Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: eliocentrica    17/04/2012    2 recensioni
«Amore? Pronto! Ascolta... ho perso il treno. … No, era l'ultimo. Mi cercherò un posto dove passare la notte...» dissi sconsolata prima di salutarlo e chiudere la chiamata.
Non mi fidavo a vagabondare per una città sconosciuta alla ricerca di un albergo, così tirai fuori dalla tasca il cellulare e cercai nella rubrica il numero dell'amico che ero venuta a trovare quel giorno.
-- Probabilmente erano passate due ore, e io non ero ancora riuscito a prendere sonno.
Continuavo a pensare che lei era lì, a un passo da me, ma mi sembrava lontanissima. E poi pensavo a come avrebbe reagito la mia ragazza...

A volte, perdere un treno cambia tutte le carte in tavola.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

= Going Back to Reality =

 

Quando mi risvegliai era mattina inoltrata, abbracciato a me sentivo il corpo caldo di Gemma.

Stavo ancora cercando di realizzare ciò che era successo all'alba, ma non mi capacitavo. Eppure il suo corpo nudo ne era la prova.

Le stavo accarezzando i capelli e provavo un senso di calma nuovo, ristorante. Avrei voluto che quel momento non finisse mai perché sapevo che appena lei si fosse svegliata sarebbero cominciati i problemi.

Non feci in tempo a scacciare il pensiero, che lei si svegliò. Si stiracchiò ad occhi chiusi e poi si girò verso di me, con fare provocante.

«Soddisfatto o rimborsato?» rise. «No, a parte gli scherzi, e adesso?»

Sospirai rassegnato, «Credo che dovresti rivestirti. Poi ti accompagno in stazione così puoi tornare a casa. Sicuramente Francesco sarà in pensiero.»

Mi alzai dal letto, mentre Gemma rimase immobile con uno sguardo tra il deluso e l'allibito. Le voltai le spalle e finsi di cercare qualcosa nell'armadio, non potevo sopportare di vedere il suo corpo delineato dalle lenzuola. Non senza perdere il controllo ancora.

Sentii che anche lei si muoveva e che diceva qualcosa sottovoce.

Andai in bagno e mi lavai i denti. Riflettei su cosa dirle. “Gemma, stanotte è stato uno sbaglio. Ci siamo lasciati trasportare dagli eventi, no... dalla situazione insolita. Io non pretendo nulla da te, anche perché so che così ti ho incasinato a sufficienza.” E poi? E lei come avrebbe reagito?

Rimasi con la mano sulla porta per qualche secondo, prima di aprirla e affrontare la realtà.

Rientrai in camera mia e la vidi raccogliere la sua borsa da dove l'aveva fatta cadere la sera prima. Il movimento, modo in cui i capelli le caddero sul viso mi spiazzarono per un momento. Mi ricomposi e mentre stavo per dar voce al mio discorso, lei si girò e mi tirò uno schiaffo sulla guancia.

Spiazzato ancora una volta, non potei fare altro che fissarla.

«Una deficiente. Sono stata una deficiente. Cosa mi credevo!» disse quasi a se stessa, mentre frugava la borsetta in cerca del cellulare.

Allora la presi per le braccia e la scossi per attirare la sua attenzione su di me. Lei alzò lo sguardo, arrabbiata. «Mi ero preparato una specie di discorso, per scusarmi e dirti che... Non lo so neanch'io... Ma in realtà non me ne frega niente!» aggiunsi con un po' di foga. «Io non lo penso davvero, che stanotte sia stato solo uno sbaglio. Io ti voglio, Gemma. Sono passati cinque anni da quando ti ho conosciuto e mi hai colpito. Adesso che siamo in questa situazione, voglio approfittarne. E 'fanculo il resto!», conclusi. Poi aspettai la sua reazione.

Delle lacrime solcarono il suo volto. “Che cazzo significa?”, pensai. Aspettai ancora.

