..... e ci siamo gente...il gran giorno è arrivato: dopo tanto soffrire eccoci alla fine di questa traduzione, un momento che qualche tempo fa, mentre per la prima volta la leggevo su Portkey non mi sarei aspettata di vedere realizzato. TREMILIARDIDISCUSESENTITISSIIIIIIME a chi ho fatto penare in questo mesetto di assenza, do spudoratamente la colpa alla mia Beta-reader, a chi inventa i virus dei computer e al mio prof di Cardiologia.

Ringraziamenti di rito in primis alla "mia" magnifica Goldy che ha permesso la traduzione, a chi mi ha aiutato (le sorelle Beta, chiamiamole così), a chiunque abbia letto e di più a chi dopo si è preso la briga di recensire, in particolare:

Ed: ciao! Volevo solo dirti che mi piacciono molto le tue recensioni (mi riferisco anche a Comma), sempre precise, sentite, attentissime…quasi professionali. Mi sembra quasi di leggere il giudizio di un proff, davvero! E non per metterti in imbarazzo, ma per farti capire quanto mi facciano piacere: ci  sento dietro un’attenta analisi, un’opinione sostenuta con cognizione di causa, la scelta curata delle parole da usare…insomma, tutte cose che mi lusingano davvero…spero che continuerai a recensire i miei prossimi lavori, vedrò di ricambiare appena posso! Anch’io credo fermamente nell’utilità delle recensioni, soprattutto di quelle complesse come le tue…Grazie mille!

Desdeus: il Ron Carogna!!!!!!!!!! SUVVIAAAAAAA!! È il suo lato infantile, un po’ cucciolo, che emerge! In effetti Goldy gli mette in bocca tutte, ma proprio tuuutte le parole che avrebbe potuto pronunciare, si spinge proprio al limite, ed è proprio questo il bello, secondo me: Mamma Jo spesso dà l’impressione di scegliere di non far entrare in certe conversazioni i suoi personaggi per la paura di doversene poi tirar fuori…e che libro diventi di 900 pagine o più…bisognerebbe farle capire che più o meno TUTTI lo comprerebbero lo stesso ancora più contenti, arrivati a ‘sto punto, NO??? Spero che in questo cap ti soddisfi anche la parte di Hermione che mi dicevi che ti era piaciuta anche se a mala pena accennata..e, come al solito, GRAZIE di complimenti e ringraziamenti vari!! Alle prossime, spero!

Dalastor: SEI UN LUI! Perfetto, così evito figurette...fra l’altro devo dire che mi fa davvero molto piacere che le mie storie tradotte coinvolgano entrambi i sessi, mi sento lusingata perché mi dà l’impressione di aver fatto un buon lavoro di traduzione, se richiamo l’attenzione di un “pubblico” più vario. Direi che hai capito pienamente quelli che secondo me sono i sentimenti di Ron in questa FF (e spesso anche nei libri!!), e direi anche che TI SONO NEL CUORE per le tue teorie sul settimo libro…ma che purtroppo però ho meno speranze di te…è per questo che le mie FF tradotte saranno SEMPRE, IRRIMEDIABILMENTE, SPASMODICAMENTE delle HHr con dialoghi moooolto tesi fra i tre…se non leggeremo mai certe cose nei libri almeno le possiamo leggere in internet, NO? L’importante è non confondere le due cose e mischiare fatti e caratteri dei personaggi. Grazie e alle prossime.

Alisa:….ALIIIISA!!! Scusascusascusa…davvero, mi rivedo in te per serate che ho passato a sbuffare davanti al computer maledicendo autori che si erano dati alle frasche..(PS: ma nessuno di voi ha mai letto La pergamena di Grise??...son sempre qui che aspetto la fine, dopo quasi due anni…e ho pure dato dolcemente del BASTARDO all’autore!...ç_____ç ). Le tue parole come al solito sono quelle che mi fanno gongolare di più…ho passato dei minuti a chiedermi cosa scriverti per ringraziarti e farti capire, ma non trovavo le parole, non capivo COS’ERA che mi toccava di più fra le cose che mi hai scritto. Poi ho capito. È che le emozioni che mi descrivi sono quasi esattamente quelle che IO STESSA ho provato anni fa quando ho seguito trepidante questa storia. Il senso di completo coinvolgimento, l’identificazione, la netta sensazione che le cose si svolgevano così perchè semplicemente QUELLO era il modo in cui era NATURALE che si svolgessero, la gioia di non trovare ‘inutili divagazioni o ipotesi assurde’, per il realismo dei personaggi, per i sentimenti messi a nudo di un Ron che finalmente esce fuori e non se ne sta lì a fare i pagliaccio. Anch’io ho avuto i brividi. Come continuo ad averli per la storia che sto traducendo adesso, e che spero di mettere in rete entro due o tre giorni massimo: sono in seri problemi perché non so trovare le parole del riassunto sotto il titolo: come si descrive la bellezza? Mi fa piacere che tu condivida la mia idea sulla Row…che dici, le mandiamo una lettera di proteste con un paio di storie Harmony di questo tipo? Baci e buona lettura. Sono sicura che ci risentiremo presto…^_____________________^

Emma: le storie sublimi le leggerai, promesso!! MIIIIILLE GRAZIE per tutte le parole che mi mandi, sono di grande supporto morale per le sere che scrivo al computer nonostante il sonno. Baci e a presto!

Marikotter: anche te eri abituata al personaggio stupido e ingenuo delle FF: valgono le stesse cose che ho detto a Desdeus, ma anche a Dalastor: mai commettere l’errore di mischiare finzione dei libri con quella in rete, anche se forse a volte è bello farsi stupire da una storia diversa che ti mette in nuova luce un personaggio, no? Grazie mille anche a te per tutte le recensioni e le lodi, spero di ritrovarti (e ritrovarle ^__^) prossimamente! Ciao!

Lunatica, Lisepotter e Lady86: grassssie e a presto!^______^

Cilvia:…lo sai da te, non mi dilungo. Un solo appunto: ‘Ma il mio eroe resta Ron’…MA LEI CHE LIBRO HA LETTO, SCUSI??...bacisssssimi, ringraziamenti per tutto e ai prossimi commenti (vero?), anche se licenziata, anzi, licenziate tutte e due. (Snivella pensa: ma che legge queste parole penserà che sono pazza!!..fa lo stesso, licenze poetiche..)^____^

BUONA LETTURA A TUTTI!!! MI RACCOMANDO I COMMENTI!!

A presto

Snivella

 Cap.6

I am fairly agile

I can bend and not break

Or I can break and take it with a smile

And I am so resilient

I recover quickly

I'll convince you soon that I am fine

-Bend and Not Break, Dashboard Confessional

**

Le sue mani stanno ancora sanguinando.

Dovrebbe pendersene cura –  acqua – disinfettante – un cerotto.

Non vuole che Harry la veda così.

Sa come lo farebbe sentire.

/Migliori amici, Ron? È questo quello che siamo?/

Di sotto le cose stanno precipitando e lei non può fare niente per impedirlo.

Hermione Granger – insopportabile so-tutto – la ragazza che aveva sempre ragione – non ha risposta a questo.

Nessun modo di aggiustare quello che sta accadendo loro.

/Tu mi hai tradito. Te la sei svignata in giro dietro le mie spalle. Hai passato un mese a mentirmi./

La cosa non avrebbe mai dovuto arrivare a tanto.

Lei non avrebbe mai dovuto innamorarsi di uno di loro.

Lei non avrebbe mai dovuto innamorarsi di nessuno di loro.

Ma specialmente non di uno.

Non di uno di loro.

/Che cazzo ci è successo, Harry?/

Si fissa le mani sanguinanti mentre la parte irrazionale della sua mente urla.

Colpa.

È questo quello che sta provando – colpa, così tanta colpa. La colpa è ciò che la trattiene nascosta nella sua stanza, le mani pulsanti per il vetro rotto.

Stai punendo te stessa.

Questo non è sano.

Non che qualcosa che stia facendo ultimamente sia sano.

Svignandosela in giro…mentendo al tuo miglior amico…e segretamente eccitata di avere Harry tutto per te…

La cosa non avrebbe mai dovuto arrivare a tanto.

Mai a tanto.

Lei non avrebbe dovuto permettelo.

Perché lei sapeva che questo è il modo in cui sarebbe inevitabilmente finita. Lo sapeva quando Harry per la prima volta l’aveva baciata sul tetto di Grimmauld Place. Lo sapeva quando avevano preso la decisione di mentire deliberatamente a Ron.

Per proteggere i suoi sentimenti.

Si mette quasi a ridere.

La casa è improvvisamente silenziosa ed Hermione sente il suo cuore iniziare ad accelerare.

E ora?

Desidera quasi che Harry e Ron si stiano ancora urlando addosso perché almeno potrebbe sapere cosa sta accadendo.

Odia il silenzio.

Il silenzio di Grimmauld Place è oppressivo. Spunta dietro ogni angolo e scricchiola nella casa al punto di farle venir voglia di urlare solo per farlo smettere.

Ma i cigolii sono la parte peggiore. Il modo in cui la casa cigola e mugola. Non sa se è Fierobecco o qualcuno che si muove da qualche parte di sopra e se è solo Kreacher.

Forse è solo Grimmauld Place stessa.

Quasi in risposta ai suoi pensieri, il pavimento dà un forte scrocchio. Ma questo è riconoscibile – confortante.

Alza lo sguardo e lui è lì – Harry, che la fissa dalla soglia della sua stanza. Per un lungo momento non dice nulla, la guarda soltanto, l’intensità del suo sguardo le fa battere più veloce il cuore.

“Hey,” dice alla fine, sommessamente. “Posso…posso entrare?”

Lei annuisce e lui entra nella sua stanza, la sua faccia prudentemente inespressiva.

È diventato più bravo a nascondere le sue emozioni, Hermione realizza con un sussulto.

Questo la turba perché era sempre stato l’unica persona lei che conoscesse davvero. Harry lasciava sempre che le proprie emozioni scorressero sul suo viso, e nessuno meglio di lei sapeva leggerle.

Ricorda il modo in cui aveva fissato Ron nella cucina. Il modo in cui i suoi occhi avevano tradito la violenza a malapena controllata.

Ed era Ron.

Ron il miglior amico di Harry.

Ron il suo miglior amico.

Non riesce a sopportare l’idea che Harry potrebbe guardare lei in quel modo un giorno.

Perdere Sirius lo ha cambiato, pensa.

No, quella profezia lo ha cambiato.

Può ancora sentirlo mentre le dice della profezia, può ancora avvertire come le pareti del bagno sembrassero come chiudersi sopra di loro, e ricorda il modo in cui i loro aspri respiri erano echeggiati per la stanza.

/Non sarai tu. Non lascerò che sia tu./

Ma non può fare altro che domandarsi cosa Harry debba diventare per vincere quella battaglia.

Ne aveva visto sprazzi – flash di quell’Harry – l’Harry che ha il potere in sé. Il potere di cui ha bisogno per sconfiggere Voldemort – per vincere dove nessun altro era stato capace.

Desidera talmente tanto piantare tutto e portarlo da qualche altra parte – lontano da questo – lontano da tutto. Vuole nasconderlo lontano e impedirgli di affrontare mai Voldemort perché è così terrificata da cosa quella profezia può significare per lui.

“Hermione?”

Sbatte le palpebre davanti a lui, avendo quasi dimenticato che fosse lì. La sta ancora fissando con la stessa intensità nei suoi occhi e lei ancora non riesce a leggerli.

