo che questo non sarebbe potuto succedere,almeno che non avessimo avuto come obbiettivo quello di far venire giù l’intera casa. Sospirai,sperando che Louis non se ne accorgesse,troppo distratto dal risveglio che era in corso,ma si voltò verso di me.

“Tutto bene?” Mi sussurrò con un’espressione dolce e premurosa. Per un attimo mi persi nei suoi occhi azzurri e dovetti trattenermi dal saltargli addosso come una scimmia impazzita; ultimamente avevo avuto davvero molto bisogno di calore umano e tutta quella dolcezza offerta dal suo sguardo di ghiaccio era un’offerta davvero molto allettante che,però,mi costrinsi a rifiutare. Da un lato mi maledii per questo. Maledii Louis,maledii le mie sensazioni e maledii anche la maledizione stessa! Dall’altro,però,non potei che darmi mentalmente una pacca sulla spalla,compiaciuta per la mia nuova diligenza. Stare a contatto con un giovane bello e dannato,a quanto pareva,ti trasformava in una ragazza seria. Bene!

“Certo!” esclamai,modulando bene la voce in modo che trasparisse una sicurezza che,proprio in quel momento, stava venendo a mancare. Louis sorrise,afferrando al volo il mio bluff,ma tornò immediatamente serio quando il suo sguardo si posò sul professor Davies. Questo ci fissò sbadigliando ancora per qualche secondo,poi si soffermò sulle catene che gli trattenevano i polsi sui braccioli della sedia,sussultando e agitandosi freneticamente.

“Dove sono?” urlò. Sembrava davvero più spaventato di noi. Cercava in tutti i modi di far scivolare le mani grassocce al di sotto delle catene,schiacciandosi il più possibile contro lo schienale della sedia,senza però ottenere alcun risultato.“Louis! Louis Tomlinson!”  continuò avendo riconosciuto il suo alunno del corso di psicologia,che però non sembrava voler rispondere.

“Che cosa state facendo?!” urlò con il fiato corto a causa dell’eccessivo sforzo nel cercare di liberarsi “Sappiate che chiamerò la polizia non appena mi avrete lasciato andare. Che cosa volete da me?”

“Che cosa vuole LEI da noi!” mi lasciai sfuggire,rompendo il giuramento di silenzio che avevo precedentemente fatto con Louis. Avevamo deciso di non dire niente e di lasciarlo parlare nella speranza di ricavare qualche informazione utile o qualche suggerimento implicito su come sbarazzarcene,ci sembrava che il silenzio ci avrebbe posti in una condizione di vantaggio rispetto al nostro ‘prigioniero’,come se avessimo in qualche modo saputo più di lui.

“E tu chi sei?” esclamò come se non mi avesse davvero mai visto prima.

“Sa benissimo chi sono!”

“Assolutamente no! Io non so niente!” urlò per l’ultima volta prima di chinare il capo e prendere un respiro profondo. Poi continuò con un tono di voce più tranquillo. “Deve esserci un malinteso,non ho la più pallida idea di cosa voi ragazzi cerchiate da me,né tantomeno come abbiate fatto a portarmi qui,quello che so con certezza è che avete sbagliato persona!”

“Che cosa?!” esclamai con un filo di voce,leggermente sconvolta.

“Sta mentendo” intervenne Louis con decisione “Vuole che lo rilasciamo”. Nel mio piccolo non sapevo più cosa pensare,se non avessi visto con i miei occhi quell’uomo cambiare voce e concretizzare i suoi istinti omicidi avrei giurato che stesse dicendo la verità,sembrava così confuso,così disorientato,così…sincero.

“Cosa ci dice di Hazel?” chiesi,ignorando le occhiatacce di Louis,sicuro di avercela di fronte.

“Non lo so! Cosa c’entro io con questa Hazel? Chi è?” esclamò esasperato il professor Davies,sembrava davvero essere sull’orlo delle lacrime. “Lasciatemi andare,vi giuro che non dirò niente a nessuno però,per favore,lasciatemi andare!”. Fissai Louis; la sua espressione rigida piano piano si addolcì,lasciando trasparire la sua confusione,pari soltanto alla mia.

“Sta dicendo che non si ricorda cosa ha fatto?”. Scosse la testa,silenziosamente.

“…E nemmeno come è finito qui?”

“No.”. Louis sospirò,alzando lo sguardo sul soffitto,quasi a voler ricevere un aiuto divino per venir fuori da quella situazione.

“Quindi non ha idea di chi sia Hazel Goldsmith.” Sussurrò con una mano tra i capelli.

