Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: LadyVampire92    16/04/2012    3 recensioni
Cosa stava per dire? La sua mente doveva avere qualcosa di sbagliato perché non poteva essere stato sul punto di dire proprio quello. “Io ti amo”. Ma non era possibile vero? Lui, Draco Malfoy, non poteva davvero essere innamorato… o si? E proprio di quella ragazza poi. Era inconcepibile.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




1.MAYROSE CARTER



Stavano per scoccare le sei e mezza di pomeriggio e il caldo era quasi insopportabile nel centro della Londra babbana, dove il traffico era intenso per via delle molte persone che tornavano alle loro case dopo una lunga giornata lavorativa. Non capitava certo molto spesso una calura così opprimente nella solitamente piovosa Inghilterra e per strada si vedevano persone intente a sventolarsi con le mani o con quei foglietti pubblicitari che normalmente vengono gettati via subito dopo averli presi, riportanti una qualche offerta speciale in un negozio o il prezzo d’occasione di un menù particolare nel ristorante italiano all’angolo di Oxford Street, distribuiti da giovani in T-shirt e cappellino con stampato sul viso un finto sorriso di circostanza, somigliante a una paralisi facciale.

Dall’altro lato della strada rispetto al ristorante italiano, in una piccola via perpendicolare ad Oxford Street, c’era una piccola libreria, schiacciata tra la bottega di un fornaio francese di nome Louis – che faceva ottime baguette – e un negozietto di antiquariato nel quale non si vedeva mai neanche l’ombra di un cliente. La scritta sull’insegna recitava “Libreria Jackman”, ma in realtà era del tutto superflua, in quanto la libreria in questione si presentava da sé. Aprendo la porta del negozio si veniva accolti da un lieve scampanellio e avvolti dal profumo familiare di carta e inchiostro, mentre la vista spaziava su numerosi scaffali strapieni, neanche lontanamente sufficienti a contenere tutti i volumi presenti, accatastati l’uno sull’altro a formare delle pile pericolanti che partivano dal pavimento per arrivare fin quasi al soffitto. Se una persona qualsiasi fosse entrata casualmente in quella libreria senza conoscere i passaggi giusti in quel labirinto di cultura, probabilmente sarebbe finita travolta da una valanga di romanzi o da una frana di libri illustrati, ma i clienti abituali erano come a casa loro in quella giungla e non sarebbero andati in nessun altro posto al mondo a fare i loro acquisti.
Il proprietario della libreria era un ometto basso e smilzo, un po’ curvo a causa dell’età e con una zazzera di capelli bianchi come la neve, il viso gioviale coperto di rughe e un paio di occhiali rotondi dietro i quali guizzavano due vispi e intelligenti occhi azzurri. Per la maggior parte dell’anno gestiva da solo la sua attività, ma nel periodo estivo, durante le vacanze, la nipote del suo vecchio amico Charlie lavorava da lui per potersi pagare i libri di scuola con il piccolo stipendio che le dava, abbinandolo ad un lavoro serale in una gelateria, due volte a settimana. “È proprio una ragazza responsabile” stava pensando il vecchio signore, mentre armato di spolverino intraprendeva un’ ardua lotta con lo strato di polvere che ricopriva ogni superficie visibile, che dopo essersi sollevata in un turbine al suo passaggio tornava a posarsi incurante dove più le aggradava. Proprio in quel momento il familiare scampanellio alla porta segnalò la presenza di qualcuno e una voce femminile altrettanto familiare lo chiamò.

<< Sono tornata, signor Jackman >> disse.

<< Arrivo Rose! >> disse il signor Jackman, accompagnando la risposta con uno starnuto.

<< Sta lottando contro la polvere? >> chiese la nuova arrivata.

