Quest’oggi inizierò il mio incarico sulla nuova astronave della federazione, dove mi trovo attualmente, dovrò quindi conoscere il nuovo equipaggio.
Da quanto mi è stato precedentemente comunicato, è probabile che il mio primo ufficiale sarà Ronald Weasley, mio compagno all’accademia interstellare. Le nostre strade si erano quindi divise, ma sono sicuro che sarà un piacere averlo sulla nuovissima Enterprise.
Fine registrazione.
Harry James Potter spense il computer, si sistemò l’uniforme e si diede una pettinata veloce ai capelli, anche se non servì pressoché a nulla, erano sempre spettinati come al solito. Si mise gli occhiali e uscì dal suo nuovissimo e sontuoso alloggio, dove aveva già provveduto a sistemare le sue cose, nonostante gli mancasse il suo alloggio da primo ufficiale sulla nave dove aveva svolto il precedente incarico, ma aveva ricevuto una promozione, e così…
Harry percorse i lunghi corridoi deserti dell’Enterprise, anche se sarebbero rimasti così vuoti ancora per poco, stava giusto andando a ricevere i nuovi membri del nuovo equipaggio della nuova nave…
Entrò nella sala del teletrasporto n° 3, dove vide un ragazzo biondo, piuttosto giovane, che vedendolo rimase a bocca aperta.
-S…Sei Harry Potter?-
Harry, non infastidito da tanta confidenza, era abituato a essere guardato così: era colui che era quasi riuscito a sconfiggere Tom Orvoloson Riddle, anche detto “Voldemort”, capitano dell’astronave Deatheater nonchè nemico numero uno della federazione, anche se nessuno sapeva quale fosse la sua attuale posizione, da quando Harry si era "scontrato" con lui all’età di solo un anno. Si diceva che il laser che aveva lacerato la nave dove si trovava, per qualche motivo lo avesse lasciato illeso, e quindi ora portava quella cicatrice segno di quell’attacco.
Harry non era cresciuto con i suoi genitori, erano stati uccisi durante il loro serizio su un’astronave, suo padre era capitano, sua madre comandante.
-Si, sono Harry Potter.- Disse lui con un sorriso piuttosto forzato.
-U…Uao… Io sono Colin Canon, lieto di conoscerti…- Disse il ragazzo stringendogli la mano e facendogli una foto con una macchina fotografica. Harry era piuttosto infastidito ma non lo diede a vedere.
-Ma tu non dovevi teletrasportare i membri dell’equipaggio a bordo?-
-Ah… Si, mi scusi tanto, signore… E’ che…- Cercò di scusarsi il guardiamarina Colin Canon.
Harry gli fece un cenno e lui azionò il teletrasporto.
Le sagome iniziarono a materializzarsi sulla piattaforma, erano sette in tutto, ovvero il numero massimo consigliato. Erano due donne e cinque uomini, quattro di cui con capelli rossi fiamma.
Harry riconobbe subito Ronald Weasley, un ragazzo della sua età con i capelli rossi e profondi occhi azzurri, e notò anche una ragazza piuttosto giovane e altri due uomini piuttosto giovani(identici), pensò subito che fossero i suoi fratelli, anche se non li vedeva da anni, ormai.
Gli altri non li conosceva: una donna dai lunghi capelli castani chiari ricci e piuttosto crespi, un uomo con i capelli piuttosto lunghi scuri e spettinati e un altro dai capelli castani chiari e l’aria piuttosto stanca e malata.
Finalmente le figure diventarono nitide.
-Buongiorno a tutti, io sono il Capitano Harry Potter.- Salutò lui, ricambiando il sorriso che gli aveva lanciato Ronald.-..E voi siete..?-
-Il tuo migliore amico- Disse Ron felice di rivederlo.
-Tenente Ginevra Weasley, addetta alle comunicazioni.- Disse la ragazza più giovane.
-Tenenti Fred e Gorge Weasley, addetti alla sala macchine- Dissero i due ragazzi identici.
- Comandante Hermione Jane Granger, laureata a pieni voti all’accademia e…- Disse la donna con i capelli crespi, ma Harry fece un cenno alla donna e lei smise di parlare.
-Comandante Sirius Black…- Disse l’uomo con i capelli lunghi con aria distratta.
-Tenente Remus Lupin…- Disse quello con l’aria stanca e malata.
-Bene!- Disse Harry. –Voi, sarete i miei ufficiali di plancia, vi prego di seguirmi, e…- Fece un cenno a Canon-Teletrasporta gli altri a bordo, io farò vedere la plancia a…- Indicò il gruppo, e Colin si mise a parlare con la base stellare per comunicare che potevano prepararsi gli altri.