“Hermione…” dice di nuovo, deglutendo profondamente. La sua faccia cambia e lei può vedere che lui è…preoccupato.

Per lei.

“Hermione, le tue mani,” dice aspramente, avvicinandosi. Lei sussulta e si allontana. Harry indietreggia e si infila le mani in tasca. “Dobbiamo…dovresti disinfettartele quelle.”

“Perché la casa scricchiola così tanto?”

È stupita di sentire la sua voce. Non aveva veramente avuto intenzione di fare la domanda e può dire di aver sorpreso Harry. Lui la fissa, con la bocca semiaperta e l’aria confusa.

Ci siamo, pensa. Sono diventata matta.

“La casa,” Hermione si scopre a dirlo di nuovo – sebbene non capisca veramente il perché. “È sempre…cigolante. Io non… mi agita.”

Harry chiude la bocca e pensa, mantenendo un’espressione prudentemente neutra. “Beh,” dice alla fine. “È una vecchia casa…probabilmente si sta solo assestando. Non dovresti preoccupartene.”

Lei annuisce grata, in qualche modo rassicurata dalla sua spiegazione. Forse perché è Harry ed Harry la fa sempre sentire al sicuro, le fa sentire che farebbe di tutto per proteggerla.

Lui si allunga per prenderle una mano e, questa volta, lei glielo lascia fare. Fa scorrere il pollice delicatamente sul dorso della sua mano prima di studiare i piccoli tagli sanguinanti che il vetro ha lasciato dietro, sul suo palmo. I suoi occhi si oscurano alla vista del suo sangue e lei sente qualcosa dentro di sé stringersi.

Avrei dovuto pulire prima che entrasse qui, avrei dovuto prendermi cura di me stessa, avrei dovuto essere Hermione Granger – la ragazza razionale che ha sempre una risposta.

“Andiamo,” sussurra lui. “Puliamo queste.”

Ancora una volta lei annuisce, permettendogli di condurla nel bagno. È qui che eravamo quando mi ha detto della profezia, pensa, guardandosi intorno. Non è il genere di posto che uno normalmente si immagina per una confessione che ti cambia la vita.

Harry chiude il coperchio del water e la fa sedere. Può sentirlo camminare strascicando i piedi, l’acqua che scorre, e sorride dentro di sé pensando a come si era presa cura di lui dopo che aveva vomitato…

Lui ritorna indietro, portando fra le mani un asciugamano bianco. Obbedientemente lei porge i suoi palmi mentre Harry pulisce le sue ferite, il panno caldo e umido contro la sua pelle.

“Stupida cosa da parte tua da fare,” dice lui, premendo l’asciugamano contro le sue mani e girando lo sguardo per incontrare i suoi occhi. “Se non avessi – “

“Lo so.”

“Dovresti essere più attenta,” dice Harry con voce roca, togliendo l’asciugamano – ora tinto di rosso – e tornando indietro con cerotti.

Hermione ricorda il modo in cui Ron si era voltato verso di lei nella cucina. Ricorda come erano stati feroci i suoi occhi, il dolore e il tradimento segnati sul suo viso.

/Te lo sei già scopato?/

Colpa mia, pensa, con un piccolo brivido. Questo è tutto per colpa mia...

Sente qualcosa dentro di sé spezzarsi e la disperazione fluire nel suo corpo. Questo è cosa sono diventati. Lei, Harry, e Ron…questo non può essere possibile…non dopo tutto quello che avevano attraversato insieme…

Sente una lacrima scivolare giù sulla sua guancia e prova con tutte le sue forze a fermarsi, non vuole che Harry la veda, non vuole che lui sappia, non vuole preoccuparlo – peggiorare le cose. Un’altra le scivola sotto il naso, soffermandosi sull’angolo della sua bocca finchè può quasi sentirne il sale. Un nodo le sale in gola e lei combatte per inghiottirlo, rifiutandosi di cedere all’urgenza di singhiozzare.

“Hermione?”

Scuote la testa coraggiosamente, ancora tentando di ricacciare indietro le lacrime, ma loro stanno uscendo in rapida successione ora. Non guarda Harry, ma può sentire quanto lui sia in tensione.

“Hermione…” la sua voce si affievolisce e lui non può far niente. “Hermione…cosa…”

Lei scuote di nuovo la testa e un grosso singhiozzo trova strada fuori dalla sua gola. Sbircia Harry, che sembra mezzo angosciato e mezzo terrorizzato dalle sue lacrime. Questo la fa sentire colpevole perché sa quanto lui odi quando le ragazze piangono.

Desidera poter parlare e rassicurarlo, ma escono solo più lacrime. Non riesce a fermarsi – e quello la spaventa più di ogni altra cosa.

Lo sguardo di paura mista a confusione di Harry velocemente si trasforma in preoccupazione. “Hermione, parlami,” supplica e lei sente che la sua voce sta tremando.

Sfiora con mano tremolante la sua guancia, strofinando via le lacrime col pollice. “Per favore…dimmi cos’è che non va…”

Lei piega la sua testa, mordendosi il labbro. Non riesce a parlare con lui – anche se vorrebbe. Non sa come spiegare da dove le sia uscito fuori tutto questo .

Questi sentimenti stanno esplodendo e lei non può fare altro che lasciarglielo fare.

Harry si muove a disagio, sembrando goffo e fuori posto. “Hermione, per favore…dimmi cosa fare…”

“Non posso,” sussurra lei, la gola secca e graffiata. Vuole dirgli che le dispiace – le dispiace così tanto – ma non sa come. All’improvviso non vuole far nient’altro che essere a casa nel suo letto, raggomitolata ed aggrappata ad un vecchio animaletto di pezza.

Un momento di indecisione prima che Harry la circondi titubante col le braccia. Glielo lascia fare, appoggiando la testa sulla sua spalla, anche se le lacrime continuano a scenderle lungo il viso. La sua gola si strappa e le braccia di Harry improvvisamente si stringono attorno a lei, tenendola stretta e cullandola. Le sta sussurrando delle cose – non sa cosa, ma non importa. Lui è lì – è forte ed è sicuro e lei si lascia andare.

Lentamente inizia a calmarsi, i suoi forti singhiozzi diventano piccoli sbuffi. Harry continua a cullarla ed a mormorarle qualcosa ed Hermione stringe forte gli occhi. Ha un improvviso flash di Harry dopo il suo bacio con Cho nella Stanza delle Necessità. Il suo sguardo perso, la sua confusione, la sua incapacità di capire i suoi sentimenti ed ormoni. Più di tutto, ricorda la sua imbarazzante ammissione di averle dato qualcosa come piccoli colpetti sulla schiena.

Ed adesso  è lì, a confortarla come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non sa come reagire a questo –non in ultimo perché di solito è lei che conforta lui.

La sua manica ora è tutta bagnata dove lei ha pianto, e a nessuno dei due importa. Lo tiene quasi tanto stretto quanto lui sta tenendo lei, prendendo un tremolante respiro. È piena del bisogno di non lasciarlo mai andare vuole tenerlo per sempre, proprio in questo modo, mentre sono entrambi al sicuro e niente può toccarli.

“Hermione…” la sua voce è a malapena un sussurro. “Hermione, stai…”

“Sto bene,” dice lei dolcemente e si discosta. Sa di dover apparire terrificante, gli occhi gonfi e rossi, i capelli spettinati e la faccia pallida. Harry la studia con un po’ dell’intensità di prima e lei sente il cuore salire di un gradino il suo ritmo.

“Dimmi cos’è che non va.”

La sua voce è mite, ma è un ordine e lei all’improvviso realizza cosa tutto questo debba significare per lui. È appena tornato dopo aver affrontato Ron ed ora, lì c’è lei, che piange fino a perdere gli occhi nel bagno incapace di dargli alcun tipo di spiegazione.

“Non lo so,” sussurra, la voce ancora forzata. “Mi dispiace – io non…non so cosa mi abbia preso.”

L’espressione di Harry non cambia ed Hermione è all’improvviso colpita semplicemente da quanto sia pallido. Il suo sguardo è lucido ma lei può vedere quanto è stanco. Ci sono profondi cerchi sotto i suoi occhi e tutto ad un tratto si trova a domandarsi quanto sonno si sia concesso di recente. Fa scorrere le dita lungo la sua guancia e lui sbatte le proprie palpebre chiudendoli. La mano di Harry sale ad intrecciarsi con le sue dita, stringendole dolcemente prime di lasciarle andare.

Il cuore di lei si stringe con così tanto amore misto a dolore. Mentre lo guarda in questo modo sa che farebbe qualsiasi cosa per lui.

Ma sente il peso della responsabilità sulle proprie spalle. Con Sirius scomparso e la sua discussione con Ron, lei si sente come l’unica cosa ancora rimastagli.

Con la profezia e la guerra e l’imminente battaglia con Voldemort, non sa se è forte abbastanza da essere l’unica cosa che lui abbia.

Guarda il suo viso pallido e gli occhi stanchi e sente la disperazione dilaniarla.

“Devi aggiustare le cose con Ron.”

Gli occhi di lui si spalancano, sorpresi, un attimo prima di mascherare velocemente i propri sentimenti. “Cosa?”

“Tu hai bisogno di lui!” dice con insistenza. “Voi due – voi siete stati entrambi testardi – siete stati stupidi – io so che vi mancate!”

Lui si allontana e lei sente la perdita dentro di sé. Rimane lì, seduta sulla tavoletta del cesso mentre Harry cammina nervosamente in su e giù di fronte a lei.

“È finita,” dice in modo piatto. “Ron ed io – è finita.”   

“Non è – “

“Si, lo è!” urla lui, smettendo di camminare.

Hermione sente un nodo salirle nella gola e i suoi occhi si riempiono di lacrime di nuovo. Con urgenza, distoglie lo sguardo da lui. “Penso solo…” dice tremolante, ordinando alla sua voce di restare calma. “Lui è stato il tuo primo amico – il tuo amico da più tempo. Io… non penso valga la pena rinunciare a tutto.”

“È finita,” dice lui di nuovo – con fermezza. “Non possiamo tornare indietro ora, Hermione.”

Lei sente un minuscolo accenno di rimorso nella sua voce e questo la riempie di speranza. Torna a guardarlo. Lui sta fissando il vuoto, quasi come se si fosse dimenticato che lei è ancora lì. Sbatte le palpebre, focalizzando i suoi occhi di nuovo su di lei.

“Oh,” dice, con un tono di voce rassegnato. “Ti ho fatto piangere di nuovo, non è vero?”

“Va tutto bene,” dice lei debolmente, accennando un sorriso umido.

“No – non va…è…” Harry si ferma, sembrando interdetto. “Sai cosa! Fammi fare una dormita. Parleremo domattina.”

Lei annuisce – con un po’ di riluttanza. Non vuole restare sola.

Lui le prende la mano, portandola fuori dal bagno. Passano davanti alla stanza che lui divide con Ron senza alcun commento e si fanno strada nella stanza di lei.

Hermione gli lancia un’occhiata, le sue intenzioni all’improvviso diventano chiare.

“Harry – “ dice con titubanza. “Forse questo non è – “

“Guarda,” dice lui interrompendola. “penso che entrambi abbiamo bisogno di riposo. E lo faremo meglio insieme.” Le rivolge il fantasma di un sorriso. “Devi solo promettermi che terrai le tue mani a posto, Granger.”

Le frana la mandibola, incapace di capacitarsi del fatto che Harry – il suo Harry – aveva appena fatto una battuta.

“Oh, andiamo,” dice lui debolmente. “Non guardarmi in quel modo. Sono un tipo affascinante. Può succedere.

