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Autore: LadyVampire92    22/04/2012    2 recensioni
Cosa stava per dire? La sua mente doveva avere qualcosa di sbagliato perché non poteva essere stato sul punto di dire proprio quello. “Io ti amo”. Ma non era possibile vero? Lui, Draco Malfoy, non poteva davvero essere innamorato… o si? E proprio di quella ragazza poi. Era inconcepibile.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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2. ACQUISTI PER LA SCUOLA



La mattina dopo Rose si alzò presto per finire di mettere in ordine il baule, visto che la sera prima era praticamente crollata, e appena dopo pranzo si infilò nel camino con un pizzico di polvere volante in mano; gettandola nel focolare disse chiaramente << Diagon Alley >> e qualche secondo dopo sbucò dal camino del Paiolo Magico e salutando Tom, il barista, vecchio amico della nonna, si diresse verso il muro di mattoni sul retro del pub, aprendosi la via per Diagon Alley.

Si diresse immediatamente al Ghirigoro, che le ricordava sorprendentemente la libreria del signor Jackman, dove acquistò i libri di incantesimi, trasfigurazione, pozioni, antiche rune, storia della magia, astronomia e difesa contro le arti oscure, tutti di seconda mano naturalmente.
Oltrepassò la bottega di Olivander e il negozio di vestiti di Madama McClane, dirigendosi all’Emporio del Gufo per fare rifornimento di biscottini gufici per Horus.
Appena varcò la porta dell’emporio il suono di voci familiari la fece voltare, incrociando lo sguardo di Hermione che esclamò << Rose! Che bello vederti >> mentre Ron la fissava con l’aria di non sapere bene chi avesse davanti e iniziando a formulare una domanda << Ma chi…? Ah! La ragazza dell’infermeria! >> focalizzò all’improvviso, mentre Hermione gli pestava un piede.

<< Non fargli male Hermione, non importa, ci sono abituata >> disse la diretta interessata, accompagnando le sue parole con un gesto di noncuranza.
Rose aveva l’abitudine, quando era a scuola, di passare almeno mezzora ogni giorno in infermeria, tenendo compagnia ai ricoverati che non avevano visite, coinvolgendoli in una conversazione qualsiasi per far passare loro un po’ di tempo.
Naturalmente nessuno si ricordava più di queste sue gentilezze una volta dimesso, a parte delle rare eccezioni, quindi era abituata alle persone che non la riconoscevano al di fuori del suo ambiente se la incontravano per strada o nei corridoi della scuola, come Ron, anche se non era scusabile del tutto per il fatto che anche Rose era una Grifondoro e per di più al settimo anno, come lui, e quindi frequentavano quasi tutti i corsi insieme. Harry, invece, era una delle poche eccezioni, poiché con tutte le volte che era stato in infermeria nel corso dei suoi sette anni di studi e le ore che Mayrose aveva passato al suo capezzale aveva non solo imparato il suo nome, ma anche a volerle bene.
Non erano in molti, anche tra i Grifondoro, a dare considerazione a Mayrose, ma loro erano diversi e la trattavano quasi come un’amica e non come parte integrante dell’arredamento dell’infermeria. Anche le altre sue compagne di stanza Lavanda Brown e Calì Patil non la consideravano affatto, quindi l’unica con cui potesse parlare era Hermione; in verità andavano piuttosto d’accordo vista la loro assidua frequenza in biblioteca, la passione per i libri – anche babbani - e il corso di antiche rune che erano le sole grifondoro a frequentare, quindi ogni tanto facevano i compiti insieme. Inoltre Mayrose sospettava che il momento in cui Hermione aveva iniziato a considerarla veramente coincidesse con la sua adesione al comitato da lei creato, il C.R.E.P.A., perché era l’unica che avesse davvero ascoltato le sue argomentazioni fino in fondo e perché era l’unica ad esibire la spilla, bene in vista appuntata alla borsa dei libri. Per Ginny, pensava, era normale che fosse gentile con lei perché era gentile con tutti, quindi nessuna sorpresa, visto che aveva anche la tendenza a fare amicizia con le persone che in generale venivano isolate – tipo Luna Lovegood -, come una sorta di paladina dei deboli.

Nonostante l’atmosfera amichevole che la circondava Rose si sentiva esclusa, quasi di troppo.
Sapeva che nessuno in quel posto sapeva cosa provava, cosa pensava realmente; nessuno si era mai preso la briga di chiederle dei suoi genitori, della sua vita fuori da Hogwarts, del suo passato… e lei non ne aveva mai parlato. La sua naturale riservatezza la rendeva una persona perfetta a cui fare le proprie confidenze, la sua pazienza era l’ideale per chi volesse raccontare i suoi guai senza essere interrotto e senza essere giudicato, la sua gentilezza e il suo distacco dalla gelosia e dall’invidia la rendevano immune dal dare cattivi consigli ma nessuno, in nessun caso, aveva mai preso in considerazione l’idea che anche lei avesse bisogno di parlare, anche se non ne esprimeva il desiderio.

