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Autore: Sun86    19/04/2012    6 recensioni
L'orgoglio e l'ostinazione l'avevano spinta a nascondere al mondo ciò che aveva nel cuore, a indossare una maschera invisibile fatta di sorrisi finti. Ma cosa succede di notte quando nessuno la può vedere? Chi era veramente Rea? (TRATTO DA: LOVE ON THE RUN storia scritta in collaborazione con Scop')
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rei/Rea
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
- Questa storia fa parte della serie 'Love on the Run'
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Quello che nessuno sa


 
Aveva da poco ripreso a piovere sulla paradisiaca e soleggiata Los Angeles. Chi era stato a dire che nella città delle star era sempre estate? La tv e i giornali dipingevano Hollywood come il paradiso moderno. Una specie di monte Olimpo dove per le divinità del jet set splendeva sempre il sole. Pura illusione.La pioggia e il sole cadevano su tutti, solo che i flash e i riflettori di quel mondo patinato riuscivano a nasconderlo perfettamente. Mai niente era davvero come sembrava e lei questo lo aveva imparato bene.
Se ne stava ormai da ore seduta sul davanzale della finestra di camera sua ad osservare le gocce d’acqua che scivolavano sui vetri appannati disegnando di tanto in tanto con le dita forme senza senso.
Era passata quasi una settimana dal suo arrivo sul suolo statunitense, poco più di due dal suo ritorno dall’Italia, quasi tre da quando si era ritrovata improvvisamente sola.
 Con la mano spazzò via l’alone cancellando tutti gli scarabocchi che aveva creato e in un istante il volto di lui che la fissava sorridente si rifletté sui vetri bagnati. Si voltò di scatto cercandolo nella stanza con il cuore in gola. Era tornato? Che l’amasse ancora? Che volesse tornare di nuovo al suo fianco?
Scrutò il vuoto davanti a sé con infinita delusione. Era stato solo un sogno ad occhi aperti. Lui non c’era. Lui non era tornato e sicuramente non lo avrebbe mai fatto.
Era finita. La loro storia era stato un sogno stupendo, magico per certi aspetti.
Ma ogni sogno aveva il suo risveglio, e per quanto fosse dannatamente doloroso da ammettere, il passato era passato. Doveva accettarlo ed andare avanti.
In fondo era per quello che aveva lasciato Tokyo e si era trasferita a Los Angeles da Minako, no? Per ricominciare. Per non lasciarsi andare alla nostalgia. Per non raggomitolarsi su se stessa vivendo di ricordi. Peccato che da quando viveva a Villa Aino, non avesse fatto altro che pensare a lui.
Nessuno l’avrebbe mai detto. Non aveva mai parlato dell’ex fidanzato con le amiche neanche quando l’avevano vista ritornare a casa da sola una sera di poche settimane prima. Avevano provato più volte a chiederle cosa fosse successo, perché lui non fosse ritornato in Giappone, perché si fossero lasciati, ma mai una parola, mai un lamento, mai una lacrima.
“E’ finita. Tutte le cose belle finiscono, fa parte della vita.” Si era limitata a rispondere loro con un sorriso finto sulle labbra rintanandosi in camera sua.
Si era ripromessa di non cercarlo, di non chiedergli spiegazioni, di non pregarlo mai di ritornare. Non lo avrebbe costretto a stare con lei, neanche se indirettamente.
Tutti avrebbero creduto che lei, la fredda e razionale Rea si fosse lasciata alle spalle l’amore della sua vita come se fosse stata una semplice gita scolastica. Avrebbero pensato che forse non ne era davvero innamorata, l’avrebbero etichettata come cinica e senza cuore. Nessuno avrebbe mai saputo che in realtà il suo cuore era stato infranto in mille pezzi e spazzato via dal suo corpo, che il suo non era più vivere ma sopravvivere, che ormai si trascinava giorno dopo giorno come un automa e di notte, nel segreto della sua camera ancora versava lacrime di disperazione per lui ascoltando fino all’alba le sue canzoni solo per sentire la sua voce, per illudersi che in qualche assurdo modo lui fosse ancora li.
Abbassò lo sguardo amareggiata per poi spostarlo verso il letto sfatto. Si era alzata nella notte alla ricerca di qualcosa che l’aiutasse a prendere sonno, ma nemmeno la tisana al tiglio che le aveva consigliato Mina aveva fatto effetto.
Chinò il capo poggiando la fronte sul vetro umido, nella mano stringeva ancora il suo ipod. Sospirò per la millesima volta mentre premeva il tasto play, per poi sistemarsi le piccole cuffie nere alle orecchie mai stufe di riascoltare la stessa canzone.

 

 
Sento spesso il bisogno di chiudere gli occhi e capire, 
se e giusto pensarti, lo stesso, 
anche se sei un ricordo,ed è strano, 
ricevere tanto da te senza averti vicino.. 

