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Autore: Mami Shimizu    17/04/2012    0 recensioni
Molto spesso essere deriso da tutti ti fa chiudere in te stesso se non chiuderti in casa. Questa cosa è successa a Yuuto, protagonista della storia e hikikomori che cerca, anche se non sembra, di uscire da questo suo stato.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti, e ben trovati al quarto capitolo di "Fuga dallo stato di hikikomori".
Come sempre sono presenti un paio di ripetizioni che, probabilmente sono fastidiose, quindi mi scuso in anticipo.
Coooomunque, in questo capitolo si conoscerà, anche se non tanto bene, il personaggio di Kirino, la ragazza che fa sempre la spesa ai kombini. 
Spero che vi piaccia questo capitolo vi piaccia. Leggete e commentate!





Passai tranquillamente quelle poche ore a lavorare, cercando di non pensare a quello che era successo prima. Mi alzai dal posto dietro la cassa per timbrare il cartellino, dato che avevo finito il mio turno lavorativo, quando, in negozio, entrò un losco figuro: indossava degli enormi occhiali scuri, un cappello che copriva molto la fronte, ed una giacca enorme. Rimasi dietro la cassa per vedere che succedeva, pronto a premere il pulsante di sicurezza. Quella persona si mise a gironzolare nel negozio prendendo un paio di cose, e poi si avvicinò alla cassa, poggiando gli articoli sul nastro. Io, facendo finta di nulla, osservavo ogni suo movimento. «Sono €15..» «Subito!» Rispose con voce femminile. Mh? Questa voce…? Sollevai lo sguardo verso la persona che, di colpo, iniziò a tossire forzatamente. «….Ecco a lei..» Disse, con voce finta rauca, porgendomi i soldi. «…» Io non dissi nulla. Il losco figuro prese le buste ed uscì dal negozio velocemente.  …Perché s’è conciata così?
 