“Questo posso dirvelo!” si illuminò il professore improvvisamente “So chi è Hazel Goldsmith! Lasciatemi andare e ve lo dirò”. Io e Louis ci scambiammo uno sguardo d’intesa,avvicinandoci istintivamente alla sedia davanti a noi,incuriositi.

“Sentiamo.” Mormorai.

“E’ un personaggio di una leggenda metropolitana che riguarda la mia famiglia,sapete nel tempo libero mi piace occuparmi di storielle…”

“Si lo sappiamo,ce l’ha già detto alle cascate del Destino.” Lo interruppi,desiderando un po’ di silenzio per mettere in ordine le idee. La storia riguardava la MIA famiglia,non la sua,o almeno così credevamo. Già alle cascate avevo cominciato a considerare l’ipotesi che Margareth avesse potuto avere delle sorelle,come aveva accennato il professore prima di trasformarsi in una macchina da guerra,adesso quella storia sembrava confermare i miei sospetti,ma,lo sapevo bene ,di un uomo in catene non ci si può mai fidare fino in fondo.

“Io non sono andato alle cascate del Destino.” Disse,riducendo gli occhi a due fessure nel tentativo di ricordare qualcosa che aveva evidentemente rimosso. Sembrava tutto così strano che nemmeno io,dopo tutti i miei allenamenti nel formulare piste,ipotesi e teorie,con un’ampissima cultura cinematografica alle spalle,riuscivo ad inventarmi niente per venirne a capo,così presi un respiro profondo e mi decisi a fare quello che avremmo dovuto fare dall’inizio: raccontare a quel professor Davies,apparentemente innocente e confuso,ciò che era successo un paio d’ore prima.

“Lei ci ha aggrediti.” Esordii,prestando bene attenzione alle sue reazioni man mano che procedevo con il racconto “mentre mi stringeva la mano una strana luce è venuta fuori dai suoi occhi,ha detto di essere Hazel Goldsmith. Mi ha chiamata Margareth.”

“Non è possibile.” Sussurrò tra se e se,scuotendo la testa,ma non ci feci caso.

“Poi sono sbucate dalla terra due grosse radici che hanno tentato di soffocare Louis. Lei sembrava averne il controllo.” Presi fiato. “Ne sembrava compiaciuto.”. Il silenzio calò nel salotto di Louis,che aveva cominciato a torturarsi le mani dal nervosismo. Il professor Davies sembrava essere sempre più sconvolto,teneva la testa bassa,il respiro affannoso;sul volto gli si era disegnata una strana espressione,quasi di sdegno,come se stesse disprezzando se stesso per qualcosa che non sapeva di aver fatto,come se avesse avuto paura delle sue stesse azioni.

“Margareth e Hazel…” cominciò tra un respiro e l’altro “con la loro altra sorella,Rebekah,erano streghe. E’ la storia!”. Lanciai un’occhiata fulminea a Louis,che ricambiò all’istante,eravamo giunti alla stessa conclusione,le nostre menti erano sulla stessa lunghezza d’onda,eravamo vicini e,anche non potendoci toccare,riuscivo a sentire la pressione del suo sguardo sulla pelle,come quella sua carezza che avrei tanto desiderato. Ma non era il momento di perdersi in sciocchezze,c’erano delle indagini da portare a termine,c’era una maledizione da spezzare,c’era un uomo incatenato ad una sedia da sistemare,e non era decisamente tempo per i sentimenti.

“Ultimamente mi stanno succedendo cose strane…” sussurrò il professore,alzando lo sguardo per incontrare i nostri,con la faccia di qualcuno che sta silenziosamente mandando una richiesta d’aiuto.

“Che tipo di cose?”

“Non lo so,perdo conoscenza per un lasso di tempo indefinito,a volte solo pochi minuti,a volte ore,ed al mio risveglio mi ritrovo in luoghi in cui non ricordo di essere andato,vedo oggetti bruciati o distrutti ed ogni volta ho la sensazione di essere stato io. All’inizio pensavo fosse per colpa della stanchezza,ma adesso…”

“Cos’è quello?” intervenne Louis,indicando la mano destra del professore.

“Un anello di famiglia.”

“Se lo tolga!” ordinò con decisione,come se avesse avuto un’illuminazione improvvisa e non riuscisse a trattenere l’entusiasmo di metterla in pratica.

