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Autore: Fagiano Arcobaleno    19/04/2012    2 recensioni
Per Giovanni non è facile destreggiarsi tra lo studio, una vita sociale che più di tanto non ingrana e l'amore che sembra evitarlo come la peste. Fortuna che a vegliare su di lui c'è Martina, la cugina pazza e slasher... Tra una para mentale e l'altra e un'amicizia sopra le righe, i due ragazzi impareranno che non è mai troppo tardi per l'ammmòòòre.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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RATING: Sostanzialmente giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione e oltre, lol.

GENERE: Commedia, Romantico (?).

AVVERTIMENTI: Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.

DISCLAIMER: Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non è puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di copione, sono stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana pianta…Per il resto, è una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3

DEDICA: Al Fagiano Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di te tutto ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre compagne di slash che aspettavano da mesi di leggerne le gesta.

NOTE: Mah, che dire? Le due settimane sono passate ed io sono di nuovo qui ad aggiornare…Il prologo ha riscosso abbastanza successo e ne sono felice (qui Genio che vi parla, a proposito), per cui grazie di cuore a chi ha commentato e inserito la storia tra le Seguite e le Ricordate -e anche a chi ha semplicemente letto.

Non ho molto tempo per dilungarmi in convenevoli, sicché non mi resta che augurarvi

Buona lettura!

 

 

 

 

 

Il primo a farsi avanti, le aveva confidato Giovanni, era stato un ragazzo di un’altra città che circa un mese prima si era recato a Belvedere per prendere parte ad un certamen indetto dal loro liceo, il Caio Sempronio.

Il concorso, che durava due giorni, consisteva in una gara di traduzione di più versioni dal latino, ognuna di un autore diverso; vi partecipavano studenti meritevoli provenienti da tutta Italia e persino dall’estero, e il rappresentante del Caio veniva eletto previa sfida all’ultimo sangue tra i migliori latinisti dell’Istituto.

Quell’anno l’onore e onere era toccato proprio a Giovanni -che personalmente preferiva il greco, ma de gustibus- e il fato aveva voluto che, tra una traduzione e l’altra, gli si avvicinasse  tale Federico e attaccasse bottone con lui. I due ragazzi avevano chiacchierato di tutto un po’ e al momento di tornare ai propri banchi Federico gli aveva chiesto il numero di cellulare.


Si erano visti quella sera stessa; Giovanni l’aveva guidato sotto gli alti archi delle vie del centro storico e gli aveva fatto assaggiare la migliore birra artigianale del miglior pub irlandese di Belvedere. Avevano bevuto e riso come vecchi amici, e infine corso nelle piazze meno frequentate della città per smaltire la sbornia, inspirando a pieni polmoni il profumo di calicanto di quella notte d’inizio marzo.

Federico aveva meravigliosi riccioli scuri, occhi orlati da ciglia lunghissime ed un sorriso disarmante nel suo candore spontaneo. Gli aveva circondato la spalle con un braccio -la bocca pericolosamente vicina che gli alitava fiato bollente nell’orecchio- e l’aveva invitato a pranzo per il giorno seguente, un cui sarebbero stati annunciati i vincitori del certamen. Giovanni aveva accettato, pur avendo intuito confusamente le reali intenzioni del ragazzo. 

Così, quando si erano ritrovati seduti su una panchina con un döner kebab e una Red Bull a testa per festeggiare il meritatissimo secondo posto di Giovanni e l’altro, dopo avere tergiversato alcuni minuti, gli aveva confessato di trovarlo molto simpatico e di essere interessato a ben più di una semplice amicizia, lui non se n’era stupito troppo. Ciò non gli aveva tuttavia impedito di arrossire, a disagio e un filino lusingato, e di balbettare una risposta garbata ma decisamente negativa. Federico l’aveva presa con filosofia; sospettava (sospettava -non sapeva!, aveva pensato tra sé e sé Martina) di non avere chance, ma aveva comunque deciso di provarci per esserne sicuro.
Si erano salutati, promettendosi di restare in contatto, e quello stesso pomeriggio Federico aveva lasciato Belvedere.

Pericolo scampato, insomma.

 

Senonché, neanche dieci giorni dopo, Giovanni era stato trascinato dai suoi scapestrati amici d’infanzia ad una festa che, aveva scoperto una volta arrivato sul luogo, era stata organizzata in onore del suo imminente compleanno. Martina non era stata invitata; col senno di poi, irritata per essersi persa un simile spettacolo, se la legò al dito. E non dimenticò mai lo sgarbo subito…Ma questa è un’altra storia.

Quella sera, infatti, il nostro eroe era stato nuovamente concupito da un ragazzo.

Il secondo pretendente era palesemente figo (tanto che persino Giovanni, nella sua ottusità, ne riconobbe senza difficoltà l’avvenenza), tutto capelli biondi, occhi blu e fisico da urlo -nonché diversi piercing all’orecchio sinistro come tocco di classe.
Il tipo l’aveva puntato sin dall’inizio della festa; era amico di un amico di un amico -un imbucato, in sostanza- e aveva atteso il momento clou della serata, subito prima l’apertura dei regali, per avvicinarglisi.

