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Autore: Hellionor    17/04/2012    3 recensioni
Si dice che Deimos, un giorno, quando l'attrazione di Marte diventerà troppo forte, si schianterà sul pianeta stesso; mentre Phobos scivolerà verso gli inesistenti confini dell'Universo.
Altri, invece, ipotizzano che anche il secondo, dopo l'impatto del primo, finirà a collidere con Marte.
E così, i due satelliti verranno divisi e distrutti proprio dallo stesso che li aveva avvicinati.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui!
Sì, ho deciso di aggiornare un po' prima, non tanto perché abbia scritto chissà quanto, ma per provare a farmi un po' perdonare, ecco.
In questo capitolo di passaggio troverete tanto usato il 'diario', che devo dire mi diverte molto!
Ah, e quando si parla di musei ed esposizioni, sono tutte esposizioni che erano a Los Angeles esattamente in quei giorni! Se posso complicarmi la vita, me la complico, perché no.
Detto questo, vi lascio alla lettura!
Sono curiosa di sapere cosa pensate anche di questo capitolo, per cui, se vi va, una recensione è ben accetta!



Capitolo 14
Tanto il tempo passa e passerà



Giorno 6
Siamo qui da quasi una settimana, ormai. Sembra impossibile! (Soprattutto se consideriamo il fatto che il povero Shannon e i suoi colleghi sono ripartiti solo ieri.)
A proposito di ieri: non ho mai camminato così tanto. Chi l'avrebbe detto che Nim fosse capace di marciare a quel passo per una giornata intera (sostenendo che non lo stesse facendo per distrarsi, ma per trovare luoghi sconosciuti e particolari)!
Ormai ci siamo quasi completamente adattate a questa città. Conosciamo qualsiasi cosa circondi l'albergo, sappiamo quali sono gli orari migliori per prendere i mezzi, i luoghi giusti in cui potersi riposare, le vie più frequentate ad un certo punto della giornata, le strade più rumorose e quelle più silenziose... tutto il resto di Los Angeles non è ancora nelle nostre mani, ma abbiamo un alibi: insomma, è un po' grandina.
Ok, tutto ciò non ha senso, maaaa... non tutto deve avere un senso.

Nimhea, appollaiata dietro alle spalle dell'amica, scoppiò a ridere. “Sì, Nare, hai già la risposta pronta nel caso ti arrestino perché guidi in contromano!”
“Non sei simpatica, Nim.”
“No, infatti. Sono fottutamente geniale.”
“E non sei fine.” la prese in giro l'amica.
“Oh, questo è risaputo.”
Comunque diario, adesso dobbiamo andare, perdonaci. Questo è il nostro primo sabato qui e dobbiamo anche trovare qualcosa da fare stasera. Insomma, siamo a luglio, abbiamo il dovere di divertirci! Probabilmente andremo in spiaggia a ubriacarci e a darci alla pazza gioia. No, veramente andremo in spiaggia a vedere cosa combinare e a buttarci nella mischia: per il resto siamo due ragazze serie (forse).
Oh, ricorderei anche che una settimana fa eravamo al concerto (in questo momento paragonabile al Big Bang).
Ciaociao, adesso ti abbandoniamo!

“Sì, Nare, seratona al limite della trasgressione?!”
Andrea rise a lungo, raggiungendola all'uscita della stanza 69. Piaceva ad entrambe un sacco, come numero, quell'incredibile e costante ribaltamento di cifre. Indossava un abito chiaro, un altro, vittima di quella sua passione per i vestiti poco condivisa dall'amica, che invece li portava solo se costretta dalle circostanze, o da lei.
“Ti dispiace tornare a Venice beach?”
“E perché dovrebbe?”
“Non so, sei andata lì con un tale, ultimamente, e...”
“Ma ti prego! Non crederai quei due messaggi che mi ha mandato da non so quale parte del mondo siano bastati a farmi cambiare idea! Sai quello che penso. Non fa per me.”
“Ma Nim, tu...”
“No, Nare.” la interruppe immediatamente Nimhea con volto serio. “Non fa per me.” scandì lentamente, fissando l'amica.
“E va bene. Quando qualcuno farà per te, sappi che io sono pronta a fare da testimone alle nozze. E sappi anche che voglio essere chiamata zia dai tuoi figli.”
Andrea sembrava essersi dimenticata cosa l'avesse portata a quelle conclusioni e sui suoi occhi scuri scorrevano veloci le scene immaginate.
“Non ti sembra di correre un po' troppo?” sorrise Nim.
“No. E poi sai che ti ci vedo un sacco mamma.”
“Ho tempo, non ti preoccupare.” rispose ridendo e precipitandosi fuori dall'hotel. “Venice beach?” domandò, mentre tentava di fermare un taxi. Sul suo volto, il sorriso incoraggiante di chi sembra non provare né caldo né freddo per le sue stesse parole. Sui suoi occhi, il riflesso di una mente che cercava disperatamente di credere alle sue illusioni, con discreto successo.


