Anime & Manga > Saiyuki
Ricorda la storia  |      
Autore: Chibi_saru    12/11/2006    1 recensioni
"In fin dei conti… chi può sapere cosa pensa un cuore innamorato? Può solo ipotizzare… cercare di comprendere quello che traspare dalle azioni… dagli occhi…[...] Perché è uno dei segreti del cuore. Che conoscono solo gli innamorati."
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

Your Back

 

Capitolo Unico

 

Cosa ci può essere di sbagliato nell’essere se stessi?

Cosa ci può essere di così dannatamente sbagliato nel prendere la vita in quella maniera spensierata?

Cosa… cosa c’era di sbagliato nell’essere lui?

Perché quei suoi occhi, per lui dannatamente normali, erano ritenuti tanto… schifosi?

Rannicchiato nell’angolo di quella stanza, le gambe attaccate al petto e circondate da quelle braccia forti.

Scosso dai singhiozzi e dai tremiti.

Odiava quel tempio… odiava quei bonzi che non sapevano nemmeno cosa voleva dire sorridere… vivere per qualcun altro oltre che per se stessi.

Il tempio di Cho’an… una sottospecie di prigione per quel suo carattere allegro… veniva richiamato, sempre, incessantemente… e li vedeva lì, quegli occhi che lo disprezzavano, che gli facevano credere di non essere nemmeno degno della stirpe umana.

Un mostro, questo si sentiva ogni volta che quegli sguardi incontravano il suo… e quella sua allegria spariva, quella sua ingenuità tanto ostentata.

Il mondo perdeva un raggio di sole ogni sorriso mancato da quel ragazzino.

Perché erano luce quei sorrisi senza motivo, era vita quella vivacità continua… era fragile quella piccola trottola.

Bambino che non ricorda il suo passato… bambino che non ricorda la sua colpa.

La colpa che aveva dovuto scontare per cinquecento anni.

Si strinse più a se… ricordando quella grotta… rivedendo quelle sbarre… guardando la neve che cadeva lenta sul terreno.

E tutto scompariva… in quel candore ovattato… non riusciva più a muoversi.

Freddo pungente, difficoltà anche solo nell’alzare quella pensate mano.

Odiava le sue catene, odiava la sua grotta… ma mai, mai si era ritrovato a sperare di non vivere… aveva sempre sperato, in qualcosa, qualcuno.

Ingenuo in quella sua totale fedeltà… un cane che aspetta il proprio padrone, seduto scodinzolando.

Ma ogni giorno passava e quella coda smetteva di fare avanti ed indietro… stanca… ma non quel suo cuore, quella sua speranza così tanto radicata in lui.

Aspettava invano forse… ma quel sole che ogni giorno l’illuminava gli dava calore, gli dava coraggio.

Quante volte aveva desiderato toccarlo, ringraziarlo per tutto… arrivare da lui e rimanergli accanto per sempre.

Proteggerlo da tutto quello che poteva fargli male… proteggerlo da quella luna ingorda che l’oscurava.

Amare un astro… si poteva davvero?

Eppure il suo era amore, incondizionato.

Un amore impossibile per lui che solcava la terra, che non sapeva volare.

Ma poi sembrava che l’avesse sentito, che qualcuno avesse ascoltato quelle preghiere… e quel sole personale l’aveva liberato dalle tenebre…

Ed era solo per lui che viveva in quel tempio, che evitava quegli sguardi… non ci pensava, evitava di soffermarcisi.

Li odiava.

Ed era un sentimento difficile da provare per lui che, in realtà, non lo sapeva nemmeno cosa fosse l’odio.

Ma il petto gli bruciava… gli occhi con lui e la testa pulsava, pericolosamente… come se qualcosa gli chiedesse di uscire.

E lui sapeva cosa era questo qualcosa.

Vedeva quel ghigno sadico e perfetto, vedeva quella lingua che lussuriosa che leccava le labbra cercando sangue… non trovandolo nel buio della sua mente.

E ricacciava indietro quel desiderio di vendetta…

Avevano tentato di abusare di lui…

Dicevano che dovevano “purificarlo”, quel corpo lurido, quell’anima sporca ed indegna… eretica, una parola che ormai conosceva fin troppo bene.

Il piccolo Goku non aveva pensato mai, mai, che avessero altre intenzioni se non questa, che era pure spregevole.

