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Autore: firstlost_nowfound    15/04/2012    1 recensioni
-Shhh.-asserì carezzandomi i capelli dolcemente.
-Sono qui, adesso. Non riaccadrà nuovamente-
Ed annunciando solennemente quelle parole spostò le mani dal mio viso baciandomi teneramente le lacrime.
Non poteva essere tutto così perfetto.
Stropicciai gli occhi ed incredula iniziai a scappare da quella soave immagine.
Ma a differenza di un quadro, ella si muoveva e mi seguiva, mi seguiva come se fosse importante il riacciuffarmi.
Come se, dopo molti anni , l’oggetto trascurato doveva ritornare al padrone a qualunque costo.
                                    ...
Ero stanca. Ma non avrei per nulla al mondo tentato di fermarmi.
-Lasciami.- Dissi.
La quiete s’intrufolò nella vicenda.
L’immagine non sembrava intenzionata a mollare la presa.
Ciò m’infastidiva.. M’infastidiva quella assenza di risposta. M’infastidiva la sua ricomparsa nella mia vita. Da quell’attimo in poi non capì più nulla Le sue labbra toccarono le mie e fu come se non avessi avuto più bisogno di sapere. Come se non avessi avuto bisogno di null’altro.
Eloise è una ragazza semplice che vive di ricordi correlati al suo passato di bambina. Dolorosi ricordi che attanagliano il suo cuore sofferente e la tormentano incessantemente.
Un giorno simile agli altri, rincasata dall'università,viene a sapere della ricomparsa di Charlie, la memoria che la tortura, nel suo paese. Come se non bastasse lei e la sua famiglia sono invitati quella sera stessa a casa del sottoscritto per una cena. Cosa mai ci si potrà prospettare da una situazione degeneratasi così gravenemte? Di certo una marea di guai. Riuscirà Eloise ad affrontare tale problema nel migliore dei modi? Questo è tutto da vedere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Era si e no passata una mezz’oretta quando di colpo ritrovai mia sorella, in tutto il suo splendore, ad aprire la porta della stanza ed ad entrarvi.
Con fare scocciato prese a sbatterla in maniera tanto forte che mi fu impossibile non riuscire a rimanerne sconvolta.
Sbuffò in preda ad una collera amara ed infine esplose.

-Ma io dico. Io dico. Come cavolo si permette quel deficiente a venire qua.
Che rabbia! Che rabbia! Che rabbia! Oddio. E’ ufficiale, non lo sopporto. Non sopporto né lui né quella sgualdrina.



Eh? Sgualdrina? Che fosse a conoscenza di un qualcosa a me estraneo?


Da dire, comunque, che in quel determinato istante facesse davvero paura.
Sapevo, purtroppo, della sua trasformazione in belva inferocita durante gli attacchi di crisi isterica.
Per tale ragione ero molto indecisa sul continuare a fingere di dormire oppure fingere solamente di essermi appena svegliata a causa del suo assurdo fracasso.
Optai per la seconda.

Aprì, dunque, bruscamente gli occhi togliendomi quel terribile piumone pesante di dosso.
Sia mai, non disprezzo i piumoni ma avevo uno strano ed assoluto bisogno di ossigeno.

Dopodiché cominciai a camminare a gattoni su un breve tratto di letto in modo tale da potermici sedere.

Finalmente avrei potuto dichiarare di aver sperimentato non solo una caratteristica riscontrata nei neonati ma anche di esser solo per una volta somigliata ad un indiano.
Non so se li avete, al momento, presenti.
Ma credo, comunque, che se qualcuno avesse avuto la brillante idea di farmi indossare una di quelle bende con la piuma in testa e mi avesse segnato gli zigomi con il colore rosso mi si sarebbe davvero potuto scambiare per uno di quelli.

Mia sorella, vedendomi in quello stato, non poté che aprirsi in un grosso sorriso.
Ero fiera di me stessa. Almeno miss inciampo su ogni buca che incontro aveva fatto un’opera buona.

-Sembri una matta con quei capelli scompigliati, Eloise- disse scoppiando in una risata.

Mi venne, poi, accanto.
Io le feci posto e cominciai a prepararmi psicologicamente per la conversazione particolarmente rilevante che avremmo dovuto intraprendere in pochi minuti.
Ero certa che fosse curiosa di conoscere il corso della vicenda, sebbene fosse ovvio il suo essere al corrente di una situazione di cui ero ancora ignara.

-Eloise, ascolta, ti vedo ancora scossa. Quindi se non te la senti di parlarne perme va bene, davvero. Mi rendo conto del fatto che non sia per niente piacevole essere dapprima illusa e poi abbandonata per cui, sul serio, quando crederai di potercela fare ed avrai bisogno di qualcuno con cui sfogarti sai dove trovarmi.- dichiarò di colpo lei senza lasciarmi nemmeno il tempo di aprire bocca.

Evidentemente neanche lei era perfettamente pronta a consolarmi. Probabilmente credeva che non ci sarebbe riuscita per il momento.
Eppure le sue parole furono talmente profonde e significative per me che fui incapace di non prenderle in considerazione. Per un istante supposi di vedere una lacrima calpestarmi il viso.

In realtà non era per nulla un’immaginazione.
Infatti, mia sorella me la scostò con nonchalance abbracciandomi subito dopo.

Successivamente si alzò tirando su col naso e disse:

-Stasera facciamo una torta. Non sono ammesse frasi di sole parole che inizino per n e finiscano per o.

Io rimasi a guardarla imbambolata per permettere al mio cervello di connettere.
Aveva sicuramente, una dote innata lei: quella di farmi stare bene in qualsiasi spiacevole circostanza.

Accettando silenziosamente, dunque, la proposta alquanto allettante la seguì fino in cucina ben consapevole che l’indomani al posto della me medesima ci avrei trovato una mucca con gli occhiali.
   
 
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