Buonaseeeeera!
Arrivo adesso
adesso con il nuovo capitolo! Vi auguro buona lettura e… ci vediamo di sotto ;)
Capitolo due – I hate shopping con Alice
01/07/2010
- Te lo chiedo ancora una volta, Bella… perché
non vuoi venire con me? - la voce supplichevole e a tratti irritata di
Alice mi giunge alle orecchie, facendomi ridere, sbuffare e alzare gli occhi al
cielo nell’arco di pochi secondi.
- Perché non
voglio! Andare a fare spese con te è un trauma per la sottoscritta! - le
rispondo senza fare troppi giri di parole.
Sistemo il telefono
tra il collo e la spalla mentre la sento sbuffare dall’altro lato della
cornetta. Afferro con disinvoltura un paio di calzoncini dal cassetto e li
osservo distrattamente, sistemandoli poi nel mucchio che si è creato sul letto
e che rappresenta la maggior parte dei vestiti che, probabilmente, metterò in
valigia.
- Questa volta non lo sarà, te lo prometto!
Per favore Bella, accompagnami… è una buona occasione per te, ne puoi
approfittare per prendere qualcosa di utile al campeggio! - Alice non
demorde e cerca di convincermi, giocando la carta della vacanza.
Alzo di nuovo gli
occhi al cielo, anzi al soffitto; non ho bisogno di fare nessuna spesa per il
campeggio, la cui partenza è imminente… e il mucchio di vestiti che si trova
sul mio letto ne è la prova.
- Se vedessi il mio
letto in questo momento, Alice, capiresti che non ne ho per niente bisogno - la
informo, voltandomi verso la cassettiera, osservando il contenuto quasi vuoto
dei vari cassetti.
Alice sbuffa di
nuovo. - Sei una guastafeste, una vera
guastafeste! Ed io che volevo portarti a prendere anche il gelato!
Rido e mi passo
distrattamente una mano tra i capelli. Passo poi a sedermi sul letto, evitando
accuratamente la montagna che ho creato poco fa.
- Il gelato posso
mangiarlo anche qui a casa. La nonna ne ha sempre una bella scorta nel
congelatore, - mentre parlo, sento uno strano rumore dall’altra parte della
linea, che riesco a riconoscere facilmente.
- Stai per caso
guidando?
- Tu non vuoi venire con me, io ho bisogno di
fare shopping… quindi sì, sto guidando e sto andando al centro commerciale!
Inarco un
sopracciglio, - Non ti sarai mica arrabbiata… sei arrabbiata?
- Non sono arrabbiata, ma la tua compagnia mi
avrebbe fatto piacere, - schiocca la lingua.
- Stai sempre rintanata lì in campagna, ti
sposti solo per andare ai vigneti e allo stabilimento, non ci vediamo da quasi
due settimane… è ovvio che la tua compagnia mi faccia piacere!
Mi mordo la lingua.
Alice ha ragione nel dire che non mi sposto molto spesso dalla campagna, e
quindi da casa, ma c’è un motivo per cui non lo faccio e lei lo sa bene. Sono
davvero molto legata al mio lavoro e cerco sempre di fare tutto quello che è
nelle mie capacità per renderlo migliore… non è colpa mia se così facendo
annullo il mio tempo libero.
- Sai che mi piace
stare insieme con te, ma sai anche che ho il mio lavoro da svolgere, - Alice
m’interrompe prima che possa dire altro.
- Sì Bella, lo so questo… ma so benissimo che
puoi anche dare uno strappo alla regola e allentare un po’ i tuoi ritmi! È per
questo che vai in campeggio, no? Per svagarti e per riposarti come si deve
prima della nuova vendemmia e della nuova produzione.
-Sì è vero, ma, -
non riesco a finire di parlare neanche questa volta.
- Allora puoi prenderti tranquillamente anche
un pomeriggio libero! Dai, vieni con me!
Tenta di convincermi nuovamente, mentre sento
che il motore della sua macchina si ferma. Deve essere appena arrivata a
destinazione.
- Ci divertiamo, dai dai dai!
- Ma se sei appena
arrivata! E poi preferisco affrontare la vendemmia tutti i giorni dell’anno
piuttosto che andare a fare spese con te! - esclamo. Mi sdraio sul letto e
sbuffo ancora, chiudendo gli occhi.
- No, non sono arrivata. Ho fatto una piccola
tappa e poi vado, - m’informa.
Sento che sta
camminando e mi sembra quasi di percepire il rumore che fa i passi di una
persona sulla ghiaia.
- Ecco, allora fa
la tua piccola tappa e poi riparti… e non cercare di convincermi ancora!
In quel preciso
momento il campanello di casa suona una due, tre volte. Forse è la nonna che si
è dimenticata le chiavi di casa e non sa come rientrare. Ogni tanto se ne
scorda, ma stavolta è fortunata visto che ci sono io e non è destinata a
restare fuori la porta con quel caldo infernale.
Mi alzo dal letto,
diretta alla porta socchiusa della mia camera. - Adesso ti lascio Alice, devo
andare ad aprire la porta alla nonna.
- Non ci provare neanche! Sei al cellulare,
puoi benissimo andare ad aprire senza chiudere la chiamata… e poi devo ancora
convincerti a venire insieme con me!
