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Autore: Eli87    19/04/2012    2 recensioni
Elena non era più se stessa. La superficie rifletteva il corpo di un ragazzo con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati dallo sgomento. Puntò le mani sullo specchio e si guardò più da vicino ma il risultato non cambiò. Elena era diventata Luca. O, meglio: era nel corpo di Luca, il ragazzo che le piaceva dal primo momento che aveva messo piede in classe il primo giorno di scuola del primo anno di liceo scientifico.
Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(S)He.

 

In your…life

 

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Non appena Elena mise piede nel piccolo bar, l’uomo dietro il bancone la salutò come se la conoscesse da tempo.

« Marinato anche oggi? », le domandò con un’aria divertita, passando uno straccetto sul bancone. Lei gli sorrise debolmente prima di scandagliare con lo sguardo ad uno ad uno i tavolini in cerca della persona che doveva incontrare.

Una fitta le trafisse il petto non appena vide se stessa seduta ad un tavolino appartato. Si sentì come fosse morta. E forse doveva esserlo davvero, si trovò a considerare rabbrividendo. Anche se questo non spiegava certo il perché il suo spirito, anziché andare nell’aldilà, fosse bloccato nel corpo di un altro.

Prese un grosso respiro e avanzò, guardando i suoi stessi occhi fissarla ad ogni passo, finché si lasciò cadere sulla sedia, stremata come se avesse appena affrontato una maratona.

Fu come riflettersi allo specchio, solo che la figura davanti a sé compiva gesti diversi dai suoi, che lei non poteva manovrare. Fu in quel preciso istante che le venne in mente la lezione che aveva spiegato la sua professoressa di italiano il giorno prima. Considerò che Pirandello, con il suo dramma del vedersi vivere, aveva anticipato perfettamente ciò che lei ora stava provando.

L’espressione, quella invece, doveva essere la stessa che aveva lei in quel momento. Stupore, rabbia, terrore, le vedeva alternarsi una dopo l’altra tra quei lineamenti che conosceva fin troppo bene.

« Cosa vi porto? », il barista interruppe quella silenziosa contemplazione, lanciandole uno sguardo di complicità. Elena storse la bocca in una smorfia e con la sua nuova voce si apprestò a chiedere un caffè. Il tizio la guardò stupito dell’ordinazione ma non disse nulla.

« Di solito ordino un cappuccino », le spiegò la figura che aveva di fronte.

Sentire la sua stessa voce stranamente non le diede così fastidio, come credeva. Aveva sempre pensato di avere una pessima voce, tant’era che quando la registrava per poi riascoltarla, le veniva voglia di strapparsi le orecchie.

Il signore portò il suo caffè e si defilò, ma non prima di lanciare una rapida occhiata al davanzale della persona che gli stava di fronte, ovvero al suo. Allora Elena dovette trattenere un urlo accorgendosi di un dettaglio, non così poco trascurabile per lei.

« Di solito io indosso il reggiseno sotto i vestiti », piagnucolò mettendosi le mani tra i capelli, disperata.

Aveva lasciato cadere il fatto che il suo viso non fosse minimamente truccato e che i suoi capelli non fossero stati spazzolati adeguatamente ma ciò che più le fece male era il pensiero che Luca avesse visto ogni particolare intimo del suo corpo e questo le faceva venire una gran voglia di seppellirsi viva.

« No, no, no », si lagnò, battendo i piedi per terra.

« Vuoi finirla di comportanti come… », Luca si bloccò in cerca della parola esatta, « come una ragazza? »  concluse guardandosi intorno.

Elena si accorse solo in quel momento come tutti i presenti si fossero girati a guardare. Doveva dare proprio spettacolo la vista di un ragazzo che piagnucola come una femminuccia.

« Scusa  », mormorò abbassando lo sguardo, vergognandosi come una ladra.

Il problema era che non poteva certo non comportarsi come una ragazza, visto che fino a quella mattina lo era stata.

« Senti », continuò Luca appoggiando i gomiti sul tavolo, « dobbiamo trovare un modo… una soluzione a tutto questo ».

Certo, peccato che ad Elena non venisse in mente nulla, ma nonostante ciò finse ugualmente di pensare, appoggiando una mano sotto il mento. Una balla di fieno che rotola solitaria: avrebbero trovato questo se le avessero aperto il cervello in quel preciso istante.