“Non può toglierselo,idiota,è legato!” Gli feci notare,bloccandomi giusto in tempo prima di tirargli una gomitata tra le costole. Anche in una situazione in cui l’uso del cervello era una delle principali caratteristiche richieste,oltre al sangue freddo e l’abilità (se così si poteva chiamare) nel credere ad ogni tipo di fantasioso racconto,quel ragazzo riusciva a tenerlo completamente spento. Prima guardò me,poi il professore,poi di nuovo me,prima di avviarsi con cautela verso la sedia al centro della stanza. Quando fu abbastanza vicino allungò un braccio in direzione della mano del professore e,trattenendo il respiro,lentamente sfilò l’anello.

“Ah!” urlò subito dopo,digrignando i denti per il dolore e sventolando la mano per raffreddarla. “Questo affare scotta!”. Alzai un sopracciglio,guardando Louis contorcersi esageratamente per una microscopica ferita superficiale,quando il professore,che aveva tenuto l’anello fino a quel momento,rimaneva tranquillamente seduto sulla sua sedia a guardare la sceneggiata del ragazzo con un’espressione oscillante tra il divertito e lo sconcertato.

“Scotta soltanto te.” Affermai con tono grave,raccogliendo il cimelio da terra.

“Questo conferma la mia tesi!” rispose soffiandosi sulle dita arrossate “E’ attraverso quell’anello che Hazel Goldsmith dal mondo dei morti,o da dove diavolo si trova,riesce ad impossessarsi del signor Davies.”. Mi rimangiai tutte le brutte cose che avevo pensato di Louis poco prima,quel ragazzo,all’occorrenza sapeva essere davvero geniale.

“Giusto…” ammisi,annuendo impercettibilmente “Mi meraviglio di non averci pensato io stessa.”. Infatti,come avevo fatto ad arrivarci da sola? Una possessione! Tutti quei film,tutte quelle ricerche dovevano essere stati decisamente inutili,dal momento che non ero stata in grado di riconoscere una semplice possessione. Semplice,oddio. Non che fosse un’abitudine per me assistere ad esorcismi e pratiche magiche o comunque paranormali,ma ormai mi ero talmente ben inserita nella mia nuova esperienza di vita che avevo dimenticato quanto fosse strano per una persona normale anche solo credere a certe cose.

“Ragazzi…” interruppe il mio flusso di pensieri il professor Davies “Potreste spiegarmi cosa state dicendo?”

“Lei conosce la storia di Margareth Goldsmith,giusto?” dissi io titubante,sapendo che avrebbe fatto fatica a credere a tutto ciò che avrei raccontato. Annuì.

“Crediamo che Louis sia una sorta di erede di George Tomlinson,nel senso che abbia ereditato tutti i suoi…ehm…poteri.”. Silenzio tombale. Seguii con lo sguardo Louis,che aveva iniziato a gironzolare per la stanza preoccupato,poi il signor Davies che,legato come un salame sia dalle catene che avevamo provveduto a mettergli,sia dal suo vestito elegante che pareva voler esplodere da un momento all’altro,invece di guardarci come se fossimo stati due pazzi,sembrava stranamente interessato.

“George Tomlinson non aveva il controllo dei suoi poteri…” balbettò dopo un po’.

“Nemmeno Louis” tagliai corto.

“Tu,quindi,dovresti essere una Goldsmith.”

“Si”

“E voi due non potreste…”

“Toccarci,si,non possiamo toccarci.”

“Oh.” Sussurrò,prima di immergersi nuovamente nei suoi pensieri. Louis si era finalmente fermato,probabilmente se non l’avesse fatto l’avrei ucciso,mi stava mettendo un mal di testa terribile,come se non fosse bastato il senso di colpa nel tenere in ostaggio un uomo apparentemente innocente.

“Le streghe sono tre,tre Goldsmith,tre famiglie diverse.” Intervenne Louis.

“Cosa?” chiesi,anche se in realtà non solo avevo sentito benissimo,ma avevo anche capito che cosa intendesse dire.

“Da qualche parte,chissà dove,c’è un’altra Goldsmith che io non posso toccare. Qualcuno che,magari,potrebbe aiutarci a spezzare la maledizione.”

“Posso farlo io.” Una voce si levò dal centro della stanza,il professor Davies si stava offrendo volontario. Entrambi ci voltammo a guardarlo,piuttosto sorpresi.

“Ve l’ho detto che mi piace occuparmi di questo tipo di storie” spiegò “Non avreste qualcosa da cui posso partire,qualche indizio?”

“Abbiamo il diario di Margareth Goldsmith.” Si lasciò sfuggire Louis.

“Perfetto,però…”

“Però cosa?”

“Sarebbe piuttosto difficile da esaminare legato a questa sedia.” . Presi un respiro profondo,vedendo che Louis non si decideva a muoversi,e mi avvicinai al professore con passo deciso. Il suo anello era nella mia tasca,non avrei corso nessun rischio,no?

