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Autore: KayeJ    17/04/2012    3 recensioni
Alzarsi tardi. Scuotere la testa sentendosi stonati, in un letto sfatto, in una camera disordinata.
Sorridi Questo è il tuo mondo Lavi.
[LavixKanda]
[TykixAllen]
N.B: Imposto il rating come arancione, ma è molto probabile che con l'aumentare dei capitoli passi a rosso!
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Miranda Lotto, Rabi/Lavi, Tyki Mikk, Un po' tutti, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda, Tyki/Allen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Miranda arrivò davanti alla porta di casa di Lavi.
Chiusa. Sbuffò, sorridente. Meno male che per una volta si era ricordato di chiuderla, con tutte le volte che gliel’aveva detto! Prese la sua chiave dalla tasca e la fece girare nella toppa, entrando nell’appartamento dell’amico.
Strano che non fosse lì attorno, constatò guardandosi attorno.
Di solito a quell’ora o era ancora nel profondo più profondo di un sonnellino ristoratore, oppure era rannicchiato da qualche parte contro una parete, della buona musica in sottofondo e un libro in mano.
Appoggiò le borse della spesa che aveva in mano sul tavolo. Le mele che aveva comprato caddero tutte dal sacchetto di carta: << Accidenti! >> esclamò imbarazzata, mentre goffamente si abbassava a riacciuffarle, mentre queste continuavano a sfuggirle un po’ dappertutto.
<< Ehi Fuji! >>
<< Ehi Granny! >>

<< Ehi ragazze! >>
<< Sì, dai, non ci siamo dimenticate di te Golden Delicious. >>

<< Granny, Golden, arriva! Al mio via rotolate! >>
<< Oh, come mi piace farlo ogni volta…! >>
<< Che mascalzona! >>
<< E fate un po’ le serie! >>

<< Acida come sempre te, eh, Golden? >>
<< Pronte? Via! Rotolareeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! >>
<< Dannate mele! >> bofonchiò mentre queste rotolavano verso la porta del bagno. Le inseguì, quasi senza accorgersi che la porta era socchiusa.
Una mela rossa vi rotolò dentro, e lei, senza pensarci con un gesto veloce si buttò all’interno del bagno per prenderla.
<< Presa! >> esclamò Miranda trionfante.
Poi alzò lo sguardo.
Lavi, e un altro ragazzo dai capelli scuri la stavano fissando.
Il moro era nella doccia, con i capelli bagnati, e a quanto pareva Lavi gli stava facendo lo shampoo.
Allora perché l’altro ragazzo era arrossito?
“Un momento… ma quello era nudo! Oddio, che stessero per…?”

Lavi vide Miranda fissarli per qualche momento, mentre teneva ancora la mela fra le mani. Poi la ragazza arrossì di colpo, con un singulto imbarazzato, e svenne sul pavimento.
<< Miranda! >> fece preoccupato, senza però ancora togliere le mani dai capelli di Kanda.
Kanda la fissava senza il minimo cambiamento volontario di espressione in volto, se non fosse stato per un leggero rossore che –traditore!- si stava spandendo sulle sue guance.
Lavi era ancora lì con le mani fra i suoi capelli.
Okay, ora il rossore era decisamente più evidente. << Umpf. Stupido coniglio. >> e lo spinse via da sé, chiudendosi nuovamente nella doccia, ignorando le proteste del rosso mentre faceva ripartire l’acqua.
<< Almeno dammi una mano! >> protestò l’altro mentre cercava di far rinvenire la ragazza lì sul pavimento del bagno.
<< Che. >> fece Kanda scontroso da dentro la doccia. << Arrangiati! >>
Lavi roteò gli occhi verso l’alto e prese in braccio Miranda, portandola sul proprio letto –l’unica superficie morbida disponibile in quella casa-.
La adagiò delicatamente sopra di esso, sentendo l’acqua continuare a scorrere nell’altra stanza.
<< Ah, Miranda, Miranda… >> si disse fra sé e sé con un mezzo sorriso. “Arrivi sempre nei momenti più inopportuni.” Continuò mentalmente, mentre le bagnava il viso con una pezza umida.
Che aveva dovuto prendere in cucina.
Ah, sì, perché a quanto pare Yuu si era chiuso in bagno per cambiarsi.
“Che sfortuna.” Aggiunse scornato, mentre un’espressione da bambino a cui hanno tolto il suo giocattolo si dipingeva sul suo viso.
 
