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Autore: Eugenie    15/04/2012    2 recensioni
Narcissa Black era rannicchiata sul fondo di un cavernoso, abissale baratro. Senza Lucius, non riusciva più ad esistere. I suoi sforzi per riemergere dalla pozza di fango melmoso in cui era annegata si erano rivelati irrimediabilmente vani; al punto che, ben presto, insieme alla speranza; morirono anche i suoi tentativi di tornare alla ragione. Udiva solo l'eco di un lontano, malinconico canto.
La sorella la fece alzare in piedi tenendola per un braccio; obbligandola a sporgersi, solo per un attimo, fuori dalla vacua nullità che lei, ora, diceva essere il suo tutto.
Narcissa fu talmente orripilata dai vividi ricordi che fecero immediatamente capolino nella sua mente, da costringersi a tornare dove -ne era convinta- le sarebbe stato concesso di rifugiarsi nell'oblio, ancora per un po'. Cadde a terra, inerme.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il Canto di Distruzione di Venere


"Ma chi può osservare la rosa socchiusa senza tentare
di farsene ornamento? Chi può contemplare curioso
il levigato splendore sulle guance della beltà
senza sentire che il cuore non può del tutto invecchiare?"
[Lord Byron - Poesie]


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"Alzati da quel letto, Cissy!" urlò Bellatrix impaziente, gli occhi vitrei fissi sulla sorella. "E, per una volta, fammi il favore di non scoppiare in lacrime." aggiunse, con amarezza.

Narcissa Black era rannicchiata sul fondo di un cavernoso, abissale baratro. Senza Lucius, non riusciva più ad esistere. I suoi sforzi per riemergere dalla pozza di fango melmoso in cui era annegata si erano rivelati irrimediabilmente vani; al punto che, ben presto, insieme alla speranza, morirono anche i suoi tentativi di tornare alla ragione. Udiva solo l'eco di un lontano, malinconico canto. Era una melodia gloriosa, carica del pathos più invadente, che la penetrava nelle corde più profonde dell'anima. La pervadeva appieno, spingendosi persino verso le più recondite regioni del suo essere.

La sorella la fece alzare in piedi tenendola per un braccio; obbligandola a sporgersi, solo per un attimo, fuori dalla vacua nullità che lei, ora, diceva essere il suo tutto.
Narcissa fu talmente orripilata dai vividi ricordi che fecero immediatamente capolino nella sua mente, da costringersi a tornare dove -ne era convinta- le sarebbe stato concesso di rifugiarsi nell'oblio, ancora per un po'. Cadde a terra, inerme.

"Mi disgusta vedere che ti stai distruggendo per quell'uomo!" le sputò addosso Bellatrix. "Un insulso, viscido codardo... ecco cos'è! Non sperimenterà mai la devozione e la fedeltà che mi appartengono, non sarà mai in grado di dimostrare il valore dei propri servigi nei confronti dell'Oscuro Signore... queste sono le verità che vanno ricercate in un compagno, Cissy!"
Bellatrix pronunciava le parole della Follia, un inquietante fulgore ad illuminarle il viso di rinnovata determinazione.

Sentendo quelle parole, Narcissa si riscosse. Non riusciva nemmeno a percepire la sua stessa ira, tuttavia sentì la necessità di replicare all'impudenza della sorella.
Radunò tutte le proprie forze ed emise un flebile sussurro: "Lucius... non... è un codardo. E' riuscito a vedere più in là di te, più di tutti voi. Ha scoperto la realtà di sentimenti ben più nobili, che meritano di essere esaltati, molto più di quanto tu creda."

Bellatrix la guardò per un istante, prima di abbandonare l'espressione vagamente disgustata che era comparsa sul suo volto e scoppiare in una lugubre, ridondante risata.
"Certo, certo! E così, il fiero cavaliere avrebbe spogliato le proprie emozioni di ogni meschinità, per conservare la purezza dell'amore che prova per te? Che ingenua e romantica ragazzina sei, Cissy. E' a dir poco sconfortante scoprire che, per tentare di difenderlo, per dimostrare la rara eccellenza del sentimento che vi lega, ti appigli alle menzogne che lui stesso ha avuto l'ardire di propinarti."
Scosse la testa, la bocca socchiusa in un ghigno che sempre più frequentemente le distorceva i lineamenti, già irreparabilmente alterati.

Narcissa afferrò soltanto alcune delle invettive che Bellatrix le strillava nelle orecchie: significavano, per lei, null'altro se non sconnesse violazioni dell'eccitato fervore passionale che la ancorava al mondo dei vivi.
Rievocare la vicinanza dell'uomo che amava era l'unico atto di immaginazione che si poteva ancora permettere di tentare: un unico, sospeso, immobile fermo immagine... che non passa mai.

  
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