Odio quando fa
così, non si arrende mai! Maledetta nanerottola!
- Tanto non ci
vengo con te, è inutile che insisti!
Percorro il
corridoio e scendo le scale di fretta, guardando con insistenza la porta di
casa.
- Tanto lo sai che vinco sempre io, no? E
anche stavolta le cose non andranno diversamente!
Mugugno tra me ed
evito di dire qualcosa di spiacevole a mia cognata. Resto in silenzio per quei
pochi secondi che impiego per aprire la porta alla nonna… solo che la persona
che ho di fronte non è lei, come avevo pensato.
- Che diavolo ci
fai qui?
Alice mi sorride
mentre scosta il telefono dall’orecchio e chiude la chiamata. Si toglie gli
occhiali da sole ed entra in casa, scansandomi in maniera poco gentile.
- Che bella accoglienza! Comunque sono venuta
a prenderti: andiamo a fare shopping!
Chiudo la porta
velocemente e torno a osservarla mentre si dirige verso il salotto
tranquillamente, come se fosse a casa sua.
- Non ci vengo a
fare shopping con te! Quante volte te lo devo dire?
Solo dopo che ho
parlato, mi accorgo di avere ancora il cellulare premuto contro l’orecchio; lo
allontano, gettandolo sul divano dove si è seduta la nana. Lei mi guarda come
se non gli avessi appena urlato contro, con calma e con un sorriso tranquillo
che non mi piace per nulla.
- Certo che ci
vieni! Ti do giusto una decina di minuti per cambiarti e rinfrescarti e poi
andiamo via. Posso prendere qualcosa da bere nel frattempo? - Alice parla
mentre mi guarda super convinta delle sue parole.
La guardo male,
ormai rassegnata. La conosco e so che non si schioderà da casa mia prima di
aver ottenuto quello che vuole, ossia trascinarmi con lei in una seduta odiosa
e per nulla tranquilla di shopping.
Prima di salire di
nuovo al piano di sopra faccio un ultimo tentativo per togliermela dalle
scatole.
- Non può venirci
Jasper per una volta?
Alice inarca le
sopracciglia, - Jasper sta lavorando, in questo momento è sommerso nella
realizzazione di un nuovo sito Internet per un’azienda di cui non ricordo il
nome. Adesso smettila di cercare di svignartela e vatti a cambiare!
Sospiro desolata
all’idea della tortura che mi attende e faccio per uscire dal salotto, quando
vedo entrare silenziosamente Principessa. Seguo con gli occhi il suo percorso,
fino a quando non salta sopra alla poltrona e si acciambella tranquilla.
Un’idea cretina nasce
nella mia testa.
- Alice, forse fai
meglio a uscire dal salotto. Sai, Principessa non è mai troppo tranquilla con
persone che conosce poco bene.
Lancio occhiate
continue alla gatta e a mia cognata. Una osserva disinteressata un punto di
fronte a lei, agitando ogni tanto la coda vaporosa, e l’altra osserva me con un
cipiglio ancora più severo e sbuffa.
Alice si alza dal
divano e si avvicina alla poltrona, dove si trova Principessa. Per un piccolo
breve istante spero che la gatta diventi mia alleata e graffi quelle belle
manine che si ritrova. Purtroppo spero male, perché assisto a una scena che mi
lascia senza parole.
Alice prende in
braccio Principessa e se la stringe al petto, per poi cominciare a carezzarle
il pelo folto e di un bianco quasi innaturale.
- Bella
Principessa, ma secondo te questa scema qua capisce qualcosa?
Principessa
ovviamente non le risponde (come può risponderle? È un gatto!) e sembra che si
stia godendo le coccole che Alice le sta regalando. Le fusa si sentono
benissimo.
Ecchecavolo, per
una volta che ho bisogno del suo carattere di merda non mi si fila per niente!
La mando a quel
paese e le rifilo non so quanti complimenti poco carini nella mia mente, poi mi
volto ed esco dal salotto.
- Vado a cambiarmi, - annuncio con poca vivacità
e gioia.
Sono già sulle
scale quando sento Alice urlarmi dietro che mi devo sbrigare e che va in cucina
a prendersi qualcosa di fresco da bere. Mando a quel paese anche lei.
Impiego non più di
cinque minuti a fare la doccia e ne impiego ancora di meno ad asciugarmi e
vestirmi.
Il fatto di avere tutto il guardaroba buttato
sopra il letto aiuta tantissimo. Sistemo il cinturino dei sandali bassi che ho
scelto di indossare e sono pronta, per il pomeriggio di shopping infernale.
Vado in cucina non
appena ho finito di scendere le scale e trovo Alice seduta su uno degli
sgabelli alti che si trovano davanti all’isola. Sta bevendo un bicchiere di
succo di frutta e non è sola: insieme con lei c’è la nonna. Deve essere
rientrata mentre io mi trovavo ancora sotto la doccia, in testa ha ancora il
suo inseparabile cappello di paglia.
- Ah, guarda Alice,
è arrivata! - nonna mi sorride prima di tornare a guardare quella che è
diventata ormai sua nipote acquisita.
Alice termina di
bere il suo succo di frutta e poi ride mentre mi lancia un’occhiata divertita.
- Hai fatto in
fretta, devi aver preso sul serio le mie parole! - commenta e scende dallo
sgabello.