Lei sbuffa, riuscendo  nel tentativo di farlo sembrare un po’ offeso. In un attimo, lui sostituisce la sua espressione ferita con un piccolo sorriso – un sorriso triste, ma pur sempre un sorriso. Lei avverte se stessa sorridere di rimando, con esitazione come se la bocca non fosse abituata al movimento.

“Va bene,” concede lei, “suppongo…suppongo…di poter tenere le mani per me.”

Harry ora le fa un vero sorriso e lei è colpita da quanto questo lo faccia sembrare più giovane. Lo fa sembrare un bambino di nuovo – il bambino che si ricordava di aver visto sull’espresso per Hogwarts per la prima volta tutti quegli anni fa. Il bambino con gli occhiali rotti e gli occhi spalancati e un’espressione nervosa.

***

Nessuno di loro ha dormito.

Non che questo gli avesse impedito di far finta.

Lei fissa  il soffitto sopra di loro, ordinando alle mente di rilassarsi, di smettere di pensare, di smettere di rivivere gli eventi di poco prima.

È un causa persa.

“Harry?” sussurra.

Per un momento, ha paura che lui non le risponderà – o che si sia realmente addormentato.

“Si?” sente infine.

Si sposta un po’, girandosi sul fianco così da poterlo vedere in viso. Non sta indossando gli occhiali e lei è sorpresa da quanto questo lo faccia apparire diverso. Più… vulnerabile, in qualche modo.

“Lo sai… tutte quelle cose che ha detto Ron… tu sai che sono tutte scemenze, giusto?”

“Quale parte?” chiede lui gravemente.

“Tu sai quale parte.”

“Ron ha detto un sacco di cose.”

Qualche parte di lei realizza che lui le sta rendendo le cose difficili di proposito, ma si lancia comunque.

“La parte in cui ha detto che avrei fatto uno sbaglio – che scegliere te è stato uno sbaglio.” La sua voce sta tremando. “Tu sai che è una scemenza, vero? Vero, Harry?”

Passa un lungo attimo prima che lui risponda. “Si.”

Lei desidera che ci sia più luce nella stanza così da poter vedere il suo viso. Vuole così tanto guardarlo ed essere in grado di leggere le sue emozioni – com’era sempre stata in grado di fare.

“Non suoni molto convinto.”

Lui sospira. “Sono convinto.”

“Adesso lo stai solo dicendo per calmare me.”

Harry non fa nessuna replica. Fissa in su il soffitto e lei si trova a desiderare che si giri verso di lei.

“A che cosa stai pensando?” chiede.

“Al fatto che sono steso su un letto con la mia ragazza. E che siamo entrambi completamente vestiti.

Lei resta a bocca aperta per la sorpresa – incerta se quello sia ciò che lui veramente pensi, ho se l’abbia detto solo per cambiare argomento.

“Ragazza?”  ripete finalmente. “Sono la tua… ragazza?”

“Beh – si,” dice lui, in qualche modo disorientato. “Voglio dire, l’ho in un certo senso supposto. Almeno che noi non stiamo facendo tutta questa cosa in modo terribilmente sbagliato.”

“Oh, ma certo,” dice lei frettolosamente. “Semplicemente non mi ero resa conto che ci stavamo mettendo sopra un’etichetta, tutto qui.”

“Forse è meglio se non lo facciamo,” dice lui dolcemente.

La testa le scatta in su e lei è così disperatamente bisognosa che lui la guardi – ha bisogno di vedere i suoi occhi.

“Che cosa vuoi dire?”

“Forse è meglio se non mostriamo al mondo che cosa abbiamo,” dice lui.

“Oh,” dice lei senza espressività. Le mani iniziano a tremarle ed è costretta a distogliere lo sguardo. Fissa il lenzuolo che copre il letto. Lilla – le era sempre piaciuto il lilla.

“Io solo…” la voce di lui è calma e forzata in modo strano. “Non c’è ragione per cui dovremmo farti diventare un bersaglio ancora più grosso di quello che già sei. L’ultima cosa che voglio fare è rendere maledettamente chiaro al mondo che sia la persona più importante nella vita di Harry Potter.”

Lei tiene lo sguardo fisso sulle lenzuola – lenzuola lilla – che profumano di fresco e pulito. Ha sempre amato infilarsi a aletto quando le sue lenzuola erano appena fresche di bucato ed avevano ancora una sfumatura del sapone che sua madre aveva usato.

“Harry, per favore…dimmi semplicemente cosa intendi.”

“Sto dicendo,” dice lui, la voce controllata, “che non sarà semplice. Che non ci saranno passeggiatine per le strade di Hogsmeade e appuntamenti da Madama Piediburro. Che nessuno può sapere di noi. Che non ci saranno balli per noi o baci in sala comune. Questo è quello che sto dicendo.”

“Sei serio, non è vero?” sussurra lei incredula.

Non ricevendo una risposta, emette un piccolo suono di disgusto e si gira dall’altra parte.

Ridicola cosa da dirle.

Non riesce a scuotersi di dosso la sensazione che lui la stia mettendo alla prova – come se spingesse per vedere quanto lontano andrebbe per lui.

Ed è stanca di giocare quel gioco.

“Hermione…” dice frustrato e può sentirlo spostarsi. “Per la barba di Merlino, che ti è preso?”

“Dormi,” dice lei con freddezza. “È tardi.”

“No, niente ‘dormi’, Hermione. È evidente che sei in collera per qualcosa guarda, se è per – “

“Non ci arrivi, vero?” lo interrompe lei, sedendosi. “Non è per quello che hai detto, ma perché lo stavi dicendo.”

“Di che diavolo stai parlando?” chiede lui, cercando i suoi occhiali. “Ci stai leggendo dentro troppe cose.”

Furiosa, ributta indietro le coperte ed esce dal letto. Ci gira rapidamente intorno così può vederlo – alla fine veramente vedere lui. È felice di notare che ha la sua piena attenzione.

“Tu hai tutto di me,” dice lentamente. “Lo capisci? Tutto di me. Non so in quanti modi diversi posso dirlo – in quanti modi diversi posso dimostrartelo. Non mi importa di appuntamenti a Hogsmeade o baci sotto la pioggia. Ma qualche volta penso che preferiresti di si. A volte ho l’impressione che tu voglia che io pensi che sei stato un errore – o che io scegliessi Ron, invece. Ti avrebbe reso felice? Questo ti avrebbe reso felice, Harry?”

Lui tira le ginocchia contro il petto e per un momento sembra perso e confuso. “No…” dice con difficoltà. “Quello non avrebbe…non potrei pensare a niente che avrebbe potuto rendermi meno felice.”

Lei avverte il suo spirito combattivo scemare e all’improvviso si sente esausta. “Beh – bene.”

“Ma Ron aveva ragione, Hermione,” sussurra lui. “Sono spaventato a morte. Spaventato che tu possa  indignarti di me, un giorno. Spaventato di poterti perdere nel modo in cui ho perso Sirius.”

Lei deglutisce un nodo in gola. Con calma, si siede sull’orlo del letto, iniziando a sentire come se lui alla fine la faccia entrare.

“Ma…” dice,la voce distorta. “Tu sai che farei di tutto per te, vero?”

Lentamente lui annuisce. “E questo da solo è spaventoso a sufficienza.”

“Oh, Harry,” sospira lei. “Tu hai abbastanza cose nella tua vita de combattere senza dover combattere me – noi – anche – “

Lui fa un piccolo sorriso. “Questo è vero.”

“E, no, “ continua lei, alleggerendo la propria voce. “Le cose da combattere non includono Ron.”

“Non penso di avere veramente scelta in quello,” mormora lui.

“Oh, c’è sempre scelta. Basta solo provare a decidere quale sia.”

“Non saprei,” dice lui, distogliendo gli occhi. “Sembra che il mio destino sia stato pianificato dal giorno in cui io sono nato. Non penso di aver molta scelta quando si tratta di Voldemort.”

“Certo che ce l’hai,” dice lei dolcemente, scivolandogli di nuovo vicino. Lui sembra riconoscente e lei cerca la sua mano. Le loro dita si intrecciano insieme e lei può vedere un po’ della tensione andarsene dalle sua spalle. “Tutto quello che ha fatto la profezia è stato dirti che puoi sconfiggerlo. Adesso sta a te decidere cosa fare di questo.”

Lui sbatte gli occhi un po’ di volte. “Beh – non mi è proprio mai piaciuto perdere.”

Lei sente lo stesso istinto protettivo crescere di nuovo dentro di sé – la stessa sensazione che provò quando per la prima volta lui le disse della profezia. La determinazione di fare di tutto per aiutarlo a vincere – di essere al suo fianco fino agli ultimissimi istanti. Harry semplicemente non può perdere contro Voldemort. Ogni altra ipotesi è inaccettabile. Per questo gli sorride con calore e stringe la sua mano, sperando di trasmettere i propri sentimenti.

“Allora siamo alla stessa pagina.”

Lui sorride. “Come sempre.”

“Come sempre.”

**

Quando si sveglia, è ancora buio. Può dire senza guardare l’orologio che è mattina presto.

Ha sempre avuto un buon senso del tempo. Ne ha avuto bisogno per cavarsela negli anni – amministrando compiti scolastici e partite di Quidditch e classi e giratempo e…Harry.

Harry che ha un braccio gettato sopra il suo torso   e la testa nascosta nella sua spalla.

Fantastico lavoro di tenere le mani a posto.

Ma si sente piacevolmente al caldo e sicura. È riluttante a muoversi, ma sa che non si riaddormenterà più adesso.

Non è mai stata capace di dormire fino a tardi. Sua madre aveva sempre detto che era perché era esageratamente stressata.

‘Così è la nostra piccola Hermione’, diceva alla gente, ‘sempre pronta ad iniziare la prossima cosa. Lei è troppo impegnata per dormire.’

Si solleva un po’, provando a districarsi dal braccio protettivo di Harry. Riesce solamente nel fargli rafforzare la sua presa.

Non può evitare un piccolo sorriso. Così è il suo Harry – sempre protettivo.

“Harry,” sussurra, passandogli le dita fra i capelli. “Andiamo, Harry…”

“Ummph.”

Si morde il labbro cercando di non ridacchiare. “Mi sto alzando…perciò ho bisogno che tu mi lasci andare, va bene?”

“Mmph.”

Sebbene non si muova, la sua presa su di lei si allenta e lei gli sfugge. Sente una fitta immediata alla perdita del contatto. Getta uno sguardo indietro ad Harry, che è di nuovo caduto in un sonno profondo. Lo guarda per un momento, grata di questo. Harry raramente dorme bene.

L’aria mattutina è fredda e lei rabbrividisce prima di avvolgersi in una vestaglia. Sfregandosi le braccia, cammina velocemente fra le pareti vuote di Grimmauld Place.

Appena il sole inizia a sorgere, la poca luce che entra a fiotti dona un bagliore misterioso alla casa. Lei resiste all’impulso di guardare dietro si sé, detestando il fatto che a mala pena camminare per la casa la renda nervosa.

Questa è la casa più sicura d’Inghilterra.

L’asse del pavmento fa un piccolo schiocco sotto il suo piede e lei immediatamente trasale, trovandosi a desiderare di Harry.

Lascialo dormire.

Raccogliendo il suo coraggio, entra velocemente in cucina prima di arrestarsi di botto.

Ron.

Trattiene un respiro, presa alla sprovvista, prima di rilasciarlo lentamente. Lui sta dormendo, il corpo ingobbito su una sedia, la testa che riposa sulle braccia incrociate sul tavolo.

