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Autore: Dors    10/11/2006    1 recensioni
Un gruppo eterogeneo di avventurieri legati da comune odio reciproco, si avventura nei territori delle ombre, territori di morte e dolore. Eppure l'impresa più difficile sarà quella di riuscire ad andare d'accordo
Genere: Commedia, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce filtrava a sento dalle crepe nei muri della cella, non raggiungeva gli avidi occhi dei prigionieri umani incatenati negli
angoli bui. Era un luogo spoglio di giacigli, un catino cavato grossolanamente nel legno, destinato a conservare scarse razioni di
acqua era rovesciato a terra attorniato di topi in cerca di resti di cibo o di resti carcasse umane; nell'aria si sentiva un forte
odore di cadavere e muffa che rendeva l'aria quasi irrespirabile, la permanenza nella cella era resa ancora più difficile dal rumore
snervante delle gocce d'acqua piovana che si infrangevano sul pavimento di pietra fredda

"Avresti dovuto restituirci le notre armi" disse sottovoce Reagan rivolgendosi ad Ellen"Avremmo potuto forse respingere quella pattuglia
di orchetti sena essere scovati dal resto del battaglione"l'uomo fremeva di collera mentre inginocchiato accanto a Tessa seguiva il
suo respiro, regolare come nel sonno solo a tratti interrotto da brividi.

"Si avrei dovuto. Ma molto probabilmente ne avresti approfittato per colpirmi alle spalle"rispose la sacerdotessa senza nascondere lo
sdegno che provava per quel ladro che osava mettere in discussione le sue decisioni.

Reagan scosse la testa con rassegnazione.Notò suo padre borbottare qualcosa a Korgan, il nano si limitava ad annuire .
"Invece di litigare vi siete chiesti perchè ci abbiano fatto prigionieri? Solitamente gli orchetti uccidono gli umani che trovano sul
loro cammino sena pensarci due volte...."disse Rok "E ovvio che vogliono qualcosa da noi, probabilmente informazioni riguardo il Sommo
nel caso in cui mi abbiano riconosciuto come suo servitore."si fermò qualche istante per controllare in che condizioni fosse la ferita"E'
un male che gli orchetti non siano stupidi come i loro cugini Troll....Figliolo ti ho mai detto di come i originarono le due razze?"

Reagan sorrise"Non ora papà, non siamo dell'umore giusto per ascoltare leggende...Piuttosto troviamo il modo di uscire di qui.
Ellen dovresti liberarci dai tuoi bracciali magici, le catene dei nostri carcerieri sono gia abbastanza"disse porgendo i polsi alla
sacerdotessa.

"Oh so gia che me ne pentirò....ma a questo punto..."borbottò mentre liberava il ladro.

"Ottimo" Reagan sfilò dagli stivali un sottile pezzo di ferro e con questo cominciò ad armeggiare con il catenaccio che bloccava le
catene.

"Per Luixiana credi davvero di riuscire a scassinare il meccanismo con quell'arnese?"fece Ellen incredula.

"Ehi! Un pò di rispetto! Questo 'arnese' mi ha salvato da situazioni ben peggiori!"La rimproverò il ladro senza staccare lo sguardo dalla
serratura.

"Peggiori?...Dunque, ricapitoliamo: sei stato colto in flagrante mentre derubavi il nostro tempio, sei stato fatto prigioniero, trascinato in un
impresa che ti porterà a morte certa, catturato dagli orchetti che molto probabilmente ti faranno implorare la morte....Situazioni PEGGIORI
di questa?!?"disse la sacerdotessa che cominciava sul serio ad innervosirsi"Se almeno non ti avessero tolto il tuo bastone, Rok, a quest'ora
saremmo gia fuori di qui grazie ai tuoi incantesimi".

Il catenaccio si aprì con uno scatto, con grande soddisfazione di Reagan che Ellen fissò con uno sguardo stupito ben poco lusinghiero.
L'uomo si baciò le mani molto teatralmente "Io mi adoro!"disse"E ora occupiamoci di questa!"si avvicinò alla massiccia porta di ferro
scrutando gli infissi."Non cederà con la stessa facilità, temo"

Improvvisamente la porta si spalancò, colpendo la faccia di Reagan che cadde all'indietro bestemmiando sonoramente. Sulla soglia apparve
Eltair, dietro di lui un gruppo di orchetti buona parte tramortiti, altri sgozzati. L'elfo lanciò ad ognuno dei suoi compagni le rispettive armi
"Ora...spiegatemi come avete fatto a rimanere vivi tutti questi anni!"fece divertito dal loro stupore.

