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Autore: medea nc    16/04/2012    5 recensioni
Raccolta di storie nella quale si inseriscono varie vicende che porteranno Draco ad innamorarsi di Hermione. Abbandonato il progetto iniziale di 10 storie autoconclusive, ne compaiono due, di cui una con più capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Coercizione: Obbligo di frequenza (Settima Parte)

“Hai scelto a prescindere da me, da quello che penso io, da quello che provo io!” sbraitò come un animale famelico Ron.
Lo aveva visto altre poche volte adirato, ma adesso si trattava di lei, cioè di loro due, no, di lei e Draco.
Aveva detto a Minerva McGranitt, senza giri di parole, senza considerare la pericolosità di quel sacrificio, per la scuola, per il suo fidanzato, aveva detto senza chiedere il parare di nessuno, spinta solo dal suo egoismo, dal desiderio di stare ancora a contatto con lui.
Dio, le stava venendo da piangere quando aveva saputo dalla preside che aveva voluto lui in persona ritornare ad Hogwarts.
Che lo stesse facendo per lei? Che non lo stesse facendo per lei? Aveva importanza?
Da qualche parte ne avrebbe dovuta avere, ma adesso aveva smesso di ragionare, di pensare come avrebbe fatto la solita, vecchia Hermione.
Lei non aveva nulla di vecchio, di solito, di ovvio; adesso si sentiva come una creatura mostruosa che esce dalle acque pronta a divorare qualsiasi cosa, era vorace, vorace della vita, dell’aria profumata della Foresta Proibita, delle acque inquietanti del lago, della vista del grigio di Draco, quegli occhi malefici che avevano un effetto devastante su di lei.
Sì, sì, sì, sì
Continuava a ripetersi nella testa mentre Ron le dava sempre più contro, mentre cercava di interagire con la parte più razionale di lei, quella con la quale sarebbe stato più facile convincerla a desiderare, a farla sentire anche in colpa se fosse servito a tenerla lontana dal serpeverde.
Glielo aveva tenuto nascosto l’ultimo incontro con Malfoy, non era proprio il caso farle sapere che il nemico di sempre poteva provare qualcosa per la sua ragazza, quella che aveva avuto a disposizione per sette anni, cazzo, e non era riuscito a mettere in fila nemmeno due parole buone per attirarla a sé, dovevano rischiare lì lì la vita per darle un misero bacio.
Adesso che si era deciso, non l’avrebbe lasciata a nessuno, al biondo meno ancora.
Ma Ron non aveva capito che l’aveva già persa … … …
Hermione aveva smesso di essere sua da quando era corsa a cercare Draco dentro i gabinetti della scuola.
E gli bastava vedere i suoi occhi pieni di luminosità, come se finalmente stessero davanti al fuoco vivo, per capire quanto fosse eccitata al solo pensiero di rivederlo, al solo pensiero che adesso lui stava tornando.
Non si sentì rispondere nemmeno una volta, non una sola volta Hermione gli disse qualcosa, fosse stato anche solo per rassicurarlo. Ce l’aveva scritto in faccia che lo stava aspettando infondo.
Sospirò stremato. Si portò una mano alla fronte come se potesse rimuovere quello che la sua ragazza sentiva per l’altro, qualsiasi cosa fosse stata; come se con la forza del suo arto potesse cancellarlo per sempre e cancellare quello che lei doveva sentire.
“Lo ami?” le chiese alla fine, alla fine di tutto.
Quella lo guardò per la prima volta negli occhi, come se avesse solo sognato in quel momento, come se infondo con la mente non avesse mai lasciato la stanza della McGranitt dopo ciò che le aveva detto.
Adesso stava davanti a Ron, ne era conscia, ne poteva sentire tutta la reale consapevolezza.
Non lo studiò come suo solito, ma si lasciò studiare, lo lasciò entrare nelle sue iridi castane e lo fece viaggiare gratis dentro il proprio animo, per vedere qualsiasi cosa esistesse e che lei non era capace nemmeno a dirlo.
“Oh, Ron!” rispose solamente, prima di scappare lontano, lungo i corridoi della bella e rassicurante Hogwarts.

Stava tremando come se stesse facendo più freddo del solito.
E più i suoi passi erano diretti verso lei e Minerva, più sentiva l’inquietudine assalirla.
