La mia solita premessa: Avevo
bisogno di fluff e di una scena semplice e stucchevole… ed eccola qua! Sì, Kurt
e Dave sono al college e vivono insieme e, sì, il
titolo è ispirato alla canzone di Kelly Clarkson. Ringrazio
già chiunque leggerà, recensirà, preferirà e via dicendo. Non ho sottoposto la fic alla mia fidata lettrice di anteprime, perché è misteriosamente
scomparsa, quindi… Non stupitevi se è una scemenza ma, suvvia, è tanto tenera.
Buona
lettura! ;)
Vale
~
Beautiful
disaster
Era una
giornata fin troppo tranquilla per poter essere reale, nonostante fossero
soltanto le due del pomeriggio e, di conseguenza, rimanesse ancora molto tempo
per veder accadere qualcosa di catastrofico. Quell’appartamento non era mai silenzioso
e placido, e quella quiete era decisamente qualcosa da imprimere nella mente. Dave si disse che gli conveniva approfittarne per studiare
o fare qualsiasi altra cosa che richiedesse concentrazione, prima che il suo
coinquilino non iniziasse a fare un casino dopo l’altro e a chiedere il suo aiuto.
Capitava
spesso, ad esempio, che il suddetto ragazzo si accomodasse su una delle
poltrone in salotto a leggere una delle sue riviste sportive preferite. Era in
quei momenti idilliaci che la voce del compagno esplodeva in un ‹‹Dave, verresti a darmi una mano?››.
Era
a dir poco matematico.
Così
il ragazzo aspettò che passassero almeno dieci secondi, per accertarsi del
fatto che quella calma non fosse soltanto un bluff, dopo di che allungò una
mano verso uno scaffale e, proprio quando le sue dita stavano per toccare il
dorso del libro che aveva puntato, accadde.
Un
odore strano riempì tutta la stanza, al che la sua mano si fermò a mezz’aria.
Cercò di capire se stesse provenendo dall’esterno, oppure se gli si stesse
semplicemente incendiando casa. Se il suo olfatto non lo ingannava e se il fumo
che veniva fuori dalla cucina non era un’allucinazione, allora il disastro era giunto.
Fece
il suo ingresso nella stanza, dalla quale ora proveniva una tosse sommessa, e
fu sollevato dal fatto che non ci fosse traccia di fiamme. Aprì la finestra,
per fare entrare un po’ d’aria, e si avvicinò al forno fumante.
‹‹Oh,
no›› mugugnò con delusione il suo coinquilino, che come Dave
notò, stava reggendo un vassoio che conteneva un ammasso di roba annerita.
‹‹Kurt…››
fece l’altro, storcendo la bocca nell’esaminare la causa di quel putiferio, ‹‹Volevi
dare fuoco all’appartamento per caso?›› gli chiese poi, squadrandolo
attentamente in viso per assicurarsi che stesse bene.
Kurt
sbuffò e mise su un broncio, poggiando bruscamente il suo operato sul tavolo
poco distante.
‹‹Divertente…››
borbottò.
Dave gli prese il viso tra le
mani, costringendolo a distogliere lo sguardo da quelli che sembravano dei
biscotti, assolutamente mal riusciti e di una forma fin troppo strana, e si occupò
di rimuovere un po’ di farina che gli aveva imbiancato le gote, fissandolo con
un sorriso che moriva dalla voglia di tramutarsi in risata.
Kurt
era capace di combinare un danno dopo l’altro, quando non c’era lui a supervisionare.
Non era certo il tipo da sporcarsi i vestiti per cucinare, o da rischiare di
scottarsi per cambiare una lampadina. Eppure, ogni volta, Dave
non poteva che intenerirsi ai suoi immancabili tentativi di autosufficienza.
‹‹Allora,
vuoi spiegarmi cos’è questa novità?›› gli domandò dolcemente Dave, passando a pulirgli l’altra guancia e scoprendole
entrambe rosse di vergogna, ‹‹Perché hai tentato di cucinare dei biscotti a
fiamma diretta?››.
Il
broncio di Kurt si acuì maggiormente e quasi Dave
temette che potesse scoppiare a piangere da un momento all’altro.
‹‹Scemo…
Ho solo dimenticato di controllare la cottura›› rispose invece quello,
indignato.
Lo
scherzo sul volto di Dave scomparve e il suo sorriso
si addolcì, mentre si avvicinava a lui per sfioragli le labbra con le sue.
‹‹Che
sei un impiastro lo so›› soffiò il ragazzo più alto, accarezzandogli la guancia
con il pollice, ‹‹Vorrei solo sapere il perché››.
Malgrado
quella frase avesse urtato non poco l’orgoglio di Kurt, la pelle d’oca e la
sensazione che gli provocava la vicinanza di Dave lo
costrinsero a distendere i muscoli del viso, facendo sparire una parte del suo
cruccio, e a rispondere con sincerità e con un certo rammarico: ‹‹Volevo farti
una sorpresa››.
Il
più grande spalancò le palpebre stupito.
‹‹Una
sorpresa?››
‹‹Con
oggi è un anno che dividiamo l’appartamento›› spiegò il ragazzo dagli occhi
chiari, ‹‹Mi sembrava una data importante››.
Ora
che ci pensava, era vero. Era trascorso un anno da quello che era stato il loro
inizio, lontano da Lima, insieme… la loro nuova vita.
‹‹E
volevi farmi dei biscotti?›› domandò Dave, ancora
incredulo.
Kurt
si era cosparso di farina per lui?
‹‹Beh,
sì…›› assentì quello, facendo spallucce e diventando ancora più rosso.
A
quel punto, Dave non resistette più. Lo abbracciò e
lo baciò con fervore, costringendo il più piccolo tra il bordo del tavolo ed il
suo corpo. Gli passò una mano tra i capelli e Kurt stranamente non si lamentò,
anzi, avvolse le braccia attorno al suo busto, assaggiando la sua bocca con
altrettanto impegno.
Rimasero
così per cinque minuti buoni, poi Dave si staccò da
lui per riprendere fiato e gli sussurrò: ‹‹Non sai quanto ti amo››.
Kurt
gli sorrise, felice della reazione che aveva suscitato nel suo ragazzo,
nonostante il suo fallimento, mentre quest’ultimo allungava una mano verso il
vassoio per afferrare un biscotto bruciacchiato e cacciarselo in bocca.
‹‹Mmh, è davvero… pessimo!››
commentò, aggrottando le sopracciglia e prorompendo in una forte risata. Ma
prima che Kurt potesse dirgli quanto quel giudizio risultasse tremendo e
cattivo, Dave tornò a baciarlo e qualsiasi parola avesse
voluto dire, si perse nella dolcezza di quell’istante.
Fine.