Capitolo 11
Forse avevo reagito un
po’ troppo bruscamente alle premure di Dominic. Come al solito mi ero fatta
sopraffare dal mio orgoglio, dal fatto che volessi risolvere la questione Orlando
da sola, senza l’aiuto di nessuno.
Ero fatta così, se avevo
delle difficoltà cercavo sempre di cavarmela da sola, ma spesso e volentieri
non ne ero in grado e questa ne era una prova schiacciante.
Uscii di corsa dalla mia
stanza, incurante del fatto che indossassi solo una leggera camicia da notte
azzurra. Percorsi a gran passi il lungo corridoi senza trovare Dominic. E se
fosse andato via? Se avesse chiamato un taxi e fosse diretto all’aeroporto?
Aumentai il passo
scendendo le scale a due a due finché alla fine della prima rampa incontrai
Orlando. Mi bloccai all’istante, il respiro si fece d’un tratta irregolare, il
cuore mi martellava nel petto e tremavo come una foglia. Volevo scappare ma i
piedi sembravano incollati a terra.
Notai un vistoso livido
nero sotto l’occhio destro, mentre si avvicinava a me con un ghigno poco
amichevole sulle labbra “E così abbiamo detto tutto al caro Dominic, vero
Noemi?” sibilò avvicinandosi minacciosamente a me.
Non riuscivo a parlare,
avevo paura, e capii ora che Dominic aveva ragione su tutto.
Orlando sembrava
soddisfatto della mia reazione e si avvicinò di più, appoggiando la sua
fronte alla mia “Cos’è, abbiamo perso la lingua?” si abbassò sul mio collo
baciandolo appena per poi rialzare il suo viso all’altezza del mio “Peccato che
tu non fossi tanto partecipe l’altra notte, Noemi! Non sai cosa ti sei persa”
mi disse per poi allontanarsi tranquillamente. Mi girai lentamente verso di lui
per vedere se si fosse fermato ad osservarmi. Non c’era. Scesi di corsa.
Correvo. Correvo senza mai voltarmi indietro finché non urtai contro qualcosa.
“Guarda un po’ dove
corri!” mi disse qualcuno, il cui tono di voce era inconfondibile.
Alzai la testa e vidi
Dominic davanti a me con le mani suoi fianchi. Scattai in piedi e lo abbracciai
forte e con tanta premura da farlo barcollare “Ehi! Vacci piano la prossima
volta, Noemi!” mi rimproverò lui scherzosamente.
“Scusa per prima! Hai
ragione, Dom, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti ad uscire da questa
situazione insopportabile! Non ce la faccio proprio a stare vicina ad Orlando
per più di due secondi senza che la paura prenda il sopravvento” dissi a
Dominic “ma allo stesso tempo non riesco a stare senza di lui” pensai.
Se avessi pronunciato quella frase come minimo mi avrebbe dato della pazza
masochista e non aveva torto. Ero consapevole che, nonostante tutto quello che
Orlando mi faceva, quello che provavo per lui era immutato.
“Ti aiuterò, ma devi
promettermi di seguire alla lettera tutto quello che ti dirò di fare, intesi?”
mi disse serio e io, mimando un soldato dissi “Ok, capo!” e scoppiai a ridere.
“Impudica! Ti rendi conto
di come sei uscita da quella stanza!? Fila di sopra e mettiti qualcosa di
decente!” mi disse indicando le scale con un dito.
“Perché? Ho qualcosa che
non va?” chiesi facendo un giro su me stessa come se niente fosse.
Lui si mise una mano
sugli occhi e disse “Corri a cambiarti o non rispondo di me, Noemi!”.
Io risi e corsi di sopra.
Più di una volta mi trovai a guardami intorno, come per timore di incontrare di
nuovo Orlando.
All’improvviso mi sentii
trascinare da una parte, precisamente dentro uno stanzino vuoto.
Una fioca luce la
illuminava e vidi subito chi mi ci aveva portato: Orlando.
“Cosa vuoi?” chiesi
subito timorosa.
Lui mi stava fissando con
occhi diversi dal solito, occhi pietosi, occhi dispiaciuti.
“Mi dispiace davvero,
Noemi! Perdonami, se mai potrai! Perdonami per tutto quello che ti ho fatto!”
mi disse prendendomi le mani tra le sue.
Io non sapevo che fare.
Avevo paura, paura che stesse giocando per poi aggredirmi di nuovo. Le mie
difese stavano cadendo tutte insieme. Non riuscivo a guardare Orlando
duramente, non in quello stato.
Sembrava davvero
dispiaciuto. Ritirai bruscamente le mani e cercai a tentoni la maniglia “Noemi,
no! Non andare via, per favore!” mi supplicò, ma non ce la facevo proprio.
Trovai la maniglia, la tirai ed uscii di corsa, fingendo di non sentire i
richiami disperati di Orlando.