Lei dà un’occhiata alla cucina, mordendosi il labbro. Prende una decisione, si dirige verso la caffettiera e la monta alacremente per farsi il caffè.

Scorge i vetri rotti della sera prima accantonati in un mucchio nell’angolo. Il sangue – il suo sangue – se n’è andato. È momentaneamente riconoscente – non vuole che nessun altro (a parte loro tre) – sappia quello che è successo.

Il caffè è pronto, ne versa due tazze e si siede con calma al tavolo di fronte a Ron. Indecisa sul da farsi, lo studia per un momento. Sta russando sonoramente e lei trova quel suono in qualche modo confortante.

È meglio del silenzio.

Con un sospiro, allunga una mano e gli dà un pizzicotto sulla pelle dell’avambraccio. Lui si sveglia con un guaito, sbattendo contro il tavolo nel processo. Il caffè fuoriesce dall’orlo delle tazze.

Hermione gliene passa una. “Buongiorno,” gli dice serenamente.

Ron sbatte gli occhi scacciando il sonno, la faccia passa dallo smarrimento, alla confusione, al panico, prima di atterrare su di un sottile terrore.

“Her – Hermione…” trasale e si sfrega il braccio. “Porca miseria, che stai facendo?”

“Bevo il mio caffè,” dice lei, indicando la propria tazza. “Estavo sperando che…potremmo parlare.”

Lui stringe gli occhi e guarda in giù verso la propria tazza di caffè con sospetto. “Odio il caffè.”

“Lo so.”

“Preferisco il thè.”

“Lo so.” Lei stringe le spalle e prende un sorso del proprio caffè – caffè nero – le era sempre piaciuto il caffè nero. “Ho fatto il caffè.”

“Err…va bene…” dice lui, adocchiando la tazza con disprezzo.

Il silenzio cala su di loro ed Hermione beve il suo caffè in modo da distrarsi dalla tensione.

Ron si alza ed aggiunge abbastanza latte e zucchero al suo caffè da farla trasalire. Dopodiché lo mescola senza prenderne un sorso.

Lei ne è già irritata.

Sente sollievo – se Ron riesce ancora ad irritarla allora, allora c’è speranza. Speranza per loro.

“Hermione?”

Lei alza lo sguardo su di lui, sorpresa dal fatto che sia stato lui a parlare per primo.

“Mi – mi dispiace per quello che ti ho detto l’altra notte.”

/Te lo sei già scopato?/

Lei lo guarda e vede che è vero. Non è dispiaciuto di averla affrontata, ma rimpiange le sue parole.

“È tutto a posto,” dice.

“Bene.”

Gli occhi di lui sono esausti e sfiniti. Le lentiggini sono in risalto sul suo viso pallido – questo non è affatto più semplice per lui di quanto non lo sia per lei ed Harry.

Forse peggio.

Almeno lei ed Harry hanno l’un l’altra.

Riesce a stento a trattenere il senso di vittoria che la colpisce – sebbene sia disgustata da sé stessa per questo.

Harry ha scelto lei.

Capisce che questo è qualcosa di cui loro non possono discutere – nemmeno averne conoscenza. Ma è qualcosa di cui lei e Ron hanno sempre sentito la presenza – giusto lì, nascosta nel fondo delle loro menti.

Chi sia in fondo il miglior amico.

Guarda Ron – Ron, pallido e lentigginoso e stanco – e all’improvviso prova compassione per lui. Lo guarda e vede tutte le cose che ha perso nel momento in cui li ha affrontati.

“Le cose non saranno mai più di nuovo le stesse, vero?” dice lui con calma, fissando la sua tazza di caffè. “Non saremo più…sono cambiate per sempre la  scorsa notte.”

Non suona più in collera, solo vuoto e sconfitto.

Si è arreso.

“No, Ron, non  saranno mai più di nuovo le stesse.” Avverte la perdita – la perdita di ciò che loro avevano (il Trio d’Oro di Hogwarts, inseparabile.) “Ma forse…so che noi non ne abbiamo il diritto, ma spero che un giorno…potrai perdonarci.”

“Già, forse,” mormora lui. “Harry non lo vuole, comunque.”

“Cosa intendi?”

“Intendo, che ad Harry non interessa…ad Harry non gliene frega un cazzo se lo perdono o no.”

“Questo non è vero.”

Lui sbuffa. “Si, porca miseria se lo è. Tu l’hai visto. Lui…lui è cambiato, Hermione.”

Lei guarda in basso. “Lo so.”

“Io non…non so veramente cosa farci.”

Harry – l’unico soggetto di cui erano quasi sempre stati in grado di parlare senza lanciarsi frecciatine.

Ma ora…anche quello sembra vano.

“Mi hai mentito,” sussurra Ron. “Perché?”

Perché non volevamo ferirlo.

Perché non pensavamo che fosse il momento adatto.

Perché a loro piaceva – avere il loro segreto.

“Non lo so, Ron,” dice. “Pensavo di saperlo ma…non lo so più.”

“Lo ami?”

Lei socchiude gli occhi e annuisce.

“Siete troppo giovani per capire cosa sia l’amore,” dice lui, e suona disgustato. “Avete sedici anni.”

“Non farlo.”

“Non potete capire l’amore,” continua. “Voi – voi non avete idea di cosa sia l’amore.”

“E renderebbe le cose più semplici per te se tu ci credessi? Le renderebbe più facili per te se ci odiassi?”

“Cazzo, Hermione. Non ho bisogno di quello per odiare voi due.”

“Non lo pensi davvero.”

“Certo che si, maledizione!” dice. “Sono stufo di starmene sullo sfondo, di avere voi due ad eclissarmi, di – di perdere da Harry! Non doveva andare in questo modo!”

“Come doveva andare, Ron?” sussurra lei, guardandolo con concentrazione.

Lui sta iniziando a sembrare frustrato – come così spesso è con lei. Ma (per una volta) a lei non interessa battibeccare. Per una volta lo sta capendo – queste sono cose che Ron sta nascondendo loro da anni.

“Tu, noi…non – non doveva essere Harry. Lui non ha bisogno…”

“Di cosa, Ron?” lo incita dolcemente.

“Di te,” riesce a dire alla fine, suonando sconfitto. “Non come…non come…”

“Il modo in cui tu pensavi di aver bisogno di me?”

Miseramente, Ron annuisce e guarda in basso verso le proprie mani.

“Ron…tu non ti aspetterai onestamente che io stia con qualcuno per farlo sentire meglio con sé stesso, non è vero?” sospira. “Cose del genere…non è un discorso di immagine. Non sono qui perché tu ti senta meglio con te stesso.”

“Lo so,” dice lui mansuetamente, continuando a fissarsi le mani.

Lei annuisce perché può vedere che lui ha capito.

“Non mi sei mai piaciuta così tanto, in ogni caso,” mormora. “Almeno, non in quel modo.”

“Lo so.”

“Non era neppure per te, non veramente. Era per…”

“Harry.”

Ron china il capo.

“Ha bisogno di te, lo sai. Ron…tu devi capire. Non sa nemmeno se – “

“Harry,” taglia corto Ron. “Mi ha mentito per un mese, Hermione. Non ha rispetto per me. E io sono stanco di rimanere nella sua ombra, va bene? Qualsiasi cosa eravamo – qualsiasi cosa noi tre siamo stati – è finita.”

Hermione lo studia per un momento – la rabbia, il risentimento, la gelosia. E prende una rapida decisione.

Mi dispiace, Harry.

“Potrebbe morire.”

La testa di Ron scatta in su. “Cosa?”

“Harry,” dice lei. “Lui è – potrebbe non avere molto tempo da vivere, Ron.”

Lui la sta fissando e lei può vedere la sua gola che lavora furiosamente. “Beh…si. Voglio dire, ha un pazzo, psicopatico dietro – “

“No, Ron. Ascoltami, va bene?” Prende un profondo respiro. “Era in quella profezia nel Dipartimento Misteri. Harry deve uccidere Voldemort – deve. Perché l’uno non può vivere se l’altro sopravvive.”

Il respiro di Ron è affannoso. “Come fai a sapere questo?” sussurra aspramente. “Questo non è una cosa che puoi…la profezia è stata distrutta, Hermione!”

“Me l’ha detto Harry,” dice lei con calma. “Silente gli ha raccontato cosa conteneva.”

Lui è ancora più pallido di prima e lei può vederlo come lentamente sgretolarsi – la rabbia, l’amarezza – lo stanno lasciando e lui si lascia cadere, esausto.

“Noi siamo tutto ciò che ha, Ron.” Parla con chiarezza, la voce che risuona per la cucina. “Siamo tutto ciò che ha. Non lo vedi? Sii furioso con noi per quello che ti abbiamo fatto, ma non, non neanche per un secondo, ti azzardare ad essere geloso di lui.”

Ron la guarda – gli occhi esausti. “deve uccidere…Vo-Tu-Sai-Chi…o – o Tu-Sai-Chi lo ucciderà? È così? È…è l’unica via d’uscita possibile?”

Lei annuisce. “È così. È il tuo miglior amico, Ron. E sta a te decidere se lo odierai o meno quando – quando Harry e Voldemort alla fine si fronteggeranno.”

Per un attimo, Ron sembra quasi sul punto di mettersi a piangere, ma si ricompone all’ultimo secondo e appoggia la fronte sul palmo della propria mano, sembrando  sconfitto.

Hermione si alza dal tavolo e va a versarsi una seconda tazza di caffè, lasciandogli il suo momento.

Un momento che avrebbe potuto decidere il destino della loro amicizia.

**

Furono i sogni che lo svegliarono – come spesso accadeva.

Harry aprì i suoi occhi, il cuore che batteva forte e le mani tremanti. Strizzò le palpebre nella polverosa luce della camera, il sole che splendeva luminoso attraverso la finestra.

Rimase sdraiato per un momento, sentendo le ultime vestige dell’incubo ancora aggrappate a lui. Non riuscì a ricordarsi che cosa riguardava, ma era stato svegliato in quel modo abbastanza volte da sapere che era stato uno di quelli brutti.

Strisciò via dal letto, strizzando gli occhi al sole che si riversava dalla finestra.

Onestamente, Harry, quante volte te lo devo spiegare? Se chiudi le tende, ti perdi la parte migliore del mattino!

Scuotendo la voce di Hermione fuori dai suoi pensieri, girovagò inutilmente per la sua stanza, provando a calmare il panico selvaggio che aveva avvertito risvegliandosi dal sogno. Vide uno scorcio di sé nello specchio appeso sopra il cassettone e si fermò.

Sembrava sempre lo stesso.

D’accordo, i suoi capelli erano più disordinati del solito, i vestiti erano sgualciti e i suoi occhi erano nebbiosi perché si era appena svegliato, ma c’erano piccolissime altre cose diverse dal riflesso che vedeva di solito.

Qualche volta lo scioccava solo il fatto di quanto normale sembrasse.

Da quando Silente gli aveva letto quella profezia, aveva iniziato ad aspettarsi qualcosa di diverso quando si guardava allo specchio.

Qualche segno…qualche accenno del fatto che lui aveva il potere di sconfiggere Voldemort e non era semplicemente Silente che stava facendo un errore…

Ma era sempre il solito.

Solo Harry Potter.

Solo Harry Potter che aveva il potere di sconfiggere Voldemort.

Spostò gli occhi dallo specchio, lo sguardo che cadeva sulla superficie della cassettiera. Appoggiate sopra questa poté vedere un piccolo gruppo di cose che erano così Hermionesche. Una spilla del C.R.E.P.A. Un ritaglio della Gazzetta del Profeta. Una foto dei suoi genitori. Un fermacapelli. Un piccolo pezzo di carta ricoperto dalla sua frettolosa e scribacchiata calligrafia. Era organizzato abbastanza da non apparire in disordine, ma suggeriva una tormentata sorta di fretta  che lui associava con Hermione.