“Spero di non dovermene pentire” sussurrai,armeggiando con le catene,fino a scioglierle del tutto. Il signor Davies si alzò a fatica e cominciò a stiracchiarsi,facendoci sentire il rumore di tutte le ossa e i muscoli indolenziti. Louis tirò fuori il diario dalla mia borsa,senza che comunque gli avessi dato il permesso di toccarla,ma questo era ormai irrilevante,e glielo consegnò.

“Adesso se ne vada” disse “Penso che tutti abbiamo bisogno di un po’ di riposo”. Annuì,afferrando il libro consumato,e si congedò elegantemente avviandosi verso la porta.

“E’ il caso che tu vada a dormire” dissi a Louis una volta soli. “Sembri stravolto!”.

“Fidati,lo sono” ripose massaggiandosi le tempie. “Ci vediamo stasera,magari.”

“Si,magari.”

 

 

Entrai in casa e,con un sospiro,mi richiusi lentamente la porta alle spalle. Tutto era stranamente in ordine,meglio così,non avrei avuto le forze per mettermi a fare faccende domestiche,non dopo quella giornata. Gettai la borsa sul pavimento e cominciai a salire la scalinata,decisa a raggomitolarmi nelle mie coperte e non abbandonarle fino al giorno dopo, ma sentii una voce dalla camera accanto alla mia.

“Hanna,sei tu?” mugugnò Zayn,la voce soffocata dal cuscino contro il quale teneva premuto il viso.

“Certo che sono io.” Risposi appoggiandomi allo stipite della porta. Come al solito in quella stanza sembrava essere appena passato un uragano,ma non ci feci troppo caso e mi avvicinai al letto dove il mio migliore amico giaceva quasi moribondo. “Va tutto bene?” chiesi.

“A dire il vero no,mi sa che ho un po’ di febbre,senti.” Dicendo così mi afferrò per un polso e premette la mia mano sulla sua fronte. Non era troppo calda.

“Non preoccuparti,non è…” non feci in tempo a finire la frase che,con uno strattone,mi fece ricadere accanto a lui,avvolgendomi in un abbraccio strategico,dal quale era praticamente impossibile liberarsi.

“Dai,fammi un po’ di compagnia,sei stata via tutto il giorno.” Sussurrò come un bambino di cinque anni al quale mancava la sua mamma.

“Zayn…” tentai di divincolarmi,senza risultati,per poi arrendermi. “E va bene,rimango!”. Non che fosse chissà quale sacrificio per me,anzi. Chiusi gli occhi per un secondo,immaginando che fossi accoccolata tra le braccia di Louis,mi sentii un po’ in colpa nei confronti di Zayn per aver sfruttato il suo abbraccio per colmare i miei bisogni di affetto e calore umano che,nell’ultimo periodo,mi stavano facendo impazzire,ma cercai di ignorare le mie sensazioni il più possibile. Tutte quante. Anche quelle per Louis.

“Dove sei stata tutto il giorno?” Mi chiese,facendomi girare in modo che ci trovassimo l’uno di fronte all’altra.

“Al college.” Mentii spudoratamente,mordicchiandomi il labbro.

“Scommetto con Louis.”

“Scommetti male.” Continuai a mentire senza ritegno. Dopotutto erano bugie a fin di bene,mentivo soltanto per proteggerlo,per tenerlo lontano da tutta quella situazione assurda,o semplicemente per risollevargli il morale;credevo,infatti,che fingere di essere stata trattenuta a lezione avrebbe potuto giustificare il fatto di averlo lasciato solo tutto il giorno.

“Meglio così.” Sussurrò,incastrando la testa nell’incavo del mio collo. “Però domani facciamo qualcosa insieme,è troppo tempo che non lo facciamo.”

“Va bene,te lo prometto.” Risposi con uno sbadiglio,poi chiusi gli occhi e,finalmente mi addormentai.

 

 

Un rumore improvviso mi costrinse a svegliarmi di soprassalto. Era tardi,era buio ed io non ero in grado,per colpa della stanchezza,di rendermi conto se si fosse trattato di un sogno o della realtà. Sollevai il busto,appoggiandomi alla testiera del letto,fu allora che mi accorsi che Zayn non era più accanto a me. Cominciai a guardami intorno disorientata,stringendo gli occhi per tentare di distinguere qualcosa nell’oscurità,ma non riuscii a vedere nient’altro se non sue biglie luminose fluttuare poco distanti da me. Un terribile presentimento mi assalì e mi precipitai ad accendere la lampada sul comodino accanto al letto.

