NdA: Dedico questa storia alle Muse, che mi hanno dato la spinta a mettere su carta un'idea che avevo da un po', e a Ferao, che ha letto e apprezzato in anteprima <3
#1.
In God I
trust
La
cella è
umida e fredda, non certo il massimo della comodità.
Difficile
dire se siano più fastidiose le pulci, i topi o gli spifferi
continui.
Ma
nulla è
più fastidioso dei continui commenti delle guardie.
È un bel cambiamento, da
consigliere prediletto del re a prigioniero in attesa della pena
capitale, e
questi uomini rozzi e duri non perdono occasione per sottolinearlo.
Dei
passi
fuori dalla porta e poi il rumore della chiave nella serratura;
è ora di
pranzo.
Il
beefeater entra reggendo una
scodella
dal contenuto assai poco invitante:
-Il
pranzo,
Mylord- dice con un sorriso di scherno –Solo il massimo delle
prelibatezze per
voi!
Non
spreco
il fiato per rispondere alla provocazione, ho imparato sulla mia pelle
che è
inutile. Mi limito a prendere il piatto e a ringraziare la guardia, che
esce
senza ulteriori commenti, richiudendosi la porta alle spalle.
Trangugio
il
misero pasto alla svelta, senza soffermarmi troppo su cosa sto
mangiando.
I
primi
giorni qui alla Torre credevo ancora che fosse tutto un malinteso, che
il re
avrebbe presto cambiato idea e mi sarebbe stata restituita la
libertà e anche
la mia carica.
Ma
i giorni
sono passati senza nessuna notizia, nessun cambiamento.
Re
Enrico mi
ha dimenticato, messo da parte come uno straccio usato,
perché non ho
appoggiato la sua rivolta contro il Papa.
Sono
certo
che il suo cuore sia ancora puro; è stato difensor
fidei, l’eresia non può essersi
radicata così velocemente nel suo animo. La
colpa è tutta di quella puttana di Anna Bolena, ha stregato
il suo cuore con le
sue arti da meretrice, e la passione ha reso cieco il nostro amato re.
Fino
a che
lei sarà al suo fianco Enrico continuerà la sua
crociata contro la Chiesa di
Roma, la vera Chiesa. Tremo al pensiero di ciò che
accadrà alla sua anima,
all’anima dell’Inghilterra.
Dio
mi è
testimone, conosce il mio cuore e sa quanto profondamente io ami il mio
re. Ma
devo obbedire ad un Signore più grande.
So
che la
mia vita è giunta ormai al termine, sento già
l’odore della terra smossa di
fresco per ospitare il mio cadavere ma non ho paura.
Andrò
incontro al mio Signore col cuore leggero e sereno, perché
Egli sa che mai l’ho
abbandonato. Anche in questa cella fredda e puzzolente la mia fede
resta salda.
Quando
la
scure cadrà sulla mia testa o le fiamme lambiranno le mie
carni, il mio ultimo
pensiero sarà una preghiera perché Enrico VIII,
re della meravigliosa
Inghilterra, ritrovi la via per la vera fede.
Quanto
a me,
sono tranquillo.