Giorno 7
Sì, hai visto bene. 'Giorno 7'. UNA SETTIMANA.
Non è possibile!
Ormai siamo a metà (passata da un po') di questa nostra vacanza e boh.
Oddio.
Io sto morendo.
Non ce la posso fare.
Tra una settimana tornerà tutto alla normalità. Che tristezza.

Nare, che per una volta aveva lasciato la penna all'amica, si impossessò nuovamente del diario e riprese a scrivere, accovacciata sul letto: un groviglio di gambe, braccia e capelli dal quale spiccava nettamente la maglia di un azzurro intensissimo.
Su, non fare troppo caso alle sue preoccupazioni, è sempre stata così: pensa a quanto è passato e non a quanto manca. In qualsiasi caso, siamo a metà strada e abbiamo ancora una bellissima settimana da goderci, per cui non vedo dove siano tutti questi problemi.
Nimhea rise, e ritornò alla scrittura, inserendosi al posto dell'altra.
Informerei la mia gentile collega che 'i problemi' risiedono nel fatto che una settimana passa troppo velocemente per qualsiasi essere umano dotato di un minimo di senso pratico. Sette, sei, cinque,
“Quattro, tre, due, uno... buon anno!” gridò Andrea, lanciandole addosso un cuscino.
L'altra parò il colpo con un braccio e allungò una gamba verso di lei, dandole un colpo leggero ma fastidioso in tutta risposta.
“Ma ti leggi?” riprese Nare “Sembri un'ottantenne! Nim, goditi questa settimana e, detto sinceramente, vai a farti una meravigliosa flebo di gioia di vivere.”
L'amica la guardò sconvolta e divertita, con le dita serrate intorno alla penna.
“Sì, non che non esistano altri modi più... be', decisamente diversi, per essere euforici, diciamo.”
“Andrea, io non lo voglio sapere!” scattò Nim scoppiando a ridere.
“Io non ho detto niente.”
“Non fare gli occhi da cucciolo. Sai benissimo cos'hai detto. E non provare a far passare me per pervertita!”
“Oh, non ti farei mai passare per qualcosa che non sei.”
Nimhea lanciò un'occhiataccia all'amica e riprese a scrivere.
Bene, dato che il conto alla rovescia è stato così brutalmente sminuito, mi dispiace doverti abbandonare, ma devo vincere una guerra non ancora dichiarata contro Andrea.
“Carina e coccolosa, dimentichi?” domandò con voce morbida, abbandonando la penna e il quaderno per terra e voltandosi verso l'amica.
“E ingenua, casta e pura.”
“Esatto.” rise.
“Shannon, salvaci tu!”
La riccia aveva alzato gli occhi al cielo in un atteggiamento di preghiera solenne.
“Sei esattamente riuscita a centrare uno dei principali motivi per cui lui non è una persona adatta a me.”
“E cioè?”
“Quanta gente si sarà portato a letto, Nare? Quanta? Io... io voglio innamorarmi, adesso. Il tempo per i giochi è finito, per me. E quelli come lui non vanno bene per quelle come me.” concluse con un velo di amarezza che, per quanto fosse ben nascosta, non sfuggì all'amica.
Anche quella era amicizia: capirsi dalle sfumature, dai sussurri, da tutto quello che in fondo si vuole nascondere al resto del mondo, ma che siamo ben contenti di lasciare a chi vogliamo bene.
“E poi, direi di chiudere qui il discorso, per favore. Lui ha la sua vita, io la mia. Posso essere felice di essere uscita con lui, e non semplicemente perché è famoso, ma si ferma qui. Non ho nessun'intenzione di andare avanti. E anche se andassi avanti, ragionando per assurdo, cosa potrei fare? Siamo troppo diversi, troppo lontani. Non sarebbe fattibile, dai. Una cosa del genere non fa per lui. Né per me.”
Guardò Los Angeles fuori dalla finestra della stanza. I grattacieli intorno a loro riflettevano le luci della strada che sembravano sfidare la notte. Los Angeles era una città che non aveva paura del buio, pensò.
“Parli come se lo conoscessi del tutto.” sussurrò Andrea stendendosi e allungandosi verso di lei.
“Parlo come se mi conoscessi del tutto.” fece eco l'altra, spegnendo la luce e cadendo nell'ombra.


