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Autore: TooLateForU    18/04/2012    33 recensioni
'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Have you ever loved someone so much you’d give an arm for?
Stasera sono di poche parole perchè mi girano le ovaie come se fossero in un un frullatore, LOL.
Che dire? Niente. AHAHAHAH. L’avete vista la live di Liam questo pomeriggio? MADO’ UNO PSICOLOGO AHAHA
Basta. La frase che apre questo spazio è di When I’m gone di Eminem, bellabellabella.
Byebye

 
 
 
 
 
 
 
 
Camminavo a passi veloci, stringendo talmente forte tra le mani quella collanina che quasi mi facevo male.
La felpa più stretta del solito mi infastidiva un po’, ma non le davo troppo peso. Era tutto per una buona causa, buonissima causa.
Mi fermai davanti alla porta in legno di ciliegio del condomino di Jude, e presi un profondo respiro prima di attaccare il dito sul citofono alla targhetta ‘Smith’.
Suonai giusto per qualche secondo, prima che la voce di Jude facesse capolino.
“Chi è?” gracchiò, metallica.
Mi tappai il naso con due dita “C’è una raccomandata, mi apre?” dissi, con la voce più nasale che riuscissi a fare.
“Certo.” Jude abboccò in pieno, e il portone massiccio si aprì. Corsi fino all’ascensore, salvo notare che era occupato. Sbuffai, e velocemente presi a salire le scale.
Un piano, due piani, riprendi fiato, tre piani, quattro piani, riprendi molto fiato, cinque piani..
Arrivai con il fiatone davanti alla sua porta, e mi appoggiai stanca al corrimano per qualche secondo..Che cavolo, avevo persino corso per lei.
Suonai al suo campanello, impaziente, e dopo un ‘Sto arrivando!’ la porta si spalancò, mostrando una Jude in tuta.
Strabuzzò gli occhi, squadrandomi dalla testa ai piedi “Liz? Ma che cavolo..”
“Quattordici settembre duemiladue, primo giorno di scuola elementare. Portavo queste trecce..” mi indicai con due dita i capelli “..quando una ragazzina dai capelli biondi con le mani sporche di pennarello si sedette al mio fianco, e mi tese la mano.” Cominciai.
Feci ciondolare davanti ai suoi occhi sconvolti la collanina che avevo stretta tra le mani, prima di continuare “Ventisette marzo duemilasei, festa di Sarah Parker al Luna Park. Lei aveva vinto un enorme pony di peluche buttando giù sei birilli, ed io invece niente. Tu hai fatto un lancio e hai vinto questa collana di finte perle della Sirenetta, e me l’hai regalata..”
Indicai poi la felpa stretta che mi avvolgeva il busto “Due dicembre duemilanove, indossavo questa felpa rosa con disegnata Pucca quando tu vincesti il torneo di pattinaggio sul ghiaccio, e da allora divenne la tua felpa porta fortuna..
“..Sedici luglio duemilaundici, Cory Tander ti molla con un patetico messaggio. Il giorno dopo lo incontro allo Starbucks, e gli rovescio sulla testa un frappè alla fragola, e questo è il bicchiere..” sventolai con fierezza il bicchiere di plastica che tenevo nella mano sinistra.
Jude aveva i grandi occhi azzurri lucidi, mentre un piccolo sorriso si allargava sulle sue labbra.
“Ci tengo a te, Jude. Sei la mia migliore amica, sempre. Anche quando mi dici di farmi fottere.” Conclusi, sincera.
Scrutai sul suo viso, per vedere se stesse valutando l’idea di perdonarmi o no. Poi con uno slancio improvviso allacciò le sue braccia al mio collo, quasi strozzandomi.
“Oh Liz, m-mi sei m-mancata da morire!” singhiozzò, stringendomi più forte “S-scusa s-se sono stata cattiva, ma pensavo che tu non mi volessi più e-e..”
“Jude, Jude ti prego, mi stai staccando la testa!” mi lamentai, senza però trattenere un sorriso. Lei allentò la presa e tirò su con il naso, asciugandosi velocemente con una manica qualche lacrima.
“Io perdono te per avermi mandato a fanculo se tu perdoni me per…tutto il resto.” Proposi, e Jude annuì vigorosamente.
“Ti perdonavo già mentre ti sgridavo..No, questo non è vero, ma il succo della storia è quello.” Replicò, abbozzando un sorriso tra le lacrime.
“Mi sono scordata di aggiungere due date, però..” ripresi, mordendomi un labbro.
Jude alzò un sopracciglio, confusa “E quali?”
“Quattro dicembre duemiladodici, io e Zayn Malik ci baciamo. Dodici dicembre duemiladodici, tronco la storia con Harry Styles.”
Jude strabuzzò gli occhi, che assunsero le dimensioni di una pallina da baseball, poi mi prese per una mano e mi tirò verso l’interno di casa sua.
“Devi raccontarmi TUTTO, dannazione!”
 