« Allora? ».

Elena scosse la testa e lo guardò in malo modo. Come pretendeva che avesse già una soluzione in così poco tempo?

« Dai, insomma, devi sapere come fare. Sei tu quella intelligente… ».

Non era certo il momento di sentirsi lusingata da quello che Elena aveva interpretato come un complimento, ma non potette fare a meno di gioirne un pochino dentro di sé. Luca la reputava intelligente. Sì, a scuola andava bene, certo, meglio di lui, ma non avrebbe mai immaginato che se ne accorgesse. Sembrava sempre fuori dal mondo, come se tutto ciò che lo circondava non gli importasse o, semplicemente, non fosse alla sua altezza.

Pensandoci bene però, Luca non doveva considerarla proprio alla sua altezza, visto che quella era stata la discussione più lunga e articolata che i due avessero mai avuto prima di allora e solo perché non avevano altra scelta…

« Oddio… », disse sbarrando gli occhi.

Luca si mise immediatamente in posizione d’ascolto, attento a qualunque cosa lei stesse per dire.

« Credo di dover fare pipì », concluse imbarazzata incrociando le gambe.

Lui sospirò, alzando gli occhi al cielo. Non era certo quello che voleva sentire.

Elena sapeva che la situazione non doveva essere affatto buona, nemmeno per lui, però un po’ di comprensione non sarebbe guastata.

« Emh… », tossicchiò Luca, « Mi raccomando la distanza… ».

Si alzò sbuffando, esattamente come avrebbe fatto qualunque ragazza infastidita e andò verso la toilette. Quasi l’abitudine non la fece entrare in quella delle donne, ricordandosi poco dopo di essere attrezzata in modo tale da essersi guadagnata l’altra porta: quella con l’omino senza gonna.

Per sua fortuna non c’era nessun’altro. L’unica cosa positiva di essere un uomo: non dover fare una fila chilometrica per andare in bagno.

Non seppe se essere più disgustata per la vista dell’orinatoio che aveva di fronte o se per il fatto di dover prendere in mano il suo nuovo inquilino al piano di sotto.

Il fatto di non poter sedersi era un grave ostacolo. Lei, che non riusciva nemmeno a farla se il bagno era “alla turca”. Fu lì per lì per cambiare idea e tornare indietro ma poi prese un coraggio che nemmeno sapeva di possedere e ci riuscì. Era persino stato più facile di quello che pensava, tanto che scoppiò a ridere da sola, come un’idiota.

Dopo essersi lavata le mani più del necessario, tornò di là ma Luca non c’era più. Per un attimo il cuore le salì in gola.

Davvero se n’era andato lasciandola da sola?

Quando lo vide uscire dal bagno delle donne il suo viso divenne una maschera di cera. Quasi avrebbe preferito si fosse dato alla fuga.

I due si guardarono imbarazzati, senza sapere cosa dire.

Elena provò ad aprire bocca per poi richiuderla senza dire una parola.

« Andiamo », suggerì Luca, precedendola.

 

Camminarono uno vicino l’altro ma non si rivolsero nemmeno una parola come fossero due perfetti sconosciuti. E in effetti lo erano, si ritrovò a riflettere Elena.

Cosa sapeva di Luca? Non molto. Potevano anche conoscere i rispettivi corpi adesso, ma niente di più.

In altra circostanza le sarebbe sembrato un sogno camminare accanto a lui, marinare la scuola e passare l’intera giornata insieme, ma in quel momento le sembrò di stare vivendo più un incubo ad occhi aperti.

L’aria fresca della mattina non le dava fastidio. Il corpo di Luca era confortevole e caldo, molto più del suo. Elena aveva una pelle molto delicata e spesso il freddo le feriva le mani e le labbra. Adesso le sembrava di poter camminare anche senza vestiti, senza beccarsi nemmeno un raffreddore.

Presero la metropolitana. C’erano molti posti liberi accanto a suo ma Luca preferì sedersi di fronte, lontano da lei. Poggiò la testa al vetro e chiuse gli occhi, come se stesse dormendo e come se lei non esistesse. Un moto di rabbia colse Elena. Chiuse le nocche in due pugni per cercare di trattenere l’ira e la forza che le scorreva attraverso le vene. Odiava che Luca riuscisse ad essere così criptico… così Luca anche quando era Elena.

