Capitolo
III : Kora
Uh, vi lascio anche il terzo capitolo, sono davvero in vena di gentilezze oggi!^_^ -Precisazioni
sull’isola di Kastos: qst isoletta nn la troverete sulla cartina, è
nell’arcipelago delle Ionie, 10 miglia est al largo della citta di Nidri,
isola di Lefkada(Lefkas o Leucada, è presente cn tt e tre i nomi), sopra
la più nota Cefalonia(che è di fianco ad Itaca)…ci sn stata qst estate, e
qst specie di scoglio è vasto pressappoco 4km x 1…ma è spettacolare, xkè
lì il tempo sembra essersi fermato. C’è poca luce elettrica, niente auto,
36 abitanti…insomma, ottimo x un esilio, no?Ah dimenticavo…il mare è una
favola!
Il piccolo
traghetto Nidri Star I attraccò puntualmente nel piccolo porto di Kastos
intorno alle cinque del pomeriggio. Era stato un viaggio interminabile,
molto più lungo di quanto avesse previsto: a causa di un temporale
violento, gli aerei erano stati cancellati, ed era stato costretto a
sorbirsi quattro infinite ore di bus sulla tratta Atene-Igoumenitsa, e da
lì aveva avuto inizio una vera e propria odissea di traghetti e bagnarole,
fino alla tanta agognata meta… «Kastos…Dei delle
stelle, e sarebbe questo scoglio disperso tra i flutti?Chi mai potrebbe
vivere quaggiù?Praticamente un eremita del monte Athos in confronto è
immerso nella tecnologia…» Sperduta…dimenticata da tutti, obliata tra le migliaia di
isole del mar di Grecia…piccola e isolata, e allo stesso tempo bellissima
e selvaggia…in fondo al cuore, avvertì un sussurro
sommesso. «Un rifugio
perfetto per chi vuole nascondere il proprio passato…lontano da tutto e da
tutti, via da Atene, via dal Grande Tempio, dagli altri Gold Saints, dalla
troppo vicina prigione di Capo
Sunion… Basta! Non sono
venuto qui per scappare! Ah no?Tu stesso,
poche ore fa, hai ammesso che ovunque fosse meglio che il
Santuario…» Di nuovo la sua
coscienza che lo contraddiceva ma, in fondo, era vero; per quanto potesse
mentire esteriormente, non poteva ingannare sé stesso: il Grande Tempio
non era meglio delle altre prigioni…una gabbia dorata, è vero, ma che
egualmente lo intrappolava: lì era l’unico posto dove avessero smesso di
giudicarlo; anche se, dopo gli ultimi avvenimenti, non era più nemmeno
certo di questo. Con un ultimo
ruggito sordo il motore della barca si arrestò e, lestamente, un marinaio
saltò a terra, assicurandola con delle funi, mentre l’ancora veniva calata
sul fondale basso. Il cavaliere scese
a terra, avvidendosi d’essere l’unico passeggero a sbarcare; in effetti,
quel traghetto faceva scalo a Kastos unicamente due volte a settimana per
consegnare le casse coi rifornimenti alimentari all’unico negozio
dell’isola. S’incamminò lungo
la via tortuosa che attraversava il porticciolo, fino all’unica piazza del
paesino, ornata da una fontana a forma di stella, in quel momento fuori
uso. Nonostante fosse
tardo pomeriggio, il sole scottava ancora il suolo riarso: il solo motivo
per cui i quaranta gradi del solleone non erano tangibili era la brezza
fresca che spirava dal mare
aperto. Kanon si guardò
attorno, alla ricerca di quell’ipotetico viso che, durante le lunghe ore
di viaggio, si era così figurato: la custode di Xaria doveva essere una
donna sulla quarantina, magra, il fisico allenato ma asciutto, degna erede
del clan delle Amazzoni…magari con qualche centinaia d’anni sulle spalle,
come il vecchio Doko…e altrettanto
insopportabile! «Sarà una vecchia
zitella inacidita, visto che quelle gli uomini manco li volevano!» si
disse poi, ripensando alle parole scherzose di Milo la notte
passata. «Altro che
fidanzata, qui io ritorno con un esaurimento
nervoso» Perché tutta
quell’irrequietezza?Timore forse di fallire la sua prima vera missione da