“Quindi si stanziano qui a vita?” chiesi, eccitata. Mio padre sbuffò, piegando il giornale e gettandolo sul tavolo.
“Non fare la sciocca, Beth, non sarà per sempre.” Ribattè, burbero.
“Bhè, mia sorella può restare quanto vuole in casa mia.” Replicò inacidita mia madre, lanciandogli uno sguardo di fuoco.
“Bene bene, restate pure qui a litigare, io torno alla mia interessante vita.” esclamai, alzandomi dal tavolo e correndo verso il piano di sopra.
Dalla mia stanza proveniva una musica rilassante, stile onde del mare che si infrangono sulla spiaggia, e confusa aprii la porta.
La stanza era illuminata solo da una lampada azzurrina mai vista prima sulla scrivania e mia cugina se ne stava ad occhi chiusi sul mio letto, mentre la musica di gabbiani ed onde del mare veniva diffusa da un piccolo stereo a terra..
“Ma che cazzo stai facendo, Madeline?” chiesi, stridula, prima di spegnere con un calcio lo stereo ed accendere la luce. Mia cugina spalancò gli occhi, lanciandomi un’occhiataccia.
“Mi. Stavo. Rilassando. Porca. Troia.” Sibilò.
“Dov’è Jesse?”
“A dormire nella stanza degli ospiti, grazie a Dio. Ed io mi stavo riposando, prima che entrassi tu a rompere i coglioni.” Continuò, scocciata.
Io feci spallucce prima di avvicinarmi al letto e dare un calcetto alle sue gambe, per indicarle di farmi spazio.
“Allora, che ne dici di approfittare del sonno di Jesse per uscire a fare due passi?” proposi.
Mad strabuzzò gli occhi, prima di scuotere la testa vigorosamente “Non se ne parla neanche, proprio no..E se si sveglia e non mi trova? Chi lo calma?”
“Vorrei ricordarti che ci sono i miei e tua madre dentro questa casa, non è abbandonato a sé stesso.”
“Sì, bhè, ma non c’entra niente…”
Sbuffai, insofferente “E andiamo Mad, nonna Caroline quando perde la dentiera è più attiva di te! Forza, usciamo, ci andiamo un po’ a divertire!” insistetti, smuovendo un suo braccio, per incitarla.
Lei fece una smorfia, lanciandomi uno sguardo serio “Stasera. Stasera prometto che sarò tutta a tua disposizione, ma ora fammi dormire.” Accordò, prima di lasciarsi di nuovo cadere sul letto.
Aveva disperatamente bisogno di un ragazzo.
E purtroppo, sapevo benissimo anche di quale ragazzo.
 
