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Autore: KrisJay    18/04/2012    4 recensioni
Un campeggio estivo nel Maine può essere un ottimo posto per una vacanza: pace, tranquillità... e anche qualche piccolo inconveniente che movimenterà le giornate. E' lì che Bella, una giovane produttrice di vini, trascorrerà la sua estate; insieme al suo amico Seth, infatti, accompagnerà un gruppo di bambini al campeggio per sei lunghe settimane. Ma si sa, al campeggio, come in qualsiasi altro luogo vacanziero, si conoscono molte persone e si instaurano nuove amicizie... e qualche volta, nascono anche dei nuovi amori.
"- Serve una mano? – una voce alle mie spalle, una gran bella voce devo dire, mi fa capire che non sono l’unica che è rimasta al parcheggio. Mi volto, sospirando, e quel respiro torna subito nei miei polmoni quando scopro a chi appartiene la voce.
Capelli rossi, tendenti al ramato, viso mostruosamente bello e una mascella squadrata da divorare con la bocca… e due occhi verdi e brillanti che sembrano smeraldi.
Merda, merda, merda! È il tizio che ho visto all’aeroporto.
Continuo a guardarlo come se davanti è appena comparso un fantasma. Credo che sto per fare un'altra delle mie figure di cacca."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori in campeggio'
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The camp of love - Capitolo2

Buonaseeeeera!
Arrivo adesso adesso con il nuovo capitolo! Vi auguro buona lettura e… ci vediamo di sotto ;)  

 
 
 

 Cover

 
 
 

The camp of love

 
 
 

Capitolo due – I hate shopping con Alice
 
 
 