Gold Saint?Od altro?Lui, il demone dal cuore di ghiaccio, il guerriero
senza scrupoli che un tempo aveva persino avuto l’ardire di sfidare un
dio…I tempi erano proprio
cambiati! “Anche se nessuno,
all’infuori di me, sembra essersi accorto di questo cambiamento…”bisbigliò
il giovane al vento, fissando il traghetto che, sollevata l’ancora, si
allontanava rapido
all’orizzonte. Erano ormai
trascorse due ore buone da quando era giunto su quella maledetta isola, e
nonostante avesse chiesto praticamente a tre quarti degli esigui abitanti,
non aveva ancora scoperto nulla: nessuno sapeva niente di questa
misteriosa donna eremita…E, peggio ancora, non aveva trovato alcun posto
dove poter dormire. «Pazienza…vorrà
dire che dormirò in spiaggia…ma prima devo trovare quella custode, e
informare milady al più presto, prima che mi considerino un fallito in
partenza!» S’incamminò
spedito su per il sentiero sterrato che attraversava l’intera isoletta,
tendendo al massimo i sensi, cercando di percepire anche il più flebile
cosmo. Si lasciò ben
presto alle spalle il piccolo villaggio, addentrandosi in un bosco fitto,
dove persino la luce faticava a filtrare attraverso le folte chiome degli
alberi; non un rumore, non un suono: solo il fruscio del vento e il
battito del suo cuore lo accompagnavano in quella ricerca
indefinita. Improvvisamente si
fermò; il silenzio si era fatto teso, pesante come un macigno: non
semplice tranquillità…l’assenza di rumori, né il canto degli uccelli, né
il frinire dei grilli, erano un avvertimento a non proseguire
incautamente, a non abbassare la guardia, a non
distrarsi… Si voltò di
scatto, riuscendo a schivare appena in tempo un pugnale tridentato, che lo
mancò di poco, andando a conficcarsi in profondità nel tronco di un ulivo
secolare. Prima che potesse
avere qualsiasi reazione, una voce raggelante lo raggiunse, dura e fredda
come il più aspro degli
inverni. “Chi osa
addentrarsi in questo luogo?” Una voce
femminile, ma disumana nella sua glacialità. Dopo un attimo di
smarrimento, Kanon si riscosse: aver timore di una donna, lui? Il suo
orgoglio avrebbe preferito lasciarsi annegare nella marea,
piuttosto! “Dove sei?!”
replicò lui in risposta, recuperando lucidità e sangue
freddo. “Rivela il tuo
nome, intruso, e se mi piacerà, forse ti dirò chi sono
io” Un tono apatico,
privo di emozioni. Il cavaliere immaginò che dovesse essere il modo della
donna di esprimere il suo sarcasmo.
“So già chi sei,
Custode…non era quella la mia domanda. In ogni caso, la richiesta di una
donna precede sempre quella di un uomo, per galanteria…-enfatizzò su
questa parola, un un ghigno sbruffone che gli si allargò in viso- Gemini,
Gold Saint di Atena: è lei che mi ha inviato qui per
difenderti” Ci fu un istante
di silenzio, poi la donna parlò di nuovo, mentre lui guardava in altro le
cime degli alberi, cercando di localizzarla; era furba, dovette
riconoscerlo: si spostava in continuazione senza fare il minimo rumore,
senza il minimo accenno di cosmo, rendendosi pressochè invisibile alla sua
vista; ma stavolta l’avrebbe
beccata. “Gemini,
dici?” «è qui in alto,
sopra di me!» “Errore, sono
dietro te!” Prima che il
ragazzo potesse muoversi, avvertì il contatto di una lama gelida sul
collo; che stupido, si era lasciato fregare come un
bambino! “Hai riflessi
lenti, per essere un cavaliere d’oro del santuario” gli sussurrò glaciale
lei ad un orecchio. “Peccato che tu non lo sia,
vero?” Kanon esclamò
stupito:”Eh? Ma che dici?!” “Non prendermi in
giro, chiaro?!Hai scelto il cavaliere sbagliato come copertura:
sfortunatamente per te, il cosmo che emani è solo vagamente simili a
quello di Saga, saint di Gemini! Sei un altro di quei dannati demoni?!”
