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Autore: 1Dsmiles_    18/04/2012    7 recensioni
..Josephine era il nome, ma lo odiavo con tutto il cuore. Non ero una ragazza da 'Josephine'. Solo lui l'aveva capito e, cosė, ero diventata 'Jo'. Solo lui.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Dove cavolo ho messo il portafoglio!- Borbottai infastidita, frugando nella borsa.

Mancavano pochi minuti alla campanella del pranzo e stavo raggiungendo Harry e Stacey alla mensa. Dopo sarei dovuta 'sparire' magicamente, senza che nessuno se ne accorgesse, e per quello mi avrebbe aiutato la mia amica ma per il momento niente soldi voleva dire niente cibo.

Mi fermai accanto a una delle porte antincendio per cercare meglio.

-Eppure ero sicura di averlo preso!- Esclamai frustata.

-E invece l'hai lasciato stamattina sul tavolo, a colazione.- Disse una voce familiare alle mie spalle. Mi voltai di scatto.

-Tu!?- Liam era in piedi nel corridoio dietro di me, sorridente. -Io.- Ma cosa ci fai qui?! Non dovresti essere al college?! E come sei entrato?-

Fece un cenno con la testa verso la porta antincendio. -Sai, quelle porte sono molto utili.- Mi accorsi solo in quel momento che la porta era socchiusa. Lo guardai male. -Hai..- Ehi, ferma, prima che tu pensi che sia uno scassinatore professionista..- Alzo' le mani con l'ombra di una risata sul viso e mi si avvicino'. -L'ho trovata aperta.- E perche' saresti venuto?- Beh, ecco.. volevo.. parlati.- Oh, certo ed e' perfettamente normale che uno salti le lezioni per entrare di nascosto nella mia scuola solo per parlarmi.- Lo guardai sarcastica. -E poi, i telefonini sono roba troppo normale per te?- In effetti, sė.- Sorrise ancora ma torno' quasi subito serio.

-Beh, veramente ho pensato che avresti potuto spegnerlo o non rispondermi.- E perche' avrei dovu.. oh.-

Delle rotelline nel mio cervello cominciarono a girare.

-Non sei venuto solo per parlarmi. Sei venuto per parlarmi di qualcosa.-

Liam abbasso' gli occhi. -Ehm..- Appena prendo Stacey vedra'- Ringhiai.

-Senti, Jo..- Cosa?- Non puoi.- Certo che posso. Sono maggiorenne da alcuni giorni, ricordi? Posso fare quello che voglio. E poi oh, insomma!- Alzai gli occhi al cielo. -Perche' la prendete come una questione di stato? Insomma, dobbiamo solo parlare! Io non lo mangero' e lui non mi violentera', okay? Perche' la fate tanto lunga?-

Fece un altro passo verso di me e giocherello' nervosamente con le mani.

-Senti, voglio solo che non vi facciate del.. male.-

Sospirai e lo guardai. Un'improvvisa ondata di tenerezza mi investė, vedendolo lė, davanti a me, dopo essere venuto fino alla mia scuola solo per cercare di 'proteggermi', anche se non c'e' n'era bisogno.

-Ehi.- Dissi dolcemente e feci un altro passo verso di lui eliminando la distanza che c'era fra noi.

-Senti, andra' tutto bene. Davvero. Dobbiamo solo parlare in fondo, no? Vedrai che nessuno dei due ne uscira' ammaccato. Solo.. un chiarimento. Okay?-

Smise di giocare con le mani e alzo' gli occhi su di me.

-E' proprio necessario?- Preferisci il clima di tensione che c'e' sempre in casa?- Okay, ma..- E' necessario per me Liam. Devo. Capisci?-

Ci guardammo per un lungo istante negli occhi. Studiai ogni particolare conosciuto dei suoi nocciola, scuri e dolci, da cerbiatto, le sopracciglia corrugate in un'espressione preoccupata, le labbra leggermente tirate di quando pensava, il naso a patata, i ciuffi ribelli.