Non poteva fare a meno di fidarsi anche di coloro che più volevano sfruttarlo.

Cosa? Cosa poteva esserci da purificare in quel giovane corpo… in quell’anima così candida da sembrare quasi lavata.

Troppo aveva sofferto quel giovane ragazzo… troppe colpe aveva espiato con quella reclusione per poter avere un animo sporco.

Unica e sola verità che quei bonzi sembravano avere intuito… istintivamente… e, accecati da tutta quella purezza, volevano sporcarlo, renderlo più simile a loro… sentirsi meno sporchi, meno colpevoli.

E trovavano scuse… infime, inutili, insignificanti.

Cercavano scuse mentre con ferocia inaudita gli stappavano la fine maglietta.

Vigliacchi… vigliacchi che agivano quando il grande Genjo Sanzo era in viaggio.

Ma Goku, seppur bambino, aveva una forza ed un istinto superiore al loro… aveva sentito un disagio che mai aveva provato.

Aveva spalancato gli occhi e con paura aveva spinto tutti lontano da se… una bestia che si difende, guardandoli terrorizzato.

E l’avevano insultato, tenendosi a distanza, temendo anche loro una possibile reazione di quell’essere perfetto.

Ma lui non aveva fatto niente… aveva incassato… e aveva aspettato che se ne andassero.

Orgoglio, quell’orgoglio che fieramente ostentava, quella sua forza caratteristica derivata da troppe sofferenze.

Ma appena solo si era sfogato.

Prima che Sanzo tornasse… prima che Sanzo potesse vederlo.

Non voleva, non voleva farlo… preoccupare?

Il suo freddo e glaciale mentore avrebbe davvero mai potuto preoccuparsi per lui?

Era venuto a salvarlo dalla neve… non l’aveva lasciato lì, fregandosene, andandosene… anche lui aveva dei sentimenti… poteva anche preoccuparsi un po’.

Forse un sogno utopico, ma comunque possibile.

Ma cosa significa amare se non sognare ogni singolo secondo?

Sognare attimi che mai si presenteranno, sognare che tutto vada per il meglio, sognare di avere finalmente qualcosa per cui sorridere realmente.

No, questo non era vero.

Lui l’aveva un motivo per sorridere… anche la sola vicinanza con il biondino gli creava allegria, adrenalina.

E lui sarebbe tornato entro poco… avrebbe dovuto sorridergli, non fargli pesare la sua presenza.

Timore, di essere abbandonato, di perdere anche quell’ultima ragione per sorridere.

Forte, determinato, ma innamorato.

Forse era questo il suo reale punto debole… se Sanzo gli avesse chiesto di uccidersi… si, lui lo avrebbe fatto.

Sentì passi frenetici, parole sconnesse e capì che era appena tornato, scattò fuori dalla porta sicuro di non esser visto e camminò per i corridoi lunghi e freddi.

Aveva voglia di vederlo, di ricordare perché quel sorriso nasceva spontaneo anche al suo solo pensiero.

E corse più veloce… evitando qualche mobile di troppo o uno di quei bonzi.

Non importava nulla ora… se non quel glaciale biondino che stava varcando la soglia.

“SAAAANZOOOOOO”

Un urlo che sembrava più appartenere ad una papera che ad una scimmia.

Sanzo voltò lo sguardo e guardò quei lineamenti infantili… e vi vide semplicemente finzione.

Per la prima volta poteva affermare di vedere quasi costrizione in quel sorriso.

Non capiva, non capiva cosa potesse essere successo a quella mini batteria.

Ma specialmente, non capiva cosa potesse interessare a lui di quella baka saru con complessi di madre Teresa.

Il piccolo si avvicinò a lui cominciando a raccontargli mille e mille fesserie… Sanzo lo guardò scocciato per poi andare avanti.

Le parole del giovane demone non lo toccavano minimamente… o almeno, questa era l’impressione esterna, nessuno avrebbe mai potuto sospettare che quel bonzo dall’aria così menefreghista stesse registrando tutto quello che diceva un petulante ragazzino.

Eppure era così… ma come faceva ad ignorare quell’impiastro tanto rumoroso?

Come faceva ad ignorare quel ragazzino che continuamente gli veniva dietro, gli parlava, lo guardava…

Era quasi impossibile… e lui lo sapeva.

Si era reso conto che, ormai, gli dava quasi fastidio non sentirlo accanto a se.