Sfiorò con le dita la spilla del C.R.E.P.A. e all’improvviso fu colpito dalla semplice idea di quanto potenziale Hermione avesse per ogni cosa.

E lui era lì, a prendersi la maggior parte del suo tempo e delle sue energie, forzandola a nascondersi nella casa che apparteneva ad un uomo morto, e rischiando la vita di lei nella propria lotta contro Voldemort.

Questo non è il modo in cui una persona qualsiasi si meriti di passare la propria estate.

Hermione avrebbe dovuto stare con la propria famiglia, avrebbe dovuto passare i giorni a leggere e…ad essere brillante.

/La uccideranno come hanno ucciso Sirius. Solo perché le vuoi bene./

Harry voltò le spalle allo specchio, nauseato.

Tutto risorse in lui allora…la sua confusione per il proprio destino, la sua amicizia con Ron, il suo desiderio di proteggere Hermione e la sua paura – la sua costante paura – che l’avrebbe persa.

Proprio come Sirius.

Ed ancora lui non poteva lasciarla andare. Non poteva lasciarla con nessun altro (ultimo fra tutti Ron).

Ha fatto una scelta, ricordò a sé stesso, alzando di nuovo gli occhi allo specchio. Il suo pallido volto o fissò di rimando.

Ha fatto una scelta.

**

Harry si cambiò e si lavò i denti e, con lo stomaco che brontolava, si fece strada verso la cucina.

Si fermò sullo stipite, sorpreso di vedere Ron ed Hermione seduti al tavolo di cucina. Per un momento, riuscì soltanto a fissarli – sopraffatto da una sensazione di nostalgia.

Le cose erano più semplici, una volta..

Non stavano dicendo niente l’uno all’altra. Ron teneva lo sguardo fisso in avida concentrazione dentro la sua tazza di caffè mentre ne mescolava il contenuto. Hermione stava sfogliando il numero quotidiano della Gazzetta del Profeta.

Erano entrambi seduti rigidamente sulle proprie sedie ed era chiaro – a lui, almeno – che erano ben lontani dal sentirsi a proprio agio.

Ma stavano sedendo insieme.

Prese un respiro profondo ed entrò in cucina. Silenziosamente, si sedette sulla sedia vuota tra i due.

Per un lungo momento, nessuno di loro disse nulla.

Hermione voltò un’altra pagina della Gazzetta de Profeta e Ron mescolò meccanicamente il suo caffè. Nessuno dei due sembrava molto sorpreso di trovarlo lì.

“’giorno, Harry,” mormorò infine Ron, senza alzare lo sguardo dal suo caffè.

“Bougiorno,” gli fece eco Hermione, ancora immersa nel suo giornale.

Harry guardò dall’uno all’altra. “Err…ciao.”

Ron spinse lontano da sé la sua tazza di caffè, sembrando disgustato. “È diventato freddo.”

“Beh, è perché non ti sei preoccupato di berne neanche un po’,” disse Hermione stizzita.

“Te l’ho detto, non mi piace il caffè.”

Lei tirò su col naso e richiuse il giornale davantia sé. “Caramell sta rassegnando le sua ‘dimissioni’ ufficiali. Licenziato – probabilmente.”

“Sii?” chiese Harry non trovando personalmente la cosa così interessante. Caramell e il ministero sembravano parte di una vita terribilmente lontana.

Ron scosse la testa. “Idiota.”

Hermione fece un sorriso esitante e fra i tre ricadde il silenzio. Con la luce abbagliante del giorno che li circondava, Harry ricordava a fatica la furiosa scena che aveva avuto luogo nella stessa cucina solo poche ore prima.

Ma il loro segreto era allo scoperto. Ron sapeva. E questo aveva cambiato ogni cosa.

“Bene – “ disse infine Ron. “È bello vedere che non è imbarazzante.”

“Ron – “

“Non zittirmi, Hermione,” scattò. “Sappiamo tutti che stiamo camminando sulle uova qui.”

“Beh, che ti aspetti? Dobbiamo…abbiamo solo bisogno di tempo.”

“Non sono così sicuro che sia veramente così, Hermione,” Harry disse con calma, gli occhi su Ron.

Ron incontrò il suo sguardo. “Buffo che tu dica così.”

“E questo cosa dovrebbe significare?”

“Oh, non lo so!” disse Ron. “Forse che tu non mi dici niente! Che la nostra amicizia è solo una–grossa–bugia!”

Harry distolse lo sguardo. “Questo non è vero,” disse. “Tu – tu non sei…le cose non dovevano andare così, Ron. Davvero.”

“Perché non mi  hai detto della profezia?” chiese con voce piatta.

Harry spalancò la bocca dalla sorpresa e fissò Hermione. Lei guardò fermamente da un’altra parte, mordendosi il labbro nervosamente e rigirandosi le mani in grembo.

“Cosa?”

“Mi hai sentito,” disse Ron. “La profezia. Ricordi? Quella che dice che tu potresti tirare le cuoia! Ti è solo sfuggita di mente, non è vero?”

“Beh…io…” Harry deglutì. “Non è mai – non ne ho avuto l’occasione. Comunque…” continuò fiaccamente. “Questo non è argomento di cui dobbiamo discutere.”

“Oh, io penso che sia esattamente l’argomento di cui dobbiamo discutere,” disse Ron con fermezza. “Penso che questo sia esattamente ciò che c’è di sbagliato qui.”

“Cosa?” domandò Harry. “Da quando questo – i miei affari personali – sono diventati il problema fra me e te?”

“Quando tu hai deciso che la mia fiducia non significava niente per te!” Ron urlò.

“Questo non è vero!” gridò Harry. “Significa – significa – che non ho voluto parlare del fatto che potrei morire! Che combattere Voldemort potrebbe essere l’ultima cosa che farò mai! Mi dispiace di non essermela sentita di discuterne! Mi dispiace che questo abbia ferito i tuoi sentimenti!”

“Basta!” Hermione si intromise con voce stridula. “Siete entrambi ridicoli! Solo–piantatela–di–urlare! Sveglierete l’intera casa!”

Harry strinse i denti, con gli occhi che non lasciavano il viso di Ron. L’altro lo fissava di rimando, inspirando numerose volte nel tentativo di calmarsi.

“Allora è vero?” riuscì a dire. “La profezia? Tu potresti…tu e Tu–Sai–Chi dovete – “

“Ucciderci a vicenda?” propose Harry. “Già, è vero.”

“Oh,” disse Ron, diventando ancora più pallido. “Miseriaccia.”

“Già.”

Harry sostenne lo sguardo di Ron per un attimo ancora.

“Hermione, posso avere una parola con te in privato?”

Lei saltò su, versando il caffè sul tavolo. “Ma certo,” disse, la voce eccessivamente brillante.

Ignorando Ron, Harry fece strada fuori dalla cucina ed Hermione lo seguì. Fuori nell’atrio, contò silenziosamente fino a dieci prima di voltarsi per fronteggiarla.

Lei lo fissò spavaldamente, a labbra strette. “Ho fatto la cosa giusta,” disse, prima che lui aprisse bocca.

“Non era una decisione che spettava a te,” disse lui, cercando di tenere la voce bassa. “Questa non era – non avevi nessun diritto di dirlo a Ron.”

Lei ridusse gli occhi a fessure.”Qualcuno doveva dirglielo, Harry! Tu chiaramente non lo avresti mai fatto! Vi conosco meglio di chiunque altro – lui vuole aiutarti, Harry.”

“Ha un buffo modo di darlo a vedere.”

Gli occhi di Hermione lampeggiarono. “Lui ha un buffo modo di darlo a vedere? Tu sei proprio stato la quintessenza della comprensione e compassione! Lui ha appena scoperto che il suo miglior amico potrebbe morire, penso che stia prendendo le cose abbastanza bene, considerato tutto!”

“Continui a non averglielo dovuto dire,” disse lui. “Mi fidavo di te per questo.”

“Allora fidati!” disse lei, gli occhi che iniziavano a riempirsi di lacrime mentre diventava più disperata. “Lui doveva sapere. Non è stupido, sentiva che stava succedendo qualcosa. Non lo vedi? Tu hai bisogno di entrambi, hai bisogno – “

“Non dirmi quello di cui ho bisogno!” si infiammò, prima di abbassare la voce. “Tu non sai tutto su di me, Hermione.”

Lei lo derise. “So abbastanza.”

Harry non seppe tirar fuori una replica appropriata, perciò si girò, sentendo come se tutto quello fosse troppo da sopportare in una mattinata. Hermione gli si avvicinò, ma senza toccarlo. Lui fu grato che non l’avesse fatto, provando ancora abbastanza risentimento verso di lei.

“Noi ti porteremo al di là di tutto questo, Harry.” Sussurrò. “Non lo capisci? Lui può essere ferito, può essere furioso, può persino odiarti un po’…ma farebbe di tutto per te. Entrambi lo faremmo.”

Harry evitò con molta cura di guardarla. Lei sospirò e toccò la sua mano con leggerezza.

“Harry?” lo incitò.

Alla fine, lui annuì. “Già, lo so.”

Poté vedere il piccolo sorriso di lei con la coda dell’occhio.

“Andrà…” esitò. “Noi andremo bene.”

Harry sapeva che stava mentendo – niente avrebbe potuto tornare apposto. Non c’era modo di sapere quanto tempo era stato lasciato loro. Non c’era modo di sapere se sarebbe riuscito a sconfiggere Voldemort, se sarebbe mai riuscito a trovare quel potere in sé.

Ma lei credeva in ogni parola che diceva.

E lui credeva in lei.

Girò gli occhi verso di lei, sentendo per la prima volta una sorta di calma sbocciare dentro di sè.

Questo era ciò per cui doveva vincere. Per lei, per loro, per Ron.

Perché le cose fra loro potessero tornare a posto.

Lei sospirò un po’ in sollievo quando lui la guardò. Alzandosi in punta dei piedi, sfiorò con le proprie labbra quelle di lui in un bacio veloce.

“Sono in cucina,” disse. “Quando sei pronto…sai dove trovarci.”

Harry le fece un sorriso forzato e la guardò allontanarsi da sé.

E, dopo aver aspettato un momento, la seguì.     

Fine

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Cap. 6

I am fairly agile

I can bend and not break

Or I can break and take it with a smile

And I am so resilient

I recover quickly

I'll convince you soon that I am fine

-Bend and Not Break, Dashboard Confessional

**

Her hands are still bleeding.

She should be tending to them—water—disinfectant—a band-aid.

She doesn't want Harry to see her like this.

She knows what it'll do to him.

/Best friends, Ron? Is that what we are?/

Downstairs things are falling apart and she can't do anything to stop it.

Hermione Granger—insufferable know-it-all—the girl who was always right—has no answer for this.

No way to fix what is happening to them.

/You betrayed me. You snuck around behind my back. You've spent a month lying to me./

It was never supposed to come to this.

She was never supposed to fall in love with one of them.

She was never supposed to fall in love with either of them.

But especially not one.

Not one of them.

/ What the fuck happened to us, Harry?/

She stares down at her bleeding hands while the rational part of her mind screams at her.

Guilt.

This is what she's feeling—guilt, so much guilt. Guilt is what's keeping her hidden in her room, her hands throbbing from the cut glass.

You're punishing yourself.

That's not healthy.