«Ale... Non lo so... Io... ero convinta... Francesco... Però poi... e tu...» disse ricomponendosi un po' alla volta.

“Ma da quando Gemma si arrischia a mostrarsi così insicura e indifesa davanti a me?”

Pensai che fosse così tenera... e non potei trattenermi dall'abbracciarla stretta. “Da quando mi comporto da smidollato?” pensai anche, ma non me ne fregava più di tanto, fintanto che lei era tra le mie braccia.

Quando sciolsi l'abbraccio, Gemma si asciugò gli occhi con la mano e mi guardò spaesata.

Le diedi un bacio leggero su quella sua piccola bocca e, dopo un respiro profondo, le dissi «Credo che ti accompagnerò a Milano, così ti sosterrò mentre dirai a Francesco che lo lasci.»

«NO!» esclamò a voce alta, poi aggiunse con tono normale «...Cioè, no. Non posso fare una cosa del genere. Non con te a fianco. Pensa a come si sentirebbe lui, poverino!» mi rispose, riacquistando sicurezza.

«Sinceramente? Sai quanto cazzo me ne frega! È solo un cretino e non ti merita. E io non vedo l'ora di sbatterglielo in faccia, dopo tutto questo tempo.» dissi cercando di sembrare distaccato.

Lei mi sorrise. «Partiamo assieme, ma tu torni a casa dei tuoi. Mentre io andrò da sola da Francesco. E poi ti raggiungerò.»

La presi per mano e la condussi fuori. I miei coinquilini ci videro passare e fischiarono d'approvazione. Erano amici della mia (ex-)ragazza, ma erano pur sempre ragazzi e avrebbero voluto sapere di più. Comunque non era il momento per le cazzate. Uscimmo dal condominio, le aprii la porta della mia auto e poi salii anch'io.

L'autostrada era trafficata. Tanto meglio, significava allontanare il momento d'arrivo.

Gemma era abbastanza silenziosa e io non cercai di forzare la conversazione. Probabilmente la sua mente stava lavorando velocissima. Sicuramente non avrei voluto trovarmi al suo posto.

E poi ci ripensai. E invece c'ero eccome al suo posto, cazzo. Solo che per me sarebbe stato più semplice. Vuoi mettere? La donna della tua vita contro una qualsiasi?

Tirai fuori il cellulare dalla tasca e premetti il tasto di chiamata rapida.

«Ma sei deficiente!? Non si parla al telefono mentre si guida!» Gemma m'incenerì con lo sguardo e cercò di togliermi il cellulare dalla mano, ma si bloccò quando vide chi stavo cercando.

«Eva, pronto? Sì, lo so che non mi sono fatto sentire affatto. … Prima che t'incazzi per quello, ti devo dire un'altra cosa. … Stai un po' zitta e ascoltami, cazzo! Ci dobbiamo lasciare. … Come perché? Ma non è ovvio? Sono innamorato di un'altra. Quindi non possiamo più vederci. … Grazie, eh! Allora addio!» e chiusi la chiamata. Mi ero anche preso del bastardo, da quella rompipalle. Guardai Gemma e la vidi allibita.

«Che c'è?» le chiesi brusco, ancora irritato per la chiamata.

«Vedo che non sei cambiato davvero, durante la notte. Sei rimasto stronzo come prima!»

Poi aggiunse «...Solo che non lo sei più con me» e sorrise.

Francesco avrebbe potuto anche prendermi a pugni, ma non me ne fregava un beneamato cavolo. Tanto alla fine Gemma era mia.

 

 

 

N/A: Eccomi alla fine. Spero non vi abbia deluso troppo. ^_^"
So che è una storia corta, ma così è nata vari mesi fa e non mi sento di modificarla. (Penso che se l’avessi allungata, sarebbe risultata forzata e magari più sciocca…)

Grazie ancora a chi ha letto, recensito e seguito la mia storia!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: eliocentrica