E questo non andava bene.

Perché lui non doveva avere legami, perché lui non doveva tenere a nessuno.

Perché lui era Genjo Sanzo Hoshi e tanto bastava.

Doveva, quindi, almeno lasciar credere di essere menefreghista come sempre, di ignorare semplicemente quel piccolo uragano.

Forse non si rendeva conto di fingere così bene da lasciare basito anche il ragazzino che continuava a seguirlo, che continuava a parlare consapevole di non essere ascoltato.

Ma fingeva anche lui… fingeva di essere ascoltato, di essere certo di quel sole troppo lontano da lui.

Persi entrambi in quelle maschere troppo ben formate, persi in quel mondo che si era faticosamente creati… chissà perché poi.

 

[…]

 

Guardava con sguardo annoiato tutte quelle scartoffie, non era tornato nemmeno da tre giorni e già era stato riempito di seccature…

E in più… si guardò un attimo in giro… non c’era nessuno stupido ragazzino che disegnava, che urlava… niente, solo silenzio… ed era così da quando era tornato… certo, quando Goku era davanti a lui era il solito di sempre… ma l’aveva notato, quel suo volere sempre allontanarsi dal tempio, quel desiderio incalzante di andarsene… allontanarsi da lì…

Ed era strano… non riusciva a capire… in quel silenzio non riusciva a pensare così abituato ormai a quella voce acuta e vivace…

Era arrabbiato… con quel ragazzino che stava cambiando, con quegli stupidi bonzi che non facevano altro che fargli inchini e affibbiargli scartoffie e poi… era arrabbiato con se stesso… per quella dipendenza che stava dimostrando da quel ragazzino… quel giovane eretico che ormai era abituato ad avere accanto.

Guardò il vaso dove c’era quel piccolo fiorellino che Goku gli aveva regalato il giorno che era tornato… erano caduti tre petali ma il fiore era ancora lì, un girasole… il ragazzino l’aveva puntato verso di lui ridendo… ripetendo mentalmente quella frase che ormai conosceva fin troppo bene… e allora aveva lasciato cadere quei suoi pensieri, quelle sue riflessioni strane…

Le aveva archiviate… non erano state nulla, si era immaginato tutto… doveva per forza essere così… per forza.

Ma ora… ora non sapeva più cosa pensare.

“Sanzooo!!!”

Ed eccola quella giovane voce che l’avvisava dell’arrivo del ragazzo che, correndo come suo solito, faceva una strana e rumorosa apparizione alla porta.

Tutto trafelato, il respiro veloce e gli occhi che brillavano… come se tutto quello che avesse preoccupato il biondo fosse solo stato frutto di una preoccupazione troppo grande.

Ma Sanzo sapeva, sapeva di non esserselo immaginato quel viso basso che alcune volte scorgeva, quei sorrisi forzati e quelle fughe al limite dell’impossibile.

Ma ora, chi ci avrebbe creduto, vedendo il Goku di sempre… con quel sorriso genuino e quell’aria allegra?

Ma non potè pensare ancora mentre il viso di Goku si trovava ormai a tre centimetri dal suo viso… cosa diamine voleva fare la scimmia?

Mille possibilità gli attraversarono la mente ma… l’unica possibile era quella… gli si raggelò il sangue nelle vene.

Avrebbe dovuto respingerlo, avrebbe dovuto provare ribrezzo anche solo a quel pensiero e invece nulla… era come se non aspettasse altro che Goku chiudesse quella distanza che li separava… come se non avesse mai aspettato altro…

“Danno una festa in paese ci andiamo??”

Raggiante il viso, gli occhi il bambino guardava il suo sole caduto a terra… non capiva, cosa era successo?

Aveva saputo della festa in paese che si sarebbe svolta quella sera…e aveva pensato di andarci con Sanzo… lo aveva evitato un po’ in quei giorni… non per sua scelta… ma aveva avuto bisogno di pensare un po’, di stare lontano da quei monaci…

Ora era tutto passato… e aveva pensato che magari anche al suo glaciale tutore avrebbe fatto piacere passare del tempo con lui… si aspettava qualsiasi reazione… anche la shoreju puntata in fronte… ma… cosa voleva dire quello?

Vide una mano nivea aggrapparsi saldamente alla scrivania e poi il volto del bonzo alzarsi lentamente con un’espressione… come definirla… ecco un miscuglio di delusione e ribrezzo…

“S…sanzo…?”

