Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Meme__    18/04/2012    2 recensioni
Dalla storia:
“Parla o mio re!” non poteva essere la sua voce. La sua voce melodiosa fece scivolare quelle parole come la più dolce delle poesie. La sua mano era intrecciata a quella di una donna. [...]
Ma il peggio ancora non era ancora arrivato. La mantella che celava il suo volto cominciò a calare indietro. Oramai il suo volto era allo scoperto. Il suo bellissimo volto. Quel volto che popolava i miei pensieri, ancora dopo quattro lunghi anni. I suoi occhi si aprirono in uno scatto. Degli ardenti occhi cremisi mi scrutavano.
~
Bella ed Edward sono sposati da tredici anni.
Dopo la permanenza all'isola Esme viaggiano molto. Girano tutto il sud America, poi passano agli altri continenti: Asia, Oceania; Bella si stupisce di come le persone siano diverse, ma abbiano sempre le stesse costanti, tutti i vampiri che conosce hanno la stessa bontà d'animo dei Cullen; poi vanno in Africa, cominciando dall'Egitto, dove Bella conosce Benjamin che in soli tre mesi diventa come un fratello... ma non tutto il continente gli riserva lo stesso trattamento... cosa succede in Africa? e perchè ora dopo dieci anni dal termine di quel viaggio Bella si ritrova senza Edward? E che fine ha fatto la sua migliore amica?
La mia prima fan-fic pubblicata; passate a dare un'occhiata se vi va;)
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«C'è qualcuno?» chiese la piccola autrice, imitando una famosa particella di sodio.
Salve, Angeli.
Allora per quelli che di voi ci sono ancora, annuncio felicemente che torno ad aggiornare(!), anche se mi piacerebbe avereun po' più di collaborazione da parte vostra: una recensioncina o anche solo un mp con scritto "a storia fa schifo!", almeno significa che avrete un consiglio da darmi, anche solo per dire "Ritirati!" (Don't worry, per mp potete dirlo!). Allora ho avuto un'idea che vi propongo: e se aprissi un gruppo Facebook, qualcuno/a di voi parteciperebbe? Ho anche un account Twitter e Msn (chi non ce l'ha?!) se a qualcuno/a interessasse. Posterei piccoli spoiler, le trame delle storie che ho in cantiere e cose simili. Vi piacerebbe?  Ok, vi lascio al capitolo, ma mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate! 
Enjoy it:)
p.s: qualcuna di voi è capace a fare un banner/copertina per la storia? Io ne ho fatto uno, ma è orrendo e non so neanche postarlo (._.'' sono un'impedita con i vari codici e poi si blocca sempre: questa, se riesce, è l'ottava volta che provo a pubblicare). Fatevi avanti belle/i graficanti! *-*

 
Dodici anni dopo...
12. Arrivi


«Tu...tu...chi sei? che ci fai qui? chi ti ha fatto entrare?» strepitò Lucas contro la nuova, inopportuna, visita al suo passato. 
Mi voltai di scatto e i ricordi offuscarono per un attimo la mia mente alla visione di quelle membra stirate. Le lunghe trecce nere, le lunghe braccia nere, il lungo viso con lungo naso, le lunghe gambe. Il completo di pelle. L'odore di foresta pluviale. 
«Zafrina...» mormorai, persa nell'idillio di quella massa boscosa. «Zafrina!» urlai stavolta. «Jazz c'è Zafrina!»
«Ciao tesoro come stai?» sussurrò abbracciandomi la donna.
«Io bene, e tu? dove hai lasciato Kachiri e Senna? Perchè non sono con te?» mormorai. Poi mi resi conto, veramente, di ciò che avevo accanto e le chiesi: «Cosa ci fai qui, Zafrina?»
«Tutto a tempo debito. Comunque io sto bene! Ehi, biondo, come va?» Si rivolse a Jazz.
«Potrebbe andare meglio, ma non ci lamentiamo» rispose il mio amico.
Tornai sui miei passi stringendomi al mio migliore amico, poi mi accorsi di Lucas ancora immobile a fissarci. A fissarmi. Subito mi avvicinai a lui e prendendogli le mani fra le mie gli dissi cauta: «Amore, lei è Zafrina una... nostra cara amica. Sinceramente non so che ci faccia qui, ma ti posso assicurare che non è cattiva». 
Poi mi rivolsi alla donna e aggiunsi: «Lui è Lucas... mio f-nostro caro amico» mi corressi. 
«Oh, è un gran piacere conoscerti. Ho sentito parlare di te» mormorò l'africana. 