gli gridò la donna, ritirando il braccio per colpire e finirlo…In quello
stesso istante, il ragazzo agì, afferrandole la mano armata, e
proiettandola avanti a sé; tuttavia, non riuscì a sorprenderla del tutto,
e dovette ritrarsi appena in tempo per evitare un violento calcio
circolare diretto alla faccia; con un salto all’indietro la sua avversaria
recuperò la distanza, pronta a colpire di
nuovo… “Eh così la
custode saresti tu?Non posso
crederci!” Una ragazza, che
era tutto fuorchè una vecchia zitella, lo fissò di rimando, scrutandolo
guardinga. Kanon non poteva credere ai propri occhi: alta circa sul metro
e settanta, il fisico esile, abbronzato, i capelli lunghissimi, che
parevano d’oro, gli occhi verdi, come gli smerardi più
puri… «è giovanissima!!»
pensò il ragazzo, sorpreso dalla forza con cui era stato attaccato; ora lo
avvertiva nitidamente, un cosmo forte, splendente come le stelle del
cielo, folgorante come un lampo nel cielo cupo della
tempesta. Quel confronto di
sguardi si protrasse per diversi istanti, fin quando non fu lui ad
interromperlo:”Ebbene, hai perso la lingua?O ti sei appena accorta di aver
commesso un madornale errore?” Per tutta risposta
lei fece un cenno di disprezzo con la testa:”Lo risconosco, non sei un
demone, ma di certo non sei il cavaliere di Gemini, che conobbi anni or
sono; certo, in aspetto non siete dissimili, ma tu non sei Saga; quindi, o
mi dici chi sei, o ti ammazzo” Una minaccia
pronunciata con tono indifferente, come se stesse dicendo ‘mi siedo a
mangiare’, ma comunque pericoloso; non scherzava, e non era avversaria da
poco. “Parli bene,
amazzone, io non sono Saga, per quanto possa assomigliare a mio fratello:
è Kanon il mio nome celeste” rispose il cavaliere, scrutandola nuovamente
negli occhi, aspettandosi l’ovvia reazione, che però non
avvenne. “Il suo gemello…un
rinnegato privo di scrupoli, a detta di Saga stesso” fu l’unica cosa che
disse la ragazza, come al solito con tono
apatico. “E dimmi, da
quando tu porti le vestigia di Gemini, Kanon?Dov’è tuo fratello?” domandò
poi, mostrando un po’ più
d’interesse. “è morto tempo
fa…tre anni sono da poco
passati” «e di chi è la
colpa della sua morte?» Ancora. Ancora una
volta la sua coscienza che non gli dava
pace. “Capisco. Mi
dispiace” fu il solo commento. “E così sei tu quello che ha ricevuto
questa missione” “Sì, mi è stato
detto che sei stata attaccata, e che sei la custode dell’unico mezzo con
cui sia possibile ritrovare Xaria…ma non ho capito cosa…”cominciò Kanon,
ma lei l’interruppe. “Non qui. Ti
spiegherò tutto quando saremo al sicuro nel mio rifugio; gli alberi hanno
molte più orecchie di quanto non
sembri” “D’accordo” Senza aggiungere
altro, la giovane amazzone gli fece cenno di seguirla lungo il sentiero
che si addentrava sempre di più nel bosco; dopo pochi passi però, lui la
fermò. “Almeno potrei
sapere il tuo nome?” domandò
Kanon. Lei lo guardò di
sfuggita, solo per un istante, per poi voltarsi e rimettersi a
camminare. “Kora…il mio nome
è Kora” rispose la ragazza, gettando oltre le spalle i lunghi capelli
biondi. |
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