19. Baci e Abbracci
Zia
Sam mi ha costretta ad indossare l’abito che abbiamo
comprato insieme in Italia, che sul residuo di abbronzatura che mi
è rimasto
dopo un mese in Inghilterra fa anche più figura del giorno
in cui me l’ha
regalato. Quando Liam mi ha vista non ha detto una parola e mi sono
anche
preoccupata che non gli piacesse più il modo in cui mi
stava, poi mi ha
abbracciata e mi ha detto che era rimasto senza parole per la mia
bellezza.
Scemo adulatore.
La festa è grandiosa, quelli della casa discografica
continuano a sballottarmi qua e là per presentarmi questo o
quel pezzo grosso
della musica inglese, e io, come mi ha detto la zia prima di mollarmi a
quello
che a quanto pare dovrebbe essere il mio agente, mi limito a sorridere
e
annuire di tanto in tanto.
Dopo l’esibizione ho perso di vista i ragazzi. Liam dovrebbe
essere da qualche parte con le sue sorelle e i suoi genitori, Louis si
è allontanato
con Eleanor, Niall è l’anima della festa e
starà facendo un giro di chiacchiere
con tutti i presenti… Della fine che possono aver fatto Zayn
e Harry non ho
proprio idea, ma se proprio devo essere sincera, in questo momento non
mi
interessa.
O meglio, non mi interesserebbe se, quando decido di
approfittare di un momento di distrazione di Daniel, Harry non mi
venisse a
sbattere contro e non fosse completamente ubriaco.
«Ciao, Ash» mi dice, con un tono troppo alto e il
fiato di
un odore orribile. Lo prenderei a sberle se ciò non
contribuisse ad attirare
l’attenzione su di lui, così mi limito a prenderlo
per un braccio e a
trascinarlo nel giardino – parco è più
corretto – dell’hotel in cui si tiene la
festa.
C’è una panchina abbastanza appartata, che serve
proprio al
mio scopo. Faccio sedere Harry e mando un messaggio a Niall. Se Harry
sta così,
non oso immaginare come possa essere combinato Zayn. Liam è
con la sua famiglia
e Louis con Eleanor e non voglio disturbarli. Sì, Niall
è la scelta giusta.
L’aria fresca sembra fare bene ad Harry, le sue guance
diventano via via meno rosse e gli occhi meno lucidi.
«Devo essere uno spettacolo davvero pietoso, se rimani qui a
farmi da balia» mi dice. Non so se sentirmi ferita o pensare
che sia lui a
sentirsi ferito. In quest’ultima settimana non l’ho
trascurato… ho cercato di
tenere per me e Liam la nostra vita di coppia, ma ho passato un sacco
di tempo
con lui. E poi se non gli ho detto niente è stato anche per
cercare di non
peggiorare la situazione… l’ombra nei suoi occhi
di quella mattina non riesco a
togliermela dalla testa.
«Non sei messo così male, quando mi sei venuto
addosso
pensavo peggio. E comunque avevo bisogno di allontanarmi dal salone per
un po’,
non ricordo i nomi di metà della gente che Daniel mi ha
presentato stasera» gli
rispondo.
«Ci farai presto l’abitudine. A non ricordare i
nomi,
intendo.» Lo guardo un secondo e scoppio a ridere, seguita a
ruota da lui, che
però si ferma subito. «Temo che domattina
avrò un gran mal di testa.»
«E dovrai alzarti presto per venirmi a salutare.»
Domattina parto, torno negli Stati Uniti. Questi due mesi
sono stati quelli che ho vissuto più intensamente da quando
sono nata, credo.
Sono successe tante cose, forse troppe. Ho trovato degli amici
meravigliosi, mi
sono innamorata di un ragazzo speciale, ho stretto un bellissimo
rapporto con
zia Sam e ho scoperto di avere con lei molte più cose in
comune di quante non
avessi mai potuto immaginare.
«Non me lo ricordare» borbotta.
«Che la sveglia suonerà presto?» gli
chiedo.
«No, che domani parti e non ci vedremo fino
all’anno
prossimo.»
Vorrei ridere per stemperare un po’ la situazione,
perché
sta diventando complicato gestire la sua lingua sciolta. Se prima
pensavo che
fosse completamente ubriaco devo ricredermi, ha soltanto ingerito la
quantità
di alcol che gli serviva per perdere del tutto i freni inibitori. Come
se già
normalmente ne avesse molti.
«C’è sempre skype, Hazza.»
«Non usare quel nomignolo anche tu. Per te sono
Harold.»
«Ma non era solo tua madre che poteva chiamarti
così? Tra
l’altro non mi hai fatto conoscere quella gran donna che
sopporta di avere te
come figlio, dovrai rimediare al più presto.»
«È meglio che tu non l’abbia conosciuta,
credimi.»