<< Non vincerà mai >> disse il signor Walker, uno dei famosi clienti abituali, sbucando da dietro uno scaffale e alzando gli occhi al cielo sentendo in lontananza un altro sonoro starnuto. Il signor Jackman riemerse da dietro una torre particolarmente pericolante di libri, evidentemente sconfitto e coperto di polvere, mentre il signor Walker usciva col suo nuovo acquisto sottobraccio salutando con un cenno della mano. Il vecchio proprietario sorrise raggiante alla sua assistente, guardandola con attenzione: bizzarra era la parola corretta per descriverla. Mayrose Carter aveva 16 anni abbondanti, era piccola per la sua età e snella, molto ben proporzionata nell’insieme, la pelle bianca e i capelli castani raccolti impeccabilmente con un fermaglio.
Un grosso paio di occhiali bordati di nero sormontavano il visino un po’ smunto e rendevano i suoi occhi sfuggenti, sicché dopo che li si incrociava si aveva la sensazione di non averli visti affatto e nonostante tutti li guardassero mentre le parlavano nessuno sembrava ricordarne alcun dettaglio. Per un motivo inspiegabile indossava sempre un paio di pantaloni neri e una maglietta dello stesso colore, stinta e un po’ troppo grande per lei.

Da sei anni ormai la ragazza passava le sue estati in quella polverosa libreria di Londra, ma nessuno l’aveva mai sentita lamentarsi e a memoria d’uomo non aveva mai perso un giorno di lavoro; i clienti le volevano bene perché era sempre disponibile per tutti e piena di buona volontà, responsabile e molto amabile. Se fosse stata anche bella, pensava il signor Jackman, i ragazzi avrebbero fatto la fila davanti alla porta di casa dei suoi nonni – dai quali viveva da quando aveva undici anni e di cui si prendeva cura con grande affetto – ma la ragazza non sembrava patire per la mancanza di corteggiatori e di amicizie; i suoi unici amici a Londra, infatti, erano il signor Jackman e i clienti della libreria. Rose – come la chiamavano tutti quelli che la conoscevano – era appena stata a fare una consegna a domicilio per la signora Jenkins, una signora anziana e sola che si era rotta una gamba qualche giorno prima inciampando in uno dei suoi quindici gatti, portandole anche il pane di Louis e il cibo per i mici comprato in un negozietto imboscato poco più avanti: visto che i suoi due figli non si degnavano nemmeno di informarsi sulla salute della vecchia signora erano Rose e qualche altro cliente abituale che le facevano la spesa a turno, cercando di farle avere tutto quello di cui aveva bisogno.

<< Come sta la signora Jenkins? >> chiese il signor Jackman mentre tentava di togliersi la polvere di dosso.

<< In gran forma, a parte la gamba rotta. Comunque scommetto che sarà un po’ meno entusiasta dei suoi gatti d’ora in poi >> rispose dando una mano al suo capo a ritornare presentabile.

<< Ci puoi giurare! >> rise il vecchietto <> le diede una busta - che lei mise nella borsa ringraziando - tirando poi un gran sospiro, prendendo le mani bianche e affusolate della sua assistente tra le sue, delicatamente << Cara Rose, tra una settimana tornerai in quella scuola lontana e non ti vedrò fino al prossimo luglio. Come faremo tutti senza di te? >> disse il vecchio con una sincera commozione negli occhi azzurri. Era strano quanto quegli occhi ricordassero alla ragazza quelli del preside di Hogwarts, la scuola che frequentava da sei lunghi anni .

Aveva parlato faccia a faccia col preside in pochissime occasioni, ma l’immagine di quegli occhi gentili e intelligenti le era rimasta particolarmente impressa. Sorrise impercettibilmente pensando a Hogwarts: nessuno a parte i suoi nonni sapeva che quella che frequentava non era una scuola normale, ma una scuola di magia e stregoneria.

Se il signor Jackman avesse saputo che era una strega gli si sarebbero rizzati i capelli sulla testa.

<< Signor Jackman, è l’ultimo anno di scuola, se la caverà egregiamente come ha sempre fatto, e poi gliel’ho detto, se vuole posso tornare per le vacanze di Natale e per Pasqua… si lo so, le vacanze sono vacanze >> disse anticipando l’intervento del vecchio che sorrise << comunque l’anno prossimo sarò libera e diplomata e se vorrà assumermi lavorerò per lei a tempo pieno >> concluse.