Per questo motivo non riusciva a sentirsi parte di un gruppo, o pensare a qualcuno come a un amico: voleva bene a molte persone, ma non aveva amici. Sapeva che “amicizia” significava essere disposti a condividere sia gioie che dolori, cosa impossibile per lei: poteva condividere il dolore di qualcun altro, ma non era disposta a condividere il suo dolore con nessuno. Era consapevole di avere un contegno impeccabile che nulla lasciava trapelare, una calma che non veniva mai intaccata in nessuna situazione e un’aura di equilibrio interiore che la rendevano lontana da ogni sospetto, ma l’aveva deciso lei tutto questo, aveva costruito la sua maschera con estrema cura e non se ne pentiva: del resto era sempre stata il genere di persona che soffre in silenzio.

<< Rose, noi andiamo ai tiri vispi Weasley, vieni con noi? Così puoi salutare Fred e George >> le chiese Harry, allontanandola dalle sue riflessioni.

<< Oh si, mi farebbe piacere rivedere quelle pesti. Compro una cosa e vi raggiungo >> rispose. << Ti aspettiamo qui fuori >> disse Hermione uscendo.

Rose sorrise gentilmente pensando a quei due. Tra le eccezioni al mondo di indifferenza che la circondava i gemelli Weasley erano forse la più evidente: aveva passato così tanto tempo a tener loro compagnia nei cinque anni in cui erano stati ad Hogwarts insieme dopo i loro numerosi esperimenti malriusciti che ne aveva perso il conto; ma ricordava perfettamente che anche ricoverati in infermeria erano sempre pronti a scherzare e facevano a gara per farla ridere – cosa che prendevano molto sul serio e che riusciva solo a loro, ma solo raramente – e si prendevano gioco di lei litigando su chi dei due dovesse sposare.

Uscì dall’emporio con il pacchetto sopra la pila dei libri acquistati che si portava dietro su un carrellino di quelli che usano le vecchie babbane quando vanno a fare la spesa, molto comodo per trasportare il peso di quegli enormi volumi scolastici, e insieme agli altri si avviò verso il negozio di scherzi dei gemelli. Quando varcarono la soglia vennero separati dalla folla scalpitante che infuriava all’interno e per poco Rose non perse gli occhiali mentre si faceva largo sgusciando tra le persone verso un angolino più tranquillo e da li scorse, di spalle e a pochi passi da lei, due teste rosse alla stessa altezza che confabulavano tra loro.

<< Come state, Gemelli del disastro? >> disse e i due si guardarono in faccia.

<< Hai sentito anche tu George? >> chiese Fred.

<< Perfettamente fratello >> rispose George.

<< C’è solo una persona che ci chiama così >> continuò Fred.

<< Pensi sia un’allucinazione? >>

<< Dovremmo controllare >>

<< Rosie! >> dissero in coro appena videro la ragazza, che sorrise lievemente perché quei due erano gli unici a chiamarla così. Si avvicinarono e le diedero contemporaneamente un bacio sulla guancia, uno a destra e uno a sinistra, facendola arrossire un poco.

<< È la prima volta che vieni a trovarci vero? Ti facciamo fare un giro>> disse George prendendole di mano il carrellino e mettendolo al sicuro dietro la cassa, mentre Fred le circondava le spalle con un braccio, conducendola attraverso il negozio.

<< Ti siamo mancati vero? >> scherzò Fred.

<< Moltissimo… non pensavo che avrei resistito >> ironizzò.

<< Allora Rosie, durante la tua solitudine hai deciso chi di noi sarà tuo marito? >> chiese in tono affabile.

<< Sarò io ovviamente! >> disse George, sbucando da dietro.

<< Starai scherzando! Sfidami a duello per il cuore di questa dama, se ne hai il coraggio! Fellone! >> esclamò Fred in una perfetta imitazione di Sir Cadogan.

<< Simpaticoni, smettetela di prendermi in giro! >> ribatté Rose alzando gli occhi al cielo, ma sorridendo.

Dopo aver fatto il giro del negozio, aver rifiutato più volte le proposte matrimoniali di Fred e George e i relativi scherzosi pegni del loro amore, Rose si accommiatò dal gruppo che si salutò con un "ci vediamo sull’espresso per Hogwarts!” avviandosi verso il Paiolo Magico per ritornare a casa con i suoi acquisti, dove la aspettava una deliziosa cenetta preparata dalla nonna.




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Commentino dell’autrice
Eccoci qui al secondo capitolo, che possiamo definire un secondo capitolo di presentazione. Nel primo, se vi ricordate, ho presentato questo nuovo personaggio diciamo esteriormente, ora invece vediamo nel dettaglio il suo rapporto con gli altri. So che potrebbe non entusiasmare, ma tenete duro! Il bello deve ancora venire =)
Leggete e recensite numerosi!
Un bacio!

LadyVampire92
  
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