«Ma tu sei proprio sicuro di aver bevuto, vero?»
«Quella che mi ha portato fuori dicendo che ero ubriaco sei
tu. Come mai questi dubbi?»
«Fai discorsi più sensati ora che quando sei
sobrio» gli
rispondo.
«E non hai mai sentito Zayn… no, effettivamente
lui dà di
matto. Probabilmente dovremmo andare a cercarlo, Sam lo fa fuori se
scopre
quanto ha bevuto.»
«Più di te?»
«Parecchio più di me, io sto quasi
bene.» Prova ad alzarsi,
ma ricade giù seduto. Rido.
«Dove credevi di andare, Harold?»
«Ridi più piano, per favore» si lamenta,
poi poggia la testa
sulla mia spalla. È una situazione che ho già
vissuto, questa. Due mesi fa, su
un aereo che mi portava in Italia. Gli accarezzo i capelli proprio come
ho
fatto quel giorno.
«L’ultima volta che l’hai fatto mi sono
addormentato sulla
tua spalla» mi dice.
«E ti è dispiaciuto?» gli chiedo.
«No, ma se avessi approfittato probabilmente ora saresti la
mia ragazza.»
Mi coglie di sorpresa, con quest’affermazione, non mi
aspettavo una cosa del genere. Parlavo con lui così
tranquillamente che quasi
non mi ricordavo di tutto quello che ha bevuto.
«Harry, è l’alcol a parlare, non sei
tu.»
«Ash… forse hai ragione, forse dovrei starmene
soltanto
zitto e godere della tua compagnia.»
Sto quasi per ribattere, quando le sue mani mi stringono il
viso e le sue labbra sfiorano le mie. «Forse» dice,
prima di baciarmi. Ha un
sapore amaro, quello dell’alcol. Cerco di respingerlo con
tutte le mie forze,
poggio le mani sulle sue spalle e cerco di allontanarlo, ma non ci
riesco.
Quando finalmente mi lascia andare gli do uno schiaffo. «Tu
sei completamente fuori di testa!» gli urlo contro, prima di
iniziare a
correre, lontano da lui. Non guardo dove sto andando e non vedo Niall
prima di
sbattergli contro.
«Ehi, cos’è successo, Ash? Sembri
sconvolta» mi dice, prima
di passarmi un braccio dietro le spalle in modo fraterno.
«Niente di che. Harry si è ubriacato, o meglio,
pensavo che
fosse ubriaco, ora credo che sia soltanto un po’
alticcio» gli rispondo. «È su
una panchina qui vicino.»
«È successo qualcosa?»
«Niente, Niall, tranquillo.»
«Va bene, me lo racconterà Hazza» mi
risponde con un sorriso
ed io mi trovo a pregare che Harry abbia ancora un briciolo di
autocontrollo
per non raccontargli tutto. Ma cosa spero? Mi ha appena baciata, che
autocontrollo posso pensare che gli sia rimasto?
«Ash! Allora eri qui con Niall, iniziavamo tutti a darti per
dispersa!» È la voce di Liam a raggiungerci, e
quando alzo lo sguardo verso di
lui vedo che è in compagnia di Louis ed Eleanor.
«Zayn?» chiedo.
«Dentro con tua zia a fargli da balia. Non è
riuscita a
trattenerlo dal bere troppo» mi risponde Eleanor.
«Qualcuno sa che fine ha fatto Hazza, invece?»
chiede Louis.
«Addormentato su una panchina qui fuori» risponde
Niall.
Perché mi sta coprendo?
«Pensavo avesse combinato qualche cavolata delle
sue.»
«No, era solo un po’ alticcio» risponde
di nuovo Niall.
Questo ragazzo ha dei superpoteri e ha capito più di quello
che doveva, visto
che continua a coprire Harry.
«Puoi andare a svegliarlo, Niall? Vorrei tagliare la torta e
portare a dormire Ashley che domani ha un aereo da prendere.»
Liam mi circonda la vita con le braccia e mi riaccompagna
all’interno della sala. Mi lascia con Louis ed Eleanor, prima
di salire sul
piccolo palco per ringraziare tutti i presenti per i regali di
compleanno e per
aver partecipato alla festa. Sorrido, perché il suo sguardo
sicuro mi
rasserena, ma evidentemente non è abbastanza, visto che mi
sento gli occhi di Eleanor puntati addosso.
Ma cos’è? Ho un display luminoso in fronte con su
scritto “Ho
baciato Harry Styles”?
* * *
Non
ho detto niente a Liam, non ho detto niente a Louis, non
ho detto niente ad Eleanor. Niall deve aver capito molto più
di quello che gli
è stato detto e non ha parlato. Harry stamattina
all’aeroporto non si è fatto
vedere, ma non c’era neanche Zayn, così nessuno ci
ha fatto caso. Tranne me.