Dopo alcuni istanti si arrese e l'espressione si stiro' leggermente.

-Okay- disse -ma vedi di comportarti a modo, eh.- Sė papa'!-

Esclamai ridendo e, quasi senza pensarci, gli buttai le braccia al collo, stringendolo a me e annusando nell'incavo del suo collo il buon odore di vaniglia che aveva.

Adoravo il suo profumo. Adoravo il modo in cui mi stringeva.

Adoravo lui.

 

 

LOUIS

 

'Se non arriva entro cinque minuti me ne vado. Anzi, tre. Tre minuti e mezzo.'

Controllai l'orologio. Le due e dodici.

Tre minuti. Le davo altri tre minuti.

Continuai a fissare la lancetta dell'orologio che camminava lenta sul quadrante, pensando a una scusa valida per far finire prima l'incontro. Pensai anche di andarmene prima delle due e un quarto, ma ormai mi ero dato un impegno. E, anche se con me stesso, era un impegno.

Le due e tredici. Detti un'occhiata veloce alla strada. Nessuno.

Dall'interno di Carrol's, una tavola calda poco distante dal college e frequentatissima dagli studenti a mezzogiorno, quasi vuota di solito, proveniva un allegro ma non alto chiacchiericcio.

Le due e quattordici. Continuai a guardare impaziente la lancetta. Ancora trenta secondi, e poi sarei potuto andare.. venticinque.. venti.

Ormai non sentivo piu' nulla, solo il ticchettio della lancetta in testa.

Volevo andarmene e non far mai iniziare quella conversazione.

Quindici.. dodici.. dieci.. ero pronto. Sette secondi..

-Louis! Louis, eccomi!- Una voce squillante si insinuo' fra i miei pensieri e il ticchettio dell'orologio. Alzai a malapena gli occhi.

Maledizione. Tipico di lei. Arrivava sempre quando non doveva.

Guardai irritato la lancetta che ormai aveva gia' sorpassato il minuto. Perche' non era andata piu' veloce?

-Scusa il ritardo.- La sentii avvicinarsi e, quando finalmente alzai gli occhi con sguardo cupo, era accanto a me, col fiatone e i capelli scompigliati.

Fissai gli occhi verdi scuro brillanti, le guance arrossate, i capelli mossi castani scomposti dalla corsa e le labbra che si muovevano impercettibilmente a ogni respiro pesante.

Dio, quant'era bella.

-Figurati- grugnii, distogliendo lo sguardo- Entriamo.- E senza aspettare, spinsi la porta. Un'ondata di aria calda e profumata mi accolse appena misi piede dentro. Mi lasciai avvolgere, anche solo per togliermi di dosso la sensazione fastidiosa di cio' che sarebbe accaduto di lė a poco.

-Posso aiutarti?- Una cameriera graziosa, con una camicetta fin troppo leggere azzurra e un sorriso fin troppo allegro mi si paro' davanti, sorridendomi. -Sei solo? Un tavolo per uno?- Continuo', ammiccando maliziosa. -Ehm, beh, veramente.. sono con lei.- Feci un cenno verso Jo, che intanto mi aveva raggiunto.

Il sorriso divenne un po' meno entusiasta e la ragazza sposto' lo sguardo sulla sua coetanea rossa e accaldata. La guardo' per un istante. Vidi Jo squadrarla a sua volta e alzare un sopracciglio. La cameriera distolse in fretta lo sguardo. -Un tavolo per due, allora.- Appartato, grazie.-

Aggiunse fredda Jo. Seguimmo la cameriera che, dopo averci portato al tavolo, si dileguo' con un 'torno subito' .

Osservai lo sguardo freddo e superiore che le lancio' ancora Jo, prima che si voltasse e se ne andasse.

Un sorriso mi spunto' spontaneo sul viso. Quella ragazza poteva impressionare, quando voleva. E perfino incutere rispetto, come aveva appena fatto.