 

 
Un sorriso amaro le si formò sulle labbra. Con lo sguardo tornò fuori dalla finestra ad osservare la pioggia scendere sempre più forte e ancora una volta il volto di lui cancellò tutto il resto. Era giusto pensarlo? Era giusto chiedersi con chi fosse, cosa stesse facendo, cosa stesse provando? Lui l’aveva lasciata, era andato via senza voltarsi una sola volta. Senza lasciarle una spiegazione, un motivo valido per chiudere la loro storia. Le aveva chiesto di sposarlo. Avevano fatto tanti progetti, avevano tanti sogni da realizzare insieme, e poi? Dal giorno alla notte era cambiato tutto. Avrebbe voluto strapparsi il suo volto dalla mente, le sue parole, le sue frasi appassionate, le sue tante promesse dal cuore. Avrebbe voluto cancellare il suo ricordo per sempre, ma dimenticare le faceva paura. Cosa le sarebbe rimasto se avesse perso anche quello? Il suo ricordo, il pensiero di lui che ogni giorno si svegliava con quella sua aria da bambino appena uscito da una rissa, la sua espressione assorta e seria mentre componeva musica o semplicemente si perdeva ad ascoltarla con lo sguardo rivolto verso l’alto, la sua autoironia, la sua rude dolcezza, il suo essere bastardo, come amava definirsi… il semplice saperlo sotto il suo stesso cielo era tutto ciò di cui aveva bisogno per andare avanti.

 

 
ora che è freddo vorrei tanto, 
averti qui addosso e sentire più caldo non avere più paure 
e impegnarmi per farti star bene 
perché per me sei il sole e le mie parole non son solo parole
 

 

 
Si strinse nelle spalle abbracciandosi da sola con tutta la forza che aveva chiudendo gli occhi, cercando di riportare con la mente il suo uomo da lei. Sorrise sarcastica tra sé e sé mentre la coperta che aveva addosso le era scivolata lungo le braccia. Il suo uomo… ancora lo considerava tale. Avrebbe mai smesso?
“Ora che è freddo vorrei averti qui addosso e sentire più caldo”, cantava lui e le lacrime dispettose e prepotenti sgorgarono senza controllo dai suoi occhi. Si era passata le mani sul volto cercando di bloccarle, di cacciarle via, ma più sfregava il viso e più queste scendevano bruciandole sulla pelle come lingue di fuoco.
Lo rivoleva con sé, voleva poter sentire ancora la sua presenza al suo fianco, voleva avvertire le sue braccia stringerla forte, le sue mani percorrere chilometri sui suoi fianchi. Avrebbe voluto girare le lancette dell’orologio e mandare indietro il tempo anche solo per una notte, anche solo per poche ore e ritornare a quei giorni lontani in cui tutto sembrava possibile, in cui i sogni non erano solo sogni, le speranze erano realtà, i desideri progetti, e lui… lui era semplicemente tutta la sua vita.


io sento le tue mani lo stesso 
anche se non ti ho accanto 
vorrei averti vicino per farti sentire che bello 
è l'inverno dove un semplice abbraccio 
può sembrare diverso perché oltre al contatto, 
trasmette qualcosa di molto più caldo. 

 

 E in un istante riuscì davvero a sentirlo. Le pareti ocra della sua camera tornarono ad essere quelle amaranto della stanza dell’albergo parigino che li aveva visti felici ed innamorati solo poche settimane prima. La finestra gremita di migliaia di gocce di pioggia lasciò il posto ad un grazioso balconcino che dava sugli Champs de Mars in una notte in cui un manto bianco ricopriva la città e le luci intermittenti della tour Eiffel rendevano l’atmosfera a dir poco magica. Sentì di nuovo il suo sguardo su di sé, le sue labbra sulla propria pelle, il suo corpo reagì all’istante al tocco delle sue mani. Le sue braccia tornarono a stringerla forte, a proteggerla dal mondo intero… proprio lei che non aveva mai voluto la protezione di nessuno.
Forse per questo adorava quella canzone. Forse per questo l’aveva fatta così dannatamente sua. Quando l’ascoltava, non importava dove fosse e cosa stesse facendo, tutto ciò che la circondava spariva ed esistevano solo loro due… ancora una volta solo loro due.
Quanto bene e quanto male poteva fare allo stesso tempo una semplice canzone. Quanta gioia e quanto dolore. Un attimo prima era il paradiso, l’istante dopo era l’inferno. Lei all’inferno ci sarebbe andata davvero per lui, sarebbe scesa fin nelle viscere della terra. Avrebbe lottato e vinto contro il diavolo in persona per il suo amore, ma non poteva combattere contro i sentimenti che lui non provava più, sarebbe stata una lotta persa in partenza. L’amore o c’era o non c’era, e se non c’era non ci si poteva fare nulla. Sarebbe stato solo sbattere la testa contro un muro.
 