01/07/2010
 
- Te lo chiedo ancora una volta, Bella… perché non vuoi venire con me? - la voce supplichevole e a tratti irritata di Alice mi giunge alle orecchie, facendomi ridere, sbuffare e alzare gli occhi al cielo nell’arco di pochi secondi.
- Perché non voglio! Andare a fare spese con te è un trauma per la sottoscritta! - le rispondo senza fare troppi giri di parole.
Sistemo il telefono tra il collo e la spalla mentre la sento sbuffare dall’altro lato della cornetta. Afferro con disinvoltura un paio di calzoncini dal cassetto e li osservo distrattamente, sistemandoli poi nel mucchio che si è creato sul letto e che rappresenta la maggior parte dei vestiti che, probabilmente, metterò in valigia.
- Questa volta non lo sarà, te lo prometto! Per favore Bella, accompagnami… è una buona occasione per te, ne puoi approfittare per prendere qualcosa di utile al campeggio! - Alice non demorde e cerca di convincermi, giocando la carta della vacanza.
Alzo di nuovo gli occhi al cielo, anzi al soffitto; non ho bisogno di fare nessuna spesa per il campeggio, la cui partenza è imminente… e il mucchio di vestiti che si trova sul mio letto ne è la prova.
- Se vedessi il mio letto in questo momento, Alice, capiresti che non ne ho per niente bisogno - la informo, voltandomi verso la cassettiera, osservando il contenuto quasi vuoto dei vari cassetti.
Alice sbuffa di nuovo. - Sei una guastafeste, una vera guastafeste! Ed io che volevo portarti a prendere anche il gelato!
Rido e mi passo distrattamente una mano tra i capelli. Passo poi a sedermi sul letto, evitando accuratamente la montagna che ho creato poco fa.
- Il gelato posso mangiarlo anche qui a casa. La nonna ne ha sempre una bella scorta nel congelatore, - mentre parlo, sento uno strano rumore dall’altra parte della linea, che riesco a riconoscere facilmente.
- Stai per caso guidando?
- Tu non vuoi venire con me, io ho bisogno di fare shopping… quindi sì, sto guidando e sto andando al centro commerciale!
Inarco un sopracciglio, - Non ti sarai mica arrabbiata… sei arrabbiata?
- Non sono arrabbiata, ma la tua compagnia mi avrebbe fatto piacere, - schiocca la lingua.
- Stai sempre rintanata lì in campagna, ti sposti solo per andare ai vigneti e allo stabilimento, non ci vediamo da quasi due settimane… è ovvio che la tua compagnia mi faccia piacere!
Mi mordo la lingua. Alice ha ragione nel dire che non mi sposto molto spesso dalla campagna, e quindi da casa, ma c’è un motivo per cui non lo faccio e lei lo sa bene. Sono davvero molto legata al mio lavoro e cerco sempre di fare tutto quello che è nelle mie capacità per renderlo migliore… non è colpa mia se così facendo annullo il mio tempo libero.
- Sai che mi piace stare insieme con te, ma sai anche che ho il mio lavoro da svolgere, - Alice m’interrompe prima che possa dire altro.
- Sì Bella, lo so questo… ma so benissimo che puoi anche dare uno strappo alla regola e allentare un po’ i tuoi ritmi! È per questo che vai in campeggio, no? Per svagarti e per riposarti come si deve prima della nuova vendemmia e della nuova produzione.
-Sì è vero, ma, - non riesco a finire di parlare neanche questa volta.
- Allora puoi prenderti tranquillamente anche un pomeriggio libero! Dai, vieni con me!
Tenta di convincermi nuovamente, mentre sento che il motore della sua macchina si ferma. Deve essere appena arrivata a destinazione.
- Ci divertiamo, dai dai dai!
- Ma se sei appena arrivata! E poi preferisco affrontare la vendemmia tutti i giorni dell’anno piuttosto che andare a fare spese con te! - esclamo. Mi sdraio sul letto e sbuffo ancora, chiudendo gli occhi.
- No, non sono arrivata. Ho fatto una piccola tappa e poi vado, - m’informa.
Sento che sta camminando e mi sembra quasi di percepire il rumore che fa i passi di una persona sulla ghiaia.
- Ecco, allora fa la tua piccola tappa e poi riparti… e non cercare di convincermi ancora!
In quel preciso momento il campanello di casa suona una due, tre volte. Forse è la nonna che si è dimenticata le chiavi di casa e non sa come rientrare. Ogni tanto se ne scorda, ma stavolta è fortunata visto che ci sono io e non è destinata a restare fuori la porta con quel caldo infernale.
Mi alzo dal letto, diretta alla porta socchiusa della mia camera. - Adesso ti lascio Alice, devo andare ad aprire la porta alla nonna.
- Non ci provare neanche! Sei al cellulare, puoi benissimo andare ad aprire senza chiudere la chiamata… e poi devo ancora convincerti a venire insieme con me!
Odio quando fa così, non si arrende mai! Maledetta nanerottola!
- Tanto non ci vengo con te, è inutile che insisti!
Percorro il corridoio e scendo le scale di fretta, guardando con insistenza la porta di casa.
- Tanto lo sai che vinco sempre io, no? E anche stavolta le cose non andranno diversamente!
Mugugno tra me ed evito di dire qualcosa di spiacevole a mia cognata. Resto in silenzio per quei pochi secondi che impiego per aprire la porta alla nonna… solo che la persona che ho di fronte non è lei, come avevo pensato.
- Che diavolo ci fai qui?
Alice mi sorride mentre scosta il telefono dall’orecchio e chiude la chiamata. Si toglie gli occhiali da sole ed entra in casa, scansandomi in maniera poco gentile.
- Che bella accoglienza! Comunque sono venuta a prenderti: andiamo a fare shopping!
Chiudo la porta velocemente e torno a osservarla mentre si dirige verso il salotto tranquillamente, come se fosse a casa sua.
- Non ci vengo a fare shopping con te! Quante volte te lo devo dire?
