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Autore: Theredcrest    18/04/2012    1 recensioni
Anderville è una metropoli come tante altre nel mondo, e come tante altre dà ospitalità ad una quantità inimmaginabile di ospiti soprannaturali. Tra tutti, spicca la società dei Vampiri per il suo intenso bisogno di contatti e relazioni con gli umani e le altre creature presenti. Questa storia parla di Rachele, una vampira ventenne mai stata umana, e del suo percorso per diventare una "Madre" e ricoprire il ruolo più ambito di tutti.
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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L'INGRATO



Vado a darmi una pulita al lavandino in cucina mentre “tizio” si riprende dallo shock dell'essersi trovato un coltello puntato alla gola da una ragazzina. E' rimasto a tremare fissando il vuoto come un pesce lesso poco dopo la fine della nostra conversazione, immagino sia perché prima era troppo confuso per capire la realtà della situazione.
Tra una passata di sapone e una di acqua per lavare via i residui della cena, tengo a portata di mano la lama e il telefono di casa i cui cavi chiedono ormai pietà. Non esiste che mi fidi di una persona sulla parola; sono stata cresciuta tra vampiri bugiardi e approfittatori che un tempo erano umani bugiardi e approfittatori dello stesso stampo, e a quanto ho visto le tendenze non sono cambiate col passaggio alla non-vita. Anzi, se possibile, peggiorano: le persone che erano buone in passato tendono a diventare più realiste o cattive, e quelle cattive arrivano a livelli di crudeltà insopportabili per la società umana. Non per noi, dal momento c'è un Clan intero che accetta abomini, reietti e rifiuti di questo tipo.
«M-mi hai portato qui da sola?» La voce del ragazzo arriva dalla sala. Mi scivola la saponetta tra le mani, la riacchiappo e riprendo a strofinarmi gli avambracci tirando su le maniche della tuta che continuano a cadere.
«Sì, e forse avrei fatto meglio a lasciarti dov'eri.»
«Cosa... ?»
«Niente.»
Sbuffo, ma a parte questo non aggiungo altro. Se si è fatto un'idea sbagliata sul mio conto e crede non l'avrei mai abbandonato nelle condizioni in cui era, si sbaglia di grosso. Ma chi sono io per fargli credere il contrario? Conosco abbastanza la gente comune per sapere che vede solo ciò che vuole vedere, e sente solo quello che vuole sentire.
«E tu cosa ci facevi, fuori?»
Lancio un'occhiata stizzita al pezzo di muro separatore che divide la sala dalla cucina e mi impedisce di vederlo.
«Non credo ti riguardi.» Se c'è una cosa che non faccio è raccontare agli sconosciuti dei fatti miei. Fin troppe persone già se ne occupano, specialmente nell'ultimo periodo, ci manca un'altra che questioni su quello che faccio o non faccio, per giunta vivo.
«Però ti ho trovato, un po' di riconoscenza sarebbe gradita.»
Silenzio. Finirò per offendermi, prima o poi.
«Troppo difficile dire grazie, vero? Lo sapevo, ho trovato una capra e non un uomo.»
Abbandono il sapone nel lavabo e mi asciugo, assicurandomi il coltello nell'elastico dei pantaloni della tuta e mettendomi sottobraccio l'apparecchio.  Lo straccio umido e sporco glielo getto addosso appallottolato, una volta superato l'arco della cucina. Se crede di farmi dispetto rimanendo zitto, beh, ha trovato qualcuno che sa essere fastidioso oltre la sopportazione umana.

Rimango in piedi a qualche metro, arrabbiata e con una mano puntata al fianco. Mi guarda giusto con la coda dell'occhio per un momento, poi fa finta di niente e si stringe nella coperta che gli ho dato, l'ingrato, snobbandomi per continuare a frugare tra i vestiti bagnati a terra.
«Cosa stai facendo?» gli chiedo senza ottenere risposta. Quando lo vedo sollevare tra le mani i jeans fradici poggio il telefono e mi avvicino.
«Guarda che sono bagnati.»
Cerco di prenderglieli e in risposta lui li trattiene. Con uno strattone glieli strappo di mano, innervosita da quel comportamento infantile, e glieli stendo sul ripiano in marmo del camino. Le storie sulla nostra enorme paura del fuoco sono perlopiù frottole, al contrario di quelle sulla nostra volubilità. E' vero, possiamo rimanerne inceneriti perché ci consuma più velocemente di quanto la nostra capacità di guarigione arrivi a sopportare; c'è però da dire che non siamo fatti di zolfo e non facciamo fiammate pirotecniche come nei film se anche ci scottiamo. Nei pressi di una fiamma controllata come quella di un camino, una stufa o del gas non abbiamo grossi problemi, mentre le fiamme libere.. quelle sono un'altra storia, ma vorrei vedere chi non andrebbe in panico se le tende iniziassero a bruciare.
«Stavo cercando qualcosa di asciutto, voglio andarmene» mi dice in tono piatto.
«Scordatelo» replico malamente. «La vedi la porta? Uscirai da lì solo quando te lo dirò io.»
Infatti è chiusa. Prendo a raccogliere e stendere il resto del vestiario, tenendomi occupata.
«Potrei denunciarti per sequestro di persona.»
«Se fossi legato ad una sedia, ammanettato e imbavagliato forse funzionerebbe. Saresti molto furbo, sul serio.»
«Mi hai minacciato.»
A quel punto incrocio le braccia, spazientita.
«E potrei farlo di nuovo! Gettandoti fuori da casa così come sei, ad esempio. Ma dimenticavo, tu vuoi uscire da solo, vero signorino?» Sarcastica, gli indico la direzione. «Prego, vai e prenditi una polmonite, crepa! Ma non pretendere qualcuno ti venga a salvare se stai male a due metri da qui. Io fuori non vengo a prenderti. Fine del discorso.»
Attendo che tornino indietro repliche e imprecazioni di un qualche tipo, ma stavolta ha la buona decenza di tenere quella cloaca che ha per bocca ben chiusa. Annuisco convinta, avendo avuto l'ultima parola, finendo di accomodare anche la giacca. Finalmente sta iniziando a utilizzare il cervello...
«Bene.» Faccio dietrofront e mi incammino verso la cucina.
«Se ora hai finito di fare il ragazzino, puoi seguirmi e sederti. Ti preparo qualcosa di caldo.»




Note dell'autore
E ancora una volta ci troviamo con la Rachele che si indispettisce nei confronti dell'insopportabile e cocciutissimo sconosciuto. Scommetto che tra un po' lo getterà davvero fuori di casa xD e vorrei ben vedere, io uno così lo defenestrerei in uno virgola cinque secondi, non so nemmeno come faccio a descriverlo (N.B.Raven - forse sono io, crudele parte del tuo "io" interiore? N.B.Reddy: No, direi che questa è tutta mia, caro, pura e genuina insofferenza verso gli idioti al 100%)
Purtroppo questo capitolo è infinitamente corto rispetto al precedente, nonostante i dialoghi *sigh* purtroppo su OpenOffice sembrano più lunghi di quanto siano effettivamente su efp!
Ringrazio ancora una volta chi mi segue e legge, sentitevi liberi di commentare se qualcosa non vi piace, non va o anche solo per darmi la vostra opinione!
Un saluto, al prossimo capitolo!
  
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