 
Mi domando se è giusto se son pazzo 
se è sbagliato quel che sto facendo mi rispondo, 
che posso mentire con tutti ma non a me stesso 
che non voglio rinunciare a qualcosa che sento 
e che voglio di brutto, 
e che cerco nel vento giuro le mie parole, 
non son solo parole 

 

La pazzia. Cosa poteva saperne lui di pazzie per amore? Un’espressione sarcastica le si dipinse sul viso al pronunciare quella frase. Lei ne aveva fatte di pazzie, aveva lasciato gli studi, aveva preparato i bagagli e nel giro di poche ore si era ritrovata su un aereo diretto in Italia con in testa un solo obiettivo… incontrarlo.
Si era innamorata di lui poco alla volta. Si era innamorata inizialmente dei testi delle sue canzoni. Belli, profondi, passionali. Ogni volta che ascoltava una canzone nuova restava meravigliata di come questa riuscisse e rappresentarla in pieno. Ogni singola frase, ogni singola parola sembrava parlare di lei. Si era poi innamorata della sua voce tagliente, penetrante. Una voce che le era entrata nella testa e non voleva più uscirne. Una voce che per mesi aveva sognato tutte le notti. Infine si era innamorata dalle sua allegria, del suo carattere vivace e appariscente. Il suo essere così unico in mezzo a tanti. Lo aveva amato come autore, lo aveva adorato come cantante, lo aveva desiderato come uomo.
Era arrivata in una terra straniera, in un paese sconosciuto in cui ogni cosa le era estranea, persino la lingua ma si era fatta coraggio e aveva sfidato ogni difficoltà e alla fine aveva vinto, era ritornata a casa con lui. Era stata folle si, ma mai follia era stata più meravigliosa. La sua follia le aveva dato la vita… quella stessa follia gliela aveva tolta. Quanto era stata stupida a credere che sarebbe potuta durare per sempre. In fondo lui era un uomo di successo, era uno spirito libero, un sognatore. Come aveva potuto credere di poterlo tenere legato a sé? Come aveva anche solo potuto pensare di riuscire a diventare tanto importante per lui da spingerlo ad amarla per sempre? Se ora stava soffrendo la colpa era solo sua e della sua infantilità, del suo credere ancora nelle favole.
Ogni giorno leggeva negli sguardi delle amiche compassione per lei, nella loro voce riconosceva la commiserazione ed era davvero troppo da sopportare. Ogni giorno si incollava sul viso una maschera di cera e scendeva di sotto sorridendo, prendeva in giro le compagne, accompagnava Emma ai controlli medici, aiutava Bunny nel suo lavoro, partecipava a servizi fotografici con Mina. Mentiva. Mentiva spudoratamente a tutte e nonostante i sensi di colpa nei loro confronti non riusciva ad interrompere quella farsa.
La traccia nell’ipod terminò per l’ennesima volta portando il silenzio. La sua voce già le mancava. Scese dal davanzale della finestra poggiando i piedi nudi sul freddo pavimento di marmo rabbrividendo al contatto. Le gambe intorpidite dalla posizione scomoda in cui era stata nelle ultime ore si erano piegate leggermente formicolando. Si spinse veloce verso il letto tuffandosi di petto sul cuscino.
L’alba sarebbe arrivata a breve portando con se un nuovo giorno, un’altro  giorno senza lui. Improvvisamente il bisogno di vederlo, di sapere di lui diventò impellente.
Allungò la mano verso il notebook ancora acceso sul comodino spingendolo sul letto. Le mani sembravano muoversi da sole sulla tastiera per poi scivolare via di colpo. Era entrata nella sua pagina ufficiale. La sua immagine enorme sulla testata  la paralizzò per un istante. Senza rendersene si trovò a sfiorargli il viso con le dita. Centinaia di commenti sulla bacheca chiedevano di lui. I fan volevano sapere perché fosse sparito dalle scene. In fondo alla pagina un breve post in cui si scusava per la sua prolungata assenza attribuendo la responsabilità a problemi personali che non gli permettevano di ritornare sul palco. Non se la sentiva.
Ancora una lacrima le scivolò lenta sul viso per poi cadere sulle sue mani.
Riportò le dita sulla tastiera e senza nemmeno rendersene conto lasciò un breve messaggio anonimo per poi richiudere il collegamento, tornare sotto le coperte e riavviare ancora una volta la solita canzone.
                                        
                                              “Ovunque tu sia, qualunque cosa tu stia facendo, la tua fan più devota non ti abbandonerà mai.”
 


Capitolo revisionato: Si ringrazia Veronica per le correzioni.
*Canzone: Sarò sincero - Modà -
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N.D.A.
Ed eccoci qua dopo mesi che non entravo più in questo fandom. Sicuramente qualcuna sarà rimasta un po' delusa per Nights of Full moon, sospesa a tempo indeterminato, ma come si dice? Forzare la propria ispirazione non porta mai a risultati positivi, perciò colgo l'occasione per chiedere scusa alle lettrici di Nights, ma per il momento non verrà ripresa.
Passiamo a questa shot. Quello che nessuno sa, fa parte di una raccolta scritta in collaborazione con Scop chiamata Love on the Run. Una storia scritta a quattro mani su rolebook. Inizialmente Love on the Run era solo una role trasformata in seguito in fanfic (perciò non sorprendetevi se all'interno della storia i nomi sono misti tipo Minako e Bunny)  e pubblicata nella sezione GDR di EFP.
Spero che nonostante la sua drammaticità, (diciamocela tutta, è da tagliarsi le vene XD) questa breve storia sia piaciuta.
Alla prossima
Sun 




 

   
 
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