Mi limito a non
risponderle e cammino con passo spedito verso il frigorifero, lo apro e
recupero da uno dei ripiani una lattina di Red Bull. Sto per affrontare il mio
incubo peggiore, posso anche concedermela prima di andare via no?
- Dov’è che andate
di bello, tesoro? - chiede nonna ad Alice. La ascolto distrattamente mentre
apro la lattina e prendo un primo sorso della bevanda.
- Al centro
commerciale giù a Napa. Volevo andare a fare un giro a San Francisco oggi, ma
ormai è tardi per andare lì. Ci andremo la prossima volta per recuperare!
Il brivido che mi
scorre lungo la schiena non è scaturito dalla bibita fredda che sto bevendo, ma
dalle parole di Alice; una giornata intera a San Francisco con lei per le vie
dello shopping, perché so che mi coinvolgerà nei suoi progetti.
Ho deciso, quel
giorno mi fingo malata.
Scaccio quel
pensiero dalla testa e mi volto, guardando così direttamente la nonna e Alice
che stanno ancora chiacchierando tra loro. Mi avvicino, bevendo di nuovo dalla
lattina.
- Prendi qualcosa
di carino per te, tesoro, - mi dice nonna con un sorriso sulle labbra.
- Ecco, sign…
nonna, diglielo anche tu! Se glielo dico io, non mi ascolta, è peggio di un
mulo!
- Ma Alice tu mi
rimbambisci sempre! Che ci posso fare, non è mica colpa mia! - ribatto,
poggiando con un colpo sonoro la lattina sull’isola, tanto che rischio di far
fuoriuscire il suo contenuto.
Nonna scoppia a
ridere, Alice, invece, sembra quasi che voglia darmi fuoco con lo sguardo
cattivo che mi sta lanciando. Lo sostengo fermamente, riprendo a bere la mia
bibita e rischio quasi di soffocarmi per cercare di trattenere una risatina.
Quando litigo con
Alice, non riesco mai a restare arrabbiata per molto tempo, sia perché non sono
capace di restare con il broncio troppo a lungo, sia perché spesso e volentieri
la sua faccia offesa/indignata/sconcertata mi fa ridere. È più forte di me, e
col tempo ci ho fatto l’abitudine.
- Comunque, nonna?
Cambio argomento e
distolgo lo sguardo da Alice che mi guarda ancora male, - Ti serve qualcosa?
Poiché sono costretta ad accompagnare Alice ne approfitto e prendo qualcosa
anche per te.
-Oh, no, no cara!
Non ho bisogno di nulla, davvero! - scuote la testa e mi sorride.
- Ma tu prendi
comunque qualcosa che ti piace, te lo compro io!
Stavolta sono io
quella che scuote la testa e non perché non voglio che nonna mi compri
qualcosa, ma perché non voglio che spenda i suoi soldi inutilmente.
Parlando chiaro,
non è che abbiamo poi tutti questi problemi con i soldi, anzi, ne abbiamo anche
troppi! Ma non sono una di quelle persone che non appena ha un gruzzolo da
spendere lo fa fuori in cinque minuti. Spendo il minimo indispensabile e la
cosa deve essersi capita dal fatto che non adoro fare shopping e altre cose. Se
proprio devo spendere, utilizzo i miei soldi.
È per questo che
non voglio accettare i soldi che la nonna mi sta porgendo in questo momento.
Sono 50 dollari, neanche così tanti se ci penso su, ma mi sento ugualmente a
disagio.
- No, nonna,
davvero non è necessario! - dico, allontanando gentilmente la sua mano che
stringe la banconota.
Lei mi guarda
risentita, - Ma perché no? Dai, prendi i soldi e comprati qualcosa di carino!
Dire ancora di no e
insistere con lei è una causa persa. È veramente inutile affermare che la nonna
è anche peggiore di Alice quando ci s’impegna. Mi ritrovo, per la seconda volta
in neanche venti minuti, ad accettare quello che mi viene detto.
Sono sottomessa
peggio di un cane oggi, non c’è niente da fare.
Accetto i soldi che
la nonna mi porge e li infilo nella tasca dei calzoncini in jeans. So già che
resteranno in quel posto per tutto il resto del pomeriggio. Non ho nessuna
intenzione di spenderli, al massimo al mio ritorno a casa li rimetterò nel suo
portafoglio.
-Grazie.
Nonna mi sorride,
avvicinandosi e stampandomi un sonoro tenero bacio sulla guancia; ricambio
senza indugiarci troppo, stringendola poi in un abbraccio veloce e scivolando
via dalle sue braccia.
- Alice, se vuoi
andare a fare shopping sfrenato sarà meglio andare! - esclamo mentre esco dalla
cucina.
Il mio richiamo
speranzoso e sbrigativo però non ha l’effetto che speravo; Alice mi raggiunge
dieci minuti dopo nell’ingresso di casa, trafelata, mentre io ho avuto tutto il
tempo necessario per controllare la borsa, sistemare gli occhiali da sole sul
naso e passarmi a più non posso le dita tra i capelli. Ho anche messo il
lucidalabbra all’albicocca, tanto per dirne un’altra.
- Fortuna che
andavi di fretta, - commento mentre la osservo che dà una sbirciata allo
specchio e si dà una scrollata ai capelli.