«C-come hai sentito parlare di lui?» sussurrai confusa.
«Tutto a tempo debito» rispose, agitando una mano come se fosse una cosa da poco conto. Dannazione, aveva attraversato il globo, lasciato la sua foresta, il suo continente, raggiungendo la Francia, e non voleva dirmi il perchè... cosa nascondeva?
«Con nostra, intendi anche dei fuggitivi?» chiese Lucas.
«Sì, anche loro le conoscevano. Soprattutto loro» risposi cauta.
Il ragazzo annuì e mi strinse la mano, eliminando definitivamente la sua staticità.
«Zafrina, per curiosità, quando sarebbe questo tempo debito?» domandai, confusa dal suo esitare. Di solito non parlava molto, ma era assai esaustiva.
«Usciamo?» rispose improvvisamente inquieta.
«S-sì. Lucas ci porti in qualche bel posto?» chiesi al mio Cicerone.
«Certo, mamma» rispose, e io mi sciolsi sorridendo stupidamente inebetita.
«Jazz che ne dici di iniziare a scendere con Zafrina?» accennai al mio amico. Lui annuì e trascinò la donna oltre la tenda, non prima però che mi sfuggisse l'espressione confusa e curiosa di lei. Forse non capiva il mamma di Lucas. «Vuoi vedere mia sorella?» Il ragazzo mi distolse da quei pensieri.
«Certo che sì» Sorrisi amorevole. Mi prese una mano e mi trascinò per tutto il corridoio, attraversando numerosi archi e tende, fino a fermarsi in una stanza che valutai essere il soggiorno. Quella casa era davvero enorme, a dispetto di come sembrava da fuori. Le pareti erano dipinte in un pallido e scolorito rosa, con il punto in cui si incontra il soffitto curvato da una strana forma di gesso: damascata, quasi gotica, esageratamente bombata, ma che, invece di stonare, dava alla stanza una parvenza di familiarità. Lucas mi trascinò attraverso la stanza, oltrepassando i divani e il tavolino, e la vetrina dove in bella mostra si esibiva un servizio di bicchieri di Boemia. Alzai gli occhi dal suo sguardo lucido e mi imbattei in una cornice antica, bombata come il gesso sul soffitto. La foto era ingiallita dal tempo e il vetro opaco per la polvere. Tuttavia la bellezza di quella bambina era accecante. Noi immortali non badiamo alla polvere, vediamo benissimo, ma non riuscii a frenare la mano, che inconsapevolmente sfiorò  con le dita il freddo vetro, eliminando la parte di quella patina che copriva il bellissimo volto. 
«La conosco» sussurrai altrettanto inconsapevolmente.
Era vero, era come se la conoscessi da una vita. Il sorriso di quella bambina era un ricordo lontano, di una vita fa. 
«Eravamo in Germania. Era un pomeriggio nuvoloso, in cui Edward aveva deciso di portarmi in giro per negozi. Uscimmo da quella sartoria con un regalo per Alice: avevano quel vestito blu che ancora non era riuscita a comprare, quello lungo fino al ginocchio con un fiocco che lo stringeva sul seno, rendendolo perfetto per lei; lo avrebbe adorato. Mi voltai e rimasi incantata: degli splendidi boccoli biondi ondeggiavano sotto il cielo scuro di Berlino. Appartenevano ad una splendida bambina, che mi nascondeva il volto, alta fino al gomito del suo accompagnatore. Inconsapevolmente mi avvicinai e sfiorai quell'oro causando un sussulto alla padroncina che si scostò e si voltò: aveva splendidi occhi verdi, guance paffute e un adorabile nasino alla francese. Il tutto era però rovinato da goccioline salate che scorrevano liberamente sulle gote della bambina, rigandone il manto arrossato.
« Perchè piangi piccolina?» chiesi nella speranza che capisse l'inglese.
«Je voleux le chocolat» piagnucolò in francese, indicando una tavoletta in vetrina.
«Oh, mais allors tu es français?» chiesi sperando di indirizzare altrove l'interesse della bimba.
 «Oui, et toi?» disse asciugandosi con il dorso della mano le guance umide e tirando su con il naso.
Tirai leggermente la mano di Edward, che, capendomi, mi tese un fazzoletto di lino ricamato a mano da Esme.
«Prends, ma petit. Et je suis americain» affermai porgendoglielo.
«Merci» esclamò sorridendo. Tirai ancora la mano di Edward, lui capì cosa volevo ed entrò nel negozio.
«Alors, comment tu t’appelles?» chiesi ancora intrattenendola.