Solo dopo che ho parlato, mi accorgo di avere ancora il cellulare premuto contro l’orecchio; lo allontano, gettandolo sul divano dove si è seduta la nana. Lei mi guarda come se non gli avessi appena urlato contro, con calma e con un sorriso tranquillo che non mi piace per nulla.
- Certo che ci vieni! Ti do giusto una decina di minuti per cambiarti e rinfrescarti e poi andiamo via. Posso prendere qualcosa da bere nel frattempo? - Alice parla mentre mi guarda super convinta delle sue parole.
La guardo male, ormai rassegnata. La conosco e so che non si schioderà da casa mia prima di aver ottenuto quello che vuole, ossia trascinarmi con lei in una seduta odiosa e per nulla tranquilla di shopping.
Prima di salire di nuovo al piano di sopra faccio un ultimo tentativo per togliermela dalle scatole.
- Non può venirci Jasper per una volta?
Alice inarca le sopracciglia, - Jasper sta lavorando, in questo momento è sommerso nella realizzazione di un nuovo sito Internet per un’azienda di cui non ricordo il nome. Adesso smettila di cercare di svignartela e vatti a cambiare!
Sospiro desolata all’idea della tortura che mi attende e faccio per uscire dal salotto, quando vedo entrare silenziosamente Principessa. Seguo con gli occhi il suo percorso, fino a quando non salta sopra alla poltrona e si acciambella tranquilla.
Un’idea cretina nasce nella mia testa.
- Alice, forse fai meglio a uscire dal salotto. Sai, Principessa non è mai troppo tranquilla con persone che conosce poco bene.
Lancio occhiate continue alla gatta e a mia cognata. Una osserva disinteressata un punto di fronte a lei, agitando ogni tanto la coda vaporosa, e l’altra osserva me con un cipiglio ancora più severo e sbuffa.
Alice si alza dal divano e si avvicina alla poltrona, dove si trova Principessa. Per un piccolo breve istante spero che la gatta diventi mia alleata e graffi quelle belle manine che si ritrova. Purtroppo spero male, perché assisto a una scena che mi lascia senza parole.
Alice prende in braccio Principessa e se la stringe al petto, per poi cominciare a carezzarle il pelo folto e di un bianco quasi innaturale.
- Bella Principessa, ma secondo te questa scema qua capisce qualcosa?
Principessa ovviamente non le risponde (come può risponderle? È un gatto!) e sembra che si stia godendo le coccole che Alice le sta regalando. Le fusa si sentono benissimo.
Ecchecavolo, per una volta che ho bisogno del suo carattere di merda non mi si fila per niente!
La mando a quel paese e le rifilo non so quanti complimenti poco carini nella mia mente, poi mi volto ed esco dal salotto.
- Vado a cambiarmi, - annuncio con poca vivacità e gioia.
Sono già sulle scale quando sento Alice urlarmi dietro che mi devo sbrigare e che va in cucina a prendersi qualcosa di fresco da bere. Mando a quel paese anche lei.
Impiego non più di cinque minuti a fare la doccia e ne impiego ancora di meno ad asciugarmi e vestirmi.
 Il fatto di avere tutto il guardaroba buttato sopra il letto aiuta tantissimo. Sistemo il cinturino dei sandali bassi che ho scelto di indossare e sono pronta, per il pomeriggio di shopping infernale.
Vado in cucina non appena ho finito di scendere le scale e trovo Alice seduta su uno degli sgabelli alti che si trovano davanti all’isola. Sta bevendo un bicchiere di succo di frutta e non è sola: insieme con lei c’è la nonna. Deve essere rientrata mentre io mi trovavo ancora sotto la doccia, in testa ha ancora il suo inseparabile cappello di paglia.
- Ah, guarda Alice, è arrivata! - nonna mi sorride prima di tornare a guardare quella che è diventata ormai sua nipote acquisita.
Alice termina di bere il suo succo di frutta e poi ride mentre mi lancia un’occhiata divertita.
- Hai fatto in fretta, devi aver preso sul serio le mie parole! - commenta e scende dallo sgabello.
Mi limito a non risponderle e cammino con passo spedito verso il frigorifero, lo apro e recupero da uno dei ripiani una lattina di Red Bull. Sto per affrontare il mio incubo peggiore, posso anche concedermela prima di andare via no?
- Dov’è che andate di bello, tesoro? - chiede nonna ad Alice. La ascolto distrattamente mentre apro la lattina e prendo un primo sorso della bevanda.
- Al centro commerciale giù a Napa. Volevo andare a fare un giro a San Francisco oggi, ma ormai è tardi per andare lì. Ci andremo la prossima volta per recuperare!
Il brivido che mi scorre lungo la schiena non è scaturito dalla bibita fredda che sto bevendo, ma dalle parole di Alice; una giornata intera a San Francisco con lei per le vie dello shopping, perché so che mi coinvolgerà nei suoi progetti. 
Ho deciso, quel giorno mi fingo malata.
Scaccio quel pensiero dalla testa e mi volto, guardando così direttamente la nonna e Alice che stanno ancora chiacchierando tra loro. Mi avvicino, bevendo di nuovo dalla lattina.
- Prendi qualcosa di carino per te, tesoro, - mi dice nonna con un sorriso sulle labbra. - Non solo per il campeggio, ma anche per gli altri giorni… sei così bella!
- Ecco, sign… nonna, diglielo anche tu! Se glielo dico io, non mi ascolta, è peggio di un mulo!
- Ma Alice tu mi rimbambisci sempre! Che ci posso fare, non è mica colpa mia! - ribatto, poggiando con un colpo sonoro la lattina sull’isola, tanto che rischio di far fuoriuscire il suo contenuto.
Nonna scoppia a ridere, Alice, invece, sembra quasi che voglia darmi fuoco con lo sguardo cattivo che mi sta lanciando. Lo sostengo fermamente, riprendo a bere la mia bibita e rischio quasi di soffocarmi per cercare di trattenere una risatina.