Zayn era li,davanti a me,rigido,immobile come una statua,che mi fissava con i suoi occhi accecanti.

“Ci rincontriamo.” Mormorai,serrando la mascella,non sapendo realmente come comportarmi. Louis aveva sbagliato,non era l’anello a permettere ad Hazel di impossessarsi del signor Davies,lei poteva farlo comunque. Con chiunque.

“Margareth…” cominciò quella voce femminile e metallica che avevo già avuto modo di conoscere “…sappi che questa sarà l’ultima volta che mi vedrai.”

“Perché?” chiesi indietreggiando lentamente. Dovevo chiamare Louis,dovevo avvisare qualcuno,da sola non ce l’avrei mai fatta.

“Non mi hai ascoltata allora,non mi ascolterai neanche adesso,quindi non tornerò più in questo mondo,lascerò che te ne renda conto da sola.”

“Rendermi conto di cosa?”

“Che ti stai sbagliando. Un Tomlinson è sempre un Tomlinson,non potrà rinnegare il suo sangue,non potrà essere diverso. E’ la storia che si ripete.” Disse con un tono amaro,che mi colpì nel profondo; la cosa peggiore era che quelle parole stavano uscendo dalla bocca di Zayn,una vittima innocente di un mondo che non gli apparteneva,ed era tutta colpa mia.

“Non è vero!” mi sorpresi ad urlare con tutta la voce che avevo “Louis non è come George,sono passati anni,sono persone diverse!”

“Povera stupida!” mi rispose con una risata maligna “Non cambierai mai,Margareth.”

“Io non sono Margareth!” urlai con una voglia matta di fare del male ad Hazel,essendo comunque incapace di farne a Zayn “Io sono Hanna. SONO HANNA!”

Seguì un’altra risata metallica e sferzante. “Allora,mia cara Hanna,questo è il nostro ultimo incontro. Addio.” E,prima che potessi replicare,la luce abbandonò gli occhi del mio migliore amico,che ricadde svenuto sul pavimento.

“Zayn!” mi precipitai da lui. “Zayn,Zayn,svegliati!”. Ero sull’orlo delle lacrime,se gli fosse successo qualcosa io…io non avrei davvero saputo cosa fare. Sarei morta,era il mio migliore amico,non potevamo esistere l’uno senza l’altro. Non avrei potuto mai convivere con un senso di colpa tanto grande,non avrei mai più dovuto permettere che restassero coinvolte altre persone,io ero una Goldsmith,io dovevo spezzare la maledizione,io dovevo esserne danneggiata. Io e nessun altro.

“Che c’è? Che succede?” mi rispose con un filo di voce,riaprendo lentamente gli occhi.

“Niente.” Mi affrettai a rispondere mentre il cuore mi scoppiava di gioia per il semplice fatto che fosse ancora vivo e vegeto. “Sei soltanto caduto dal letto,mi hai fatta spaventare.”

 ***

Eccomi finalmente tornata con questo nuovo capitolo che,come potete vedere è ENORME! Non vedevo l'ora di postarlo perchè davvero non finiva più! xD

Bene bene bene,ora cominciamo a dire cavolate su questo capitolo. L'ispirazione a 'The Vampire Diaries' è evidente,soprattutto per chi ha visto le ultime puntate,per chi non lo avesse ancora fatto consiglio di non leggere quanto segue in quanto potrebbe contenere SPOILERS! xD Proprio come Alaric Saltzman che perde conoscenza e diventa il suo alter ego assassino grazie all'anello dei Gilbert,anche il professor Davies diventa qualcun'altro,Hazel Goldsmith,ma come avete potuto leggere,alla fine si scopre che l'anello non c'entra nada de nada! xD

Poi,poi,poi. Per molto tempo mi sono chiesta come immaginare la nostra Hanna,poi,guardando su rai gulp una sera in cui non avevo davvero niente da fare,mi sono imbattutta in una serie televisiva e....VOILA',ecco la mia Hanna:

 

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E' Elizabeth Gillies.Insomma,non è propriamente bellissima,ma a me piace davvero un sacco,anche perchè non voglio che Hanna sia perfetta,io personalmente la vedo come una ragazza normale,con tutte le imperfezioni che una ragazza normale può avere. Qualcuno se la immaginava così? Come la immaginavate voi? :)

Mentre per quanto riguarda il professor Davies,non so neanche io come immaginarlo xD Figuriamoci,non so ancora nemmeno che nome dargli. TUTTI I CONSIGLI SONO BEN ACCETTI! xD

Baciiiiiii <3

  
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