- Nonna mi stava
salutando e mi ha fatto promettere di passare più spesso qui… naturalmente la
cosa vale anche per tuo fratello, - fa per prendere la borsa ma non la trova da
nessuna parte, -accidenti, l’ho lasciata in salotto! Torno subito!
- Sì sì, fai con
calma! - dico mentre la vedo sparire oltre il corridoio.
Apro la porta di
casa, stanca di starmene immobile come uno stoccafisso nell’ingresso ed esco
all’aperto, fermandomi all’unico pezzo di ombra che è rimasto in quel posto.
Comincio quasi a
pensare che presto finirò per bruciarmi i piedi, lasciati scoperti dai sandali,
quando vedo Alice uscire da casa e sbatterla un po’ troppo forte.
- Sai, credo che
non si sia chiusa bene… dovresti controllare, che ne dici? - ridacchio e lo
sguardo nervoso e scioccato di Alice incrocia il mio.
- Ridi pure, brava!
Ma… ma mi dici che diavolo ha quel gatto? - domanda quando mi avvicino a lei.
Inarco le sopracciglia mentre lei sta già cominciando a scendere i pochi
gradini.
- Principessa non
ha niente, lo hai visto anche tu prima, - sono confusa, lo ammetto.
- Quello che ho
visto prima non era lo stesso gatto! - esclama, voltandosi verso di me, mentre
comincia a camminare all’indietro.
- Era buona buona
prima, e quando sono andata a prendere la borsa sembrava che volesse uccidermi!
Ha tirato fuori le unghie, Bella, e stava certamente aspettando il momento
giusto per saltarmi addosso!
Non posso fare a
meno di sorridere quando sento quella notizia: la gatta-che-ti-affetta è
tornata! Ed io che pensavo avesse cambiato quel caratteraccio che si ritrova…
- Le prossime volte
impari a darle meno confidenza!
Mi avvicino alla
mia macchina e faccio per cercare le chiavi dentro la borsa quando sento Alice
richiamarmi. Mi volto, guardandola con occhi confusi, anche se lei non può
vederli a causa delle lenti scure degli occhiali.
- Dove stai andando?
- A prendere la
macchina, - rispondo, cercando di trattenermi dal fare battute sarcastiche. Non era ovvio?
- Non se ne parla
nemmeno! Vieni con la mia macchina, tu sei capace di fare marcia indietro e di
tornartene a casa senza dirmi niente!
- Ma non è più
comodo se prendo la macchina anch’io? - insisto. - Dopo sei costretta a fare su
e giù per riaccompagnarmi…
Alice scuote la
testa, -Non fa niente, tanto ho tempo da perdere e Jasper farà tardi a cena…
allora? Ti vuoi muovere? Vieni qua!
Sbuffo, grattandomi
la testa, mentre mi allontano dalla mia piccola macchinina e mi avvicino al
mostro su quattro ruote di Alice. Il pomeriggio sta già prendendo una brutta
piega e può andare solo peggio… ne sono sicura.
-
Che cosa avevo
detto prima? Il pomeriggio sta andando peggio di com’è iniziato.
Siamo arrivate al
centro commerciale da neanche quindici minuti e Alice mi ha già fatto entrare
in cinque negozi; ha visto di tutto, scarpe, vestiti, pantaloni, maglie,
accessori, ma non ha comprato ancora niente.
Una vocina bizzarra
dentro la mia testa, terribilmente somigliante a quella fuori campo del
telefilm “Gossip Girl”, mi suggerisce che Alice ha ancora l’intero pomeriggio a
disposizione per fare acquisti. Io, però, comincio già a rimpiangere il fatto
di essermi fatta trascinare nella sua ennesima pazzia estiva.
Perché Jasper non
si è scelto una compagna più tranquilla? Perché? Proprio una maniaca isterica
dello shopping doveva accalappiarsi!
- Uh, guarda Bella!
Guarda là! - Alice indica con il dito l’ennesima vetrina dell’ennesimo negozio
cui passiamo davanti, pieno di abitini e di abbigliamento sportivo sui toni del
turchese. - Dobbiamo entrarci assolutamente! Voglio che provi quel vestito!
- Ma cosa ci faccio
con quel vestito là? - esclamo, vedendo il modello che mia cognata mi vuole far
provare. - Devo andare in campeggio, Alice, te lo ricordi? Che cosa mi serve un
vestito in campeggio?
In realtà avrei
voluto tanto dire “Che cosa faccio con quello straccio là?”
Poiché l’abito che
m’indica somiglia più a un pezzetto di stoffa che a un vestito. E poi non lo
metterei neanche morta, io non sono tipo da vestitini inguinali e tacchi a
spillo.
- Va bene, allora
quello non lo proviamo. Però almeno un vestitino carino, carino lo compri e lo
metti in valigia. Non si sa mai quello che potrebbe succedere in quelle
settimane!
Mentre parla, Alice
mi trascina all’interno del negozio e fa vagare lo sguardo tra i vari scaffali
ed espositori. Mi lascia andare per guardare non so cosa ed io decido di non
seguirla e di lasciarla svagare un po’.
Sto squadrando e
commentando negativamente col pensiero un completo esposto su di un manichino
notevolmente anoressico, quando Alice spunta fuori come un fungo nel bosco.