Quando litigo con Alice, non riesco mai a restare arrabbiata per molto tempo, sia perché non sono capace di restare con il broncio troppo a lungo, sia perché spesso e volentieri la sua faccia offesa/indignata/sconcertata mi fa ridere. È più forte di me, e col tempo ci ho fatto l’abitudine.
- Comunque, nonna?
Cambio argomento e distolgo lo sguardo da Alice che mi guarda ancora male, - Ti serve qualcosa? Poiché sono costretta ad accompagnare Alice ne approfitto e prendo qualcosa anche per te.
-Oh, no, no cara! Non ho bisogno di nulla, davvero! - scuote la testa e mi sorride.
- Ma tu prendi comunque qualcosa che ti piace, te lo compro io!
Stavolta sono io quella che scuote la testa e non perché non voglio che nonna mi compri qualcosa, ma perché non voglio che spenda i suoi soldi inutilmente.
Parlando chiaro, non è che abbiamo poi tutti questi problemi con i soldi, anzi, ne abbiamo anche troppi! Ma non sono una di quelle persone che non appena ha un gruzzolo da spendere lo fa fuori in cinque minuti. Spendo il minimo indispensabile e la cosa deve essersi capita dal fatto che non adoro fare shopping e altre cose. Se proprio devo spendere, utilizzo i miei soldi.
È per questo che non voglio accettare i soldi che la nonna mi sta porgendo in questo momento. Sono 50 dollari, neanche così tanti se ci penso su, ma mi sento ugualmente a disagio.
- No, nonna, davvero non è necessario! - dico, allontanando gentilmente la sua mano che stringe la banconota.
Lei mi guarda risentita, - Ma perché no? Dai, prendi i soldi e comprati qualcosa di carino!
Dire ancora di no e insistere con lei è una causa persa. È veramente inutile affermare che la nonna è anche peggiore di Alice quando ci s’impegna. Mi ritrovo, per la seconda volta in neanche venti minuti, ad accettare quello che mi viene detto.
Sono sottomessa peggio di un cane oggi, non c’è niente da fare.
Accetto i soldi che la nonna mi porge e li infilo nella tasca dei calzoncini in jeans. So già che resteranno in quel posto per tutto il resto del pomeriggio. Non ho nessuna intenzione di spenderli, al massimo al mio ritorno a casa li rimetterò nel suo portafoglio.
-Grazie.
Nonna mi sorride, avvicinandosi e stampandomi un sonoro tenero bacio sulla guancia; ricambio senza indugiarci troppo, stringendola poi in un abbraccio veloce e scivolando via dalle sue braccia.
- Alice, se vuoi andare a fare shopping sfrenato sarà meglio andare! - esclamo mentre esco dalla cucina.
Il mio richiamo speranzoso e sbrigativo però non ha l’effetto che speravo; Alice mi raggiunge dieci minuti dopo nell’ingresso di casa, trafelata, mentre io ho avuto tutto il tempo necessario per controllare la borsa, sistemare gli occhiali da sole sul naso e passarmi a più non posso le dita tra i capelli. Ho anche messo il lucidalabbra all’albicocca, tanto per dirne un’altra.
- Fortuna che andavi di fretta, - commento mentre la osservo che dà una sbirciata allo specchio e si dà una scrollata ai capelli.
- Nonna mi stava salutando e mi ha fatto promettere di passare più spesso qui… naturalmente la cosa vale anche per tuo fratello, - fa per prendere la borsa ma non la trova da nessuna parte, -accidenti, l’ho lasciata in salotto! Torno subito!
- Sì sì, fai con calma! - dico mentre la vedo sparire oltre il corridoio.
Apro la porta di casa, stanca di starmene immobile come uno stoccafisso nell’ingresso ed esco all’aperto, fermandomi all’unico pezzo di ombra che è rimasto in quel posto.
Comincio quasi a pensare che presto finirò per bruciarmi i piedi, lasciati scoperti dai sandali, quando vedo Alice uscire da casa e sbatterla un po’ troppo forte.
- Sai, credo che non si sia chiusa bene… dovresti controllare, che ne dici? - ridacchio e lo sguardo nervoso e scioccato di Alice incrocia il mio.
- Ridi pure, brava! Ma… ma mi dici che diavolo ha quel gatto? - domanda quando mi avvicino a lei. Inarco le sopracciglia mentre lei sta già cominciando a scendere i pochi gradini.
- Principessa non ha niente, lo hai visto anche tu prima, - sono confusa, lo ammetto.
- Quello che ho visto prima non era lo stesso gatto! - esclama, voltandosi verso di me, mentre comincia a camminare all’indietro.
- Era buona buona prima, e quando sono andata a prendere la borsa sembrava che volesse uccidermi! Ha tirato fuori le unghie, Bella, e stava certamente aspettando il momento giusto per saltarmi addosso!
Non posso fare a meno di sorridere quando sento quella notizia: la gatta-che-ti-affetta è tornata! Ed io che pensavo avesse cambiato quel caratteraccio che si ritrova…
- Le prossime volte impari a darle meno confidenza!
Mi avvicino alla mia macchina e faccio per cercare le chiavi dentro la borsa quando sento Alice richiamarmi. Mi volto, guardandola con occhi confusi, anche se lei non può vederli a causa delle lenti scure degli occhiali.
- Dove stai andando?
- A prendere la macchina, - rispondo, cercando di trattenermi dal fare battute sarcastiche. Non era ovvio?
- Non se ne parla nemmeno! Vieni con la mia macchina, tu sei capace di fare marcia indietro e di tornartene a casa senza dirmi niente!
- Ma non è più comodo se prendo la macchina anch’io? - insisto. - Dopo sei costretta a fare su e giù per riaccompagnarmi…
Alice scuote la testa, -Non fa niente, tanto ho tempo da perdere e Jasper farà tardi a cena… allora? Ti vuoi muovere? Vieni qua!
Sbuffo, grattandomi la testa, mentre mi allontano dalla mia piccola macchinina e mi avvicino al mostro su quattro ruote di Alice. Il pomeriggio sta già prendendo una brutta piega e può andare solo peggio… ne sono sicura.
 

