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Autore: ___MoonLight    16/04/2012    3 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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7

 

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Another brick in the wall



"I know what it takes to move on
I know how it feels to lie
All I wanna do is trade this life for something new
Holding on to what I haven't got"

[Waiting For The End – Linkin Park]




2 Marzo, Villa Stark

Nei giorni che precedettero il processo e non appena fu in grado di alzarsi dal letto contro ogni buonsenso, Tony divenne sempre più nervoso e incostante. Entrò in uno stato di attività febbrile, vivendo prevalentemente in laboratorio e facendosi vedere di rado nel resto della casa, preso com'era dal suo lavoro che sembrava averlo rinvigorito almeno nel fisico dalla spossatezza post-operatoria. Lo stesso non si poteva dire delle sue condizioni psichiche: era soggetto a frequenti e improvvisi scoppi d'ira, seguiti da profonde crisi depressive che però duravano al massimo un paio d'ore, per poi tornare in uno stato di euforica attività. Spesso era tormentato da atroci fitte di dolore al moncherino connesso alla protesi, cosa che lo innervosiva ulteriormente ma che non bastava a imporgli il confino a letto come gli aveva prescritto Ian.
Nonostante questo miscuglio di emozioni altalenanti lavorava sempre fino a sfinirsi, accumulava appunti e schizzi in un caos ingestibile sulla sua scrivania e affidava il lavoro della fusione ai robot, assicurandosi di persona che fosse eseguito alla perfezione. Era diventato quasi ambidestro, ma non si fidava a fondere e preparare la lega di unobtanium con una mano incerta e un braccio incompleto. Aveva realizzato a tempo di record il telaio, incluse le dita, anche se non riusciva ancora a muoverlo se non per pochi, basilari gesti. Passava ore nel tentativo di controllare quel rudimentale abbozzo di braccio, sostenendo che doveva abituarsi a quello prima di riprodurre il resto.
In generale, stava compiendo una lotta contro il tempo per terminare il braccio in modo che fosse funzionale prima del processo: sembrava preoccuparsi più di come sarebbe apparso in aula che non del processo in sé.
Questo clima di tensione influiva anche su chi viveva con lui o decideva suo malgrado di fargli visita.
Rhodey, ancora all'oscuro delle condizioni di Tony e probabilmente andando contro gli ordini della SHIELD, aveva commesso l'errore di disturbarlo mentre stava controllando la fusione dell'unobtanium, impresa non facile con la sola sinistra e in bilico su una sedia a rotelle. Gli era tremata la mano al momento sbagliato quando Rhodey lo aveva chiamato tramite l'interfono e aveva quindi rovesciato il metallo fuso sul banco di lavoro, rischiando di danneggiare irreparabilmente anche la protesi. Era andato su tutte le furie e gli aveva precluso l'accesso al laboratorio all'istante, intimandogli di non mettere più piede in casa sua. Aveva probabilmente perso un importante appoggio per il processo e a nulla erano valse le scuse di Pepper per conto di Tony e i suoi tentativi di accennargli la gravità della situazione: Rhodey se n'era andato stizzito, dicendole di fargli presente quando il suo "amico" avesse deciso di comportarsi da persona civile, e non aveva voluto ascoltare altro. A quel punto era stata Pepper a stizzirsi e a decidere che non aveva tempo né energia per tener testa a due adulti che si comportavano come tredicenni isteriche.
Ian ormai si faceva vedere poco e niente alla Villa a causa dell'intrattabilità di Tony durante i controlli, neanche gli stesse impiantando di nuovo il braccio da sveglio. Si era limitato a prescrivergli degli antidolorifici, dedicandosi anima e corpo al suo nuovo impiego alle Stark Industries nonostante l'indisponenza del suo datore di lavoro.
Fury non si era ancora fatto vivo nonostante avesse finalmente annunciato un'imminente riunione dei Vendicatori per "fare il punto della situazione", così avevano almeno evitato di inimicarsi personalità altrettanto suscettibili come Hulk o Thor. La reazione di Tony era stato di puro fastidio: era evidentemente ancora molto, molto risentito per lo stato di totale ignoranza in cui lo stavano tenendo e per il loro apparente disinteresse nei suoi confronti.
Un paio di settimane prima Coulson le aveva comunicato in privato che il quartier generale era al momento piuttosto in subbuglio a causa di alcuni contrasti col governo, che a quanto pareva non vedeva di buon occhio qualunque "progetto" la SHIELD stesse cercando di nascondergli. Un certo generale Ross aveva avanzato delle pretese discutibili riguardo alla coordinazione del progetto, con enorme irritazione di Fury, già impegnato a gestire un fronte turbolento tra Asgard e Midgard. Sembrava che Stane non avrebbe potuto scegliere momento peggiore per dare di matto e ridurre Tony in quello stato. Coulson l'aveva pregata di non fare parola delle tribolazioni della SHIELD con lui, vista la sua posizione già abbastanza ambigua e precaria nei Vendicatori. Non avevano bisogno di ulteriori colpi di testa da parte sua e Pepper si era trovata d'accordo, nonostante sentisse un lieve disagio nel mentire a Tony. D'altronde, questi era troppo assorbito dal suo lavoro per prestare veramente attenzione a qualunque cosa accadesse oltre le mura del laboratorio.