Prima che potessero rispondere nei corridoi di pietra eccheggiò il suono di un corno da battaglia.
"Devono avere scoperto la mia presenza qui.Dobbiamo muoverci."disse con tutta calma.Notò Reagan che aveva preso in braccio Tessa."No!
Lasciala qua! Ci rallenterebbe troppo!"ordinò l'elfo.

"Scordatelo! Va avanti se non vuoi rischiare"sbottò Reagan. L'elfo rispose con un alzata di spalle e corse fuori dalla cella.

Tessa non era pesante, in fondo era solo una ragazza, Reagan riuscì a portarla senza difficoltà alla fine del corridoio,ma si rese conto di quanto
Eltair avesse ragione: era troppo lento; gli orchetti li circondarono nel giro di qualche secondo tenendoli sotto tiro con le loro armi.
Reagan adagiò il corpo di Tessa a terra sfoderando la spada; perchè quei maledetti non attaccavano? A cosa poteva servirgli catturarli vivi?

Una luce accecante riempì il corridoio, Reagan si portò d'istinto le mani alla faccia come per difendersi da tutto quello splendore.
Quandò riaprì gli occhi si accorse di non riuscire più a distinguere i colori e le forme: tutto il mondo appariva come un accozaglia di macchie opache.
Sentì qualcuno prenderlo per mano, riconobbe il tocco come quello di suo padre, e si lasciò guidare da lui, frastornato dalle grida dei nemici.
Poco a poco i rumori diventarono sempre più lontani, e senti di nuovo l'aria fresca del mattino, si fermarono poco dopo.

"Che succede? Dove siamo?"chiese Reagan sedendosi a terra"Io...non riesco a vedere..."
"Sono stato io ...ho accecato tutti gli orchetti grazie al potere della luce di Luixiana, solo per questo non ci hanno seguito. Ma non preoccuparti
fra poco la tua vista tornerà come prima"disse Rok"E Tessa sta bene, Korgan l'ha portata in salvo"aggiunse anticipando una domanda di Reagan."Gli
altri ci aspettano più avanti"

Reagan si massaggiò le tempie"Maledetto rubino!"borbottò maledicendo la gemma causa di tutti i suoi guai."La prossima volta ruberò un candelabro dal
vostro tempio, dannazione!"

***********

Finalmente il sole del pomeriggio arrivò a riscaldare quell'aria gelida; Ellen e Eltair erano immersi in un fitto discorso riguardo le loro passate
battaglie, Rok e Korgan invece, distesi scompostamente sull'erba, fumavano del buon tabacco che il nano aveva sgraffignato dalle dipense del palazzo
del Sommo.
Mentre i suoi compagni si concedevano del meritato riposo Reagan si allontanò dall'accampamento organizzato alla buona in cerca di qualche ceppo da ardere,
siccome la giornata volgeva al tramonto, stranamente la sacerdotessa non lo aveva nuovamente imprigionato per paura di una sua fuga.
Mentre camminava con la testa china per adocchiare i rami secchi fu attratto dal luccichio dell'acqua di un lago, non molto grande, in realtà era poco più
di una pozza d'acqua, adombrato da un salice che sfiorava con le sue foglie le acque azzurrine; al centro uno scoglio coperto di muschio, e Tessa
immersa fino alle spalle vi aveva appoggiato la testa e ad occhi chiusi restava ad assaporare quell'attimo di pace accompagnato dal fruscio dei giunchi e
canne accalcati sulle rive.
Reagan si avvicinò di qualche passo, tossicchiando per annunciare la sua presenza.La ragazza aprì gli occhi sorridendo.

"Avevo bisogno di rinfrescarmi un pò"disse semplicemente "Mi hanno detto quello che hai fatto per me in quella cella"continuò diventando improvviamente
seria.

"Ecco io...ho fatto solo quello che mi sembrava più giusto"balbettò Reagan mentre inciampava nei vestiti che Tessa aveva lasciato ai piedi del salice.

La ragazza si avvicinò alla riva emergendo lentamente dall'acqua, senza vergogna alcuna si parò di fronte un imbarazzatissimo Reagan.
Rimase a contamplare il suo corpo giovane imperlato di gocce, i seni piccoli e sodi come frutti acerbi, la chioma corvina che le copriva le spalle; Reagan
si soffermò con lo sguardo sulle dolci curve dei fianchi pensando che mai aveva visto un'altra donna bella quanto lo era Tessa ora.
La prese per le mani tirandola delicatamente a se fino a sentire i battiti del suo cuore accellerare mentre sfiorava la sua bocca appena dischiusa con le
labbra.
  
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