“Ricordami ancora una volta perché ho accettato di partecipare a questa stronzata.” Disse per l’ennesima volta Zayn, lanciandomi un’occhiataccia.
“Perché vuoi sempre e solo il bene della tua ragazza?” tentai, ma lui fece una smorfia di disapprovazione.
Ruotai gli occhi al cielo, con uno sbuffo “Perché ho convinto i miei a lasciarmi casa libera questo sabato sera così da averla tutta per noi.” Recitai, e stavolta Zayn sorrise soddisfatto.
“Ecco, adesso mi sento più motivato!”
“Chiudi il becco e dimmi se siamo nel posto giusto, piuttosto.”
Malik fece scorrere lo sguardo per il quartiere squallido che ci circondava, attento, prima di annuire “Sì, è assolutamente qui. Ma ti ripeto, non lo sento da una vita, quindi non so se ci viene ancora..” replicò.
Io feci spallucce “Almeno è un inizio, no? E poi non è per me, è per..”
“..Quella depressa ragazza-madre di tua cugina, lo so. Perché diavolo non hai chiamato Teen Mom?”
Mi schiaffai una mano sulla fronte, esasperata, poi puntai lo sguardo verso il cielo “Dio, ti prego, se ci sei aiutami!” implorai, e sentii Zayn sbuffare.
“Ah ah, divertente! Se non ci fossi stato io con la mia immensa conoscenza di qualsiasi abitante di Londra, saresti stata fottuta.” Mi fece notare, impettito.
Io finsi di pensarci qualche attimo, poi gli rivolsi un sorriso radioso “Sì, è vero. Sei più utile delle pagine gialle.” Gli dissi, prima di scoccargli un veloce bacio a stampo e prendendo a trascinarlo per una mano verso il marciapiede opposto.
“Facile distrarmi così, eh?” disse, divertito.
“Abbastanza. Allora, in quale di questi patetici bar potrebbe trovarsi?”
Zayn arricciò le labbra, indeciso. Poi puntò deciso un dito verso la birreria alla nostra destra “Quello!” esclamò.
“Dici? Ci veniva spesso?” chiesi, curiosa. Ma lui alzò le spalle “No, mai visto in vita mia. Però mi ispirava.” Si giustificò.
Feci una smorfia “Ringrazia il cielo che sei bello, Malik. Almeno quello!”
 