Happy e Pepper stavano iniziando ad accusare la situazione tutt'altro che serena, essendo obbligati a convivere con Tony ventiquattr'ore su ventiquattro. Il primo aveva risolto il problema prendendosi delle lunghe ferie per una presunta zia malata. Pepper sapeva benissimo che aveva preso il primo aereo per Las Vegas e non poteva biasimarlo, visto che ormai aveva ben poco da fare alla villa in veste di autista e personal trainer di Tony.
E così lei era rimasta da sola a gestire un impero finanziario, in compagnia di una specie di grizzly che usciva una volta al giorno dal laboratorio unicamente per mangiare, quando se ne ricordava, o stare ore nella vasca da bagno – l'unico atto che pareva dargli sollievo dal dolore ai moncherini – con un blocco degli appunti sempre a portata di mano, lasciandole un processo da affrontare e la casa desolatamente vuota.
Tony accettava solo sporadicamente la sua compagnia, costantemente di cattivo umore per un qualche problema tecnico insorto nella costruzione del braccio. Sembrava che tollerasse solo la presenza di JARVIS, che almeno aveva il chip del sarcasmo nei limiti della sua tolleranza.
Da un lato, Tony sembrava rendersi ben conto dell'insopportabilità del suo comportamento scostante e pareva quasi sentirsi in colpa, dall'altra sembrava avere un bisogno fisiologico di stare da solo, dopo aver passato un mese in uno stato di sorveglianza quasi costante. Pepper si era impressa a fuoco nella mente le parole di Ian sullo stress post-traumatico e cercava comunque di non abbandonarlo a se stesso per più di qualche ora.
Fortunatamente le rare volte che riemergeva di sua sponte dal laboratorio per lavorare in terrazzo era quantomeno trattabile e diventava più incline a parlare.
Quella mattina, due giorni prima del processo, Pepper era appunto in terrazzo occupata a visionare vari documenti e registri delle Stark Industries in preda al caos e a cercare di contattare un avvocato disposto a difendere Tony: data la situazione decisamente sfavorevole tutti richiedevano un prezzo esorbitante – non che fosse un problema, ma non era entusiasta di ingaggiare una sanguisuga – o rifiutavano direttamente, temendo di essere trascinati nel turbine dello scandalo che circondava il miliardario. Di questo passo sarebbero stati costretti a ripiegare sugli avvocati delle Stark Industries, che per quanto competenti erano fin troppo suscettibili all'influenza del consiglio d'amministrazione, lo stesso che fino a poco tempo prima aveva avallato le bieche manovre di Stane e che adesso se ne distanziava nettamente come se ne fosse stato all'oscuro. Pepper si era ritrovata da sola a tener testa a quel branco di sciacalli, ansiosi di firmare un'ingiunzione per escludere Tony dalla direzione dell'azienda quanto lo erano al suo ritorno dall'Afghanistan. Il diretto interessato non sembrava ritenersi tale e si era rifiutato ancora di rendere note le sue condizioni, sostenendo, stavolta forse a ragione, che ciò li avrebbe solo convinti della sua incapacità decisionale.
Pepper sospirò, cancellò il sesto numero di telefono dalla lista accanto a sé e si impose una pausa dalla ricerca del legale: aveva comunque una considerevole montagna di scartoffie che l'avrebbe tenuta più che occupata.
Tony si materializzò dal nulla accanto a lei ancora in pantaloncini e canotta del pigiama, con un fascio di fogli sottobraccio. Si sedette al tavolo senza una parola, trovando come sempre grandi difficoltà nel manovrare le stampelle: il braccio era ancora decisamente primitivo e non gli garantiva una gran libertà di movimento, ma si era incaponito a volersi spostare così, rinunciando alla relativa comodità della sedia a rotelle e mettendo a dura prova la pazienza di Ian, seriamente preoccupato per le ripercussioni di quell'abitudine sul moncherino e sulla schiena. Gli aveva proposto di applicare temporaneamente una protesi rigida alla gamba, per permettergli almeno di avere un appoggio e semplificargli gli spostamenti, ma Tony aveva opposto un rifiuto categorico ad "impiantarsi una gamba di legno".
"Mi basta una gamba finta al processo," aveva aggiunto irritato.
«Dormito bene?» chiese Pepper, distratta, ben sapendo che aveva come sempre fatto le ore piccole e che si era probabilmente alzato alle sei del mattino per rimettersi al lavoro.
O forse, più probabilmente, non aveva dormito affatto.
«Molto. Sono crollato ieri sera in laboratorio verso le dieci e mi sono svegliato ora,» rispose invece lui, stranamente calmo e massaggiandosi il collo a riprova della dormita decisamente scomoda.