Poi il suo sguardo si sposto' su di me, cambiando appena, e il mio sorriso scomparve.

Oh. Ora sarebbe toccato a me farmi impressionare.

 

 

JO

 

Lo studiai attentamente di sottecchi mentre la cameriera smorfiosa, gelata da un mio sguardo sprezzante, se l'era battuta. Sapevo alla perfezione che il mio 'sguardo sprezzante' funzionava con tutti; da piccola mi esercitavo davanti allo specchio per farlo alla perfezione ed intimidire cosė gli altri bambini.

Non avevo mai detto di essere stata una bambina del tutto normale.

O meglio, con quasi tutti, pensai guardandolo ancora. Con lui no. Lui rispondeva con la stessa arma.

-E insomma..- Mormoro', senza sapere assolutamente che dire e senza guardarmi. -Gia'.- Risposta senza senso. Mi raddrizzai sulla sedia e poi tornai a guardarlo.

Okay, ora o mai piu'.

-Sai perche' ti ho voluto incontrare, no?- A dire il vero, no.-

Giocherello' col tovagliolo, trovandolo immensamente interessante.

-Okay, puoi smettere di fare il finto tonto Tomlinson. Ora basta.- Basta di cosa?- Di fare finta di niente!-Esclamai, esasperata, e da lė non riuscii piu' a fermarmi. -Pensi che le cose si risolveranno se fai cosė? Pensi che evitare i problemi aiuti? Non scompaiono, se non li affronti! Questa e' una delle poche cose che ho imparato nella mia breve vita, sai? I problemi non si risolvono da soli! Perche' non dici solamente cio' che ti da' noia di me? Perche' dici di voler 'fare la tregua'- e pronunciai con disprezzo quelle parole- e poi torni a non parlarmi? Perche' semplicemente non mi dici che ti sto sul culo come nessun altro, pero' senza alcun motivo apparente, che mi vorresti fuori dalla tua vita e che non mi sopporti? Perche' fai tutto questo? Che problema hai?- Ero diventata aggressiva, troppo aggressiva.

Terminai affannata, anche se le cose che avrei voluto ancora dire erano tante. Calo' il silenzio, ma almeno ora mi guardava.

Un gelido sguardo verde acqua almeno efficace quanto il mio.

-Che problema ho?- Interruppe il silenzio dopo alcuni minuti, pronunciando lentamente la frase, parola per parola. La lascio' in sospesa, continuando a guardarmi negli occhi. Sentivo di non poter reggere ancora a lungo quello sguardo.

Prima che potesse continuare, ricomparve la ragazza col grembiule. Tirai un accidente rabbioso sotto voce e mi voltai a guardarla, nascondendo a malapena la mia furia. -Che c'e'?- Sibilai. Mi guardo' male.

-Ehm, sarei venuta a prendere le ordinazioni..- Sbuffai. Certo. Come se avessi voglia di mangiare, in quel momento.

-Una cioccolata liscia e con poco zucchero per me, grazie.- La cameriera appunto' sul blocco e si rivolse con un sorriso fin troppo ampio a Louis.

-E per te?- Cioccolata al latte con doppia panna e molto zucchero, grazie.-

La ragazza scrisse, sorrise di nuovo a Louis e trotto' via.

Calo' nuovamente il silenzio. Aspettavo che continuasse.

-Sė, in effetti ho un problema.- Gli ci vollero altri due minuti di riflessione sul tovagliolo bianco per dirlo ad alta voce. -Sei.. tu.- Non ne dubitavo.-

Ribattei, fredda. Eppure, sentirlo, mi fece assurdamente male.

-Ma non come.. pensi tu.- Ah, no? E allora come? Non sono all'altezza tua e dei tuoi amici? Perche' gli altri non sembrano pensarla cosė, sai.- Zayn di sicuro no.- Mormoro' fra i denti, ma sentii uguale.

