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Autore: Mizar_89    12/11/2006    1 recensioni
"Durante la mia vita mi sono macchiato d'infinite colpe. Ho tradito, sono venuto meno ai miei doveri di cavaliere, ho spezzato ogni vincolo di sangue per la bramosia di potere. Tuttavia, mi è stata data la possibilità di redimermi, di lasciarmi il passato alle spalle e ricominciare a vivere" *** “No…in realtà c’è un’altra cosa… -mormorò la ragazzina, d’improvviso, prima ch’egli aprisse bocca- Quando combatto, spesso mi dico che non posso permettermi alcuna debolezza…Perché ho fatto una promessa…Non è una motivazione…nemmeno un sogno…Ma ho giurato che vendicherò mio fratello e scoprirò chi sono veramente…”
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Devil's Heart 1

 

 

Capitolo III : Kora

 

Uh, vi lascio anche il terzo capitolo, sono davvero in vena di gentilezze oggi!^_^

-Precisazioni sull’isola di Kastos: qst isoletta nn la troverete sulla cartina, è nell’arcipelago delle Ionie, 10 miglia est al largo della citta di Nidri, isola di Lefkada(Lefkas o Leucada, è presente cn tt e tre i nomi), sopra la più nota Cefalonia(che è di fianco ad Itaca)…ci sn stata qst estate, e qst specie di scoglio è vasto pressappoco 4km x 1…ma è spettacolare, xkè lì il tempo sembra essersi fermato. C’è poca luce elettrica, niente auto, 36 abitanti…insomma, ottimo x un esilio, no?Ah dimenticavo…il mare è una favola!

 

 

Il piccolo traghetto Nidri Star I attraccò puntualmente nel piccolo porto di Kastos intorno alle cinque del pomeriggio. Era stato un viaggio interminabile, molto più lungo di quanto avesse previsto: a causa di un temporale violento, gli aerei erano stati cancellati, ed era stato costretto a sorbirsi quattro infinite ore di bus sulla tratta Atene-Igoumenitsa, e da lì aveva avuto inizio una vera e propria odissea di traghetti e bagnarole, fino alla tanta agognata meta…

«Kastos…Dei delle stelle, e sarebbe questo scoglio disperso tra i flutti?Chi mai potrebbe vivere quaggiù?Praticamente un eremita del monte Athos in confronto è immerso nella tecnologia…»

Sperduta…dimenticata da tutti, obliata tra le migliaia di isole del mar di Grecia…piccola e isolata, e allo stesso tempo bellissima e selvaggia…in fondo al cuore, avvertì un sussurro sommesso.

«Un rifugio perfetto per chi vuole nascondere il proprio passato…lontano da tutto e da tutti, via da Atene, via dal Grande Tempio, dagli altri Gold Saints, dalla troppo vicina prigione di Capo Sunion…

Basta! Non sono venuto qui per scappare!

Ah no?Tu stesso, poche ore fa, hai ammesso che ovunque fosse meglio che il Santuario…»

Di nuovo la sua coscienza che lo contraddiceva ma, in fondo, era vero; per quanto potesse mentire esteriormente, non poteva ingannare sé stesso: il Grande Tempio non era meglio delle altre prigioni…una gabbia dorata, è vero, ma che egualmente lo intrappolava: lì era l’unico posto dove avessero smesso di giudicarlo; anche se, dopo gli ultimi avvenimenti, non era più nemmeno certo di questo.

Con un ultimo ruggito sordo il motore della barca si arrestò e, lestamente, un marinaio saltò a terra, assicurandola con delle funi, mentre l’ancora veniva calata sul fondale basso.

Il cavaliere scese a terra, avvidendosi d’essere l’unico passeggero a sbarcare; in effetti, quel traghetto faceva scalo a Kastos unicamente due volte a settimana per consegnare le casse coi rifornimenti alimentari all’unico negozio dell’isola.

S’incamminò lungo la via tortuosa che attraversava il porticciolo, fino all’unica piazza del paesino, ornata da una fontana a forma di stella, in quel momento fuori uso.

Nonostante fosse tardo pomeriggio, il sole scottava ancora il suolo riarso: il solo motivo per cui i quaranta gradi del solleone non erano tangibili era la brezza fresca che spirava dal mare aperto.