-
 

Che cosa avevo detto prima? Il pomeriggio sta andando peggio di com’è iniziato.
Siamo arrivate al centro commerciale da neanche quindici minuti e Alice mi ha già fatto entrare in cinque negozi; ha visto di tutto, scarpe, vestiti, pantaloni, maglie, accessori, ma non ha comprato ancora niente.
Una vocina bizzarra dentro la mia testa, terribilmente somigliante a quella fuori campo del telefilm “Gossip Girl”, mi suggerisce che Alice ha ancora l’intero pomeriggio a disposizione per fare acquisti. Io, però, comincio già a rimpiangere il fatto di essermi fatta trascinare nella sua ennesima pazzia estiva.
Perché Jasper non si è scelto una compagna più tranquilla? Perché? Proprio una maniaca isterica dello shopping doveva accalappiarsi!
- Uh, guarda Bella! Guarda là! - Alice indica con il dito l’ennesima vetrina dell’ennesimo negozio cui passiamo davanti, pieno di abitini e di abbigliamento sportivo sui toni del turchese. - Dobbiamo entrarci assolutamente! Voglio che provi quel vestito!
- Ma cosa ci faccio con quel vestito là? - esclamo, vedendo il modello che mia cognata mi vuole far provare. - Devo andare in campeggio, Alice, te lo ricordi? Che cosa mi serve un vestito in campeggio?
In realtà avrei voluto tanto dire “Che cosa faccio con quello straccio là?”
Poiché l’abito che m’indica somiglia più a un pezzetto di stoffa che a un vestito. E poi non lo metterei neanche morta, io non sono tipo da vestitini inguinali e tacchi a spillo.
- Va bene, allora quello non lo proviamo. Però almeno un vestitino carino, carino lo compri e lo metti in valigia. Non si sa mai quello che potrebbe succedere in quelle settimane!
Mentre parla, Alice mi trascina all’interno del negozio e fa vagare lo sguardo tra i vari scaffali ed espositori. Mi lascia andare per guardare non so cosa ed io decido di non seguirla e di lasciarla svagare un po’.
Sto squadrando e commentando negativamente col pensiero un completo esposto su di un manichino notevolmente anoressico, quando Alice spunta fuori come un fungo nel bosco. Sorride apertamente, ma tanto apertamente che potrei contarle con tutta tranquillità i denti bianchi, mostrandomi tutti i vestiti che ha trovato, tenendoli per le rispettive stampelle.
Sono tre, di modello e di colore diverso, ma solo una cosa non cambia: la lunghezza.
Sono tutte e tre corti, al massimo mi potranno arrivare a metà coscia, ma nel complesso sono carini. Qualche volta Alice ci azzecca con i miei gusti, ma solo qualche volta.
- Allora? Che ne pensi? - mi domanda, agitando le stampelle.
Li guardo un po’ perplessa per qualche minuto, prima di darle una risposta. - Non lo so… sono belli, ma non sono un po’ troppo corti?
Alice sbuffa. - Mamma mia, per te i vestiti sono tutti troppo corti! Hai delle belle gambe, sfoggiale ogni tanto no?
- Che cosa sto facendo in questo momento secondo te? - indico con il dito il paio di calzoncini che indosso, lungo fino a metà coscia; non posso proprio dire di essere coperta, la maggior parte della mia pelle è ben visibile a tutti i clienti del negozio.
Lei sbuffa di nuovo. - Provateli e poi vedi se cambi idea - dice infine, porgendomi i tre vestiti e indicandomi uno dei tanti camerini presenti su di una parete.
Faccio in fretta a provarli tutti, scartandone senza esitazione due perché veramente troppo corti e tenendo in considerazione invece il terzo, che mi piace moltissimo. È verde smeraldo, lungo fino a poco sopra il ginocchio e il tessuto è di leggero cotone; le spalline sono sottili e ha una gonna sbarazzina. Sembra quasi uno di quei vestiti che indossi per andare al mare.
Esco dal camerino, tenendo tra le mani il vestito e vado incontro ad Alice che sta osservando alcune maglie esposte. Si volta quando si accorge che la sto raggiungendo e mi guarda attentamente. - Allora? - domanda subito, senza perdere tempo.
Le mostro il vestito che ho in mano, sorridendo. - Prendo questo!
Il sorriso sulle sue labbra si apre in fretta, seguito subito da un suo gridolino che fa voltare molte clienti e un paio di commesse; non ho ancora capito come fa a essere felice per qualcosa che non ha comprato lei… ma forse non lo capirò mai.
- Io te l’avevo detto che cambiavi idea! Te l’avevo detto! E questo colore è bellissimo, s’intona perfettamente con i tuoi occhi grandi e scuri… mamma mia, Bella, tu quest’anno al campeggio rimorchi!
- Frena frena! - blocco subito i suoi vaneggiamenti. Sta correndo troppo con la mente e ancora non sono partita per la vacanza. - Ho solo deciso di comprare questo vestito, non significa mica che ci andrò a rimorchiare!
- Se se, come dici te.
Alice mi toglie il vestito dalle mani e si dirige alla cassa per pagare. Mica vuole pagarlo lei?
- Lascia stare Ali, ci penso io.
La raggiungo e la scanso per evitare che paghi il mio acquisto; già non voglio che lo faccia la nonna, non serve che ci si metta anche lei.
- Certo che ci pensi tu! Lo stavo solo portando alla cassa, non è questo che ti voglio regalare oggi!
La guardo in viso, confusa e incuriosita, mentre la commessa imbusta il vestito e controlla il prezzo, ma non riesco a trovare una spiegazione sensata alle sue parole.