 
******************************
 
 
 
 
Allen quel mattino si era svegliato di buona lena.
Aveva preso i suoi attrezzi, ed era uscito per andare a lavorare.
Amava il suo lavoro. Gli faceva piacere stare in mezzo alla gente a quel modo, senza che nessuno lo prendesse in giro per i suoi capelli bianchi, o per la cicatrice sull’occhio sinistro.
Il parco dove avrebbe dovuto andare quella domenica mattina non era poi così lontano da dove abitava, quindi non prese nemmeno l’autobus, nonostante la sacca non fosse poi così leggera.
La sacca: era sempre pronta, di fianco al suo letto. Non la svuotava mai completamente, e di solito i suoi attrezzi non li lasciava mai in giro, ma li riponeva sempre lì dentro.
L’unica cosa che si rifiutava di mettervi dentro era il cappello. Un bel cilindro nero lucente di satin.
Quando andava a lavorare, gli piaceva indossare quel cilindro per tutto il tragitto che faceva, assieme ai guanti che metteva di solito per le esibizioni –quelli bianchi, di cotone, che assomigliavano tanto a quelli dei maggiordomi delle famiglie aristocratiche-, per nascondere la cicatrice che gli ricopriva tutto il braccio sinistro.
I bambini si spaventavano a vederlo, quindi quelli erano perfetti per nasconderlo.
E poi, contribuivano a dare un’aria particolare al suo personaggio.
All’interno del parco si diresse verso un piccolo anfiteatro naturale, che era ormai diventato il suo abituale palcoscenico.
Di solito appoggiava la sacca al pioppo in fondo alla piccola radura, e vi appendeva anche lo specchio.
Poi, cerone alla mano e colori all’acqua, si truccava.
Il ragazzo albino, si trasformava in un allegro pierrot, su cui però una lacrima, scivolante dal suo occhio sinistro, faceva sempre capolino.
Si sistemava poi la camicia, il panciotto, i guanti e il cappello.
Tirava fuori le prime palline colorate, e nel frattempo i bambini cominciavano ad arrivare, accompagnati dai genitori.
Erano ormai un paio d’anni che tutte le domeniche mattina andava lì a fare il suo spettacolino.
E aveva il suo piccolo gruppetto di “affezionati”, come li chiamava lui.
Perciò si sorprese quando quella mattina, per un attimo, gli parve di vedere una persona che non si aspettava affatto. Ma fu solo un momento.
Più veloce del battito d’ali di una farfalla, sembrava essere sparita.
Gli aveva quasi fatto sbagliare il trucco, per quella piccola distrazione, ma una piroetta un po’ buffa, un bel sorriso, e il suo spettacolo era andato avanti senza ulteriori intoppi.
Alla fine dell’esibizione, nemmeno ci pensava più.
Fu solo nel momento che gli ultimi bambini se ne andarono, e lui chiuse gli occhi per riprendersi un attimo, che un paio di braccia gli avvolsero la vita, attirandolo contro un petto possente.
Venne investito da un forte odore maschile, un po’ speziato, un po’ fresco, mentre un mento appuntito si poggiava birichino sulla sua spalla e delle labbra morbide e maliziose gli sussurrarono:
<< Buongiorno, Shonen. >>.
 
 
 
 
 
 
Notes:
Innanzitutto, noi povere Ombre, chiediamo umilmente scusa per non aver aggiornato prima, ma il tedioso tran tran della vita comune ci aveva avvolto troppo strettamente.
Devo dire che siamo entrambi abbastanza soddisfatti di questo capitoletto (l’introdurre un po’ più decentemente altri personaggi oltre ai nostri due protagonisti è stato molto gratificante). Inoltre, da qui in poi potrebbero esserci sviluppi di qualsiasi tipo, dato che proseguiamo allo sbaraglio. No, beh, così non è proprio vero: il punto è che i nostri personaggi sono allo sbaraglio. Noi ci limitiamo a riportare quanto accade nelle loro vite. (Ossì. Siamo peggio dell’FBI. Abbiamo spie dappertutto per assicurarci anche i dettagli più nascosti, che però siamo fieri di potervi raccontare).
Beh, che altro dire?
Ah, sì. Che è assolutamente doveroso ringraziare tutti coloro che seguono, quelli che preferiscono, e anche quei pochi “aficionados” che sempre resistono e sempre resisteranno nelle loro recensioni (che mi sento di aggiungere, sono sempre graditissime e ci aiutano molto per capire come migliorarci di volta in volta.)
Au revoir, nos chères lecteurs!
 
 KayeJ
  
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