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Autore: verichan    17/04/2012    1 recensioni
Le vicende di vari personaggi si intrecciano sullo sfondo della misteriosa città di Anderville.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Fece una giravolta, sollevò le braccia al cielo, fece scivolare giù le mani sopra il proprio corpo, infine circondò il collo di uno dei tanti che la fissavano e lo avvicinò per un bacio sulla guancia che lo lasciò senza fiato. Lo mollò, sorrise e andò verso il bar. Il sorriso scomparve e si trasformò in una smorfia dopo aver ordinato un alcolico.

Non le piacevano le discoteche, troppo rumore, troppi corpi tutti assieme, troppo sudore e puzza di sudore. Era un divertimento soprattutto per chi voleva scopare, anche se un terzo della folla veniva davvero solo per fare quattro salti in compagnia e muoversi al ritmo della musica.

Vanessa invece non amava particolarmente la musica. Non aveva nessun cantante preferito, non aveva cd o mp3 a parte quelli regalati per i compleanni da amici e parenti, accendeva la radio solo per informarsi sul traffico e non si metteva a cantare sotto la doccia. Sopportava a malapena le canzoni ripetitive del negozio di abbigliamento dove lavorava.

Purtroppo per lei la discoteca era il luogo perfetto, dove scambiare effusioni con perfetti sconosciuti era la norma. Senza contare la grande quantità di desiderio emanata da ogni individuo lì presente senza la necessità di un suo intervento.

«Ehi bellezza, ti ho vista in pista.»

Guardò l'orologio, l'1:02. Si stampò sulle labbra un sorriso invitante e si voltò, pronta per l'ultimo spuntino.

«Anche io ti ho notato. Sei l'unico con un po' di stile, qui dentro.»

Balle, ma agli uomini piacevano un sacco i complimenti. Peggio delle donne. Sicuramente erano più facili da accalappiare rispetto alle ragazze.

Parlarono un poco sorseggiando i drink e poi scesero in pista. Ballarono appiccicati, si sfiorarono con le mani e poi un abbraccio avvolgente e il tipo era spompato. Lo salutò mentre lui debolmente cercava il fiato per chiederle il numero di telefono, senza successo, ed uscì, pagando e riprendendo il suo cappotto.

Investita dall'aria autunnale, Vanessa si coprì bene e si diresse verso l'auto. Il giorno dopo l'aspettavano ore di lezione all'università e il turno di pomeriggio al negozio. Sbuffò a questo pensiero; per adesso, piena di emozioni dalla discoteca, aveva solo voglia di andare a casa e bersi una cioccolata calda davanti ad un film d'azione alla tv; tanto, con tutta l'energia che aveva in corpo, non avrebbe potuto dormire.

Mentre tirava fuori le chiavi della macchina parcheggiata lì vicino, notò del movimento all'ingresso della discoteca: erano altre persone che uscivano per tornare a casa o andare chissà dove, nulla di strano, se non fosse che tra quella gente figurava una donna a lei nota. O meglio, non sapeva chi fosse, ma era da due settimane che compariva in discoteca e la fissava in lontananza. All'inizio aveva pensato fosse interessata, una delle tante dell'altra sponda, poi la cosa aveva preso una piega da stalking.

Non aveva nulla da temere da una persona comune, sapeva badare a se stessa, però sua sorella Juanita il mese prima era stata assalita da “cacciatori” e aveva avvertito le altre. Perciò, dopo il terzo avvistamento, Vanessa si era fatta più cauta, soprattutto dopo che la donna aveva tentato di pedinarla lungo il tragitto di casa su quella sua auto arancione. Questa era la quarta volta che veniva seguita con lo sguardo fino alla macchina, e Vanessa cominciava ad averne abbastanza. Adesso non doveva solo preoccuparsi del ritorno del suo ex padrone, doveva pure vedersela con gente squilibrata che la tallonava ogni volta che andava a cibarsi!

Per la prima volta si chiese se il suo segreto fosse stato scoperto.

Aveva deciso di ignorarla, e aspettare che tentasse qualcosa di concreto per rivolgersi alla polizia affinché gliela togliessero di torno, tuttavia, se la sconosciuta aveva notato lo stato indebolito che avevano i riceventi delle sue carezze, la faccenda avrebbe richiesto una linea d'azione più drastica. Doveva proteggere se stessa e le sue sorelle, nessuno doveva scoprire la verità; se la voce si fosse sparsa il padrone avrebbe potuto trovarle e riportarle ad Arcadia. E dubitava che si sarebbe presentata un'altra occasione per fuggire.

 

Con l'umore cupo, Vanessa salì in auto ed uscì dal parcheggio; nello specchietto vide la sua inseguitrice fare altrettanto. La seminò con discrezione e quando fu sicura si diresse verso casa, dove avrebbe contattato le sorelle e discusso della questione.

  
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