Sorride apertamente, ma tanto apertamente che potrei contarle con tutta
tranquillità i denti bianchi, mostrandomi tutti i vestiti che ha trovato,
tenendoli per le rispettive stampelle.
Sono tre, di
modello e di colore diverso, ma solo una cosa non cambia: la lunghezza.
Sono tutte e tre
corti, al massimo mi potranno arrivare a metà coscia, ma nel complesso sono
carini. Qualche volta Alice ci azzecca con i miei gusti, ma solo qualche volta.
- Allora? Che ne
pensi? - mi domanda, agitando le stampelle.
Li guardo un po’
perplessa per qualche minuto, prima di darle una risposta. - Non lo so… sono
belli, ma non sono un po’ troppo corti?
Alice sbuffa. - Mamma
mia, per te i vestiti sono tutti troppo corti! Hai delle belle gambe, sfoggiale
ogni tanto no?
- Che cosa sto
facendo in questo momento secondo te? - indico con il dito il paio di
calzoncini che indosso, lungo fino a metà coscia; non posso proprio dire di
essere coperta, la maggior parte della mia pelle è ben visibile a tutti i
clienti del negozio.
Lei sbuffa di
nuovo. - Provateli e poi vedi se cambi idea - dice infine, porgendomi i tre
vestiti e indicandomi uno dei tanti camerini presenti su di una parete.
Faccio in fretta a
provarli tutti, scartandone senza esitazione due perché veramente troppo corti
e tenendo in considerazione invece il terzo, che mi piace moltissimo. È verde
smeraldo, lungo fino a poco sopra il ginocchio e il tessuto è di leggero
cotone; le spalline sono sottili e ha una gonna sbarazzina. Sembra quasi uno di
quei vestiti che indossi per andare al mare.
Esco dal camerino,
tenendo tra le mani il vestito e vado incontro ad Alice che sta osservando
alcune maglie esposte. Si volta quando si accorge che la sto raggiungendo e mi
guarda attentamente. - Allora? - domanda subito, senza perdere tempo.
Le mostro il vestito
che ho in mano, sorridendo. - Prendo questo!
Il sorriso sulle
sue labbra si apre in fretta, seguito subito da un suo gridolino che fa voltare
molte clienti e un paio di commesse; non ho ancora capito come fa a essere
felice per qualcosa che non ha comprato lei… ma forse non lo capirò mai.
- Io te l’avevo
detto che cambiavi idea! Te l’avevo detto! E questo colore è bellissimo,
s’intona perfettamente con i tuoi occhi grandi e scuri… mamma mia, Bella, tu
quest’anno al campeggio rimorchi!
- Frena frena! -
blocco subito i suoi vaneggiamenti. Sta correndo troppo con la mente e ancora
non sono partita per la vacanza. - Ho solo deciso di comprare questo vestito,
non significa mica che ci andrò a rimorchiare!
- Se se, come dici
te.
Alice mi toglie il
vestito dalle mani e si dirige alla cassa per pagare. Mica vuole pagarlo lei?
- Lascia stare Ali,
ci penso io.
La raggiungo e la
scanso per evitare che paghi il mio acquisto; già non voglio che lo faccia la
nonna, non serve che ci si metta anche lei.
- Certo che ci
pensi tu! Lo stavo solo portando alla cassa, non è questo che ti voglio
regalare oggi!
La guardo in viso,
confusa e incuriosita, mentre la commessa imbusta il vestito e controlla il
prezzo, ma non riesco a trovare una spiegazione sensata alle sue parole.
Che cosa vuole
comprarmi quella stramba folletta bacata? Scarpe? Un altro vestito? Vuole
comprarmi un set di sopravvivenza per quando mi dovrò avventurare in
un’escursione nei boschi del Maine nel caso in cui mi dovessi perdere? Mio
padre l’anno scorso me l’ha regalato sul serio ed è ancora intatto, piccolo
dettaglio da trascurare. Ma vuole regalarmene per caso uno nuovo? Si è messa
d’accordo con poliziotto Charlie?
Penso al set di
sopravvivenza e ad altre varie supposizioni, una peggiore dell’altra, per non
so quanto tempo. Lo faccio quando esco insieme ad Alice dal negozio, lo faccio
quando mi sommerge di pantaloni, canottiere e maglie che vuole provare e lo
faccio quando sono seduta accanto a lei che si sta provando l’ennesimo paio di
scarpe vertiginose.
Molto probabilmente
lo farei anche in bagno, ma per adesso escludo la cosa visto che nessuna di noi
due deve andarci urgentemente.
- Mi vuoi dire
cos’è che mi devi regalare? - le domando quando siamo di nuovo a zonzo per il
centro commerciale, Alice è piena di buste e ancora non ho capito come fa a
tenere tutti i manici tra le mani. - Mi hai messo la pulce nell’orecchio e
adesso non riesco a smettere di pensarci…
- No, non te lo
dico perché so che ricominci a scocciare come tuo solito che è roba che non ti
serve e che se anche te la comprassi non indosserai mai e poi mai! - mi lancia
un’occhiata divertita e anche un po’ da saputella, una che sa insomma quello
che dice. - Quindi taccio e scoprirai di cosa si tratta quando arriveremo al
negozio!
- Sei cattiva! -
commento aspra, sbuffando subito dopo.