Che cosa vuole comprarmi quella stramba folletta bacata? Scarpe? Un altro vestito? Vuole comprarmi un set di sopravvivenza per quando mi dovrò avventurare in un’escursione nei boschi del Maine nel caso in cui mi dovessi perdere? Mio padre l’anno scorso me l’ha regalato sul serio ed è ancora intatto, piccolo dettaglio da trascurare. Ma vuole regalarmene per caso uno nuovo? Si è messa d’accordo con poliziotto Charlie?
Penso al set di sopravvivenza e ad altre varie supposizioni, una peggiore dell’altra, per non so quanto tempo. Lo faccio quando esco insieme ad Alice dal negozio, lo faccio quando mi sommerge di pantaloni, canottiere e maglie che vuole provare e lo faccio quando sono seduta accanto a lei che si sta provando l’ennesimo paio di scarpe vertiginose.
Molto probabilmente lo farei anche in bagno, ma per adesso escludo la cosa visto che nessuna di noi due deve andarci urgentemente.
- Mi vuoi dire cos’è che mi devi regalare? - le domando quando siamo di nuovo a zonzo per il centro commerciale, Alice è piena di buste e ancora non ho capito come fa a tenere tutti i manici tra le mani. - Mi hai messo la pulce nell’orecchio e adesso non riesco a smettere di pensarci…
- No, non te lo dico perché so che ricominci a scocciare come tuo solito che è roba che non ti serve e che se anche te la comprassi non indosserai mai e poi mai! - mi lancia un’occhiata divertita e anche un po’ da saputella, una che sa insomma quello che dice. - Quindi taccio e scoprirai di cosa si tratta quando arriveremo al negozio!
- Sei cattiva! - commento aspra, sbuffando subito dopo.
Alice ride. - Non sono cattiva, mi diverto solo a farti patire un pochetto.
- Sei cattiva ugualmente per me, punto e basta!
Questa volta Alice non risponde, anzi si limita a farmi un cenno con la testa e a indicarmi un punto che è poco distante da dove ci troviamo in quel momento. È un’ala del centro commerciale che ho sempre odiato e mi basta solo sentire il nome dei negozi che ci sono per farmi accapponare la pelle.
- No! Alice, te lo scordi proprio! Non ci metto piede là dentro!
Mi blocco all’improvviso e spalanco la bocca, Alice invece continua a camminare tranquillamente ignara dei miei movimenti. Dopo un paio di metri si accorge che non mi trovo più al suo fianco e si volta, lanciandomi per l’ennesima volta un’occhiata raggelante e sconvolta.
- Ma perché ogni volta fai così? - domanda sconsolata, ritornando sui suoi passi e mettendosi di fronte a me. - Perché? Solo tu puoi essere così contraria a entrare in un negozio d’intimo!
- Forse perché odio comprare intimo?
Quella è senza dubbio la più stramba delle mie stramberie, tanto che anch’io faccio fatica a capire cosa mi ha potuto scatenare una simile avversione per quel capo di abbigliamento. So solo una cosa però: odio entrare in un negozio di quel genere e vedere esposti completini ridotti e dalle fantasie così disparate da poter fare concorrenza al vestiario di una squillo.
Quelle sono cose che io non sono abituata a comprare, figuriamoci a indossare! Il massimo che sono disposta a fare quando sgarro un po’ dalle mie regole, è acquistare capi colorati ma semplici allo stesso tempo e non troppo provocanti. Il leopardato, il tigrato e non so che altro motivo da prostituta lo lascio alle altre.
- Tu compri intimo solo perché sei costretta a farlo, se fosse per te, andresti in giro senza reggiseno e mutandine. Devo farti cambiare idea, sul serio! - Alice sbuffa e agita le mani piene di buste e sacchetti mentre parla, tanto che alcune di quelle mi colpiscono forte le gambe.
- Stai attenta! Comunque non puoi regalarmi tutta quella stramberia che c’è lì dentro! - cerco di farle cambiare idea, anche se so che è inutile.
- Certo che posso! Se tu non ti trovassi qui, insieme con me, farei la stessa e identica cosa, non servono le tue parole per impedirmi di comprarti un completino!
- Ma non lo metterò mai! - ribatto, giocandomi la mia ultima opportunità per scamparla.
Alice scuote la testa. - Non fa niente, te lo regalerò uguale. Potranno servirti un giorno Bella, che ne sai? Se non ingrassi e se trovi qualcuno cui farli vedere possono tornare utili, no? - smette di parlare con un sorriso malizioso sulle labbra rosse.
Qualcuno cui farli vedere? E questa da dove esce? Alice deve essersi presa o fumata qualcosa a mia insaputa.
- Ma dici sul serio? Come diavolo ti sono venute in mente certe cose? - il mio tono di voce è scioccato e curioso allo stesso tempo, non posso negarlo.
Non sono fidanzata, non mi sto sentendo o frequentando con nessuna persona al momento e quindi è da escludere anche la questione del sesso occasionale, non sono proprio il tipo da relazioni di quel genere.
Sta pensando per caso che potrei cominciare a farlo?
Seguo Alice all’interno del negozio, affollato per essere soltanto un pomeriggio di un giorno feriale, e non posso fare a meno di guardarmi intorno. Sono circondata da push up, reggiseni a balconcino, bustini, body molto osé e mutandine dalle dimensioni minuscole. Sembra quasi di essere in un sexy shop.