Stava per completare la frase, per dirne una nuova… non sapeva nemmeno lui perché stava dando fiato alla bocca…

Ma si era fermato… raggelato da quello sguardo, da lui, lui che, nonostante tutto, aveva, inconsapevolmente, libera facoltà di scegliere della sua vita.

“Scordati che vengo con te… scimmia ingorda!”

E Goku… una parte di quel piccolo ragazzino, capiva, capiva che era un no diverso dagli altri… non era uno di quei no detti tanto per dire, per farsi forte, desiderato, importante, per ostentare la sua differenza no, era uno di quei no decisi… uno di quei no che lo ferivano perché irreversibili.

Ma come sempre lui doveva interpretare la parte del tonto ferito per la sua ingenuità… avrebbe dovuto fare uscire la sua migliore faccia da cucciolo e ripetere lo spettacolo di sempre, cosciente però, che questa volta, non si sarebbe concluso con un’occhiata e un’alzata di spalle.

Ma cosa poteva fare se non soffrire, prendere quella maschera che ormai si era sostituita all’istinto di normale comportamento e recitare… recitare ciò che, la maggior parte di lui, chiamava realtà.

“Oh Avanti Sanzo, non fare lo scorbutico e vieni! Ci divertiremo, ci saranno tante cose da mangiare… e anche altre cose e poi i fuochi, i fuochi di artificio che sono ancora più belli se si mangiano con…”

Perso nelle sue fantasticherie sul cibo, convinto di stare elencando quelle caratteristiche fondamentali, non si accorse di quei pugni tremanti, di quei denti stretti e non sentì quel basso sibilo simile ad uno “smettila”.

“… E poi ci saranno anche Gojio e Hakkai probabilmente… avanti vieni Saaanzoo, non mi lascerai andare da solo, sarebbe crudelt…”

“ADESSO BASTA! Ho detto che non ci vengo, se proprio ci tieni muovi quel tuo stupidissimo cervello e vacci da solo, sei abbastanza grande per non dovermi stare sempre appiccicato!”

Goku era rimasto spiazzato… peggio di mille sventagliate, peggio di mille caricatori… quel viso pieno di insofferenza verso di lui…

Anche il suo sole…

Come loro…

Lo pensava anche lui…

“Sei un essere ignobile… sei un eretico… fai schifo e lo pensa anche il tuo adorato Sanzo… non ci credi? Te ne accorgerai… oh si…”

Effettivamente… ora se ne era accorto… lampante… come poteva ignorare quelle ametiste?… oh semplicemente come ignorava quei monaci… ci poteva riuscire… poteva continuare a recitare… vero?

“Ma… non è lo stesso se non ci sei tu… io… c…ci volevo andare… con te…”

Lo sguardo basso, gli occhi rivolti verso quella piccola mattonella un po’ alzata, i capelli marroni lasciati sbarazzini sul suo viso… a coprire quel dolore.

Sanzo lo guardò e mormorò uno “Tsk” a mezza bocca… sapeva che era un si… in quel suo modo strano di comunicare… ma come poteva essere felice?

Gioirne anche solo quel minimo tale da rendergli il sorriso?

Non poteva… perché era sicuro di avere ottenuto il disprezzo di colui che, nonostante tutto, gli aveva dato una seconda chance… aveva… deluso tutti, aveva fallito… di nuovo.

Quel di nuovo, violento come un treno in corsa, pungente come la rosa che ora andava appassendo vicino la casa del falegname.

Ma sorrise e con una faccia tosta che non sapeva nemmeno di avere saltellò per la stanza… urlando, parlando… scherzando, ridendo… vivendo una vita che aveva lasciato pochi minuti fa.

Ma ora non era importante, la festa…. Solo quella importava… la festa, si…

Sarebbe stata tra quattro ore… doveva prepararsi, voleva mettersi lo yukata… c’era caldo… voleva mettersi quello yukata corto che gli aveva regalato quella bambina…

Arrossì al pensiero… si, aveva lineamenti femminei, ma quella volta aveva quasi toccato il ridicolo… eppure li aveva sentiti, gli sguardi ammiranti degli altri per la sua ingenua bellezza… per quel vestito leggero e soffice… li aveva sentiti i suoi occhi che, nonostante tutto, erano contenti… cosa avrebbe dato ora per riaverli.