Alice ride. - Non
sono cattiva, mi diverto solo a farti patire un pochetto.
- Sei cattiva
ugualmente per me, punto e basta!
Questa volta Alice
non risponde, anzi si limita a farmi un cenno con la testa e a indicarmi un
punto che è poco distante da dove ci troviamo in quel momento. È un’ala del
centro commerciale che ho sempre odiato e mi basta solo sentire il nome dei
negozi che ci sono per farmi accapponare la pelle.
- No! Alice, te lo
scordi proprio! Non ci metto piede là dentro!
Mi blocco
all’improvviso e spalanco la bocca, Alice invece continua a camminare
tranquillamente ignara dei miei movimenti. Dopo un paio di metri si accorge che
non mi trovo più al suo fianco e si volta, lanciandomi per l’ennesima volta
un’occhiata raggelante e sconvolta.
- Ma perché ogni volta
fai così? - domanda sconsolata, ritornando sui suoi passi e mettendosi di
fronte a me. - Perché? Solo tu puoi essere così contraria a entrare in un
negozio d’intimo!
- Forse perché odio
comprare intimo?
Quella è senza
dubbio la più stramba delle mie stramberie, tanto che anch’io faccio fatica a
capire cosa mi ha potuto scatenare una simile avversione per quel capo di
abbigliamento. So solo una cosa però: odio entrare in un negozio di quel genere
e vedere esposti completini ridotti e dalle fantasie così disparate da poter
fare concorrenza al vestiario di una squillo.
Quelle sono cose
che io non sono abituata a comprare, figuriamoci a indossare! Il massimo che
sono disposta a fare quando sgarro un po’ dalle mie regole, è acquistare capi
colorati ma semplici allo stesso tempo e non troppo provocanti. Il leopardato,
il tigrato e non so che altro motivo da prostituta lo lascio alle altre.
- Tu compri intimo
solo perché sei costretta a farlo, se fosse per te, andresti in giro senza
reggiseno e mutandine. Devo farti cambiare idea, sul serio! - Alice sbuffa e
agita le mani piene di buste e sacchetti mentre parla, tanto che alcune di
quelle mi colpiscono forte le gambe.
- Stai attenta!
Comunque non puoi regalarmi tutta quella stramberia che c’è lì dentro! - cerco di
farle cambiare idea, anche se so che è inutile.
- Certo che posso!
Se tu non ti trovassi qui, insieme con me, farei la stessa e identica cosa, non
servono le tue parole per impedirmi di comprarti un completino!
- Ma non lo metterò
mai! - ribatto, giocandomi la mia ultima opportunità per scamparla.
Alice scuote la
testa. - Non fa niente, te lo regalerò uguale. Potranno servirti un giorno
Bella, che ne sai? Se non ingrassi e se trovi qualcuno cui farli vedere possono
tornare utili, no? - smette di parlare con un sorriso malizioso sulle labbra
rosse.
Qualcuno cui farli
vedere? E questa da dove esce? Alice deve essersi presa o fumata qualcosa a mia
insaputa.
- Ma dici sul
serio? Come diavolo ti sono venute in mente certe cose? - il mio tono di voce è
scioccato e curioso allo stesso tempo, non posso negarlo.
Non sono fidanzata,
non mi sto sentendo o frequentando con nessuna persona al momento e quindi è da
escludere anche la questione del sesso occasionale, non sono proprio il tipo da
relazioni di quel genere.
Sta pensando per
caso che potrei cominciare a farlo?
Seguo Alice
all’interno del negozio, affollato per essere soltanto un pomeriggio di un
giorno feriale, e non posso fare a meno di guardarmi intorno. Sono circondata
da push up, reggiseni a balconcino, bustini, body molto osé e mutandine dalle
dimensioni minuscole. Sembra quasi di essere in un sexy shop.
Voglio andare via…
Alice non ha il mio
stesso pensiero, da quello che vedo; sta girando e saltellando come la folletta
pazza che è, afferrando e tenendo sotto considerazione quello che gli piace.
Noto con orrore che sono tutti di taglia piccola, almeno i reggiseni, adatti
per le mie prugnette secche, piuttosto che per i suoi meloni maturi. Mi
allontano da lei prima che decida di sequestrarmi.
Comincio a cercare
qualcosa che mi piaccia sul serio e che possa sostituire i pezzi più vecchiotti
presenti nella mia scorta d’intimo.
Non terrò mai in
considerazione quello che Alice mi sta comprando/regalando, al massimo resterà
a fare la muffa dentro all’armadio, dove li lancerò.
Trovo diversi
completini che mi piacciono, tutti semplici e di mio gusto. Quello più diverso
dagli altri e che mi piace anche di più è nero, con i bordini di pizzo bianco e
con alcuni ghirigori che decorano le coppe, insieme alle mutandine coordinate.
Alice mi raggiunge
e non so come diavolo ha fatto a trovarmi, quando sono all’interno del camerino
e sono impegnata a provare ciò che mi piace; scosta la tendina proprio nel
momento in cui sto per togliere il reggiseno che ho appena sganciato.
- Ma che sei scema?
- urlo quasi, posandomi le mani sul petto per evitare che tutti osservino le
mie vergogne. Non che siano poi chissà che, ma comunque non mi va proprio giù
l’idea.