Voglio andare via…
Alice non ha il mio stesso pensiero, da quello che vedo; sta girando e saltellando come la folletta pazza che è, afferrando e tenendo sotto considerazione quello che gli piace. Noto con orrore che sono tutti di taglia piccola, almeno i reggiseni, adatti per le mie prugnette secche, piuttosto che per i suoi meloni maturi. Mi allontano da lei prima che decida di sequestrarmi.
Comincio a cercare qualcosa che mi piaccia sul serio e che possa sostituire i pezzi più vecchiotti presenti nella mia scorta d’intimo.
Non terrò mai in considerazione quello che Alice mi sta comprando/regalando, al massimo resterà a fare la muffa dentro all’armadio, dove li lancerò.
Trovo diversi completini che mi piacciono, tutti semplici e di mio gusto. Quello più diverso dagli altri e che mi piace anche di più è nero, con i bordini di pizzo bianco e con alcuni ghirigori che decorano le coppe, insieme alle mutandine coordinate.
Alice mi raggiunge e non so come diavolo ha fatto a trovarmi, quando sono all’interno del camerino e sono impegnata a provare ciò che mi piace; scosta la tendina proprio nel momento in cui sto per togliere il reggiseno che ho appena sganciato.
- Ma che sei scema? - urlo quasi, posandomi le mani sul petto per evitare che tutti osservino le mie vergogne. Non che siano poi chissà che, ma comunque non mi va proprio giù l’idea.
- Smettila di coprirti Bella. Ti ho già visto nuda, - mi dice lei con calma mentre entra nel camerino e occupa posto sopra a un pouf che c’è all’interno.
È l’unica cosa bella/brutta dei camerini di quel negozio: sono spaziosi, comodi e possono starci comodamente anche due/tre persone.
- Ma gli altri no, se permetti!
Sistemo meglio la tenda e mi riallaccio il reggiseno, osservando il suo viso compiaciuto e divertito.
- Che carino, mi sorprendi Bella! - indica con il dito il completino che ho indosso e poi alza il pollice in su, segno che approva.
- Lo avevo preso in considerazione anch’io… aspetta che lo levo dal mucchio!
Fruga tra i vari completini che ha poggiato sulle gambe e quello che vedo mi fa trasalire: non può davvero aspettarsi che io mi metta quella specie di rete da pesca che penzola dalla sua gamba. Spero che sia per lei.
- Questi sono tutti carinissimi, provali e non cercare neanche per un secondo di dirmi che non ti piacciono e che non li vuoi, tanto te li regalo lo stesso! - ride e prende tra il mucchio quello che è diventato da un minuto a quella parte il mio peggiore incubo. - Anche la stella marina!
Ah, la rete da pesca ha un nome? E pure appropriato devo dire. Poi vedo per quale motivo quella “cosa” si chiama in quella maniera: c’è, infatti, una stella marina proprio sul… sul pube. Sì, sul pube, l’unico punto coperto. Il resto è solo un intreccio strano di fili che non copre nulla.
Non la indosserò neanche morta!
- Va bene, provo tutto, tu però esci! Non mi va che mi guardi mentre mi spoglio e mi rivesto.
Alice non fa storie su quello che le ho detto ed esce fuori dal camerino. Forse perché è contenta che non stia facendo storie, ma quello che vuole lei.
Afferro la “stella marina” tra le mani e la guardo con disgusto e ribrezzo, poi leggo il cartellino e scopro con enorme piacere che quel mostro non può essere provato per motivi d’igiene.
Un po’ più tranquilla di prima comincio a provare tutti i completi che Alice mi ha portato e non posso certo lamentarmi; non è il mio genere e non mi sento a mio agio con quella roba addosso. I perizomi che provo mi danno un fastidio assurdo, ma la taglia è perfetta, non so come fa la nanerottola ad azzeccare la taglia al primo colpo. Me lo dovrò far spiegare.
Esco dal camerino un quarto d’ora dopo, vestita e con le braccia piene di completini. Mi guardo intorno per qualche secondo prima di avvistare Alice che sta parlando tranquillamente con una commessa, di non so quale argomento.
- Ah, eccoti qui! Allora? - domanda subito quando vede che sono tornata al suo fianco.
- Vanno tutti bene, ma questa, - indico la “stella marina”, - non l’ho potuta provare perché è vietato.
Spero che con questa spiegazione riesca a cambiare idea e non decida più di comprarmi quell’obbrobrio.
- Sì lo sapevo, ma tanto la taglia è unica… ti starà bene lo stesso, non preoccuparti.
Mi mordo l’interno della guancia per evitare di fare una scenata orrenda dentro il negozio. Non la voglio quell’oscenità dentro il mio cassetto, non la voglio!
 