“Sei tu il festeggiato?” aveva urlato per sovrastare la musica spacca timpani.

“Sì! Giovanni, piacere” e gli aveva teso la mano amichevolmente, ignaro delle mire dell’ interlocutore.

“Auguri, allora”.

L’altro aveva afferrato la mano, tirandola verso di sé per farlo sbilanciare; come previsto Giovanni era oscillato, perdendo l’equilibrio, e a quel punto il biondo si era chinato e l’aveva baciato…
Così, con tutta la nonchalance del mondo. E con la lingua più insinuante con cui la sua preda, dal basso della sua miserrima esperienza, avesse mai avuto a che fare (questa fu una supposizione di Martina, cui non era sfuggita la tonalità rosso peperone tendente al violaceo che aveva assunto il volto del cugino mentre le riportava i fatti).

Gli altri invitati, un po’ alticci e un po’ intrigati dall’ambiguità della situazione, si erano esibiti in un applauso scrosciante, abbellito da qualche fischio d’incitamento che, però, avevano decretato la fine dello slinguazzamento. A staccarsi per primo era stato il bellone.

“Sono Giacomo, a proposito” gli aveva sussurrato all’orecchio. “Questo è il mio numero di telefono, se t’interessa approfondire l’argomento”.

Gli aveva infilato un foglietto di carta nella tasca dei jeans sdruciti e si era volatilizzato, non prima d’avergli indirizzato una strizzatina d’occhio a mo’ di congedo.

 

 

A quel punto del racconto Martina aveva preteso una descrizione dettagliata e minuziosa dell’aspetto fisico dei corteggiatori.

“Marti, lo sai che non presto molta attenzione a queste cose -a maggior ragione nel caso di due maschi” si era schermito il cugino.

“Però che Giacomo fosse un pezzo di gnocco che non finiva più te ne sei accorto, no? E dai Gio, sono curiosa!” aveva sfarfallato le ciglia lei, con i suoi occhioni da Bambi.

“Vabbè” aveva ceduto infine. “Diciamo che somigliavano parecchio a due attori del cast di Merlin”.

Merlin -uno dei capolavori della BBC?” aveva drizzato le antenne, perché si trattava di un’altra delle sue passioni, al pari di Sherlock.

“Ovverosia il telefilm che mi hai costretto a vedere per farmi una presunta cultura sullo slash, esatto” aveva rettificato l’altro. “Che poi, quella che c’è tra Arthur e Merlin è tutt’al più bromance”.

“Bromance ‘sto cavolo! Quei due idioti si amano, discorso chiuso” aveva ribattuto Martina, infervorata. “Allora, queste fantomatiche somiglianze?”

“Beh, Federico ricordava l’attore che interpreta Lancelot -è lui il cavaliere che va dietro a Gwen, giusto?”

“Ah-ah” aveva assentito. “Santiago Cabrera, eh? Buttalo via…”

“E Giacomo era praticamente identico ad Arthur”.

“ODDIO, un sosia di Bradley James?!” aveva esclamato la ragazza, facendo tanto d’occhi. “Tu…Tu non ti rendi conto del culo che c’hai”.

 

 

“Beh, beh” tossicchiò Beatrice, esterrefatta.

“Direi che, date le circostanze, i dubbi sono più che leciti” sentenziò Miriam.

“Se non altro la situazione è sospetta” si vide costretta ad ammettere Virginia.

“L’hai detto: sospetta. Terrò d’occhio l’adorato cuginetto: e non è una promessa, è una minaccia” concluse Martina, con un sorriso che non prometteva nulla di buono stampato in faccia.

 

 

 

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Considerazioni generali sul capitolo: secondo me, stilisticamente parlando, fa abbastanza pena, ma Cloud -ch’è sempre troppo magnanima- sostiene il contrario. Come si suol dire: ai lettori l’ardua sentenza! *__*

Noticina dell’autrice: nel caso siate cascati dalle nuvole leggendo di una roba misteriosissima di nome ‘Merlin’, vi consiglio di cliccare su questo bel link (http://it.wikipedia.org/wiki/Merlin_%28serie_televisiva%29) e di correre presto ai ripari guardando tutte e quattro le stagioni fino ad ora trasmesse in Inghilterra; come avrete vagamente intuito dalle allusioni di Martina, pullula di attori fighi ed è un inno allo Slash con la s maiuscola XD

I prossimi due capitoli sono già stati scritti, ma aspettano il betaggio e il nulla osta da parte di Cloud, sicché non garantisco che l’attesa per l’aggiornamento sarà più breve…Portate un po’ di pazienza, ecco *sguardo da Bambi*

Visto che sarò principalmente io, Genio, a postare i prossimi capitoli, vi lascio il link della mia pagina autore su Facebook, per anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

Un bacio a tutti! <3

  
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