<< Ovviamente sarai assunta! Oh cielo, sono già le sette! Non hai il turno in gelateria oggi? >> chiese guardando l’orologio a muro appeso sopra la porta.

<< Si, infatti è meglio che vada. A lunedì signor Jackman! >> lo salutò uscendo di volata dalla porta.

<< Rose! >> si sentì chiamare da Louis che era fuori dalla sua bottega con un sacchetto in mano, classica immagine del pasticcere francese, con tanto di baffoni a manubrio, grembiule bianco e cappello << oggi sei di turno in gelateria vero? Ti ho preparato un petit pan, tieni >> disse con marcato accento, dandole il sacchetto.

<< Grazie Louis, quanto di devo? >> rispose la ragazza frugandosi in tasca.

<< Stai schersondo? Mi hai fatto una consegna gratìs oggi e poi tu ti prondi cura di tutti, qualcuno deve pur prondersi cura di te, no? Allez! Sbrigati o sarai in ritardo! >> le fece segno di andare.

<< Ti voglio bene Louis! >> disse Rose scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia.


Il turno in gelateria passò lentamente, con una sfilza interminabile di “che gusto vuole?” e “cono o coppetta?” e ancora “grazie e arrivederci”. In gelateria non si sentiva a casa come in libreria e probabilmente senza il panino di Louis sarebbe crollata, ma due sole sere a vendere gelati le facevano guadagnare come una settimana intera dal signor Jackman: non che si fosse mai lamentata, sapeva che la libreria non fruttava molto quindi non pretendeva niente di più di quello che le veniva dato e comunque riusciva a guadagnare abbastanza in due mesi da pagarsi i libri per la scuola e allo stesso tempo mettere da parte qualche soldo per il futuro, quindi le andava bene così.

Rientrò in casa verso le dieci, trovando il nonno in salotto a guardare la tv, o meglio trovando la tv accesa e il nonno addormentato sulla vecchia poltrona. Si avvicinò e gli rimboccò la coperta rattoppata e lisa, spegnendo la tv e dirigendosi verso la cucina dove scorgeva una luce accesa, trovandovi la nonna intenta a preparare una torta al cioccolato.

<< Ciao nonnina >> la salutò con un bacio sulla guancia. Trisha Robins era qualche centimetro più alta della nipote, magra e vitale, sprizzava energia da tutti i pori, caratteristica evidenziata dalla scintilla nei suoi occhi verdi, dai tratti decisi del viso e dai capelli sale e pepe tagliati corti.

<< Ciao cara, com’è andato il lavoro oggi? >> chiese dolcemente. Nonostante l’aspetto deciso la sua voce era gentile, come lei, del resto.

<< Tutto regolare. La signora Jenkins ti porge i suoi saluti. Il nonno si è addormentato ancora in poltrona. Tu come stai nonna? Vuoi una mano? >> chiese scostandosi al passaggio del barattolo di zucchero che stava volando verso la terrina.

<< No cara, ti ringrazio. Sarai stanca… lavori così tanto! Come sta la signora Jenkins? >> chiese mentre incantava il cucchiaio in modo che mescolasse l’impasto da solo.

<< Immobilizzata ma con l’umore intatto. Ti serve qualcosa a Diagon Alley? >> rispose la nipote estraendo dalla borsa un foglio di pergamena spiegazzato e una penna, accomodandosi poi al tavolo.

<< No cara, grazie. È la lista dei libri? Ce la fai con i soldi? >> chiese la nonna con delicatezza.

<< Ce la faccio tranquillamente con i libri di seconda mano, non sono cresciuta dall’anno scorso quindi la divisa va benissimo, dovrò comprare un po’ di biscotti gufici per Horus, ma non sarà una gran spesa, ho ancora sufficienti pergamene della scorta abbondante che ho fatto l’anno scorso e delle piume di riserva, l’inchiostro ce l’ho… e al ballo di Halloween non ci vado, quindi non mi serve un costume, tutto qui. >> disse Rose.

<< Dovresti andarci invece!Oh, tesoro… >> disse la nonna, iniziando la solita ramanzina.