Pepper alzò lo sguardo: appariva effettivamente più riposato, anche se le occhiaie erano ancora evidenti; tra l'altro si era anche ostinato a non togliersi la benda dall'occhio destro nonostante Ian gli avesse detto chiaramente che avrebbe fatto meglio a iniziare a scoprirla per aiutare la cicatrizzazione. Gli aveva ripetuto più volte che non c'era nulla da fare e che potevano solo affidarsi alla chirurgia plastica per camuffare il danno, magari ricorrendo poi a un occhio di vetro. Lui invece sembrava non volersi rassegnare a quella perdita definitiva, né a "fare un cosplay del pirata irascibile", e Pepper aveva visto di sfuggita qualche schizzo di apparecchi ottici confusi con il marasma di bozzetti che si trascinava sempre dietro.
«Ha preso gli antidolorifici?» chiese, conoscendo già la risposta.
«Le ho già detto che quella roba mi ottenebra il cervello. Non sento dolore, e tanto basta,» sbottò infatti lui, chiudendo lì la questione e mentendo spudoratamente, a giudicare dalle contrazioni involontarie che gli attraversavano il volto ad ogni piccolo movimento.
Pepper evitò ovviamente di dirgli che li assumeva inconsapevolmente attraverso i litri di caffè e clorofilla che scolava ogni giorno, e che nonostante ciò le sembrava che la sua capacità di intendere e di volere fosse rimasta inalterata. Piuttosto, la caffeina lo rendeva perennemente scontroso e iperattivo, ma quel giorno sembrava essere in una delle sue fasi buone: il sonno doveva avergli fatto bene.
Tony fissò con aperto disgusto le pratiche legali sparse sul tavolo, prima di impugnare la matita con la destra e tentare di maneggiarla senza spezzarla: la potenza della protesi doveva ancora essere calibrata. Le dita erano decisamente primitive, quasi dei pistoni, e Tony non si era ancora abituato a gestirla, così finiva per rompere le cose senza volerlo, facendosi male lui stesso se si muoveva sovrappensiero. Sembrava aver fatto progressi notevoli col controllo della protesi, ma era evidente che doveva concentrarsi al massimo anche solo per muovere le dita della mano, perché il congegno sembrava rispondere solo in parte ai suoi ordini. Per ora era solo un telaio di titanio con cavi, fili e chip scoperti in attesa di essere trasformati in tendini e legamenti, collegati da uno snodo di fibra di carbonio direttamente alla piastra della spalla, l'unico pezzo definitivo del congegno.
«Quand'è il processo?» le chiese all'improvviso, le sopracciglia aggrottate nello sforzo di non disintegrare la matita e di seguire allo stesso tempo la linea del righello.
«Il quattro marzo, dopodomani. Quindici.» aggiunse.
«Quindici cosa?»
«Quindici volte che me lo chiede in tre giorni
Tony fece un mezzo sorriso per celare il suo nervosismo al pensiero, prima che la matita si spezzasse di netto tra le sue dita meccaniche. Imprecò tra i denti e provò a scrivere con il mozzicone, ma gli si frantumò definitivamente. Rinunciò a usare la protesi e si arrese a scrivere con la sinistra, nonostante lo trovasse estremamente scomodo.
Pepper smise di osservarlo e ritornò ai suoi documenti, sottolineando le parti che non la convincevano: a sentire l'accusa, Tony era un terrorista in grado di minacciare gli Stati Uniti da solo; aveva sabotato delle esercitazioni militari – dunque Rhodey aveva parlato – e negli ultimi sei mesi si era trovato coinvolto in diversi scontri armati in cui non era stato chiaro per quale parte combattesse. Restavano da chiarire i motivi che l'avevano spinto a far saltare il reattore arc e ad uccidere l'amico e collaboratore Obadiah in una "lotta impari" e l'esistenza di una gigantesca arma robotica non meglio identificata oltre alla famosa armatura.
Almeno, questo era quello che sostenevano le scartoffie che aveva in mano. Vi erano un'altra decina di accuse, riguardanti i vari danni a infrastrutture e edifici pubblici durante lo scontro, attribuiti a "una furia distruttiva senza pari" e ai "postumi del trauma subito in Afghanistan, che hanno portato l'imputato a ricambiare le violenze subite durante la prigionia". Secondo quegli avvocati, Tony era una specie di pazzo criminale che aveva come unico scopo quello di distruggere tutto ciò che poteva.
"Un mare di idiozie," concluse, sbarrando con decisione quei capi d'accusa come se ciò potesse eliminarli anche dalla realtà.
Alzò lo sguardo: Tony le sembrava più inoffensivo che mai, preso com'era a tracciare un abbozzo della sua protesi, con la fronte aggrottata per la concentrazione di scrivere con la sinistra e lo sguardo assorto che celava un velo di sofferenza. Teneva la protesi poggiata sul moncherino inferiore con fare protettivo, e la testa più inclinata del solito per leggere meglio ciò che scriveva. Pepper distolse lo sguardo da lui nel rendersi conto di quanto le facesse male vederlo in quelle condizioni, nonostante tutto l'ottimismo che si era imposta.
Tornò alle sue carte per non soffermarsi su quelle riflessioni: veniva imposto il sequestro immediato dell'arma ribattezzata "Iron Man" e della sua fonte di energia, il che implicava tacitamente la consegna del reattore arc impiantato nel corpo di Tony del quale tutti ignoravano l'esistenza. E l'armatura era ridotta a un ammasso di metallo semifuso: Tony non aveva trovato né tempo né voglia di ricostruirla, visto che non sapeva se avrebbe potuto ancora usarla.