***
 
Tornai a casa e, dopo aver cenato mi misi a dormire. La mattina dopo, dato che non avevo lavoro, rimasi senza far nulla, a guardare il soffitto. D’un tratto suonò il campanello. Chi è? Ancora quella ragazza? Mi alzai e, guardando dallo spioncino vidi la Sign. Tilslitt. «Yuu-kun! Apri.» Mi disse. Aprii la porta piano e, facendole cenno con la testa, la feci entrare. «Buon giorno.. Come mai è venuta a farmi visita?» Le chiesi.  «Ma come? Non avevamo deciso che ti avrei fatto lezione, una volta a settimana?» Rispose lei. «Ma lei dovrebbe essere a scuola no?» «Yuu-kun… Sai che è mezzogiorno passato? A furia di stare chiuso in casa hai perso la condizione del tempo..» Mi disse, facendosi spazio attorno al tavolino, spostando le buste della spazzatura.  Cavolo… Devo iniziare a svegliarmi presto. Oppure a guardare l’ora quando mi sveglio.. «Ooh beh.. Iniziamo la lezione.» Detto questo ci fu un’oretta di lezione generale e, finito, ci siamo messi a parlare della classe. Nel bel mezzo della discussione suonò ancora una volta il campanello. Ora chi è? Non mi capita mai di avere più di una visita al giorno. Anzi. Non sono abituato a riceverne neanche una.. Mi alzo e vado alla porta. Guardo dallo spioncino e vedo lei: la ragazza dei kombini, sostare davanti alla porta, con lo sguardo verso il basso. Apro la porta e lei alza lo sguardo. «C-ciao Yuuto… Ecco.. Sono venuta per chiederti se..!» Si zittii appena vide la Sign.Tilslitt. che, vedendo la ragazza, si alzò avvicinandosi. «Oooh. Yuu-kun.. Me lo potevi dire che ti eri trovato una ragazza. E per giunta così carina.» Mi disse mettendomi una mano sulla spalla, squadrando per bene la ragazza che arrossì. «V-veramente io non sono la sua ragazza… Diciamo che sono una conoscente…» Rispose, girandosi i pollici. «Aaah…» Disse la proff, un po’ triste. «Ed io che ci speravo… Oooh beh. Misà che vi lascio soli.» Riprese, lanciandomi un’occhiata maliziosa.  «Cos..! E la lezione?!» Le domandai, cercando di fermarla.  «È finita. Ora ho da fare quindi, ciaaao!» Disse, andando verso le scale.  «Ah! Una cosa. Usate le protezioni. Solo perché siete giovani non vuol dire che non dovete prendere precauzioni. Bye bye!» Detto questo, scomparve dalla nostra vista. La ragazza rimase immobile, con lo sguardo verso il basso, tutta rossa. Io mi misi una mano in faccia per coprire il rossore e mi poggiai allo stipite della porta. «….Aah. Dimentichiamo quello che abbiamo sentito.. Come mai sei venuta qui?» Le chiesi. «Eh..? Ah! E-ecco… Sono venuta a chiederti se, per caso, ti andrebbe di venire con me al mare… C’è bel tempo quindi…» «…» Non le risposi. «…S-se non ti va puoi dirmelo tranquillamente..!» Disse, iniziando ad agitarsi. «…Ok…Se dobbiamo andare ora, prendo l‘occorrente..» Mi voltai verso l’interno della casa.  «Ah, prendi solo il costume… I-il resto l‘ho preso io…» Aggiunse. 
Io mi misi il costume sotto ai vestiti, presi il cappello ed uscii. «…Senti…» Chiamai l’attenzione della ragazza. «Dai a me la borsa. La stai trascinando a terra..» Dissi, afferrando la “maniglia” della borsa, tirandola a me, facendola poggiare alla mia schiena. «G-grazie..» 
Dato che il mare non era lontano da casa mia, ci andammo a piedi ma, per tutta la durata della camminata, non parlammo: Io perché non avevo nulla da dire, lei non lo so, anche se ha tentato spesso di parlare. 
Arrivammo alla spiaggia: Era piena di persone. A quella vista feci una smorfia e sentii le gambe cedere. «..Dobbiamo stare tra tutta quella gente..?» Chiesi, già pronto ad andare via. «No. Ho trovato un posto molto tranquillo in cui l‘acqua è più pulita rispetto a dove stanno tutti. Vieni..» Mi rispose tirandomi per la manica. Arrivammo in un punto di spiaggia molto piccolo, dove la sabbia era bianca e l’acqua limpida. Nulla a che vedere con l’altro punto. La cosa più bella è che non c’era nessuno. Ci mettemmo in un punto all’ombra di una roccia. Da dietro la roccia, la ragazza tirò fuori delle sedie a sdraio. «..Nascondi le cose?» Le chiesi. «Ah? No.. E che così non devo potarmi sempre tutto a presso..» Rispose lei, mettendo le sedie una vicino all’altra, facendomi cenno di poggiare la borsa. «Ti piace come posto?» Mi domandò. Sembra molto meno tesa rispetto a prima. Mah, sarà l’aria marina.. Pensai. «Si.. È molto bello ed isolato..» Detto questo lei andò nel panico. «…E-ecco..! Non l‘ho fatto apposta a portarti in un posto isolato con me.. Non che non voglia star sola con te ma…! D-dimentica quello che ho detto..!» Concluse, coprendosi con un grande cappello di paglia che aveva tirato fuori dalla borsa. Non so come mai ma questa ragazza ha qualcosa di.. Adorabile.. «..Devi fare il bagno?» Le domandai sedendomi nella sdraio. «Ah, è vero.» Iniziò a togliersi la grande giacca a maniche lunghe che indossava, aprendo la cerniera. Tolta la giacca, si poteva vedere il costume che portava: Era un costume a pezzo unico. Era di un color rosa pallido con sparsi dei disegni di ciliegie e dei merletti sulla parte del seno. Rimasi sorpreso a vederla così. Mi sarei immaginato chissà che bikini super ridotto. …Questa è la reincarnazione delle ragazze degli ero-game?! Portai velocemente la mano sul naso, pronto a fermare il sangue che, probabilmente, stava per uscire a spruzzo. Lei arrossì. «È strano vero..» Mi disse. «..Che una ragazza indossi costumi del genere..?» «…No.. E poi ti dona..» Le risposi, girandomi da un’altra parte. «Grazie!» Disse, facendo un enorme sorriso. «..Ma tu non ti metti in costume?» Si fermò a guardarmi. «…M-magari dopo.» Per com’è ora, non potevo muovermi senza farlo vedere… Pensai.  Oddio! Mai avrei immaginato che mi sarebbe successo con una ragazza vera! 
Passai un po’ di tempo a guardare la ragazza, anzi, Kirino, che giocava a fare castelli di sabbia. Certo che è proprio una bambina.. Pensai, col sorriso sulle labbra. Dopo un po’ mi alzai e mi misi in costume, andando verso l’acqua. «È un costume quello?» Mi chiese lei. «…si..» Risposi. «Che strano. Non ho mai visto un costume così. Sembrano dei pantaloni lunghi..» «È perché ho cucito insieme tre costumi uguali… Non sto bene coi pantaloncini…» Aggiunsi, immergendomi fin sopra la pancia. Kirino mi seguì in acqua. 
Rimasimo un bel po’ di tempo al mare e, quando si fece nuvoloso, decidemmo di andare via.
 «Senti una cosa…» Iniziai io.  «..Ma come mai ieri ti sei travestita per andare ai kombini?» Le domandai.  «..Mi vergognavo.. D-dopo quello che è successo non me la sentivo di farmi vedere da te.. Ma, visto che mi serviva da mangiare, mi è venuta l‘idea di travestirmi.» Rispose lei, rimettendosi la giacca. «..E perché quest’invito al mare?» «Pensavo che ti avrebbe fatto felice.. E poi speravo di conoscerti meglio.» «…» Rimasi in silenzio, aiutandola a mettere tutto in ordine. Finito di aiutarla e, dopo essermi vestito, imbracciai la borsa ed andammo via dalla spiaggia. Arrivammo davanti alla porta del mio appartamento. «…Vuoi che ti accompagni a casa?» Le chiesi, fermandomi alla porta.  «No grazie.. Abito qui vicino e poi, se mi presentassi a casa con un ragazzo, mio padre andrebbe di matto e ci farebbe l‘interrogatorio. Sai, mio padre è una di quelle persone che dice che le prime esperienze come il primo bacio o robe simili, si dovrebbero fare con la persona che si ama..» «…E tu invece?» «Io la penso come lui.» Rispose, sorridendomi. «Io ora devo andare. Grazie per aver passato la giornata con me…» Mi disse, dandomi un bacio sulla guancia. «..Ciao!» Finì poi, andando via. Io la salutai con la mano.   …mm… Sarà stato il suo primo bacio quello dell’altro giorno..? Pensai, entrando in casa. 
  
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