<< Nonna ne abbiamo già parlato, il ballo di Halloween non fa per me, c’è troppa gente e troppo rumore >> la discussione aveva il sapore di un ritornello ripetuto fin troppe volte.

<< Come non detto! Ma almeno dammi la consolazione di vedere il tuo viso >> disse avvicinandosi alla nipote e sfilandole con cautela gli occhiali, rivelando un viso molto aggraziato anche se pallido e stanco e due brillanti e grandi occhi verde smeraldo, copia esatta di quelli di Trisha: se l’avessero vista così i ragazzi dei pensieri del signor Jackman avrebbero davvero fatto la fila davanti alla porta.

<< Sei stupenda >> disse la nonna con un sorriso dolce, ma con una sfumatura dolorosa nella voce e nello sguardo << ma guarda che occhiaie >> aggiunse con disapprovazione << dovresti dormire di più >>.

<< Sciocchezze, sto benone>> ribatté Rose rimettendosi gli occhiali con un sorriso tetro.

<< Riguardo al ballo di Halloween… >> disse la nonna ignorando l’occhiata di disapprovazione della nipote << Oh, ma insomma! Non puoi passare tutta la tua vita in biblioteca! Con i voti che hai ti puoi anche prendere un po’ di pausa! >> sbottò.

<< se mi prendessi delle pause non prenderei i voti che prendo, no? E poi è l’anno dei M.A.G.O… >> rispose Rose.

<< Hai avuto eccezionale in tutti i tuoi G.U.F.O. tranne un oltre ogni previsione in antiche rune, di che ti lamenti? Andrai benissimo! E poi ho una cosa per te… >> disse prendendola per mano e portandola in camera dei nonni, abbassandosi e frugando nel fondo oscuro dell’armadio, riemergendone con una grossa scatola bianca tra le braccia che Rose prese e poggiò sul letto, aiutando poi la nonna a rialzarsi.

<< Nonna Trix, cosa sarebbe questo? >> chiese indicando la scatola.

<< Era di tua madre, l’ho conservato per te… >> confidò aprendo la scatola e tirandone fuori un abito bellissimo che sembrava adatto ad una sposa, di un blu notte, formato da un corsetto senza spalline intarsiato di stelle cucite con quello che sembrava crine di unicorno e da un’ampia gonna con un poco di strascico, rialzata in vari punti da rose bianche vere, tenute in perfetto stato da un incantesimo.

<< Voglio che tu lo metta per il ballo di Halloween, fallo per me… tua madre ne sarebbe stata così felice! Ti prego Rose, è l’ultimo ballo della scuola, non perdere questa esperienza o te ne pentirai per tutta la vita >> la nonna la guardò con le lacrime agli occhi e vedendola incerta si convinse a battere il ferro finché era caldo << non ti riconoscerà nessuno se indosserai questa al posto dei tuoi occhialacci >> disse porgendole una maschera dello stesso colore del vestito << sarai talmente bella che nessuno potrebbe ricondurti al mostriciattolo per cui ti piace passare, per favore… >> la guardò speranzosa e la nipote annuì.

<< Oh, grazie tesoro! Fai tante foto mi raccomando! Io e il nonno saremo felici di vederle! >> disse abbracciandola forte << mi sento piena di energie stasera, quindi andiamo a sistemare il tuo baule prima delle compere così vedrai se ti manca qualcosa d’altro >> disse prendendo la scatola per portarla in camera di Rose, che iniziava vivamente a pentirsi della promessa fatta.





_________________________________________________________________________

Commento dell'Autore

Ecco qui il primo capitolo di una nuova FF!! Chi sarà mai questa faciulla così particolare?! lo scoprirete solo leggendo! Ho bisogno del vostro sostegno cari lettori, quindi fatemi sapere cosa ne pensate con le vostre recensioni se vi va... a me farebbe davvero piacere! in compenso vi prometto che farò del mio meglio per regalarvi dei momenti piacevoli in compagnia dei personaggi che tutti quanti amiamo! Un bacio!
LadyVampire
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LadyVampire92