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Autore: CiccioBaslardo    18/04/2012    0 recensioni
Questo racconto parlerà della vita nelle terre di nessuno.
Cercherò di mantenermi all'interno del canonico e non uscirne.
Sarà cortino, ma la voglia di scrivere qualcosa sul mio personaggio preferito in assoluto era troppo forte.
Spero vi piaccia.
Buona lettura... ^,^
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Le lune scomparvero per molte notti dietro la prepotenza del sole.
Nelle aride terre, dove le leonesse esiliate erano state condannate a morte, un'inaspettata pioggia cadde su di loro. L'odio di Zira era quell'acqua che nutriva la speranza di ognuna di esse.
Non c'erano scusanti: loro erano le più forti, nessuno poteva in alcun modo piegarle. E se qualcuna di loro si fletteva dinanzi alla fame od alla sete, Zira, le costringeva a rialzarsi con la violenza dei suoi artigli.
-Vuoi morire qui?! VUOI MORIRE QUI?!-
Le urla della capo branco scuotevano anche gli animi delle altre leonesse. Nessuna voleva lasciare che il proprio corpo venisse assalito dalle termiti di quel luogo. I loro cadaveri dovevano essere lasciati nelle terre dove erano cresciute. Dove i loro corpi sarebbero diventati rigogliosi cespugli, alberi ed erba fresca.
Nessuna voleva diventare polvere e cibo per quegli insetti che devastavano quelle terre.

Il corpo dell'ultima che fu colta dal cacciatore di vita, giaceva in un luogo inavvicinabile: il tanfo e le termiti accorse per trivellare le ossa della salma, tenevano lontane tutte le altre compagne di sventura. Nessuna di loro era mai andata a rendere omaggio a quella che una volta era la migliore di loro. Una cacciatrice migliore persino di Zira.
Sempre in prima linea, quando la leader dava il segnale. Il suo scatto era fulmineo e la preda, dopo solo pochi secondi, cadeva a terra con il fiato smorzato.
Nessuno le aveva mai fatto un complimento. Tutti sapevano come era suscettibile e competitiva Zira su certe cose. Non le sarebbe piaciuto essere la seconda in qualcosa. Tutte avevano paura della reazione che avrebbe scatenato.
Per questo motivo, nessuno faceva mai complimenti a nessun'altra al di fuori della capo cacciatrice.
Però, anche se non glie lo dicevano, Ameneth vedeva l'ammirazione negli occhi delle sue compagne, e ciò le bastava.

Ameneth, ecco qual era il suo nome.
Dopo l'esilio fu colpita dallo sconforto e si abbandonò alla tristezza. I ricordi la colpivano come sassi che uno ad uno riscoprivano vecchi lividi.
Non sarebbe più stata accarezzata dall'erba alta e rigogliosa delle sue terre d'origine; non avrebbe più corso con la fresca brezza che proveniva da nord; non sarebbe mai più stata coccolata dall'ombra dell'albero sotto cui era nata.
Gli piaceva quel posto: ogni volta che guardava quei vecchi rami, immaginava sua madre mentre le donava la vita.
"Quanti anni hai vecchio albero? Devi aver visto molte cose. Anche il volto di mia made… ti invidio sai?"
Ameneth non aveva mai conosciuto sua madre. Il giorno steso che lei venne al mondo, il suo corpo troppo gracile si spense per sempre.

Tutti quei ricordi l'afferravano come zampe appiccicose di babbuini fastidiosi che la trattenevano a terra.
Non si muoveva da molto; non mangiava e non beveva. Ogni giorno ed ogni notte sempre fissa nello stesso punto, finché anche la vita si stufò di lei ed abbandonò le sue carni.
Zira sapeva che sarebbe successo prima o poi, in realtà lo voleva. Sapeva bene che molte l'ammiravano quella leonessa… persino più di quanto ammirassero lei. Sarebbe stato un'ottimo monito per le altre.

-Eccola lì la vostra adorata cacciatrice! La migliore! Ora giace inerme in quello schifo di sngue raggrumato! Nemeno la terra lo vuole, è rimasto li a putrefare! Nessuna di voi ha il coraggio di avvicinarsi per paura di quello che potrebbe succedere! Malattie, contagi, termiti della carne. Lei era la migliore di tutte noi… ed ora guardala, guarda il suo corpo! GUARDALO TI DICO!!!-
Zira era solita portare li davanti le leonesse che si facevano prendere dallo sconforto. Lei non lo sopportava. Non sopportava che per colpa di quel maledetto usurpatore, loro dovessero morire in quello schifo. Non lo avrebbe permesso, anche a costo di farsi odiare da tutte loro. Sarebbe diventata insopportabile e violenta, ma non avrebbe permesso che le altre morissero. Ameneth sarebbe servita da esempio, e solo lei varrebbe fatto quell'orrenda fine.

La scena che proponeva loro era di una crudezza rivoltante: il corpo di Ameneth ricoperto di insetti accorsi per nutrirsi della sua carne, delle pozze di strane sostanze che si erano formate dove il sangue si era raggrumato, odori nauseanti che sapevano di morte e putridume.
Nessuna di loro sopportava quella vista, e molto spesso lo stomaco non reggeva e restituiva in direzione da cui era venuto, il misero pasto consumato poco prima.
-Vuoi che anche il tuo corpo faccia quella fine?! Violentato da questa lurida terra?! Vuoi che anche tu "finire"?! Il tuo corpo nutrirà solo vermi e termiti, si trasformerà in polvere e sporcizia che rimarranno incollate a queste terre sterili terre. Finirai e basta… non ci saranno continuazioni. Non nutrirai l'erba, non ti perderai nel vento della savana. Rimarrai qui per sempre. E' questo che vuoi?!-
Quel riproverò e quell'orribile visione, facevano riacquistare alle leonesse la voglia di andare avanti e di fare tutto il possibile affinché i loro corpi non venissero catturati da quella terra. Nessuna di loro voleva essere abbandonata li come era successo alla loro compagna.

"Simba… non siamo morte. Non moriremo qui. Ti ucciderò e riprenderò il mio posto con il mio branco nelle terre dove siamo nate!"
Giorno dopo giorno, notte dopo notte, mentre si infilavano nelle terre del branco per cacciare, Zira poteva vedere perfettamente la rupe, dove molto probabilmente, il suo nemico si nascondeva dietro una fitta cortina di finta giustizia.
"La pagherai… pagherai per tutto ciò che ci stai facendo. Leccherò il tuo sangue dai miei artigli. E' una promessa!"
  
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