QUATTRO BAR DOPO
“Mi fanno male i piedi..” mi lamentai, demoralizzata dopo l’ennesimo fallimento.
“Se ti aspetti che ti prenda in braccio, non succederà.” Replicò Zayn, con aria divertita.
“Grazie tante eh!” ribattei, esibendo una faccia offesa che lo parve divertire ancora di più.
Poi si avvicinò a me e con un gesto veloce mi sollevò per le gambe da terra, cogliendomi di sorpresa.
“AH, ZAYN! Scherzavo!” urlacchiai, mentre lui mi prendeva in braccio stile principessa.
“Anche io.” Replicò, mentre allacciavo le braccia al suo collo per non scivolare. Riuscivo a sentire il profumo di muschio dei suoi capelli, tanto eravamo vicini, e osservando la sua pelle scura e liscia non mi trattenni dal dargli un bacio sulla guancia.
“Profumi, sai? Il che è abbastanza insolito per un ragazzo..”
Scoppiò a ridere, mettendo in evidenza delle piccole rughe attorno agli occhi scuri, e mi sistemò meglio sulle sue braccia muscolose (mi stavo davvero sbizzarrendo con questi aggettivi..) “Guarda che io mi faccio tre docce al giorno, sono un ragazzo pulito..”
Stavo per ribattere quando passammo davanti alla vetrina di un bar, e riconobbi il ragazzo che cercavamo da tutto il pomeriggio seduto al bancone.
“Zayn Zayn Zayn, eccolo!” bisbigliai, concitata. Lui voltò repentinamente la testa verso il bar, e dopo qualche secondo lo vide.
“Oh, è vero..Cazzo, che squallore questo bar.” commentò.
“Ma lui non dovrebbe essere ricco sfondato?”
“Lo è, ma non so perché gli piacciono posti del genere. Una specie di modo per sfogare il suo animo da gangster. Bah.”
“Okay, mettimi giù, deve iniziare il piano.” Ordinai, ma lui si limitò a lanciarmi un’occhiata di sfida.
“E se non lo facessi? Sai, sono molto comodo in questa posizione..” strinse di più la presa sulle mie gambe, dandomi un pizzicotto su una coscia.
Io trattenni a stento una risata “Smettila Gheddy, e fammi scendere!” ripetei, prendendo a scalciare.
Lui mi posò a terra, con uno sbuffo “Che palle, è proprio necessaria questa cosa?” chiese, accennando al piano.
“Certo che è necessaria! Avanti, entriamo!” insistetti, prima di premere la porta a vetri ed entrare nel locale.
Un forte odore di alcool, sudore, droga e chissà quale altra schifezza mi inondò le narici, portandomi a fare una smorfia. Qualche uomo si girò a guardarmi, e a farmi l’occhiolino.
Bleah, che disgusto.
Sentii Zayn affiancarmi, e stringermi velocemente una mano “Non mi piace questo posto..” sibilò al mio orecchio, lanciando qualche occhiataccia in giro.
“Entro, svolgo il piano, e poi esco di corsa.” Risposi, sempre bisbigliando. “Come sto? Abbastanza provocante?” gli chiesi poi, accennando ai miei vestiti.
Lui mi squadrò, con una smorfia “Fin troppo.”
Annuii in silenzio e poi gli feci un cenno, lui con uno sbuffo lasciò la mia mano per allontanarsi.
Mimò con le labbra un ‘lo tengo d’occhio’ prima di avvicinarsi alla porta del bar, ed uscire.
Io puntai gli occhi di nuovo sul biondo, che giocherellava distrattamente con una birra al bancone. Mi avvicinai piano e lentamente mi sedetti sulla sedia accanto alla sua.
“Ciao!” lo salutai, esibendo uno dei miei migliori sorrisi. Lui si voltò annoiato, ma quando mi vide parve animarsi leggermente.
Mi scrutò dalla testa ai piedi con i suoi glaciali occhi azzurri “Ciao..” ripetè lascivo, prendendo un altro lungo sorso di birra e senza togliermi gli occhi di dosso.
“Hai un’aria familiare.” Continuò, con il suo marcato accento irlandese.
Forse perché hai messo incinta mia cugina, coglione?
Scrollai le spalle, continuando a sorridere tirata “Forse ci siamo già visti..Come ti chiami?”
“Gordon.” Rispose, tranquillamente, ed un incredibile voglia di spaccargli il naso con un pugno mi assalì.
Lo so che ti chiami Niall Horan, pezzo di deficiente che non sei altro!
Lui dovette notare un leggero cambiamento d’espressione sul mio viso, perché alzò un sopracciglio “Tutto bene, bimba?”
Oddio, oddio lo picchio. Giuro che lo picchio e gli rovino questo bel faccino.
Mi lasciai andare alla risata più falsa che avessi mai fatto, e mi passai velocemente una mano tra i ricci “No, figurati! Io sono Liz, comunque.”