Prima si asciugò le guance, poi si soffiò il naso, poi mi porse il fazzoletto e infine parlò: «Je suis... Oh, le chocolat! Lu' le chocolat!». Battè le piccole mani paffute, mentre mio marito usciva dalla cioccolateria con la famosa tavoletta. Gentilmente gliela porse ed esclamò: «Pour une splendide fille»
Le sorrise e non mi stupii del rossore che imporporò le guance della bambina.
«Merci, merci beacoup» E rise ancora e ancora, fin quando il suo accompagnatore non si abbassò per intimarle di calmarsi. Poi la prese e la pose sulle sue spalle, mentre le apriva la confezione. 
«Merci, merci beacoup, se mi lasciate il vostro numero vi ripagherò appena possibile» mormorò in inglese...»
« «Oh, non preoccuparti. Ciao piccolina» La ragazza scompigliò i capelli di Genevieve e le lanciò un sorriso, prima di afferrare la mano del suo accompagnatore e incamminarsi verso il lato opposto della strada. Genevieve cercò in tutti i modi di scoprire il nome della "belle fille", ma non la incontrammo più» m'interruppe terminando la descrizione di quel ricordo. Eravamo stati a Berlino nel nostro famoso viaggio per il mondo; appena dopo aver visitato Londra.
«Ecco dove ti avevo visto. —mormorai stringendogli il braccio. Mi girai e lo abbracciai.— Ti capisco, Lucas, ti capisco»
Restammo abbracciati per un'infinità di tempo, ognuno perso nei propri ricordi, poi Lucas mi alzò in aria, prendendomi di peso, e mi caricò sulla sua schiena.
«Andiamo a recuperare i fuggitivi!» esclamò, e imitando un cavallo, trottò fino all'uscita. La mia risata risuonava limpida fino alla strada, dove arrivammo dopo qualche minuto.
Il cielo coperto di nubi ci favorì nell'arrivare, ancora come destriero e cavaliere, fino alla caffetteria dove Jazz e Zafrina si erano accomodati. Il locale era quasi deserto, e non mi stupii del fatto, era presto e pioveva. I francesi preferivano altre attività che girare all'aperto sotto la pioggia.
«Ehi! Non me la maltrattare, francesino!» Jazz prese bonariamente in giro Lucas, prendendomi dalle spalle del ragazzo e accomodandomi sulle sue gambe. Mi sentivo un giocattolino, ma stavo bene fra quei due; mi sentivo amata.
«Allora cosa mi raccontate?» esclamò la nostra ospite, lanciandomi un'eloquente occhiata.
«Prima tu. Credo che il tempo debito sia arrivato» risposi interrogativa.
«Be', credo tu abbia ragione. Come dicevo a Jazz, Alice ci ha chiamato diverse volte in questi anni, —iniziò facendomi sussultare. Aveva chiamato loro, non noi.— e perciò siamo a conoscenza della situazione. L'ultima sua chiamata però è stata molto strana» spiegò.
«Stiamo parlando di Alice...» borbottai all'orecchio di Jazz, accoccolandomi meglio sulla sua spalla. Jazz rise sommessamente, prima di fare cenno a Zafrina di poter continuare.
«Dicevo, lei ci ha chiesto di riunire quanti più amici possibili per raggiungere la Francia, dove avremmo trovato voi che ci avreste spiegato tutto. —concluse— In realtà mi ha solo accennato al fatto che ti avremmo trovata con un figlio. Chi sei ragazzo?»
«Zafrina, se permetti te lo presento io. Non mi sento di raccontarti la sua storia, ma posso dirti che come per Edward, Rosalie, Emmett ed Esme, anche lui è stato salvato. Stava per morire in una zona periferica della tua amata foresta. Ed... sì, be', lui l'ha salvato, e ora sono lieta di presentarti Lucas Luis Leroy, meglio noto come Lucas, mio figlio.» dissi orgogliosa. Lui mi strinse la mano e mi abbracciò.
«T-Tuo figlio? Tu non eri quella "ho solo diciotto anni"?» chiese sbigottita.
«Be', dieci anni fa. Ora sono una ventiseienne-immortale ho bisogno di qualcosa di stabile, fisso. Lui non se ne andrà» affermai con voce tremante.
«Mai» puntualizzò tagliente Lucas.
«M-ma tu sai che lui l'ha fatto solo per... Oh no, non lo sai» rettifficò velocemente.
«Cosa? Cosa non so? Parlate, cazzo!» mi scaldai. Non erano da me quelle esternazioni volgari, ma la situazione mi aveva innervosito. Non poteva essere che nessuno volesse parlare, dannazione!