Lo guardai con aria di sfida. -Cos'hai contro di lui, Tomlinson? Quando arrivo lo difendi e poi lo tratti a merda? Ma che cazzo fai?- Non e' affar tuo il rapporto fra me e Malik.- E invece si, cazzo!- Esplosi.- Si, quando ci sono di mezzo io!- E quale mania di grandezza ed egocentrismo ti fa pensare che sia tu il punto della questione?- Perche' ti comporti cosė da quando ho baciato Zayn!- Esclamai finalmente, liberandomi. E, non so come, lo zittii. Rimase in silenzio, senza dire nulla.

Era la conferma che avevo ragione. La cosa, momentaneamente, mi shocko'. -Allora e' vero.- Sussurrai.

L'avevo detto apposta per fargli dire tutto, convinta che in realta' non fosse quella la verita', ma davanti al suo silenzio mi resi conto che era proprio cosė. Era geloso.

Passarono altri interminabili minuti. Alla fine, sentii la sua voce, bassa, diversa dal solito, non piu' arrogante.

-No. Non e' iniziato tutto da lė. Se solo tu sapessi..- si fermo' un attimo.- Se solo tu sapessi da quant'e' che va avanti. Se solo tu potessi capire come mi sento.- Spiegamelo.- Non posso.- Alzo' gli occhi e li punto' nei miei e, di fronte a quello sguardo, mi sentii morire, ancora. -Non posso. Non ci riesco. So solo.. so solo una cosa.- A sorpresa, si protese leggermente verso di me. -Non posso andare avanti cosė.- Cosė come?- Mormorai, la voce che mi tremava. -Lo sai.- Mi penetro' ancora con quel suo sguardo impossibile.

-Lo sai.- Tacque ancora e poi, lo disse.

-Io ti amo. Ma l'amore fa male. E io, dopo quello che ho passato, conosco solo un modo per difendermi da esso: attaccare. Attaccare, ferire, ed abbandonare. Quello che e' successo a me. Scusami, Jo. Ma non so in che altro modo fare.-

Le sue parole mi immobilizzarono. Rimasi ferma come una statua mentre raccoglieva il piumino, se lo infilava e si alzava. Mi lancio' un ultimo sguardo e poi, lentamente, uscė dal locale.

Rimasi immobile, pensando a tutto e a niente. Ferma, stupida. Colpita come un pugno in pieno viso. Ti amo. Scusami, Jo. Ti amo. Ti amo.

-Allora, le cioccolate?- Alzai lo sguardo. La ragazza mi guardava leggermente perplessa.

Non le badai e l'unica risposta che mi uscė, mentre mi rigiravo in testa quella frase, fu:- L'ha detto. Mi ama. Mi ama.-

Guardai senza vederla la ragazza, la sua espressione infastidita e perplessa, le tazze, il vassoio, i clienti, la porta in una specie di trance.

Poi mi alzai, infilandomi il giaccone e sussurrai.

-Mi scusi. Devo andare. Devo.. devo andare.-

E uscii a corsa dal locale, nell'aria fredda che certo mi avrebbe chiarito i pensieri, lasciando con le tazze piene la ragazza in grembiule.

Ti amo. Scusami, Jo.

Ti amo.


WHOOOOOOOOO CARROTS! Okay okay. Mi scuso per il deplorevole ritardo, lo so įį e' che non e' un gran periodo per me, scuuuusate. Comunque questo capitolo e lungo e pieno (?) quindi spero di essermi fatta perdonare, in parte C: 
aaaaaallora, che ne pensate? scritto bene, scritto male, vi piace cosa dicono e oughwiueghweuigheu (?) il mio solito sclero, si, lo so :'D so quante di voi diranno 'FINALMENTE LOOOOU!' ma dovevo farvi aspettare un po' uų comunque, sappiate che non e' ancora finite ee ahahahaha aspetto i vostri commenti eh! bye carrots. xx

  
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