Giorno 9
Ed eccoci qui anche stasera!
Sì, ieri non siamo riuscite a scrivere niente, ma eravamo davvero troppo stanche e i giorni qui sembrano volare.
Va bene, forse sono tutte scuse. Non ti abbiamo scritto. Possiamo farci qualcosa, ormai? No, quindi tanto vale recuperare!
Oggi, abbiamo approfittato di una giornata particolarmente calda per rinchiuderci in un museo (siamo andate al LACMA -il nome completo è troppo lungo perché io lo scriva qui, ora-). Incredibile come sia capace di stancarti anche stare al chiuso e camminare così a lungo senza accorgertene!

“Nare, com'è che si chiamava la mostra? Quella 'worlds' qualcosa...” chiese Nim mordicchiando l'estremità della penna.
“Possible worlds?”
“Giusto!”
Tra tutte le esposizioni che potevamo vedere, due sono state quelle che ci hanno colpite di più:
(Questo fa molto tema di seconda elementare e noi siamo leggermente cresciute, direi. Ma che vuoi che sia? Siamo giovani inside.)
-Possible Worlds
-The Sound of One Hand
Direi che su internet trovi tutto anche tu (sì, perché tu sei un diario intelligente e con uno sviluppato senso tecnologico, quindi puoi pensare di andare su internet e, cosa ancora più importante, riuscire a farlo).
Adesso ti abbandono, Nare è in coma davanti alla televisione: direi che posso raggiungerla.
Ci sentiamo presto!



La mattina successiva, le ragazze ripresero il loro giro per Los Angeles.
Al decimo giorno, la memoria della macchina fotografica stava per esplodere, ma mancava ancora qualcosa che convincesse seriamente Nimhea.
Il sole non aveva mai cessato di splendere, cuocendo il cemento e riflettendosi nei grattacieli, pronto ad abbagliare quegli sventurati turisti che non avevano con sé qualcosa per proteggersi dalla sua furia luminosa.
Andrea si era riparata all'ombra e, seduta su una panchina, osservava l'amica incontentabile, benedicendo quel momento di pausa. Si legò i capelli ricci, liberando il collo liscio imperlato di sudore, e scrutò un attimo i passanti, per poi tornare con lo sguardo all'altra che, poco distante, continuava a scattare, alzarsi, spostarsi, fermarsi, trovare una posizione giusta, regolare l'obiettivo... All'improvviso, prima che riprendesse il suo nervoso e assiduo movimento, la vide fermarsi per un istante, come se finalmente fosse riuscita a trovare il dettaglio millesimale che l'avrebbe almeno fatta avvicinare alla sua idea.
Nimhea scattò un'ultima foto, poi lasciò scivolare al collo la macchina fotografica e strinse la coda alta, andando a raggiungere l'amica all'ombra.
“Finito?”
“Sì.” rispose con un sorriso, per poi sfilare di tasca il telefono che era appena squillato. Un suono breve, incisivo, forse noioso. Un nuovo messaggio.
Andrea accanto a lei aspettava in un silenzio implorante che l'amica leggesse e le riferisse il contenuto. O almeno provasse ad accennare ad una qualche reazione.
Buongiorno.
Già dimenticata di me?
Sono atterrato adesso a Los Angeles.
Pensi di poter uscire domani sera a cena? Uscita di gruppo.
Ovviamente è invitata anche Andrea.

“Tu hai sorriso. Chi è?” chiese Nare emozionata, dopo aver visto le labbra della ragazza arcuarsi involontariamente o, forse più semplicemente, guidate da un muscolo involontario.
“Shannon.”
“Cosa vuole?”
“Ti va di uscire a cena domani?” 
   
 
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