«Non ti arrabbiare tesoro, te ne parlerà lui» si difese Zafrina.
«Lui... lui... lui... lui se n'è andato! Io vado per riprendermi Alice! Lui ha fatto la sua scelta» decretai.
«Ma noi ci crediamo...» fece sarcastico Lucas, guadagnandosi un buffetto sulla nuca.
«Smettila! —sbuffai— È così, non ammetto repliche.»
«Su, calma» soffiò flebilmente Jasper sul mio collo, sfiorando il mio addome con la mano. Mi riaccoccolai sulla sua spalla, lasciandogli un bacio sul collo. 
«Grazie» Fu la mia altrettanto flebile risposta che solo lui sentì.
«Ok, dopo le discussioni familiari, mi spiegate il piano?» chiese Zafrina, ancora una volta.
«Non c'è nessun piano, ci sono io che vado a Volterra per una proposta ad Aro. Nessuna strategia, nessun attacco a sorpresa. Solo una normale discussione, non mi piacciono i film d'azione» risposi pacata.
«Oh sì, certo. E a Benjamin io che dico?» mi chiese retorica.
«Che gli voglio tanto bene, ma che deve tornare nella sua piramide.» risposi ancora.
«Anche io ti voglio bene, ma ciò non vuol dire che ti rispedisco nella tua nuvola.» Rise una voce alle mie spalle. Non avevo dato importanza alla campanella che annunciava l'entrata di un nuovo cliente, che non c'entrava nulla a quell'ora.
«B-Benjamin...» mormorai prima di voltarmi. Il luminoso sorriso del mio egiziano preferito mi stravolse, prima di stritolarmi con la sua ferrea presa attorno i miei fianchi.
«Bella! —esclamò felice— Da quanto tempo... Quanto mi sei mancata»
Ci separammo dopo numerosi colpi di tosse alle nostre spalle.
«Ora sei più forte, posso tenerti stretta!» esclamò ancora, lanciandomi un occhiolino.
«Tia, tesoro!» esclamai abbracciando anche lei.
«Ok, ora ci siamo salutati, potete andare»
«Ehi! Non ho lasciato il caldo di casa mia per essere cacciato appena aver toccato la Francia. Ora che Amun se n'è andato, lasciami godere la mia libertà!» rispose invece quel testardo ragazzino.
«Amun? Che fine ha fatto?»
«Oh be', quella che meritava» ghignò.
«C-Cosa gli hai fatto?» domandai ancora.
«Niente Bella, l'ho solo abbandonato. Non ne potevo più. Avevi ragione, era davvero insopportabile, non so come ho potuto farlo per tutti questi secoli» rispose, facendomi espirare rumorosamente. Quell'assurdo vizio era tanto inutile quanto gratificante, perchè tutti alzarono un sopracciglio a quella mia uscita e io non potei che riderne.
Poi tornai al mio posto fra le braccia di Jazz, indicando delle sedie agli ultimi arrivati.
«Dov'è Kachiri?» chiesi a loro.
«In Irlanda» rispose tranquilla Tia, come se stesse discutendo delle condizioni meteorologiche.
«Cosa?» strepitai, trattenendo a stento un urlo. «Maggie, Liam e Siobhan devono starne fuori. Anzi, anche voi dovete andarvene. Anche tu Zafrina, inutile che muovi quella mano per eludere il mio discorso. Dovete andare. Non farò morire voi per salvare me» 
«Tu non morirai. Noi non moriremo, ok? Smettila di dire queste cose, mi fai accapponare la pelle. —strepitò Jazz. Mi prese il volto tra le mani e continuò— Io non potrei farcela senza di te. Tu non morirai, non mi abbandonerai anche tu. E poi chi darebbe la sua dose di coccole a Lucas? Io non le so fare»
Tutti risero sommessamente all'ultima aggiunta di Jasper, detta per togliere importanza a quella dichiarazione; anch'io sorrisi, ma quelle parole rimasero impresse nella mia mente.
«E poi, ora che hai trovato un figlio te ne vuoi andare? Non mi abbandonerai, non ci abbandonerai!»
Non risposi a quelle dichiarazioni, non era il momento opportuno. Avrei potuto replicare con parole scaturite solo dall'ansia e dalla certezza di non riuscire a tornare più a Forks.
«Siamo in Francia, ragazzi, cosa sono questi musi lunghi?» esclamò una gioiosa voce appena entrata.


___
Aperte le scommesse: a chi appartiene la gioiosa voce finale?

Bacioni, Meme__<3
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Meme__