“Okay, Liz, posso offrirti qualcosa da bere?”
Oh, che modo originale di attaccare bottone. Come cavolo aveva fatto mia cugina a prendersi una sbandata per lui?
Era a causa dei suoi mossi capelli biondi, del suo accento provocante e del suo visino angelico, anche se lui di angelico non aveva proprio niente?
Bah.
“Una soda andrà bene.” Dissi, decisa, ed inspiegabilmente colui-che-gravidava-le-adolescenti scoppiò a ridere, divertito.
“Una soda eh? Fammi indovinare, hai sedici anni.” Esclamò, derisorio.
“O magari non mi va di ubriacarmi alle cinque di pomeriggio, no?”
“Guarda che non è un problema per me, dolcezza.” Mi fece l’occhiolino, malizioso, prima di chiamare il barista.
“Ehi Jeff, due Jack Daniel’s!” ordinò, sbrigativo. Il barista pelato alzò lo sguardo dal bicchiere che stava pulendo, e mi lanciò uno sguardo pigro.
“Quella principessina non ci dovrebbe neanche stare qua dentro, Horan.” Disse contrariato, squadrandomi.
Niall fece un gesto seccato con la mano “Non fare il rompipalle Jeff, è con me.”
Il suddetto Jeffsbuffò, afferrando la bottiglia del superalcolico e prendendo a versare il contenuto in due piccoli bicchieri.
Wow, come è attento a preservare i giovani dai pericoli dell’alcool, quest’uomo. Un vero esempio.
“Di’ un po’, Gordon..” cominciai, appoggiando il mento su un palmo della mano “Quanti anni hai?”
“Diciannove.”
“Sai che penso davvero di averti già visto? A che scuola andavi?” insistetti, ostentando tranquillità.
Horan fece una smorfia, mentre il barista ci posava davanti i due bicchieri di Jack Daniel’s “Non mi piace quando sono le ragazze a farmi le domande..” ribattè, prima di dare un lungo sorso alla bevanda.
Poi mi porse il mio bicchiere, che afferrai con circospezione “Andiamo, fatti un sorso. Ti assicuro che non te ne pentirai..” mi invogliò, con un sorrisetto.
Io avvicinai il bicchiere, mentre l’odore pungente mi faceva arricciare il naso “Mmm, ha un odore strano..”
Non feci in tempo a riposare il bicchiere sul tavolo perché con un gesto fulmineo Niall lo spinse dal fondo verso la mia bocca, e mi trovai a sentir scorrere il liquido amaro del Jack Daniel’s giù per la gola.
“Ma sei fuori? Che cazzo!” urlai, dopo aver posato quel cazzo di bicchiere sul tavolo, bruscamente.
Niall scoppiò a ridere, sinceramente divertito “Era solo un po’ di alcool, non ti scaldare bambolina..”
“Guarda che io ho un nome, Niall.” Sputai tra i denti, e il sorriso sparì velocemente dal suo volto.
“Come fai a sapere il mio nome?” domandò, confuso.
“Andavamo nella stessa scuola, idiota. E si da il caso che ti stessi cercando.” Continuai, dura.
Chissene frega di come avevo progettato il piano, da adesso avrei improvvisato. Mi dava davvero sui nervi quel tizio.
Horan fece schioccare la lingua sul palato, socchiudendo gli occhi come per concentrarsi “Ecco perché mi sembravi familiare..Bhè, cosa ti serve? Se sei qui perché siamo andati a letto ed il giorno dopo io ero magicamente sparito puoi andartene..”
“Io? A letto con te? Ti prego Horan, stendiamo un velo pietoso su questa immagine.” Replicai, tagliente “Sono qui perché devo farti vedere una cosa, però devi seguirmi.”
Niall alzò un sopracciglio, abbozzando un sorrisetto malizioso “E’ una specie di giochino erotico? Perché se è così mi stai incuriosendo..”
“Ma tu pensi solo a scopare? Dio santo, Horan, è una cosa seria!” precisai, innervosita.
Lui alzò gli occhi azzurri al cielo, prima di finire in un solo sorso la sua bevanda. Posò poi il bicchiere sul tavolo, facendolo scivolare più in là verso il barista “E dove sarebbe questa cosa?” domandò, scettico.
Io mi alzai, aggiustandomi la felpa “Usciamo fuori, te lo spiego strada facendo.” Dissi, invitandolo con un cenno del capo a seguirmi.
Lui mi squadrò per qualche attimo, sospettoso. Poi con uno sbuffo scese dalla sedia, e si avvicinò a me.
“Ti seguo solo perché hai due gambe niente male.” Mise in chiaro.
“Come ti pare.”
 

 
   
 
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