La vista di Draco non doveva essere migliorata, poteva notare con quanta poca disinvoltura percorresse l’atrio della scuola, come se avesse dimenticato quel luogo, le passeggiate sotto la neve con lei.
Se ne stava aggrappato ad una manica della madre, mentre Lucius avanzava con una maggiore celerità.
Non si dissero una parola, ma si accorse che lui si ricordava di lei; mentre l’insegnante era impegnata a sbrigare i convenevoli con i coniugi Malfoy, e lei se ne era stata completamente assente, Draco aveva girato lo sguardo a tratti spento in direzione del suo profumo.
Aveva riconosciuto il suo odore, anche dopo tanto tempo, lei ne poteva essere certa.
Sbrigate le ultime formalità, Draco Lucius Malfoy era tornato ufficialmente ad Hogwarts.

“La tua vista è peggiorata!”
“Anche il tuo profumo!” le rispose con i toni di chi voleva offenderla e che ci riusciva sempre molto bene.
Quella emise un sorriso rassegnato. Lo sapevano entrambi che appena lasciati soli, nulla sarebbe mai più cambiato tra di loro dall’ultima volta che si erano visti, anche se era passato molto tempo.
Avere a che fare con Draco Malfoy è come saper andare in bicicletta, una volta imparato, lo sai fare sempre. Forse anche per lei valeva la stessa regola.
Pensò a Ron, anche se forse in quel frangente non c’entrasse assolutamente nulla; tra lei e Draco, Ron non ci era mai c’entrato nulla.
Pensò a lui perché adesso sapeva che il rosso, anche se a contatto con il suo pessimo carattere c’era stato per anni, di lei aveva capito davvero poco.
Il serpeverde aveva un vantaggio, quello non soltanto di perdere tempo a comprendere quanto una come Hermione fosse dannatamente complicata, ma anche intuito come contrastarla, come accucciarla il più delle volte, e come … come prendersi cura per tutto il tempo restante.
“Perché hai cambiato idea?” gli domandò visibilmente curiosa; poté sentirsi quasi sfacciata.
Draco fece spallucce. Era pronto a quel quesito, la domanda l’aveva prevista, si era preparato anche la risposta.
“Al Manor mi annoiavo.”
“Ah?!” fu l’unica cosa che articolò in mezzo allo stupore molesto.
Certamente non sapeva nulla della visita di Malfoy alla Tana, ma dentro di sé, quasi scioccamente, aveva sperato per un momento che lui fosse … Beh?! fosse tornato per lei. Forse non del tutto per lei, ma anche solo per un pezzetto piccolo.
Cominciò ad ordinare le sue cose come aveva fatto la prima volta, quando Hogwarts era ancora un cumulo di macerie e non bella come lo era ritornata da un po’. La stanza del signorino era rimasta la stessa, non era ancora capace di condividere l’espansività di Blaise o di Theodore; Draco Malfoy non era più Draco Malfoy, ma Draco Malfoy cieco.
“Mi stupisce molto che le cure al Manor non abbiano sortito buoni frutti; ero certa che con l’aiuto dei tuoi genitori saresti migliorato più rapidamente.”
“Perché?” chiese quasi distratto.
Non stava facendo nulla di particolare, pareva piuttosto studiarsi la stanza attraverso quel poco di vista ed i ricordi che aveva di essa.
“Beh?! Perché loro sono due potenti maghi, e con le loro conoscenze avrebbero potuto offrirti delle cure anche migliori di quelle ricevute qui.”
“Forse ero io quello che non voleva curarsi?!”
“Davvero? Perché?” chiese sinceramente ingenua.
Lo sentì espirare, ma non una parola uscì dalla sua bocca.
Ora se ne stava appollaiato alla mensola della finestra. I vetri erano ermeticamente chiusi mentre il cielo dietro era oscurato da nuvole gonfie di pioggia, di lì a poco si sarebbe scatenato un acquazzone, perfino i tuoni in lontananza si percepivano distintamente.
Era un gradevole contrasto la sua sagoma perfetta rispetto al firmamento dietro di sé; sembrava la maledizione personificata.
Qualsiasi demone fosse Draco Malfoy, era indubbiamente il male più affascinante che avesse mai conosciuto.