Kanon si guardò attorno, alla ricerca di quell’ipotetico viso che, durante le lunghe ore di viaggio, si era così figurato: la custode di Xaria doveva essere una donna sulla quarantina, magra, il fisico allenato ma asciutto, degna erede del clan delle Amazzoni…magari con qualche centinaia d’anni sulle spalle, come il vecchio Doko…e altrettanto insopportabile!

«Sarà una vecchia zitella inacidita, visto che quelle gli uomini manco li volevano!» si disse poi, ripensando alle parole scherzose di Milo la notte passata.

«Altro che fidanzata, qui io ritorno con un esaurimento nervoso»

Perché tutta quell’irrequietezza?Timore forse di fallire la sua prima vera missione da Gold Saint?Od altro?Lui, il demone dal cuore di ghiaccio, il guerriero senza scrupoli che un tempo aveva persino avuto l’ardire di sfidare un dio…I tempi erano proprio cambiati!

“Anche se nessuno, all’infuori di me, sembra essersi accorto di questo cambiamento…”bisbigliò il giovane al vento, fissando il traghetto che, sollevata l’ancora, si allontanava rapido all’orizzonte.

 

Erano ormai trascorse due ore buone da quando era giunto su quella maledetta isola, e nonostante avesse chiesto praticamente a tre quarti degli esigui abitanti, non aveva ancora scoperto nulla: nessuno sapeva niente di questa misteriosa donna eremita…E, peggio ancora, non aveva trovato alcun posto dove poter dormire.

«Pazienza…vorrà dire che dormirò in spiaggia…ma prima devo trovare quella custode, e informare milady al più presto, prima che mi considerino un fallito in partenza!»

S’incamminò spedito su per il sentiero sterrato che attraversava l’intera isoletta, tendendo al massimo i sensi, cercando di percepire anche il più flebile cosmo.

Si lasciò ben presto alle spalle il piccolo villaggio, addentrandosi in un bosco fitto, dove persino la luce faticava a filtrare attraverso le folte chiome degli alberi; non un rumore, non un suono: solo il fruscio del vento e il battito del suo cuore lo accompagnavano in quella ricerca indefinita.

Improvvisamente si fermò; il silenzio si era fatto teso, pesante come un macigno: non semplice tranquillità…l’assenza di rumori, né il canto degli uccelli, né il frinire dei grilli, erano un avvertimento a non proseguire incautamente, a non abbassare la guardia, a non distrarsi…

Si voltò di scatto, riuscendo a schivare appena in tempo un pugnale tridentato, che lo mancò di poco, andando a conficcarsi in profondità nel tronco di un ulivo secolare.

Prima che potesse avere qualsiasi reazione, una voce raggelante lo raggiunse, dura e fredda come il più aspro degli inverni.

“Chi osa addentrarsi in questo luogo?”

Una voce femminile, ma disumana nella sua glacialità. Dopo un attimo di smarrimento, Kanon si riscosse: aver timore di una donna, lui? Il suo orgoglio avrebbe preferito lasciarsi annegare nella marea, piuttosto!

“Dove sei?!” replicò lui in risposta, recuperando lucidità e sangue freddo.

“Rivela il tuo nome, intruso, e se mi piacerà, forse ti dirò chi sono io”

Un tono apatico, privo di emozioni. Il cavaliere immaginò che dovesse essere il modo della donna di esprimere il suo sarcasmo.

“So già chi sei, Custode…non era quella la mia domanda. In ogni caso, la richiesta di una donna precede sempre quella di un uomo, per galanteria…-enfatizzò su questa parola, un un ghigno sbruffone che gli si allargò in viso- Gemini, Gold Saint di Atena: è lei che mi ha inviato qui per difenderti”

Ci fu un istante di silenzio, poi la donna parlò di nuovo, mentre lui guardava in altro le cime degli alberi, cercando di localizzarla; era furba, dovette riconoscerlo: si spostava in continuazione senza fare il minimo rumore, senza il minimo accenno di cosmo, rendendosi pressochè invisibile alla sua vista; ma stavolta l’avrebbe beccata.

“Gemini, dici?”

«è qui in alto, sopra di me!»

“Errore, sono dietro te!”