La sua dignità, il suo orgoglio maschile nel vestire quell’indumento che era quasi prettamente femminile… non importava nulla… se non quel sole che ora non lo voleva più…

Sanzo dal suo canto era… sconvolto?

Oh avanti… si era rivolto alla scimmia in maniera quasi… animalesca appunto.

Come una belva che, scoperta, non può far altro che uscire gli artigli… ma era quel calore, quel fuoco ardente a renderlo così… voleva spegnerlo… farlo tacere… ma non ci riusciva… e gli faceva male.

Non aveva respinto il moro, non aveva provato ribrezzo all’idea di baciarlo… e ora… si sentiva… scoperto mentre quel ragazzo gli mostrava la sua idea, ed insisteva… per farlo andare con lui, felice… come un bambino a cui hanno appena dato la luna.

E non capiva… come quel bambino potesse essersi affidato tanto a lui? Come potesse sorridergli dopo quello che aveva detto? Come poteva essere lui felice solo per il fatto di sapere di non averlo perso, quel sorriso che era come il sole.

Davvero?

Davvero lui poteva essere il sole di qualcuno?… non la notte? L’eclissi di una vita di luce… nemmeno della luna era degno… nemmeno di quel candido pallore.

Perché lui era ombra… tenebra… nulla… e trascinava tutto con se… era quello il suo destino, forse per questo, inconsciamente, si comportava male, freddamente con lui, voleva allontanarlo, salvarlo… salvarlo da quella fine di nulla… perché, nonostante tutto quel ragazzino era la vita… il tutto… per lui stesso Goku era tutto.

Perché l’aveva salvato… perché senza quei sorrisi ora sarebbe davvero nel nulla.

E mentre il ragazzino correva urlacchiando qualcosa riguardo a cosa doveva mettersi lui si chiedeva perché l’aveva capito così tardi… ormai che era tutto fatto, che non si poteva tornare indietro…

Perché non l’aveva capito prima?

Avrebbe potuto fermarlo… questo sentimento, bloccarlo sul nascere, ucciderlo, sradicarlo e dimenticarlo.

Ma ormai…. Era lì… prepotente, spavaldo e forte.

Perché era vero…

Perché lo amava.

 

[…]

 

“Sanzo! Nikumaaan!!”

Correva il ragazzino incurante degli sguardi che provocava, dei languori, calori lì dove l’istinto animalesco si fa più forte.

Ricoperto dall’elegante yukata, leggero e fino, che ricadeva composto sulle sue spalle per estinguersi a metà della coscia, e quel colore del sangue che si disperdeva leggero, in contrasto con il calore che emanava il suo corpo mentre le piccole girandole gialle spezzavano quella muta sete di rosso…

Le snelle e piccole gambe lasciate allo sguardo e le braccia totalmente scoperte…

Lussuria e sensualità fatte ingenuità.

Perché con quei movimenti fluidi, leggeri, naturali del suo corpo lui provocava… e li provocava con quel suo sorriso velato, ai loro occhi, di malizia, con quello sguardo che sembrava voler esprimere quell’irraggiungibilità, quella purezza che aspettava solo di essere sporcata e tutti loro eretici, che l’ammiravano estasiati, sperando di essere i peccatori, di essere loro ad averlo…

Ma si nascondevano poi, a quello sguardo glaciale, a quella figura di astio, odio e gelosia… a quel contrasto di emozioni quali il desiderio e la ritrosia…

Mettevano le mani avanti, si allontanavano spaventati…

Di essere fulminati… uccisi da quelle ametiste.

Ma Sanzo si soffermava poco su quei poveri sciocchi… per passare a guardare ancora quell’arzilla scimmia che lo chiamava con quel dolce sorriso.

E lui sbuffava camminando, mostrando quella parte scocciata che da sempre esibiva in quelle occasioni…

Ma era pace nel suo sguardo e serenità nel tratto rilassato del suo viso.

Come sempre fingeva, come sempre viveva come, ormai, si aspettavano tutti da lui.

Se si fosse dimostrato… felice, se avesse anche accennato ad un minimo sorriso… probabilmente il mondo si sarebbe fermato, capovolto, strizzato e poi, forse, sarebbe tornato normale.

Lui era freddo, insensibile e, possibilmente, stronzo.