-
 

Sono le sette e mezzo di sera quando, finalmente, Alice oltrepassa con la macchina il cancello di casa mia.
Sono stanca, la testa rischia di scoppiarmi per quanto mi fa male e come se non bastassero quelle due motivazioni, ho anche fame.
Cinque ore di shopping con Alice sono troppe, veramente troppe per la sottoscritta. La prossima volta, se veramente vuole andare fino a San Francisco per far vedere a tutti quanto è matta, cedo volentieri il mio posto a Jasper o a Rosalie, la sorella di questa scema. Magari lei la sopporta più di me, poiché c’è cresciuta assieme.
L’unica cosa positiva di questo pomeriggio snervante è che sono riuscita a prendere anche qualcosa che mi piace. Ho trovato due titoli nuovi da aggiungere alle mie letture e che molto probabilmente metterò in valigia, forse in campeggio avrò anche un po’ di tempo per leggere. Ho anche comprato un paio di scarpe nuove, da trekking, e qualche maglia e pantalone che andrà a completare la mia attrezzatura da campeggio.
Dire che sono più soddisfatta di questi acquisti, rispetto agli altri è poco… e poi qualsiasi cosa per me è più bella e soddisfacente della “stella marina”.
Ho paura che la rete da pesca diventerà il mio nuovo incubo, stanotte.
- Eccoci qua! - Alice ferma la macchina nello stesso posto di prima, poco distante dalla mia Mini e accanto al pick-up celeste della nonna. - Tornata sana e salva a casetta tua! Giacché non c’è nulla di male nel prendersi un pomeriggio libero ogni tanto?
La sua vocetta squillante non fa altro che rendere acuto il mio mal di testa. Passo una mano sulla fronte, scostando con le dita il ciuffo dispettoso che ogni tanto torna a trovarmi, e la guardo sconcertata.
- La mia testa non pensa la stessa cosa.
Apro lo sportello ed esco dalla macchina, passando poi a recuperare dai sedili posteriori i miei acquisti; sono lì perché nel bagagliaio non ci sono entrati, era tutto pieno a causa delle buste infinite di mia cognata.
- Che cosa fai domenica? È il 4 di Luglio, dobbiamo festeggiare!
Alice sporge la testa fuori dal finestrino e mi guarda mentre sistemo borsa e buste varie tra le mani.
Scrollo le spalle. - Siamo a pranzo da mamma e papà, poi non lo so… forse farò un salto in spiaggia oppure torno a casa e comincio a fare le valige.
- Ma anche noi siamo a pranzo da Charlie e Renée! - esclama tutta contenta. - Visto che ci ritroviamo alla fine? Dopo pranzo ti posso aiutare con i bagagli, per me non è un problema!
“Per me è un problema, eccome se lo è!” penso non appena sento che Alice si offre volontaria per quel compito.
L’ultima volta che ha fatto la mia valigia, in occasione di un meeting sui vini che si è tenuto l’anno prima a Los Angeles, mi ha fatto trovare non so quanti tipi di magliette scollate e minigonne inguinali.
Non vorrei trovarmi nella stessa situazione anche quest’anno, ma se resto insieme con lei, magari non fa troppi casini.
Annuisco. - Va bene, un aiuto fa sempre comodo.
Lei comincia a battere le mani come se gli avessi appena dato il consenso a fare qualcosa di entusiasmante e divertente. Non sapevo che riempire una o due valige fossero da classificare in quei canoni.
- Ah, vedrai, metterò tutto in ordine e non dovrai sudare sette camice per chiudere tutto! Posso metterci dentro tutti i completini intimi nuovi, i tuoi vestiti, qualche gonna… ti presto anche i miei tacchi a spillo, non si sa mai!
Inarco un sopracciglio. - A cosa potrebbero mai servirmi i tacchi a spillo nel bosco? A usarli come arma in caso di attacco di un orso?
- Cosa c’entrano gli orsi adesso? Se incontri qualcuno di carino che ti piace e che ti chiede di uscire non vorresti essere carina per lui?
Ecco di nuovo l’argomento Bella-che-va-al-campeggio-solo-per-rimorchiare. Ha quasi rotto con questa storia.
- Tu vuoi proprio vedermi accoppiata con qualcuno, vero? - domando con un sorriso.
Il fatto che voglia vedermi a tutti i costi impegnata mi scoccia un po’, ma mi fa anche ridere.
- Che ci posso fare? Sei sola da troppo tempo, ormai Josh non lo calcolo più. Se non sapessi che sei sessualmente attiva direi che sei ancora vergine! - Alice scoppia a ridere e le sue parole mi fanno arrossire.
- Cretina!
- Scema!
- Nana!
- No, nana, non me lo devi proprio dire! - sbuffa scocciata, ma alla fine scoppia a ridere. Si sporge ancora di più fuori dal finestrino e cerca di abbracciarmi, anche se la posizione è un po’ difficile per lei, ma alla fine ci riesce. Mi stampa anche un bacio appiccicoso sulla guancia, a causa del lucidalabbra nuovo che ha acquistato e che ha messo subito.
- Ci vediamo domenica? - domando quando me la scrollo di dosso.
-Certo, se non ci vediamo prima! Altrimenti accendiamo la luce!
-Vedi che sei scema?
Rido insieme a lei e mi allontano di poco, giusto quel tanto che basta per farla passare con la sua enorme Jeep grigia. La saluto con la mano, mentre lei ricambia con un sonoro colpo di clacson e la osservo uscire dal cancello.
Il mal di testa, che mi ero dimenticata di avere, torna a farsi sentire quando sto per avviarmi alla porta di casa e insieme a lui arrivano anche tutti gli altri pensieri, compresi quelli della valigia da fare e dei vestiti da rimorchio che Alice vuole metterci dentro.
Dannata lei e i suoi vaneggiamenti senza senso che mi frullano ancora per la testa!
 
 
 
 
 
 

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Eccomi eccomi eccomi!
Stasera voglio iniziare le note con un ENORME grazie tutto per voi! Non mi aspettavo una così calda accoglienza per questa storia *-* ringrazio anche chi mi ha lasciato una recensione, ho già provveduto a rispondere a tutte :D
Questo è un capitolo un po’ di passaggio, infatti non accade nulla di entusiasmante… ma vediamo meglio il rapporto che c’è tra Bella e Alice; il titolo del capitolo è uscito fuori solo oggi pomeriggio e direi che è un po’ azzeccato XD forse mi è venuto fuori perché sto leggendo la serie della Kinsella ultimamente, non lo so sinceramente XD
Il prossimo capitolo non so ancora quando lo pubblicherò, è ancora in fase di scrittura, ma spero di terminarlo in tempo e di non farvi attendere troppo :) e con quello si può dire che comincia la vera storia: si parte per il campeggio!
Adesso vi lascio, ma prima voglio lasciarvi il link per mio contatto Facebook, per chiunque voglia aggiungermi agli amici ;) è questo
qui!
Vi ringrazio ancora, un bacione!
KrisC

   
 
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