Prima che il ragazzo potesse muoversi, avvertì il contatto di una lama gelida sul collo; che stupido, si era lasciato fregare come un bambino!

“Hai riflessi lenti, per essere un cavaliere d’oro del santuario” gli sussurrò glaciale lei ad un orecchio. “Peccato che tu non lo sia, vero?”

Kanon esclamò stupito:”Eh? Ma che dici?!”

“Non prendermi in giro, chiaro?!Hai scelto il cavaliere sbagliato come copertura: sfortunatamente per te, il cosmo che emani è solo vagamente simili a quello di Saga, saint di Gemini! Sei un altro di quei dannati demoni?!” gli gridò la donna, ritirando il braccio per colpire e finirlo…In quello stesso istante, il ragazzo agì, afferrandole la mano armata, e proiettandola avanti a sé; tuttavia, non riuscì a sorprenderla del tutto, e dovette ritrarsi appena in tempo per evitare un violento calcio circolare diretto alla faccia; con un salto all’indietro la sua avversaria recuperò la distanza, pronta a colpire di nuovo…

“Eh così la custode saresti tu?Non posso crederci!”

Una ragazza, che era tutto fuorchè una vecchia zitella, lo fissò di rimando, scrutandolo guardinga. Kanon non poteva credere ai propri occhi: alta circa sul metro e settanta, il fisico esile, abbronzato, i capelli lunghissimi, che parevano d’oro, gli occhi verdi, come gli smerardi più puri…

«è giovanissima!!» pensò il ragazzo, sorpreso dalla forza con cui era stato attaccato; ora lo avvertiva nitidamente, un cosmo forte, splendente come le stelle del cielo, folgorante come un lampo nel cielo cupo della tempesta.

Quel confronto di sguardi si protrasse per diversi istanti, fin quando non fu lui ad interromperlo:”Ebbene, hai perso la lingua?O ti sei appena accorta di aver commesso un madornale errore?”

Per tutta risposta lei fece un cenno di disprezzo con la testa:”Lo risconosco, non sei un demone, ma di certo non sei il cavaliere di Gemini, che conobbi anni or sono; certo, in aspetto non siete dissimili, ma tu non sei Saga; quindi, o mi dici chi sei, o ti ammazzo”

Una minaccia pronunciata con tono indifferente, come se stesse dicendo ‘mi siedo a mangiare’, ma comunque pericoloso; non scherzava, e non era avversaria da poco.

“Parli bene, amazzone, io non sono Saga, per quanto possa assomigliare a mio fratello: è Kanon il mio nome celeste” rispose il cavaliere, scrutandola nuovamente negli occhi, aspettandosi l’ovvia reazione, che però non avvenne.

“Il suo gemello…un rinnegato privo di scrupoli, a detta di Saga stesso” fu l’unica cosa che disse la ragazza, come al solito con tono apatico.

“E dimmi, da quando tu porti le vestigia di Gemini, Kanon?Dov’è tuo fratello?” domandò poi, mostrando un po’ più d’interesse.

“è morto tempo fa…tre anni sono da poco passati”

«e di chi è la colpa della sua morte?»

Ancora. Ancora una volta la sua coscienza che non gli dava pace.

“Capisco. Mi dispiace” fu il solo commento. “E così sei tu quello che ha ricevuto questa missione”

“Sì, mi è stato detto che sei stata attaccata, e che sei la custode dell’unico mezzo con cui sia possibile ritrovare Xaria…ma non ho capito cosa…”cominciò Kanon, ma lei l’interruppe.

“Non qui. Ti spiegherò tutto quando saremo al sicuro nel mio rifugio; gli alberi hanno molte più orecchie di quanto non sembri”

“D’accordo”

Senza aggiungere altro, la giovane amazzone gli fece cenno di seguirla lungo il sentiero che si addentrava sempre di più nel bosco; dopo pochi passi però, lui la fermò.

“Almeno potrei sapere il tuo nome?” domandò Kanon.

Lei lo guardò di sfuggita, solo per un istante, per poi voltarsi e rimettersi a camminare.

“Kora…il mio nome è Kora” rispose la ragazza, gettando oltre le spalle i lunghi capelli biondi.

 

 

 

 

 

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