E lo sapeva… ci si era proprio messo d’impegno per avere questa fama…

Alzò gli occhi per cercare colui che ormai occupava i suoi pensieri e, probabilmente, le fantasie sessuali di tutti quegli assatanati… ma non c’era nessuno.

Non vedeva una testolina bruna spintonare la folle per arrivare da lui, non vedeva quel kimono che, doveva ammetterlo, gli stava divinamente… non lo vedeva… e sentiva semplicemente ansia.

Paura.

Terrore.

La consapevolezza di essere solo.

Morto.

Senza di lui…

Cominciò a camminare più velocemente… cercando tracce del suo passaggio… nascondendo al mondo la preoccupazione che lo rodeva.

Troppo difficile da mostrare, troppo grande da ammettere.

Perché se l’avesse ammessa avrebbe dovuto affrontarla… e non era come fare fuori qualche demone… era forte, significava tante cose… tante altre cose… se l’avesse affrontata non avrebbe potuto fermasti all’amore… a quell’amore aveva capito di provare.

Perché la parola amore non basta a spiegare tutto quello che ti passa per la testa al solo vedere la tua vita.

Quando guardi colui che tu ormai consideri il tuo futuro, il tuo passato e il tuo presente, non basta la parole amore… non basta questo semplice verbo… restrittivo… una semplice parola… una serie di lettere una dopo l’altra che non voglio dire nulla… a cui siamo noi che attribuiamo un significato.

Ma quello che provano gli innamorati… non è solo un ammasso di lettere, non è un qualcosa a cui tu dai un significato… sono queste stesse emozioni che danno a te un significato.

Senza di esse non vivi…

Perché tra esistere e vivere c’è una sostanziale differenza.

E per lui era un ragazzino dalla chioma mora e dal cervello microscopico.

Ma ora non lo vedeva… non sentiva nessuna luce, nessun calore.

Abbandonato… proprio lui che non aveva niente…

Ma davvero?

Davvero lui non aveva mai avuto niente?

Perché era sempre stato attaccato a qualcosa… irrimediabilmente, prima al suo maestro… poi al ricordo di quest’ultimo, a quella colpa non espiata, a quella pioggia incessante del suo animo… e ora…

Ora…

Alzò gli occhi e lo vide… fermo davanti ad un albero, la testa china e le mani che accarezzavano l’erba fine e umida… sperduto come un bambino che ha perso la mamma.

“Tsk… eccoti baka saru”

Stupida scimmia… si… stupida e dolce.

Che alza gli occhi verso di lui… che gli sorride raggiante, con due piccole lacrime ancora sugli occhi… sperduto… spaesato, con la spallina del kimono un poco abbassata.

Ed era lampante… ovvio… normale

Sospirò

Perché non sapeva cosa fare… non sapeva come reagire… non sapeva… e basta.

“Ciao Sanzo… io sono andato avanti… non ti ho visto più… così mi sono messo qua ad aspettarti…”

Avrebbe voluto continuarla quella frase?

Ricordare?

Ricordare quei monaci... quei ragazzi…

Perchè non era così scimmia… o forse… non era così umano da comprendere quegli istinti repressi… quegli occhi ricolmi di pazzia, folle e desiderosa.

Ma quel contatto sulla testa… caldo, avvolgente… così strano… da quel sole che gli era, quel pomeriggio, sembrato così lontano.

“… Sono venuti quattro ragazzi… mi hanno chiesto se mi fossi perso… pensavo che magari sapessero dove fossi ma…”

Non continuò… era evidente… però stava bene, era forte… lui era un demone, loro solo quattro stupidi umani.

Ma il trauma non sta nel fisico… sta in quella parte che si chiama anima, in quella parte che l’uomo ormai non ascolta più…

O che forse, ha solo dimenticato come si ascolta.

“Andiamo a casa…”

Sanzo si incamminò, interrompendo il loro contatto… lasciandolo lì, al freddo… a guardarlo che avanzava un poco, piano, elegante, sinuoso, magnifico.

Ammirava quelle calamite dorate che ballavano finemente in contrasto con il nero della sera… e guardava quella schiena… irraggiungibile… che nonostante tutto era sempre stata davanti a lui.

“Sai… io… vedo sempre e solo la tua schiena…”

L’aveva realmente detto? A che scopo?

Solo per impietosirlo con un’altra delle sue odiose lagne…

Non bastava la storia del sole?

Doveva rendersi ancora più ridicolo?

