3 – Il re di cuori
Estate 1525
Il
dubbio mi rode l'animo. Da ragazzo la vita ti sembra eterna; i
pericoli non sono altro che sfide sul tuo cammino e momenti di cui
ridere, una volta passati, con gli amici.
Quando
diventi adulto tutto cambia prospettiva.
Ora
so che sono solo un uomo, per quanto unto del Signore e potente sopra
ogni dire; ora so che non sono immortale.
Dopo
la caduta da cavallo di diversi anni fa, la ferita alla gamba non si
è mai richiusa del tutto. Di tanto in tanto torna a farsi sentire,
si infetta in modo sinistro, e i medici non possono fare altro che
provare a ripulirla e pregare. In quei momenti di sofferenza, sospeso
tra la vita e la morte, mi rendo conto di quello che lascerei dietro
di me, se dovessi andarmene adesso.
Non
ho un erede maschio, il cielo ha maledetto il mio matrimonio. Dietro
di me, resterebbe solo una figlia femmina. Il lavoro di mio padre per
pacificare il paese, la sua ferrea volontà di dare vita a una
dinastia forte e duratura, non sarebbero altro che fumo nel vento.
Ho
bisogno di un erede maschio.
Il
mio animo non trova pace. Perché, se sono il prescelto da Dio, non
sono stato benedetto con un bambino? La regina Caterina ha partorito
diverse creature, ma nessuna ha vissuta abbastanza a lungo da potermi
chiamare "padre."
Per
lungo tempo non ho dato peso alla cosa – folle! Folle che ero! -,
ho preferito voltare la testa e dedicarmi alla guerra e all'amore. Ma
oggi la questione non può essere più rimandata.
Ho
bisogno di un erede maschio. E il fatto che Caterina non sia stata in
grado di darmelo può significare solo una cosa... il nostro
matrimonio è maledetto dal cielo.
Ho
pensato spesso al fatto di avere preso per moglie quella che era già
stata la sposa di mio fratello. Lei giurò di non avere avuto
rapporti carnali con il principe Arturo. Ottenemmo una bolla papale
per poter celebrare le nozze. Allora tutto mi sembrava sistemato.
Ma
oggi un passo della Bibbia mi risuona nella mente come una
maledizione. Dal libro del Levitico: se un uomo sposa la moglie di
suo fratello commette un'impurità; essi rimarranno senza figli. Come
non pensare che a me si riferiscano queste parole?
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Autunno 1526
Una
giovane lady inglese ha fatto da poco arrivo a corte.
Gli
occhi scuri, la carnagione di alabastro, il portamenti fiero, hanno
attirato la mia attenzione.
Ho
saputo dal padre che ha trascorso diversi anni alla corte di Francia,
come dama della regina. Questo spiega perché non avevo mai fatto
caso a lei.
"Anna
Bolena", dico tra me, assaporando il suono di quel nome sulla
punta della lingua.
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Inverno 1527
Anna
si sta rivelando più difficile del previsto da conquistare. La
situazione mi esaspera non poco - non posso certo dirmi avvezzo a
siffatti rifiuti. Quando desidero una donna, questo si da a me senza
condizioni e senza indugio, felice del semplice fatto di essere stata
scelta dal re.
Con
lei... tutto è diverso. Ha mandato indietro i mie doni - gioielli
degni di una regina! -, risponde alle mie lettere appassionate con
parole misurate e timorose. Continua a negarsi.
Le
ho promesso terre e proprietà, ha rifiutato senza indugio.
Le
ho proposto di divenire la mia sola e fidata amante, la mia favorita,
quasi ha pianto per l'indignazione.
Cosa
diavolo può desiderare di più?
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Estate 1527
Anna
vuole essere mia moglie, ecco la sua condizione per soddisfare i miei
desideri. Dice che ha conservato la verginità per farne dono al suo
legittimo sposo, a lui e a nessun altro.
Bisbigli
mi mettono in guardia contro le sue parole. Si parla di una relazione
amorosa che la giovane avrebbe avuto al ritorno dalla Francia con il
poeta Thomas Wyatt .
Non
presto ascolto a simili voci. Lei nega tutto.
La
presenza di Anna ha rafforzato i miei dubbi e le mie perplessità a
proposito del mio matrimonio con la regina Caterina? Non saprei
dirlo. La mia mente era già da tempo gravata dal peso delle mie
passate responsabilità. Non è lei la pietra dello scandalo, come
molti si ostinano ad affermare.
Non
è semplicemente per amore di un'altra donna, che voglio sciogliere
la mia prima unione.
È
per la mia coscienza, è per l'Inghilterra.
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Autunno 1527
"Voglio
l'annullamento, e voi, voi mi aiuterete ad ottenerlo." Ho preso
la mia decisione.
Il
Cardinale Wolsey si inchina con rispetto e mi cede il passo.
Usciamo
dalla Sala del concilio ristretto e ci addentriamo nel castello.
Sono
stanco di essere intrappolato in questo matrimonio maledetto da Dio.
Ho visto la luce, ho capito il mio errore, nessuno mi impedirà di
ristabilire l'equilibrio violato tanti anni fa.
Una
volta sciolto il legame contro natura con Caterina, prenderò
un'altra moglie e avrò l'erede che tanto desidero. La dinastia Tudor
non finirà a causa mia! L'opera di mio padre non sarà stata cosa
inutile. I miei figli regneranno dopo di me, come è giusto che sia.
Il
Signore è dalla mia parte, perché io sono il suo eletto. Lui mi ha
messo su questo trono e non può volere la mia caduta.
Ormai
è deciso.
Farò
tutto ciò che posso per far trionfare la verità e la legge di Dio.
Anche se questo volesse dire mettersi contro il papa, Roma e la
cristianità intera. Anche se questo volesse dire provocare uno
scisma. Farò ciò che devo per il mio regno.
Io sono il re d'Inghilterra.
Io, Enrico VIII.
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