Not that anything she's been doing lately is healthy.

Sneaking around… lying to your best friend… and secretly thrilled about having Harry all to yourself…

It shouldn't have come to this.

Never this.

She shouldn't have let it.

Because she knew this is where it would inevitably end up. Knew it when Harry first kissed her up on the rooftop of Grimmauld Place. Knew it when they made the decision to deliberately lie to Ron.

To spare his feelings.

She almost laughs.

The house is suddenly quiet and Hermione feels her heart begin to speed up.

What now?

She almost wishes that Harry and Ron are still yelling at each other because then she can at least know what's happening.

She hates the silence.

The silence of Grimmauld Place is oppressive. It's everywhere. It leaks out from every corner and crack in the house until she wants to scream to make it end.

But it's the creaks that are the worse. The way the house cracks and moans. She doesn't know if it's Buckbeak or someone moving around upstairs or if it's just Kreacher.

Maybe it's just Grimmauld Place itself.

Almost in answer to her thoughts, the floor gives a low creak. But this one is recognizable—comforting.

She looks up and there he is—there's Harry, staring at her from the doorway to her room. For a long time he says nothing, just stares at her, the intensity in his gaze causing her heart to beat faster.

“Hey,” he finally says softly. “Can I… can I come in?”

She nods and he enters her room, his face carefully blank.

He's gotten better at hiding his emotions, Hermione realizes with a start.

It disturbs her because he was always the one person she knew. Harry always let his emotions run across his face, and no one had been better than her at reading them.

She remembers the way he stared at Ron down in the kitchen. The way his eyes had betrayed his barely controlled violence.

And it was Ron.

Harry's best friend Ron.

Her best friend Ron.

She can't bear the thought that Harry might look at her like that one day.

Losing Sirius changed him, she thinks.

No, that prophecy changed him.

She can still hear him telling her about the prophecy, she can still feel the walls of the bathroom as they seemed to close in around them, and she remembers the way their harsh breathing had echoed through the room.

/It won't be you. I won't let it be you./

But she can't help but wonder what Harry will have to become in order to win that battle.

She's seen flashes of it—flashes of that Harry—the Harry that has power in him. The power he needs to kill Voldemort—to win when no else had been able to.

She wants so badly to hang on and bring him somewhere else—away from it—away from all of it. She wants to hide him away and keep him from ever fighting Voldemort because she's so terrified of what that prophecy might mean for him.

“Hermione?”

She blinks at him, having almost forgotten that he's there. He's still staring at her with the same intensity in his eyes and she still can't read him.

“Hermione…” he says again, swallowing deeply. His face changes and she sees that he's… concerned.

For her.

“Hermione, your hands,” he says roughly, reaching for her. She flinches and pulls away. Harry draws back and shoves his hands in his pockets. “We have to… you should get those cleaned up.”

“Why does the house creak so much?”

Hermione's stunned to hear her own voice. She hadn't really meant to ask the question and she can tell that she's surprised Harry. He stares at her, mouth hanging partially open in confusion.

That's it, she thinks. I've gone mad.

“The house,” Hermione finds herself saying again—though she really doesn't comprehend why. “It's always… creaking. I don't… it bothers me.”

Harry shuts his mouth and thinks, his expression carefully neutral. “Well,” he finally says. “It's an old house… it's probably just settling. You shouldn't let it bother you.”

She nods gratefully, somehow reassured by his explanation. Maybe because it's Harry and Harry always makes her feel safe, makes her feel like he'd do anything to protect her.

Harry reaches out to take her hands and, this time, she lets him. He runs his thumb gently over the back of her hand before studying the small bleeding cuts the glass has left behind on her palms. His eyes darken at the sight of her blood and she feels something inside of her clench.

Should've cleaned up before he got here, should've taken care of myself, should've been Hermione Granger—the rational girl who always has an answer.

“C'mon,” he whispers. “Let's get these cleaned up.”

Once again she nods, allowing him to lead her to the bathroom. This is where we were when he told me about the prophecy, she thinks, looking around her. It's not a setting one would normally think of for a life-changing confession.

Harry closes the toilet lid and sits her down. She can hear him shuffling about, the water running, and she smiles to herself thinking about she'd taken care of him after he'd thrown up…

He comes back around, carrying a white towel in his hands. Obediently she holds out her palms while Harry cleans her wounds, the cloth warm and damp against her skin.

“Stupid thing for you to have done,” he says, pressing the towel to her hands and turning his eyes up to meet her. “If I hadn't—”

“I know.”

“You should be more careful,” Harry says gruffly, taking the towel away—now stained red—and coming back with band-aids.

Hermione remembers the way that Ron had turned to her in the kitchen. She remembers how fierce his eyes had been, the pain and betrayal lined into his face.

/Have you fucked him yet?/

My fault, she thinks, with a small shiver. This is all my fault…

She feels something inside her break and despair floods her body. This is what they've become. Her, Harry, and Ron… this can't be possible… not after everything they've been through together…

She feels a tear slide down her cheek and she tries so hard to stop herself, she doesn't want Harry to see, doesn't want him to know, doesn't want to worry him—make things worse. Another slides past her nose, lingering on the corner of her mouth until she can almost taste the salt. A lump gathers in her throat and she struggles to swallow past it, refusing to give into the urge to sob.

“Hermione?”

She shakes her head valiantly, still trying to force back her tears, but they're coming in rapid succession now. She doesn't look at Harry, but she can feel how tense he is.

“Hermione…” he trails off helplessly. “Hermione… what's…”

She shakes her head again and a loud sob tears its way out of her throat. She sneaks a glance at Harry, who looks half anguished and half terrified at her tears. It makes her feel guilty because she knows how much he hates it when girls cry.

She wishes that she could talk and reassure him, but only more tears come. She can't stop herself—and that scares her more than anything.

Harry's look of mingled fear and confusion quickly changes to worry. “Hermione, talk to me,” he pleads and Hermione hears that his voice is shaking. He brushes a trembling hand over her cheek, brushing away her tears with his thumb. “Please… tell me what's wrong…”

She bows her head, biting her lip. She can't talk to him—even if she wanted to. She doesn't know how to explain where this is coming from. These feelings are bursting out from her and she can't do anything but let them.

Harry shifts uncomfortably, looking awkward and out of place. “Hermione, please… tell me what to do…”

“Can't,” she whispers, throat dry and scratchy. She wants to tell him that she's sorry—so very sorry—but she doesn't know how. She suddenly wants nothing more than to be at home in bed, curled up and gripping an old stuffed animal.

A moment of indecision before Harry hesitantly puts his arms around her. She lets him, leaning her head on his shoulder, even as her tears continue to cascade down her face. Her throat hitches and Harry's arms suddenly strengthen around her, holding her tightly and rocking her. He's whispering things to her—she doesn't know what, but it doesn't matter. He's there—he's strong and he's safe and she lets go.

Slowly she begins to calm, her loud sobs changing to small sniffs. Harry keeps rocking her and whispering to her and Hermione shuts her eyes tightly. She has a sudden flash of Harry after his kiss with Cho in the Room of Requirement. His lost look, his confusion, his inability to understand his feelings and hormones. Most of all, she remembers his embarrassed omission that he'd sort of patted her on the back a bit.

And here he is now, comforting her like it's the most natural thing in the world. She doesn't know how to react to that—not least of all because it's usually her that's comforting him.

She's gotten his sleeve all wet where she's cried and neither of them care. She holds him almost as tightly as he's holding her, drawing in a shaky breath. She's filled with a need to never let go. She wants to hold him forever, right this way, where they're both safe and nothing can touch them.

“Hermione…” his voice is nothing but a whisper. “Hermione, are you…”

“I'm fine,” she says softly and pulls away. She knows she must look a fright, her eyes swollen and red, her hair mused and her face pale. Harry studies her with some of his earlier intensity and she feels her heart rate go up a notch.

“Tell me what's wrong.”

His voice is gentle, but it's a command and she suddenly realizes what this must be doing to him. He's only just come back from facing Ron and now, here she is, crying her eyes out in the bathroom without any kind of an explanation.

“I don't know,” she whispers, her voice still strained. “I'm sorry—I don't… I don't know what came over me.”

Harry's expression doesn't change and Hermione's suddenly struck by just how pale he is. His gaze is steady but she can see how tired he is. There are deep circles under his eyes and she suddenly finds herself wondering how much sleep he's been getting recently. She traces her fingers along his cheek and his eyes flutter closed. His hand comes up to envelope her fingers, squeezing gently before letting go.

Her heart constricts with so much mingled love and pain. Looking at him like this and she knows that she'd do anything for him.

But she feels the burden of responsibility on her shoulders. With Sirius gone and his fight with Ron, she feels like she's the only thing he has left. With the prophecy and the war and the impending fight with Voldemort, she doesn't know if she's strong enough to be the only thing he has.

She looks at his pale face and tired eyes and feels desperation claw up in her. “You must fix things with Ron.”

His eyes fly open, surprised, before he quickly masks his feelings. “What?”

“You need him!” she says insistently. “You two—you're both being stubborn—you're being silly—I know that you miss each other!”

He pulls away from her and she feels the loss inside her. She's left sitting on the toilet seat as Harry paces restlessly in front of her.

“It's over,” he says flatly. “Ron and I—it's over.”

“It's not—”

“Yes, it is!” he yells, stopping his pacing.

Hermione feels a lump gather in her throat and her eyes fill with tears again. Hurriedly, she looks away from him. “I just think…” she says shakily, willing for her voice to stay calm. “He was your first friend—your longest friend. I… don't think it's worth giving up.”

“It's over,” he says again—firmly. “We can't go back now, Hermione.”

She hears the tiniest bit of regret in his voice and it fills her with hope. She looks back up at him. He's staring off into space, almost like he's forgotten she's still there. He blinks, focusing his eyes on her again.

“Oh,” he says, in a defeated tone of voice. “I made you cry again, didn't I?”

“It's alright,” she says faintly, giving a watery smile.

“No—it's not… it's….” Harry stops, looking caught. “You know what? Let's get some sleep. We'll talk in the morning.”

She nods—a little reluctantly. She doesn't want to be alone.

He takes her hand, leading her out of the bathroom. They pass the bedroom he shares with Ron without comment and make their way to her room. Hermione shoots him a look, his attentions suddenly becoming clear.

“Harry—” she says haltingly. “Maybe this isn't—”

“Look,” he says, cutting her off. “I figure that we both need to rest. And we'll do that better together.” He gives her a ghost of a smile. “You just have to promise me that you'll keep your hands to yourself, Granger.”

Her jaw drops, unable to reconcile the fact that Harry—her Harry—has just made a joke.

“Oh, c'mon,” he says weakly. “Don't look at me like that. I'm a handsome bloke. It could happen.”

She snorts, succeeding in making him look slightly offended. In a moment, he's replaced his hurt look with a small smile—a sad smile, but still a smile. She feels herself smiling back, hesitantly, as if her mouth isn't accustomed to the movement.

“Alright,” she concedes “I suppose… I suppose… I can keep my hands to myself.”

Harry gives her a real smile then and she's struck by how much younger it makes him look. It makes him look like a boy again—the boy she remembers seeing on the Hogwarts' Express for the first time all those years ago. The boy with broken glasses and wide eyes and a nervous expression.

****

Neither of them have slept.

Not that it's stopped them from pretending

She stares up at the ceiling, willing her mind to relax, to stop thinking, to stop replaying the events of earlier that evening.

It's a lost cause.

“Harry?” she whispers.

For a moment, she's afraid that he's not going to answer her—or that he really has fallen asleep.

“Yeah?” she finally hears.