Louis ha provato a parlarmi, segno che è preoccupato per
Harry e lui non ha voluto dirgli niente, ma Liam non mi ha lasciata un
solo
secondo, fino a quando non ho attraversato il check in. Da
lì in poi non ho
potuto fare altro che andare avanti, con la musica nelle orecchie. La
mia
musica, la loro musica, la nostra musica.
I ragazzi hanno preteso che autografassi le loro copie dei
cd, sono stati ridicoli, ma credo fosse più per rallegrare
il momento della
separazione che per altro. E per farmi vedere la concept art del disco,
ovviamente. Quando ho detto alla zia che sarebbe stata
un’idea grandiosa farla
disegnare a Zayn non mi sarei mai aspettata che accogliesse il
suggerimento con
tanto entusiasmo. E Zayn è stato bravissimo, le fan andranno
pazze per questo
cd, e non c’entra niente il fatto che me ne senta un
po’ mamma anche io.
Mi siedo sulle poltrone della sala d’attesa VIP, quella dove
ho incontrato i ragazzi per la prima volta. Rivedo Harry sdraiato a
terra con
la testa sullo zaino di Niall. Niall che accorda la sua chitarra. Louis
che fa
il deficiente al telefono – ora so che parlava con Eleanor
– Zayn che mi guarda
male e Liam che mi sorride e mi porge il caffè di Zayn.
Quando li ho incontrati
non avrei mai potuto pensare che sarebbero diventati una parte
così importante
della mia vita, in soli due mesi.
Quando chiamano l’imbarco per il mio volo mi affretto al
gate.
Sono già seduta quando mi arriva un messaggio.
Non mi sono svegliato, scusami. Ci vediamo
l’anno prossimo.
Era
dal telefono di Louis, ma è sicuramente di Harry. Che
pensasse che un suo messaggio l’avrei cancellato senza
neanche leggerlo?
Rispondo sul suo numero.
C’è sempre Skype,
Harold.
Continuiamo
a scambiarci messaggi finché non annunciano il
decollo, avrei voluto fare l’arrabbiata con lui ma non ci
sono riuscita. Spengo
il telefono. Potrei mettere la modalità volo, ma ho voglia
di stare un po’ sola
con i miei pensieri, nel tentativo disperato di rimetterli in ordine.
Prendo la
mia moleskine dalla borsa, una penna e inizio a scrivere tutto quello
che mi
passa per la testa. È dall’inizio della vacanza
che non scrivo neanche una
parola sul mio diario. È tempo di fare un bel resoconto.
Quando finisco di scrivere il viaggio è già a
metà.
Ricontrollo l’indirizzo dell’appartamento che
papà ha affittato per me a New
York, guardo una foto buffissima che io e Liam ci siamo fatti durante
una
passeggiata lungo il Tamigi e mi addormento. La hostess mi sveglia
quando manca
solo un’ora all’atterraggio.
Riaccendo il telefono e aspetto che mi arrivino tutti i
messaggi. Harry è quello che me ne ha mandati di
più, insieme a Liam, ma ce ne
sono due di Zayn, uno di Eleanor, tre di Louis, cinque di Niall e uno
di mia
madre.
E l’ultimo a sorprendermi, insieme ai due di Zayn, che
probabilmente me li avrà mandati sotto obbligo di Liam per
scusarsi
dell’assenza all’aeroporto, ma quando lo apro il
suo contenuto non mi sorprende
affatto.
Ti aspetto domenica a pranzo dai nonni.
Non
un “ti voglio bene”, non un “mi sei
mancata”, non un “ti
andrebbe di venire…?”. No, mi informa di qualcosa
che ha già stabilito. E che
non è detto che mi vada bene.
I messaggi dei ragazzi mi tirano su il morale. Harry e Liam
mi raccontano più o meno quello che la critica ha scritto
della canzone che
abbiamo suonato ieri sera, e sembra che i pareri siano tutti molto
positivi. Solo
un paio di giornalisti hanno avuto qualcosa da ridire, ma Harry dice
che quei
tizi li odiano perché non si sono mai fatti intervistare da
loro, dato che
scrivono solo spazzatura. Zia Sam cerca di tenerli ben lontani da chi
non può
fare che del male alla loro carriera.
Il che mi riporta a una certa Ashley Jameson. Forse zia Sam
avrebbe fatto bene a tenere i ragazzi lontani anche da lei.
Il titolo del capitolo riguarda la formula per i saluti che si usa in
genere in fondo alle cartoline, quindi ha il duplice significato di
voler indicare il bacio di Harry a Ashley e il fatto che lei sia in
partenza :)
Altro non mi pare ci sia da aggiungere... è tutto piuttosto
chiaro, non vi sembra?
Un bacio a tutti quanti.
-K-