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Autore: CiccioBaslardo    08/03/2012    2 recensioni
Questo racconto parlerà della vita nelle terre di nessuno.
Cercherò di mantenermi all'interno del canonico e non uscirne.
Sarà cortino, ma la voglia di scrivere qualcosa sul mio personaggio preferito in assoluto era troppo forte.
Spero vi piaccia.
Buona lettura... ^,^
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Caldo… fame… stanchezza.

 

   La sterile terra dove le zampe delle leonesse muovevano i loro passi, sembrava essere stata plasmata dal suono malinconico della loro marcia.

Anche i termitai che violentavano il già devastato paesaggio, sembravano gridare vendetta contro il celo. Volevano arrivare a trafiggerne il rosso manto e sentire la pioggia sanguinare su di loro. Quel tiranno che rideva e dettava legge su di loro, decidendo a chi donare vita e chi prosciugare.

Quelle terre trasudavano odio. Un odio profondo, proprio come il suono dei passi della leonessa in testa al triste corteo.

   Mentre Zira camminava tra la desolazione delle terre di nessuno, i sensi di colpa avanzavano insidiosi nel suo corpo, e guardando le leonesse che l'avevano seguita, si chiedeva il perché di tutto questo.

Il re non la degnava mai di uno sguardo. Era Sarabi la regina, non lei. Eppure nutriva per il suo sovrano una sentimento ben più profondo della semplice devozione.

Avrebbe voluto condividere con lui il resto della vita. Era il suo re e nel bene o nel male non lo avrebbe mai abbandonato.

 

"Scar, perché ci hai lasciati?"

 

   Il suo cuore gridava di rabbia e disperazione. Avrebbe voluto piangere la scomparsa di Taka, ma non poteva. Voleva abbandonarsi all'abbraccio della fredda terra, picchiarla con forza, trasmettendo la sua rabbia fino ad arrivare alle sue logorate fondamenta. Voleva spaccare quel mondo così sudicio e vuoto. Quel mondo che per lei era morto insieme al suo re.

Ma i suoi figli e le altre leonesse contavano su di lei. Non poteva lasciarli soli.

 

-Che faremo adesso Zira? Cosa ne sarà di noi?-

 

   Tutto cominciò con quella domanda: glielo aveva chiesto una leonessa poco dopo aver varcato i confini delle terre del branco .

Zira ci stava già riflettendo da quando i suoi occhi si posarono sul corpo esanime del re.

Lei era la cacciatrice migliore, quella che scattando in avanti dava il via all'inseguimento della preda. Lei sapeva esattamente cosa fare in ogni situazione. Anche quando le altre leonesse si rifiutavano di andare a caccia, era sempre lei ad uscire ed incitare le cacciatrici ormai rassegnate.

Era lei a far stare al loro posto le iene mentre il re si occupava dei gravi problemi del regno.

Era sempre stata forte e decisa. Una leonessa dura come la roccia e travolgente come il vento. Le sue parole erano sempre quelle che facevano trovar la forza alle altre per reagire, anche nelle giornate più buie.

Aveva un carattere degno di una leader, ma in quel momento nemmeno lei sapeva cosa fare.

Era sola ed indifesa. Ma tutti contavano su di lei, non poteva cedere.

 

"Scar, che devo fare?"

 

   I suoi tre figli seguivano la sua ombra. I loro occhi erano vuoti e stanchi. Come avrebbe potuto crescerli? Come avrebbe fatto a farli sopravvivere?

Era sola in una arida terra. La morte avrebbe preso anche loro, e la colpa era solo sua: era stata lei a provocare tutto questo.

Lei aveva insultato Simba; lei aveva urlato il suo odio a tutto il regno; lei se ne era andata ignorando la pietà dell'usurpatore. Non poteva mostrarsi debole. Se l'avesse fatto tutto sarebbe crollato e per loro non ci sarebbe stata più alcuna speranza.

 

"E' dunque finita?"

   Si chiese Zira, mentre intorno a lei, una alla volta, le leonesse che erano state cacciate dalle terre del branco, crollavano a terra sotto il peso della stanchezza.

Tutto stava svanendo nel crepuscolo della giornata, che sarebbe stata la loro ultima. Ma in lontananza i raggi del sole si stavano riflettendo su qualcosa. Una piccola fonte di vita.

Zira sgranò gli occhi a quella stupenda visione.

-Alzatevi!- Gridò furiosa -Alzatevi ho detto!- Ribadì con foga.

-Quella è una pozza d'acqua! Potremmo bere! Potremmo sopravvivere! Alzatevi e venite a dissetarvi razza di debosciate!-

A quelle parole molte delle leonesse che si erano abbandonate all'oblio, si rialzarono in preda alle forze dell'ultima speranza, rantolando verso quella piccolo specchio di vita.

Le leonesse ed i cuccioli bevvero da quella che era solo una pozzanghera d'acqua melmosa, ma quello spiraglio di luce, aveva fatto sì che il branco potesse dissetarsi.

Per Zira, quello era il segno inequivocabile che il re vagliava ancora su di loro. Quello era il segno della loro ragione.

Questo ridiede fuoco agli occhi della leonessa, che alzandosi dal bordo della pozza ormai consumata guardò il suo branco.

Ispirata dal vento tagliente di quelle terre che le graffiava il volto, volò con lo sguardo su ogni leonessa.

 

-Non voglio deboli nel mio branco. Perciò alzatevi e dimostratemi che le cacciatrici di Scar sono le migliori! Fate vedere al vostro re che noi abbiamo la ragione! Gridate alla vita che noi ci riprenderemo tutto! Gridate al futuro che tutto ciò che il passato ci ha rubato, tornerà a lui come un grido di morte! Dite al vento che i nostri ruggiti torneranno alle terre del branco per rivendicare ciò che ci appartiene… ciò che appartiene ai nostri figli!

Urlate forte il nostro nome in modo che tutti sappiano che non siamo morte in queste terre desolate! Urlate più forte che potete… ORA! FATE SENTIRE CHE SIAMO ANCORA VIVI!-

 

   Un potente ruggito si innalzò dalle terre di nessuno, dove nessuno era mai sopravvissuto fino ad ora. Una alla volta le leonesse si alzarono da terra, piantando le unghie nel fango e facendo esplodere tutta la loro rabbia in quelle terre.

 

"Noi siamo i rinnegati. Siamo coloro che sono statI cacciati insieme a quelli che amavano. Siamo stati condannati a morte. Ma noi non ci arrenderemo ad essa. Giuro davanti al rosso celo del crepuscolo, alla nostra scarna terra, all'impetuoso vento che soffia verso la nostra meta… giuro che restituirò il regno al mio branco! GIURO CHE NON MORIRANNO QUI!"

   I pensieri di Zira vennero sollevati dai ruggiti fino a giungere dove lei sperava, Taka la potesse sentire.

"Mi senti mio re? Senti le urla dei tuoi sudditi. Siamo ancora qui. Ti vendicherò… amore mio"

  
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