She shifts slightly, rolling over on her side so that she can see his face. He's not wearing his glasses and she's surprised at how different it makes him look. More… vulnerable, somehow.

“You know… all that stuff Ron said… you know it's rubbish, right?”

“Which part?” he asks heavily.

“You know which part.”

“There were a lot of things Ron said.”

Some part of her realizes that he's making it difficult for her on purpose, but she plunges on anyway.

“The part where he said that I'd made a mistake—that choosing you was a mistake.” Her voice is shaking. “You know that's rubbish, right? Right, Harry?”

It's a long time before he answers. “Yeah.”

She wishes that it's brighter in the room so she can see his face. She wants so badly to look at him and be able to read his emotions—like she's always been able to do.

“You don't sound very convinced.”

He sighs. “I'm convinced.”

“Now you're just saying that to placate me.”

Harry doesn't make any reply. He stares up at the ceiling and she finds herself wishing that he would turn towards her.

“What are you thinking about?” she asks.

“The fact that I'm lying in bed with my girlfriend. And we're both fully clothed.”

She gapes at him in surprise—not sure if that's what he'd really been thinking about, or if he'd just said it to change the subject.

“Girlfriend?” she finally repeats. “I'm your… girlfriend?”

“Well—yeah,” he says, somewhat bewildered. “I mean, I sort of assumed so. Unless we're doing this whole thing terribly wrong.”

“Oh, of course,” she says hurriedly. “I just wasn't aware that we were putting a label on it, that's all.”

“Maybe it's best if we don't,” he says softly.

Her head snaps up and she's so desperate for him to look at her—she needs to see his eyes.

“What do you mean?”

“Maybe it's best if we don't show the world what we have,” he says.

“Oh,” she says blankly. Her hands begin to quiver and she has to look away from him. She stares at the sheet covering the bed. Lilac—she's always liked lilac.

“I just…” his voice is quiet and oddly strained. “There's no reason why we have to make you an even bigger target than you already are. The last thing I want to do is make it bloody clear to the world who the most important person in Harry Potter's life is.”

She stares down at the sheets—lilac sheets—that smell fresh and clean. She always loved going to bed after her sheets were straight out of the laundry and still held a tinge of the detergent her mother used on them.

“Harry, please… just tell me what you mean.”

“I'm saying,” he says, voice controlled. “That it's not going to be easy. That it's not going to be strolling through the streets of Hogsmeade and dates at Madame Puddifoot's. That no one can know about us. That there will be no balls for us or kisses in the common room. That's what I'm saying. ”

“You're serious, aren't you?” she whispers in disbelief.

When she doesn't get an answer, she makes a small sound of disgust and rolls over onto the opposite side.

Ridiculous thing to be telling her.

She can't shake the feeling that he's trying to test her—as if pushing to see how far she'd go for him.

And she's tired of playing that game.

“Hermione…” he sounds frustrated and she can hear him shifting around. “For Merlin's sakes, what's going on with you?”

“Go to sleep,” she says coolly. “It's late.”

“No, I will not `go to sleep,' Hermione. You're obviously in a right state over something. Look, if this is about—”

“You don't get it, do you?” she interrupts, sitting up. “It's not about what you said, but why you were saying it.”

“The hell are you talking about?” he demands, reaching for his glasses. “You're reading too much into this.”

Furious, she throws back the blankets and climbs out of bed. She whirls around so she can see him—finally see him. She's pleased to see that she has his full attention.

“You have all of me,” she says slowly. “Do you understand that? All of me. I don't know many different ways I can say that—how many different ways I can show you that. I don't care about Hogsmeade dates or kisses in the rain. But I sometimes think that you wished I did. I sometimes think that you wished I thought you were a mistake—or that I chose Ron, instead. Would that make you happy? Would that make you happy, Harry?”

He pulls his knees to his chest and for a moment he looks lost and confused. “No…” he says with difficulty. “That wouldn't… I couldn't think of anything that could make me less happy.”

She feels the fight go out of her and she suddenly feels exhausted. “Well—good.”

“But Ron was right, Hermione,” he whispers. “I'm scared out of my mind. Scared that you might resent me one day. Scared that I'll lose you the way I lost Sirius.”

She swallows past a lump in her throat. Carefully, she sits down at the edge of the bed, beginning to feel as though he's finally letting her in.

“But…” she says, voice strained. “You know I'd do anything for you, right?”

Slowly, he nods. “And that's scary enough on its own.”

“Oh, Harry,” she sighs. “You have enough in your life to fight without having to fight me—us—as well.”

He cracks a small smile. “That's true.”

“And, no,” she continues, making her voice light. “The things to fight don't include Ron.”

“Don't think I really have a choice on that one,” he mumbles.

“Oh, there's always a choice. It's just trying to decide what that choice is.”

“Dunno about that,” he says, averting his eyes. “Seems like my destiny has been planned out since the day I was born. Don't s'pose I have much choice when it comes to Voldemort.”

“Of course you do,” she says gently, sliding in next to him again. He looks grateful and she reaches for his hand. Their fingers entwine together and she can see some of the tension go out of his shoulders. “All the prophecy did was tell you that you can defeat him. Now it's up to you to decide what to do about it.”

He blinks a few times. “Well—I don't really fancy losing.”

She feels that same protective instinct rise up in her again—the same feeling she felt when he first told her about the prophecy. The determination to do anything to help him win—to be by his side up until the very last moments.

Harry simply cannot lose to Voldemort. Anything else is unacceptable.

So she smiles at him warmly and squeezes his hand, hoping to convey her feelings.

”Then we're on the same page.”

He smiles. “As usual.”

“As usual.”

***

When she wakes up, it's still dark. She can tell without looking at the clock that it's early morning.

She's always had a good sense of time. She's needed it to get by through the years—managing homework assignments and Quidditch games and classes and time turner's and… Harry.

Harry who has an arm thrown across her torso and his head buried in her shoulder.

Fantastic job at keeping his hands to himself.

But she feels pleasantly warm and safe. She's reluctant to move, but she knows she'll never fall back asleep now.

She's never been able to sleep in. Her mother always said it was because she was far too stressed.

`That's our little Hermione,' she'd tell people. `Always ready to start the next thing. She's far too busy to sleep.'

She shifts a little, trying to detangle herself from Harry's protective arm. She only succeeds in making him strengthen his hold.

She can't help her small smile. That's her Harry—always protective.

“Harry,” she whispers, brushing her fingers through his hair. “Come on, Harry…”

“Ummph.”

She bites her lip to keep from giggling. “I'm getting up… so I need you to let go of me, alright?”

“Mmph.”

Though he doesn't move, his hold on her loosens and she gently pries herself away from him. She feels an immediate pang at the loss of contact. She glances back at Harry, who's fallen back into a deep sleep.

She watches him for a moment, glad of it. Harry rarely sleeps well.

The early morning air is cool and she shivers before wrapping herself up in a bathrobe. Rubbing her arms, she walks briskly through Grimmauld Place's empty halls.

With the sun just beginning to rise, the little light streaming in casts an eerie glow on the house. She resists the urge she feels to glance behind her, hating the fact that merely walking through the house makes her nervous.

This is the safest house in Britain.

The floorboards give a small creek under her feat and she immediately flinches, finding herself wishing for Harry.

Let him sleep.

Summing up her courage, she breezes into the kitchen before stopping dead in her tracks.

Ron.

She sucks in a breath, caught off guard, before slowly releasing it. He's sleeping, his body hunched over in one of chairs, his head resting on his folded arms on the table.

She glances around the kitchen, chewing her lip. Making a decision, she heads for the coffee part and busily sets to making herself coffee.

She spies the broken glass from earlier brushed into a pile in the corner. The blood—her blood—is gone. She's momentarily thankful—she doesn't want anyone else (besides the three of them)—to know what happened.

Coffee finished, she pours two mugs and calmly sits herself down at the table across from Ron.

Unsure of where to go next, she studies him for a moment. He's snoring loudly and she finds the noise somewhat soothing.

It's better than the quiet.

With a sigh, she reaches over and pinches the skin on his upper-arm.

He wakes with a yelp, banging the table in the process. The coffee sloshes over the sides of the mugs.

Hermione passes him one. “Good-morning,” she says serenely.

Ron blinks sleep out his eyes, face going from bewilderment, to confusion, to panic, before settling on slight fear.

“Her—Hermione…” he winces and rubs his arm. “Bloody hell, what are you doing?”

“Drinking my coffee,” she says, gesturing to her mug. “And I was hoping that… we could talk.”

His eyes narrow and he glances down at his coffee mug suspiciously. “I hate coffee.”

“I know.”

“I prefer tea.”

“I know.” She shrugs and takes a sip of her coffee—black coffee—she's always liked black coffee. “I made coffee.”

“Err…alright…” he says, looking at the mug disdainfully.

Silence descends on them and Hermione drinks her coffee as a way of distracting herself from the tension.

Ron gets up and adds enough milk and sugar to his coffee to make her wince. Afterwards, he stirs it without taking a sip.

She's already growing irritated by it.

She feels relief—if Ron can still annoy her then, then there's hope. Hope for them.

“Hermione?”

She looks up at him, startled that he's the one that spoke first.

“I'm—I'm sorry for how I spoke to you last night.”

/Have you fucked him yet?/

She looks at him and sees that it's true. He's not sorry for confronting her, but he regrets his words.

“That's… alright,” she says.

“Good.”

His eyes are worn and tired. His freckles stand out on a pale face—this isn't any easier for him than it is for Harry and her.

Maybe harder.

At least she and Harry have each other.

She can't quite contain a small pang of victory—though she's disgusted with herself for it.

Harry chose her.

She understands this is something they can never discuss—never even acknowledge. But it's something she and Ron have always been aware of—just there, hovering in the back of their minds.

Who the real best friend is.

She looks at Ron—Ron, pale and freckly and tired—and she can suddenly feel for him. She looks at him and sees all the things he lost when he confronted them.

“Things'll never be the same again, will they?” he says quietly, staring into his coffee mug. “We'll never… they changed forever last night.”

He no longer sounds angry, only empty and defeated.

He's given in.

“No, Ron, they'll never be the same again.” She feels a loss—a loss of what they had (the Golden Trio of Hogwarts, inseparable). “But maybe… I know we don't have a right to it, but I hope that one day… you might forgive us.”

“Yeah, maybe,” he mumbles. “Harry doesn't want it, though.”

“What do you mean?”

“I mean, Harry's not interested in… Harry doesn't give a fuck about whether or not I forgive him.”

“That's not true.”

He snorts. “Yes, it bloody well is. You saw it. He's… he's changed, Hermione.”

She looks down. “I know.”

“I don't… I don't really know what to make of it.”

Harry—the one subject they'd almost always been able to discuss without sniping at each other.

But now… even that seems fake.

“You lied to me,” Ron whispers. “Why?”

Because they didn't want to hurt him.

Because they didn't think the time was right.

Because they liked it—having their secret.

“I don't know, Ron,” she says. “I thought I knew but… I don't know anymore.”

“Do you love him?”

She shuts her eyes and nods.

“You're too young to understand what love is,” he says and he sounds disgusted. “You're sixteen.”

“Don't do this.”

“You can't understand love,” he continues. “You—you have no idea what love is.”

“And would it make things easier for you if you believed that? Would it make it easier for you to hate us?”

“Fuck, Hermione. I don't need that to hate you two.”

“You don't mean that.”

“I bloody well do!” he says. “I'm tired of… of being in the background, of having you two outshine me, of—of losing to Harry! It wasn't supposed to be this way!”