Nel momento in cui il treno dall’altro senso incrociò il suo, lei sobbalzò visibilmente, vedendo riflesso il volto di Luca nei grandi vetri scuri. Era patetico: adesso la intimidiva anche il suo riflesso! Decise quindi, di concentrarsi sul proprio corpo e, per la prima volta in vita sua, si stupì di trovarsi così bella. O forse era Luca che riusciva a riflettere dall’interno il suo fascino anche su di lei?

 

Quando arrivarono a casa, la stessa nella quale si era svegliata qualche ora prima, un brivido attraversò la schiena di Elena.

Erano soli.

Sentì il panico attanagliarle la gola, esattamente come si sarebbe sentita se Elena fosse stata nel proprio corpo. Vedere la sua figura, controllata da Luca, compiere anche i più semplici gesti (come deporre le chiavi in un posacenere) in quell’ ambiente che non conosceva le fece azzerare la saliva in bocca.

Rispetto a quella mattina, ebbe il tempo di osservare con più attenzione i dettagli e sul mobile all’entrata, si fermò ad guardare alcune fotografie. Erano tutte foto di qualche anno fa. Nessuna recente, eppure distinse il piccolo Luca ritratto in una, abbracciato ad un ragazzo di qualche anno più grande.

« E’ mio fratello. Federico », spiegò Luca, apparso improvvisamente alle sue spalle.

Non ci volle molto per Elena a collegare di avere già avuto il piacere di fare la sua conoscenza quella stessa mattina.

Avrebbe voluto chiedergli dove fossero i suoi genitori, come si chiamavano, che lavoro facessero ma si trattenne dal farlo e aspettò che fosse Luca a parlargliene. Ma ciò non avvenne. Era evidente non la volesse nella sua vita, nemmeno adesso che Elena c’era dentro con tutte le scarpe.

In ogni caso Elena fece le sue deduzioni. L’appartamento dove viveva Luca era piccolo e poco curato. Un piccolo disimpegno all’entrata collegava a destra la cucina, a sinistra le due camere da letto e di fronte si trovava un piccolo bagnetto. Tutto ciò le fece presupporre che vivesse da solo con suo fratello.

« Hai fame? », le domandò Luca rompendo il silenzio, mentre Elena prendeva posto in cucina.

« No, grazie », disse distendendo le lunghe gambe sotto il tavolo.

Il suono del suo cellulare, poggiato sul tavolo, la distolse dai suoi pensieri. L’abitudine la portò a premere il pulsante verde prima che si accorgesse di non poter certo rispondere.

“Pronto, pronto”, sentì la voce della sua amica Monica dall’altro capo del telefono che la reclamava.

Dopo aver tirato un grosso sospiro passò il cellulare a Luca.

« Pronto? ». Luca rispose non prima di aver portato gli occhi al cielo.

« Già. Stamattina non stavo tanto bene… », giustificò la sua assenza.

« La festa di Paolo, dici? », domandò ad alta voce perché anche Elena potesse sentirlo. Lei gli fece cenno di “no” con l’indice.

« Sì, certo », rispose invece Luca, forse troppo desideroso di mettere a tacere la sua amica.

Elena lo guardò torva. Non sarebbe andata a quella festa nemmeno se fosse stata in lei, figuriamoci in quel modo.

« Come pensi di andarci così? », tuonò non appena Luca concluse la conversazione.

« Si dia il caso », le rispose lui con odio, « che prima di sabato io sarò nuovamente nel mio corpo, intesi? ».

Elena riuscì a sentire tutto il suo disprezzo mentre pronunciava quelle parole.

 

 

 

 

Ciao ragazze (c’è qualche ragazzo all’ascolto?)

Se siete arrivate sin qui vuol dire che avete letto ben 2 capitoli di questa storia. Come me la sto cavando?  Vi piacciono i personaggi?

Ringrazio mao18 per essere stata così gentile da commentare. Spero di poter leggere altre recensioni nei prossimi giorni.

A presto,

Eli

   
 
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