- Smettila di
coprirti Bella. Ti ho già visto nuda, - mi dice lei con calma mentre entra nel
camerino e occupa posto sopra a un pouf che c’è all’interno.
È l’unica cosa
bella/brutta dei camerini di quel negozio: sono spaziosi, comodi e possono
starci comodamente anche due/tre persone.
- Ma gli altri no,
se permetti!
Sistemo meglio la
tenda e mi riallaccio il reggiseno, osservando il suo viso compiaciuto e
divertito.
- Che carino, mi
sorprendi Bella! - indica con il dito il completino che ho indosso e poi alza
il pollice in su, segno che approva.
- Lo avevo preso in
considerazione anch’io… aspetta che lo levo dal mucchio!
Fruga tra i vari
completini che ha poggiato sulle gambe e quello che vedo mi fa trasalire: non
può davvero aspettarsi che io mi metta quella specie di rete da pesca che
penzola dalla sua gamba. Spero che sia per lei.
- Questi sono tutti
carinissimi, provali e non cercare neanche per un secondo di dirmi che non ti
piacciono e che non li vuoi, tanto te li regalo lo stesso! - ride e prende tra
il mucchio quello che è diventato da un minuto a quella parte il mio peggiore
incubo. - Anche la stella marina!
Ah, la rete da
pesca ha un nome? E pure appropriato devo dire. Poi vedo per quale motivo
quella “cosa” si chiama in quella maniera: c’è, infatti, una stella marina
proprio sul… sul pube. Sì, sul pube, l’unico punto coperto. Il resto è solo un
intreccio strano di fili che non copre nulla.
Non la indosserò
neanche morta!
- Va bene, provo
tutto, tu però esci! Non mi va che mi guardi mentre mi spoglio e mi rivesto.
Alice non fa storie
su quello che le ho detto ed esce fuori dal camerino. Forse perché è contenta
che non stia facendo storie, ma quello che vuole lei.
Afferro la “stella
marina” tra le mani e la guardo con disgusto e ribrezzo, poi leggo il
cartellino e scopro con enorme piacere che quel mostro non può essere provato
per motivi d’igiene.
Un po’ più
tranquilla di prima comincio a provare tutti i completi che Alice mi ha portato
e non posso certo lamentarmi; non è il mio genere e non mi sento a mio agio con
quella roba addosso. I perizomi che provo mi danno un fastidio assurdo, ma la
taglia è perfetta, non so come fa la nanerottola ad azzeccare la taglia al
primo colpo. Me lo dovrò far spiegare.
Esco dal camerino
un quarto d’ora dopo, vestita e con le braccia piene di completini. Mi guardo
intorno per qualche secondo prima di avvistare Alice che sta parlando
tranquillamente con una commessa, di non so quale argomento.
- Ah, eccoti qui!
Allora? - domanda subito quando vede che sono tornata al suo fianco.
- Vanno tutti bene,
ma questa, - indico la “stella marina”, - non l’ho potuta provare perché è
vietato.
Spero che con
questa spiegazione riesca a cambiare idea e non decida più di comprarmi
quell’obbrobrio.
- Sì lo sapevo, ma
tanto la taglia è unica… ti starà bene lo stesso, non preoccuparti.
Mi mordo l’interno
della guancia per evitare di fare una scenata orrenda dentro il negozio. Non la
voglio quell’oscenità dentro il mio cassetto, non la voglio!
-
Sono le sette e
mezzo di sera quando, finalmente, Alice oltrepassa con la macchina il cancello
di casa mia.
Sono stanca, la
testa rischia di scoppiarmi per quanto mi fa male e come se non bastassero
quelle due motivazioni, ho anche fame.
Cinque ore di
shopping con Alice sono troppe, veramente troppe per la sottoscritta. La
prossima volta, se veramente vuole andare fino a San Francisco per far vedere a
tutti quanto è matta, cedo volentieri il mio posto a Jasper o a Rosalie, la
sorella di questa scema. Magari lei la sopporta più di me, poiché c’è cresciuta
assieme.
L’unica cosa
positiva di questo pomeriggio snervante è che sono riuscita a prendere anche
qualcosa che mi piace. Ho trovato due titoli nuovi da aggiungere alle mie
letture e che molto probabilmente metterò in valigia, forse in campeggio avrò
anche un po’ di tempo per leggere. Ho anche comprato un paio di scarpe nuove,
da trekking, e qualche maglia e pantalone che andrà a completare la mia
attrezzatura da campeggio.
Dire che sono più
soddisfatta di questi acquisti, rispetto agli altri è poco… e poi qualsiasi
cosa per me è più bella e soddisfacente della “stella marina”.
Ho paura che la
rete da pesca diventerà il mio nuovo incubo, stanotte.
- Eccoci qua! -
Alice ferma la macchina nello stesso posto di prima, poco distante dalla mia
Mini e accanto al pick-up celeste della nonna. - Tornata sana e salva a casetta
tua! Giacché non c’è nulla di male nel prendersi un pomeriggio libero ogni
tanto?
La sua vocetta
squillante non fa altro che rendere acuto il mio mal di testa. Passo una mano
sulla fronte, scostando con le dita il ciuffo dispettoso che ogni tanto torna a
trovarmi, e la guardo sconcertata.
- La mia testa non
pensa la stessa cosa.