Forse si accorse che lo stava fissando, non poteva esserne sicura, non poteva essere sicura di niente in quel momento, né della vista dello Slytherin, né di se stessa.
I loro occhi s’incontrarono quand’egli alzò la testa quasi distrattamente, e qualcosa le suggerì che potesse riuscire a vedere la sua figura, forse come una sfumatura, una pennellata leggera, ma lei era lì davanti al ghiaccio delle iridi di Draco e lui non stava facendo nulla per distogliere lo sguardo.
“Sai Granger, ho deciso una cosa!”
“Cosa?” blaterò quasi assente.
Quello mise le mani nelle tasche dei pantaloni e con un mezzo sorriso le rispose:
“Non ho nessuna voglia di far finire questa storia come quelle di tutta quella gente di cui mi hai parlato!”
Hermione scosse il capo come se lo stesse interrogando, ma chissà se Draco lo notò.
Nonostante tutto però il ragazzo, che non era un idiota, parve intercettare comunque la sua incertezza.
“Niente silenzi tra di noi, si gioca a carte scoperte!”
Poi si avvicinò a lei con una decisione che sembrava naturale, come se non fosse mai stato davvero cieco.
Allungò le mani sopra le gote surriscaldate della ragazza. Il tocco parve farla tremare ma non era una sensazione sgradevole, né qualcosa che stesse venendo solo da lei, anche lui pareva emozionato.
“Non ti lascerò a nessuno. Non permetterò, mai, che nessun altro ti porti lontano da me, né a Ron, né a quel cretino di Potter e le sue battaglie assurde, né ai libri di tutta la biblioteca di Hogwarts, né a questa cecità che mi sta diventando molesta. Nessuno starà tra me e te.”
E le loro iridi parvero finalmente spogliarsi a vicenda. A quella distanza Draco Malfoy poteva guardarla molto meglio, poteva guardare tutta la sua meraviglia.
Le sorrise con fare scaltro.
“Pare che abbia trovato anche il modo di far tacere la tua lingua logorroica!”
Aveva ancora le dita lunghe sopra le sue guance. Non c’era nulla di male in quello che le aveva appena confessato, non c’era proprio nulla di sbagliato.
Era una bella scena romantica, doveva essere così, pareva. Ma Hermione si liberò da quella stretta ed indietreggiò incerta, quasi sconvolta.
“Non mi piace quello che dici! Se sei venuto qui con l’intenzione di finire gli studi, io ti darò una mano, e ti aiuterò con il tuo problema. Ma non ti permetto di prenderti gioco di me!” sbraitò fuori controllo.
Mezzosangue capricciosa! Degli studi non me ne può fregare di meno, e ho un solo problema al momento e non riguarda la mia vista!”
“Vuoi umiliare Ron e Harry, vero? Vuoi prenderti gioco di me e ridere di noi tre?!”
“Sì, non aspiro ad altro, sai che figata!” berciò più di quanto avesse fatto lei prima.
“E allora che sono questi discorsi?”
Draco trovò la poltrona sulla quale aveva passato parecchi pomeriggi con la ragazza.
Si stravaccò in una maniera più scomposta della solita eleganza che ostentava e si passò una mano tra i capelli, un gesto davvero bizzarro per un dandy come lui.
Sembrava stanco.
“Stai ancora con Lenticchia?”
“Non sono affari che riguardano te!”
“Gli ho parlato, qualche giorno fa’, alla Tana.”
Anche questa volta Hermione ne rimase stupita.
“E … cosa vi siete detti?”
“Volevo sapere quanto lui ti amasse di più. Volevo sapere quanto tu lo amassi di più.”
“Di più di cosa, Draco?” gli domandò rimarcando le sue cadenze.
Per tutta risposta, Malfoy alzò gli occhi puntandoli di nuovo nei suoi.
“Più di quanto ti ami io!”
Prima che la ragazza potesse sillabare qualsiasi cosa, anche la più cattiva in assoluto, egli continuò a fissarla e a parlarle come non era mai successo.