“How was it supposed to be, Ron?” she whispers, watching him in concentration.

He's beginning to get frustrated—as he so often does with her. But (for once) she's not interested in a fight. For once she's understanding him—these are things that Ron's been hiding (from them) for years.

“You, us… it—it wasn't supposed to be Harry. He doesn't need…”

“What, Ron?” she prods gently.

“You,” he finally manages, sounding defeated. “Not like… not like…”

“The way you were supposed to need me?”

Miserably, Ron nods and stares down at his hands.

“Ron… you don't honestly expect me to be with someone so they can feel better about themselves, do you?” she sighs. “Stuff like this… it's not about self-image. I'm not here so you can feel better about yourself.”

“I know,” he says meekly, still staring down at his hands.

She nods because she can see that he does know.

“I never even liked you all that much, anyway,” he mumbles. “At least, not like that.”

“I know.”

“It wasn't even about you, not really. It was about…”

“Harry.”

Ron bows his head.

“He needs you, you know. Ron… you must understand. He doesn't even know that he—”

“Harry,” Ron cuts in. “Lied to me for a month, Hermione. He has no respect for me. And I'm tired of standing in his shadow, alright? Whatever we were—whatever the three of us were—that's over.”

Hermione studies him for a moment—the anger, the resentment, the jealousy. And she makes a split decision.

I'm sorry, Harry.

“He might die.”

Ron's head snaps up. “What?”

“Harry,” she says. “He's—he might not have that much time left, Ron.”

He's staring at her and she can see his throat working furiously. “Well—yeah. I mean, he has an insane, psychopath after—”

“No, Ron. Listen to me, will you?” She takes a deep breath. “It was in that prophecy from the Department of Mysteries. Harry has to kill Voldemort—he has to. Because neither of them can live while the other survives.”

Ron's breathing is laboured. “How do you know this?” he whispers harshly. “This isn't something you can… the prophecy was destroyed, Hermione!”

“Harry told me,” she says calmly. “Dumbledore told him what was in it.”

He's even paler before and she can slowly see him crumbling—the anger, the bitterness—it's leaving him and he slumps, exhausted.

“We're all he has, Ron.” She speaks clearly, her voice ringing through the kitchen. “We're all he has. Don't you see that? Be angry with us for what we did to you, but don't, don't for one second, don't you dare be jealous of him.”

He looks at her—eyes exhausted. “He has to kill… Vo-You-Know-Who… or—or You-Know-Who will kill him? That's it? That's… that's the only possible outcome?”

She nods. “That's it. He's your best friend, Ron. And it's up to you to decide whether or not you'll hate him when—when Harry and Voldemort finally face each other.”

For a moment, Ron almost looks like he's going to cry, but he pulls himself together at the last second and rests his forehead on the palm of his hand, looking defeated.

Hermione gets up from the table and goes to pour herself a second cup of coffee, giving him his moment.

A moment that could decide the fate of their friendship.

**

It was the dreams that woke him—as it so often was.

Harry opened his eyes, heart pounding and hands shaking. He squinted into the dusty light of the bedroom, the sun shining brightly in through the windows.

He lay still for a moment, feeling the last vestiges of the nightmare cling to him. He couldn't remember what it had been about, but he'd been awoken in such a similar manner enough times to know that it had been a bad one.

He crawled out of bed, squinting at the sun pouring in through the window.

Honestly, Harry, how many times do I have to explain? If you shut the blinds, you miss the best part of the morning!

Shaking Hermione's voice out of his thoughts, Harry wandered aimlessly about her room, trying to calm the wild panic he'd felt upon waking from the dream. He caught sight of himself in the mirror overhanging the dresser and paused.

He still looked the same.

Granted, his hair was messier than usual, his clothes were rumpled, and his eyes were blurry from having just woken up, but there was little else that differed from the reflection he normally saw.

Sometimes it shocked him just how normal he did look.

Ever since Dumbledore had read him that prophecy, he kept expecting something different when he looked in the mirror.

Some sign… some indication that he did have the power to defeat Voldemort and it wasn't just Dumbledore making a mistake…

But he was still the same.

Just Harry Potter.

Just Harry Potter who had the power to defeat Lord Voldemort.

He shifted his eyes from the mirror, eyes landing on the surface of the bureau. On it he could see little bits of things that were so Hermione. A S.P.E.W. badge. A clipping from the Daily Prophet. A photo of her parents. A hair tie. A small sheet of paper covered with her hastily scribbled handwriting. It was organized enough that it didn't feel cluttered, but it suggested a harried sort of haste that he associated with Hermione.

He fingered the S.P.E.W. badge and it suddenly occurred to him just how much potential Hermione had to be anything.

And here he was, taking up most of her time and energy, forcing her to hide away in a house that belonged to a dead man, and risking her life in his fight against Voldemort.

This wasn't how anyone deserved to spend their summer.

Hermione should have been with her family, she should have been spending her days reading and… being brilliant.

/They'll kill her like they killed Sirius. Just because you care./

Harry turned away from the mirror, feeling sick.

It all rose in him then… his confusion over his destiny, his friendship with Ron, his desire to protect Hermione and his worry—his constant worry—he was going to lose her.

Just like Sirius.

And yet, he couldn't let her go. He couldn't about her with anyone else (least of all Ron).

She made a choice, Harry reminded himself, raising his eyes to the mirror again. His pale face stared back at him

She made a choice.

**

Harry changed and brushed his teeth and, stomach rumbling, made his way down to the kitchen.

He stopped in the doorway, surprised to see Ron and Hermione sitting at the kitchen table. For a moment, he could only stare—overcome with a feeling of nostalgia.

Things used to be simpler.

They weren't saying anything to each other. Ron was staring in avid concentration into his coffee mug as he stirred it. Hermione was flipping through the day's issue of the Daily Prophet.

They were both sitting stiffly in their seats and it was clear—to him, at least—that things were far from comfortable.

But they were sitting together.

He took a deep breath and entered the kitchen. Silently, he sat in the empty seat between them.

For a long moment, none of them said anything.

Hermione flipped another page in the Daily Prophet and Ron mechanically stirred his coffee. Neither of the seemed particularly startled to find him there.

“Morning, Harry,” Ron finally mumbled, not looking up from his coffee.

“Good morning,” Hermione echoed, still engrossed in her paper.

Harry looked back and forth between them. “Err… hi.”

Ron pushed his coffee mug away from him, looking disgusted. “It's gone cold.”

“Well, that's because you didn't bother drinking any of it,” Hermione said huffily.

“I told you, I don't like coffee.”

Hermione sniffed and folded the paper down in front of her. “Fudge is announcing his official `resignation.' Fired—most likely.”

“Yeah?” Harry said, not finding it within himself to care all that much. Fudge and the Ministry seemed part of a life that was terribly far away.

Ron shook his head. “Moron.”

Hermione gave a hesitant smile and the three lapsed into silence. With the harsh light of day surrounding them, Harry had trouble remembering the angry scene that had taken place in the very same kitchen only hours earlier.

But their secret was out. Ron knew. And that changed everything.

“Well—” Ron finally said. “It's a good thing this isn't awkward.”

“Ron—”

“Don't `shush' me, Hermione,” he snapped. “We all know that we're walking on eggshells here.”

“Well, what do you expect? We've… we just need time.”

“I'm not sure that's going to do it, Hermione,” Harry said quietly, eyes on Ron.

Ron met his gaze. “Funny that you should say so.”

“And what's that supposed to mean?”

“Oh, I don't know!” Ron said. “Maybe that you don't tell me anything? That my friendship is just one—big—lie!”

Harry looked away. “That's not true,” he said. “You—you're not… things weren't supposed to come to this, Ron. Honest.”

“Why didn't you tell me about the prophecy?” he asked flatly.

Harry gaped in surprise and glanced at Hermione. She steadfastly looked away, biting her lip nervously and twisting her hands in her lap.

“What?”

“You heard me,” Ron said. “The prophecy. Remember? The one that says you might kick the bucket! Just slipped your mind, did it?”

“Well… I…” Harry swallowed. “It didn't—it never came up. Besides…” he continued weakly. “That's not what's up for discussion.”

“Oh, I think that's exactly what's up for discussion,” Ron said steadily. “I think that's exactly what's wrong here.”

“What?” Harry demanded. “When did this—my personal business—become about you and me?”

“When you decided my trust meant nothing to you!” Ron hollered.

“That's not true!” Harry shouted. “It means—it means—that I didn't want to talk about the fact that I could die! That fighting Voldemort might be the last thing I ever do! I'm sorry if I didn't feel up to discussing it! I'm sorry if that hurt your feelings!”

“Stop it!” Hermione broke in shrilly. “You're both being ridiculous! Just—stop—yelling! You'll wake up the entire house!”

Harry clenched his jaw, eyes not leaving Ron's face. Ron stared back at him, taking several breaths in an effort to calm himself.

“So it's true then?” Ron finally managed. “The prophecy? You might… you and You-Know-Who have to—”

“Kill each other?” Harry offered. “Yeah, it's true.”

“Oh,” Ron said, going even paler. “Bloody hell.”

“Yeah.”

Harry held Ron's eyes for another moment.

“Hermione, could I have a word with you in private?”

Hermione jumped, sloshing coffee onto the table. “Of course,” she said, voice overly bright.

Ignoring Ron, Harry led the way out of the kitchen and Hermione followed him. Out in the hall, Harry silently counted to ten before whirling around to face her.

She stared defiantly back at him, lips pursed. “I did the right thing,” she said, before he opened his mouth.

“It wasn't your decision to make,” he said, trying to keep his voice down. “That wasn't—you had no right to tell Ron.”

She narrowed her eyes. “Someone had to tell him, Harry! You were clearly never going to do it! I know you two better than anyone—he wants to help you, Harry.”

“He has a funny way of showing it.”

Her eyes flashed. “He has a funny way of showing it? You've just been the epitome of understanding and compassion! He just found out his best mate might die, I think he's taking things rather well, all things considered!”

“It still wasn't yours to tell,” Harry said. “I trusted you with this.”

“Then trust me!” she said, eyes beginning to fill as she became more desperate. “He had to know. He's not stupid, he knew something was going on. Don't you see? You need both of us, you need—”

“Don't tell me what I need!” he burst out, before dropping his voice. “You don't know everything about me, Hermione.”

She scoffed. “I know enough.”

He couldn't come up with an appropriate reply, so he turned away, feeling like it was entirely too much to take in for one morning. Hermione moved closer to him, though she didn't touch him. Harry was glad she didn't, still feeling rather resentful towards her.

“We'll get you through this, Harry,” she whispered. “Don't you understand that? He may be hurt, he may be angry, he may even hate you a little bit… but he'd do anything for you. Both of us would.”

Harry very carefully avoided looking at her. She sighed and touched his hand lightly.

“Harry?” she prodded.

Finally, he nodded. “Yeah, I know.”

He could see her small smile out of the corner of his eye.

“It'll…” she hesitated. “We'll be okay.”

Harry knew she was lying—nothing could be okay. There was no way to know how much longer they had left. There was no way to know if he could defeat Voldemort, if he could ever find that power in himself.

But she believed every word she was saying.

And he believed her.

He turned his eyes on her, feeling for the first time a sort of calm rise in him.

This was why he had to win. For her, for them, for Ron.

So that they could be okay.

She exhaled a little in relief when he looked at her. Standing on her tiptoes, she brushed her lips over his in a quick kiss.

“I'll be in the kitchen,” she said. “When you're ready… you know where to find us.”

Harry gave her a forced smile and watched her walk away from him.

And, after a waiting a moment, he followed her.

The End