Pepper sospirò scoraggiata: troppi, troppi problemi da affrontare e risolvere, troppo poco tempo e soprattutto troppa poca collaborazione da parte del diretto interessato.
«È difficile,» commentò lui all'improvviso, come esprimendo i suoi pensieri.
«Deve solo farci l'abitudine: prima o poi riuscirà a controllare il braccio come vuole lei,» replicò automaticamente, senza staccare gli occhi dall'ennesima pagina di tiritere legali.
«No, intendevo... questo è difficile.» 
Si sporse verso di lei e le mostrò il progetto al quale stava lavorando: una decina di abbozzi della protesi in varie angolazioni e posture erano stilizzati in alto, e una serie di complessi calcoli occupava il resto del foglio. Pepper si distolse momentaneamente dalla sua occupazione, lieta di potersi distrarre e rallegrandosi in cuor suo che Tony la stesse mettendo parte del suo lavoro.
«Qui,» indicò lo snodo del gomito, «dovrei riprodurre una sorta di cartilagine per ridurre l'attrito, perché l'articolazione si blocca.»
A dimostrazione, piegò faticosamente il braccio verso l'alto e si sentì un sinistro scricchiolio metallico: si era effettivamente incastrato e dovette spingerlo con l'altro per farlo tornare disteso.
La protesi emise uno scatto secco seguito da un cigolio di protesta e il mignolo si afflosciò inerte.
«Ah. Si è di nuovo logorato il cavo di collegamento,» commentò tra i denti Tony.
Provò inutilmente a muovere il dito, cosa che anche con una protesi funzionante doveva essere estremamente difficile, ma quello continuò a penzolare,ignorando i suoi sforzi.
«Ecco, questo è un altro problema dell'attrito: il rivestimento dei cavi si logora, l'unobtanium entra in contatto con gli altri cavi e li deteriora – senza contare che ossida il titanio – e si interrompono gli impulsi nervosi. Mi serve della cartilagine sintetica ma...»
«Non sa come riprodurla.»
«Esatto. Tutti i materiali che ho testato sono troppo poco durevoli. Potrei provare ancora con l'unobtanium, ma preferirei un'alternativa, perché è troppo instabile... e poi ha una forma solida, mentre la cartilagine è più morbida,» commentò, giocherellando sovrappensiero con un cavetto che sporgeva dal telaio.
«Signor Stark, vorrei tanto aiutarla, lo sa, ma non capisco assolutamente niente di robotica e ingegneria biomedica,» osservò gentilmente lei, con un sorriso di scuse.
«Non importa,» ribattè lui. «Devo solo parlarne con qualcuno, esporre le mie idee per ragionare... insomma, essere ascoltato e ripreso se parto per la tangente. Mi basta questo, e lei è sempre stata bravissima a farlo,» concluse, con un sorriso sghembo, facendole abbassare lo sguardo imbarazzata. «Comunque... quante possibilità ho di uscire quasi integro dal processo?» cambiò improvvisamente discorso, un po’ troppo ironicamente.
«Non le nascondo che per ora tutto è contro di lei, ma forse potremmo riuscire a sfruttare le accuse a nostro favore, soprattutto sull'ambiguità dell'armatura intesa come arma. Dovremmo comunque tentare di evitare le domande più spinose e dirigere il processo su zone sicure per noi, così...»
L'attenzione di Tony durò poco. Scivolò con la sedia accanto a lei, ignorando completamente ciò di cui stava parlando e ricambiando a suo volere e piacere argomento per lanciarsi in una dettagliata spiegazione tecnica per risolvere il problema dell'unobtanium, tracciando linee sul foglio e guardandola di tanto in tanto, come in cerca di approvazione. Lei non poteva fare altro che tentare di seguire i suoi ragionamenti intricati, perdendosi inevitabilmente quando lui enunciava teoremi e formule, ma era comunque molto interessata: nonostante Tony fosse un pessimo insegnante, sapeva catturare l'attenzione di chi lo ascoltava. Aveva senza dubbio un magnetismo e un fascino innati, cosa che aveva ampiamente dimostrato sia nei suoi numerosi discorsi pubblici che nella sua disinvoltura nel districarsi indenne da situazioni che volgevano a suo sfavore.
Pepper sperò che riuscisse a fare lo stesso anche al processo.
«... si logorano i cavi interni: quelli esterni non sono un problema, anche perché dovrò sostituirli con qualcosa di meno ingombrante... non posso diminuire i cavi, né spostarli, né modificare quelli che contengono l'unobtanium...»
Pepper lo guardò sconsolata e Tony mordicchiò pensieroso la matita, apparentemente in stallo.
«Però... aspetti. Forse... ci sono! Ci sono. Non devo cercare di risolvere il problema ma... evitarlo, e sfruttarlo a mio vantaggio!» esclamò all'improvviso riprendendo le sue parole e aprendosi in un gran sorriso, il primo spontaneo da giorni.
Pepper non fece in tempo a chiedere spiegazioni che Tony era balzato in piedi, rischiando di uccidersi per la fretta di prendere le stampelle; afferrò i fogli e gli schizzi e le schioccò a sorpresa un bacio sulla guancia:
«Lei è un genio, Pepper!» esclamò entusiasta, avviandosi zoppicando verso il laboratorio e lasciandola sul terrazzo in un misto di felicità e stupore.