“Sono innamorato di te, Granger! Da quanto, non lo so, forse da sempre, forse avevo solo bisogno che tu ti avvicinassi a me, che creassi un solo contatto per mandarmi fuori di testa, o forse ti amo da ieri, o da ieri l’altro?! Ha importanza? Sono pazzo di te, al punto tale che ho quasi minacciato il tuo ragazzo di lasciarti; e se sono tornato non è per i miei, o per Hogwarts o per tornare a vedere. Sono tornato perché … mi mancava la tua sfacciata, dannatissima lealtà; mi mancava la voce stridula che hai; mi mancava la tua logica impeccabile e l’idea di rompermi le scatole meglio di quanto possa fare chiunque altro!”
“Tu, hai parlato con Ron?”
“Già! Ma non credo che voglia desistere, penso che sia davvero innamorato di te. Beh?! non lo biasimo.” trovò la forza di sorriderle.
“Tu, non mi stai mentendo, vero?”
“No.” le disse soltanto dopo un tempo lunghissimo.
“ … Mi prenderò cura di te, ti assisterò …” cominciò a proporgli.
Insomma, lei non era in grado di gestire una simile situazione, non lo aveva fatto con Ron, non ne sarebbe stata assolutamente capace nemmeno con Draco, specialmente con Draco.
“Non mi basta!” le rispose prima ancora di finire.
“Non mi basta che mi giri intorno, che mi farai da infermiera, balia, insegnante di ripetizioni e confidente. Non mi basta, voglio tutto di te, tutto il possibile, ed anche l’impossibile. Voglio averti tutte le volte che sarò incazzato con il mondo, tutte le volte che sarò felice, tutte le volte che me ne starò nei silenzi che non capirai e tutte le volte che ci prenderemo a capelli pur di avere ragione. Ti voglio nel mio letto, ti voglio alla mia tavola, ti voglio qui in questo momento, sopra di me a sentirmi dire quelle menate carine tipiche delle femmine. Voglio questo, mezzosangue capricciosa!”
E si concentrò lontano dalla finestra come se la sua vista fosse in grado di contare le gocce che una ad una scendevano da sopra i cornicioni del castello.
Avvertì il suo passo avvicinarsi, un movimento leggero, una distanza che si chiudeva.
Allungò una mano nella direzione di lei continuando a guardare fuori distratto.
Quella rimase nel dubbio, poi avvicinò le sue dita a quelle di Draco, erano fredde, soffici. Il ragazzo la spinse appena più vicino a sé ed Hermione si ritrovò teneramente sopra le sue ginocchia. Gli strinse il collo in un abbraccio atteso da molte notti.
“Quali sono le menate carine tipiche delle ragazze?” gli domandò.
Draco sorrise quasi stanco.
“Non lo so, Granger! Inventati qualcosa!”
“Dovrei chiudere definitivamente con Ron!”
“E questa ti sembra una cosa carina?” la rimproverò.
“No, non lo è, ma devo!”
Odorò la pelle pulita sotto il collo della camicia linda e le parve di entrare di nuovo in quel mondo di fantasie che si era creata su di lui, quello che aveva desiderato per tanti mesi, quello che era certa non sarebbe mai stato completamente suo.
“Ritornerai a seguire perbene le cure per migliorare la tua vista?”
“Certo.” le rispose davvero sincero.
“Io lo so da quanto tempo ti amo!” gli confessò infine.
Draco parve irrigidirsi. Fu inevitabile cercarsi ancora dentro i propri occhi.
“Da quando ho deciso di venirti a cercare, quel giorno, dopo l’Ardemonio. Non fu mai la pena a muovermi verso di te, né alcuna voglia di riscatto, se non l’idea che non dovessi abbandonarti, che non dovessi lasciarti solo. Da lì ho cominciato ad amarti, e tutto il resto è stato solo un crescere.”
“Allora, non sei frigida come pensavo!” la interruppe.
Quella mostrò un palese disappunto ma prima che le lasciasse il tempo di colpirlo, la strinse di più intrappolando le sue braccia.
“Buona, capricciosa mezzosangue, buona!”
E la baciò.




Coercizione: Obbligo di Frequenza è ufficialmente finito e con essa anche "Tante volte innamorato di te".
Ribadisco che tutta la ff è stata scritta usando senza alcuno scopo di lucro personaggi e ambientazioni della signora J.K.Rowling. Ringrazio le tantissime persone che hanno seguito, anzi no, amato questa storia.
Con affetto sincero
medea

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