Doveva dire quella piccola considerazione da bambino, da bambino che cerca di afferrare il suo desiderio più bello.

“Hn?”

E ora doveva semplicemente spiegare… quella sua frase… quel suo… amore.

“Qualunque cosa io faccia… non riuscirò mai ad arrivare alla tua schiena…”

Alzò la mano leggera… cercando di sfiorarlo, gli occhi persi… adoranti e malinconici.

“… tu sei perfetto… sei sempre davanti a me… e io corro… e corro… ma vedo sempre e solo la tua schiena… e… e… è veramente bella… però… mi chiedo cosa ci sia davanti.”

Lacrime.

Piccole.

Cristalline.

Pure.

Da cosa erano causate? Dalla malinconia? Dalla solitudine?

Dalla gioia?

Mentre la mano del biondo si andava ad intrecciare con la sua… mentre sentiva quella bocca calda posata sulla sua… piccolo, dolce segno di appartenenza…

Piccola violazione delle sue difese.

Ne volevano di più.

Entrambi affamati.

Entrambi… uniti.

Mentre le lingue si cercavano e le loro mani si stringevano fra loro, quasi a cercare di fermare l’altro… per paura di essere abbandonati.

Vissero in quel bacio… e morirono quando si separarono.

I loro respiri ansanti, vicini… incuranti di quei bisbigli… incuranti di quegli sguardi… solo loro due… e quell’acero sopra di loro.

“Uno stupido pensiero da stupida scimmia…”

Si alzò in piedi, costringendo l’altro ad alzarsi, sorreggendolo con la mano ancora stretta in quella dell’altro.

Mentre gli teneva ancora la mano nella sua e lo trascinava con se, accanto a se.

Non dietro… ma accanto… e ora vedeva, vedeva il piccolo Goku, quelle ametiste viola, quei raggi di sole biondi e quel calore che era tutto intorno… si, gli piaceva tanto la sua schiena ma quello…

“Sai… è bello per una volta non essere indietro…”

La stretta si rafforzò mentre i loro corpi si sfioravano inconsapevolmente, cercandosi…

“Non abituatici scimmia… non ho intenzione di venirti a recuperare ogni volta…”

Goku sorrise… conscio che, quelle parole, non erano reali.

“E allora resterò accanto a te… per sempre

 

 

 

Ma cosa sono questi se non pensieri di qualcuno esterno…

Che non fa altro che raccontare ciò che succede…

Ciò che è successo e ciò che succederà…

 In fin dei conti… chi può sapere cosa pensa un cuore innamorato?

Può solo ipotizzare… cercare di comprendere quello che traspare dalle azioni… dagli occhi…

Cosa pensarono davvero Sanzo e Goku sulla vicenda narrata non mi è dato saperlo…

 Non è dato saperlo nemmeno a voi…

Perché è uno dei segreti del cuore.

Che conoscono solo gli innamorati.

 

Owari

 

 

 

Note: La prima non AU che faccio da tempo O__O almeno se non consideriamo la song-fict U_U ma quella è un caso a parte… infinitamente dolce… avete notato?? -___- all’inizio era partita un po’ più depressiva/strappalacrime e ora dove siamo arrivati?

Ormai scrivo un sacco di cose che sono il tripudio del miele e che finiscono, sistematicamente, delegate >.< odio le cose troppo mielose –O-

Si era notato? XD

No eh? >.<

Come detto prima ormai… finisco solo per fare cose smielate O.o

Sono un essere immondo çOç lo ammetto >__< ç_ç ma mi sono rifatta con la song-fict no? *-* oh se mi ispirassero tutti sangue come il seiten *ç*

Ma purtroppo sono tutti così coccolosi ç__ç che mi costringono a fare abuso di miele >__<””” è COLPA LORO MALEDETTI!!

 

S: Ehi è__é non prendertela con noi!!

C: >_<””” io me la prendo con chi cavolo mi pare e piace è__é e ora toglietevi dalle scatole che già vi odio con tutta la fatica che sto facendo nel rifare lawyers >_>

S: stupida >_> se tu avessi scritto la storia in modo decente ora non dovresti rimodernarla…

C: è__é al tempo scrissi come meglio potevo…

S: appunto U_U

C: maledetto -__-“””

 

Danke a tutti ^O^

See you soon *-*

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saiyuki / Vai alla pagina dell'autore: Chibi_saru