***

Il suo cellulare trillò.
«Virginia Potts, mi dica.»
«Molto piacere, signorina Potts. Sono Kyle Andrews, un avvocato. Ho saputo del processo del signor Stark e vorrei offrirmi come difensore.»
«Mi scusi, chi le ha dato questo numero?»
«Sono un ex-paziente del dottor Ian Mitchell, mi ha dato lui gli estremi. Mi scuso per non essermi proposto prima, ma ho dovuto vagliare attentamente la situazione. Sarei davvero disposto a difendere il signor Stark.»
«È assunto,» lo informò subito Pepper, senza pensarci due volte e stentando a credere a quello che poteva senza dubbio dirsi un miracolo.
«Oh, che rapidità!» si sentì una lieve risata all'altro capo del telefono. «Quando potrei avere un colloquio con lei o direttamente con l'imputato?»
Pepper ebbe appena tre secondi di esitazione.
«Oggi, il prima possibile. Mi fornisca il suo indirizzo e la faccio venire a prendere in mattinata.»
«Ah, mi risparmia un'immensa fatica. Grazie.»
Pepper riattaccò e balzò in piedi, diretta al laboratorio.
«Tony!»




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Revisione effettuata il 19/02/2018


Note Delle Autrici:

Ed ecco a voi l'altro capitolo u.u (ma no?)
Ci stiamo rendendo conto che stiamo pubblicando a raffica, ma d'altra parte questa FF sta venendo fuori liscia come l'olio, senza blocchi *incrocia le dita* e cavoli vari quindi... perché aspettare? :D
Questo, come il gentile pubblico può notare, è un capitolo di stallo! *standing ovation* No, seriamente, non proprio di stallo... diciamo "riassuntivo".

Idee o ipotesi per il nuovo personaggio? :) Ci sono un po' di indizi... si aprano i giochi! :D


Ringraziamo come sempre alliearthur, Rogue92 e sofy96 che recensiscono e hanno aggiunto la storia tra le seguite ^_^

Sunset In The Darkness aka Shadow&Light


P.S. Applauso ai Pink Floyd (<3) che ci hanno prestato il titolo XD
 



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