Apro lo sportello
ed esco dalla macchina, passando poi a recuperare dai sedili posteriori i miei
acquisti; sono lì perché nel bagagliaio non ci sono entrati, era tutto pieno a
causa delle buste infinite di mia cognata.
- Che cosa fai
domenica? È il 4 di Luglio, dobbiamo festeggiare!
Alice sporge la
testa fuori dal finestrino e mi guarda mentre sistemo borsa e buste varie tra
le mani.
Scrollo le spalle.
- Siamo a pranzo da mamma e papà, poi non lo so… forse farò un salto in
spiaggia oppure torno a casa e comincio a fare le valige.
- Ma anche noi
siamo a pranzo da Charlie e Renée! - esclama tutta contenta. - Visto che ci
ritroviamo alla fine? Dopo pranzo ti posso aiutare con i bagagli, per me non è
un problema!
“Per me è un
problema, eccome se lo è!” penso non appena sento che Alice si offre volontaria
per quel compito.
L’ultima volta che
ha fatto la mia valigia, in occasione di un meeting sui vini che si è tenuto
l’anno prima a Los Angeles, mi ha fatto trovare non so quanti tipi di magliette
scollate e minigonne inguinali.
Non vorrei trovarmi
nella stessa situazione anche quest’anno, ma se resto insieme con lei, magari
non fa troppi casini.
Annuisco. - Va
bene, un aiuto fa sempre comodo.
Lei comincia a
battere le mani come se gli avessi appena dato il consenso a fare qualcosa di
entusiasmante e divertente. Non sapevo che riempire una o due valige fossero da
classificare in quei canoni.
- Ah, vedrai,
metterò tutto in ordine e non dovrai sudare sette camice per chiudere tutto!
Posso metterci dentro tutti i completini intimi nuovi, i tuoi vestiti, qualche
gonna… ti presto anche i miei tacchi a spillo, non si sa mai!
Inarco un
sopracciglio. - A cosa potrebbero mai servirmi i tacchi a spillo nel bosco? A
usarli come arma in caso di attacco di un orso?
- Cosa c’entrano gli
orsi adesso? Se incontri qualcuno di carino che ti piace e che ti chiede di
uscire non vorresti essere carina per lui?
Ecco di nuovo
l’argomento Bella-che-va-al-campeggio-solo-per-rimorchiare. Ha quasi rotto con
questa storia.
- Tu vuoi proprio
vedermi accoppiata con qualcuno, vero? - domando con un sorriso.
Il fatto che voglia
vedermi a tutti i costi impegnata mi scoccia un po’, ma mi fa anche ridere.
- Che ci posso
fare? Sei sola da troppo tempo, ormai Josh non lo calcolo più. Se non sapessi
che sei sessualmente attiva direi che sei ancora vergine! - Alice scoppia a
ridere e le sue parole mi fanno arrossire.
- Cretina!
- Scema!
- Nana!
- No, nana, non me
lo devi proprio dire! - sbuffa scocciata, ma alla fine scoppia a ridere. Si
sporge ancora di più fuori dal finestrino e cerca di abbracciarmi, anche se la
posizione è un po’ difficile per lei, ma alla fine ci riesce. Mi stampa anche
un bacio appiccicoso sulla guancia, a causa del lucidalabbra nuovo che ha
acquistato e che ha messo subito.
- Ci vediamo
domenica? - domando quando me la scrollo di dosso.
-Certo, se non ci
vediamo prima! Altrimenti accendiamo la luce!
-Vedi che sei
scema?
Rido insieme a lei
e mi allontano di poco, giusto quel tanto che basta per farla passare con la
sua enorme Jeep grigia. La saluto con la mano, mentre lei ricambia con un
sonoro colpo di clacson e la osservo uscire dal cancello.
Il mal di testa,
che mi ero dimenticata di avere, torna a farsi sentire quando sto per avviarmi
alla porta di casa e insieme a lui arrivano anche tutti gli altri pensieri,
compresi quelli della valigia da fare e dei vestiti da rimorchio che Alice
vuole metterci dentro.
Dannata lei e i suoi vaneggiamenti senza senso che mi frullano ancora per
la testa!
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Eccomi eccomi eccomi!
Stasera voglio
iniziare le note con un ENORME grazie tutto per voi! Non mi aspettavo una così
calda accoglienza per questa storia *-* ringrazio anche chi mi ha lasciato una
recensione, ho già provveduto a rispondere a tutte :D
Questo è un
capitolo un po’ di passaggio, infatti non accade nulla di entusiasmante… ma
vediamo meglio il rapporto che c’è tra Bella e Alice; il titolo del capitolo è
uscito fuori solo oggi pomeriggio e direi che è un po’ azzeccato XD forse mi è
venuto fuori perché sto leggendo la serie della Kinsella ultimamente, non lo so
sinceramente XD
Il prossimo
capitolo non so ancora quando lo pubblicherò, è ancora in fase di scrittura, ma
spero di terminarlo in tempo e di non farvi attendere troppo :) e con quello si
può dire che comincia la vera storia: si parte per il campeggio!
Adesso vi lascio,
ma prima voglio lasciarvi il link per mio contatto Facebook, per chiunque
voglia aggiungermi agli amici ;) è questo qui!
Vi ringrazio
ancora, un bacione!
KrisC